Jacopo Alighieri
Chiose alla cantica dell'Inferno di Dante Alighieri

LIBRO PRIMO   Chiose d'Jacopo, figliuolo di Dante Alighieri sopra alla "Commedia"

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Di nuova pena mi convien far versi

  E dar materia al ventesimo canto

  Della prima canzon, ch'è d'i sommersi

 

Procedendosi la gravezza della presente froda della quarta bolgia, cioè qualità di lei, in questo ventesimo canto della prima canzon de' sommersi, cioè di questo primo libro infernale, così si contiene, dimostrandosi in lei figurativamente l'operazion di coloro, che per diversi isperimenti e impossibili fatture in altrui con inganno producono, per la quale co' ritroso viso e andamento in lei si figurano a dimostrare la ritrosa e impossibile operazione di loro contraria al dovere dell'umana Natura, si come di indovini e d'arte magici e di simiglianti di loro, tra' quali per più conoscenza d'alquanti, per simigliante effetto nelle seguenti chiose si contano.

 

Drizza la testa, drizza, e vedi a cui

  S'aperse agli occhi d'i Teban la terra

  Per che gridavan tutti: dove rui

 

 Anticamente, per usanza, ciascuna terra e provincia, alcuno arte magico a suo producimento tenea, tra' quali Amfiarao coi Greci così si produsse che, secondo che per Stazio si scrive nel suo Tebaidos di Teocle e di Polinice fratello del re di Tebe, dovendo con determinato ordine tra loro a parte di tempo ciascuno i' reggimento tenere, reggendo Teocle, finalmente la signoria comune a Polinice disdisse. Per la qual cosa il detto Polinice con l'ammaestramento di Amfiarao intorno alla città di Tebe con grande esercito ad assedio finalmente si pose, nel quale, essendo il detto Amfiarao, secondo usanza, personalmente sopra un suo carro, la terra di sotto lui rovinando in abisso s'aperse; di che ciascuno Tebano veggendolo con grande allegrezza, contra a lui isgridava; per le cui operazioni qui si concede.

 

Vidi Tiresia che mutò sembiante

  Quando di maschio femmina divenne

  Cambiandosi le membra tutte quante

 

 Tiresia fu greco e aguro, cioè arte magico di Tebe, il quale, secondo le favole poetiche, alcuna volta veggendo due serpenti congiunti a generare con una verga ispartendo gli percosse, di che egli incontanente di maschio femina divenne.  Onde lamentandosi poi alcun tempo agli Dii di cotale avenimento, da loro per rimedio in cotal modo fu ammaestrato, che una altra volta con la verga ispartire gli dovesse. Il quale così nel modo facendo nel suo primo virile stato divenne; per la quale trasformazione da Giove e da Giunone sua moglie ancor favoleggiando, alcuna volta così fu richiesto, ed essendo l'un coll'altro del diletto carnale in tencione, dicendo Giove che la femmina più che l'uomo di ciò diletto prendea, e Giunone il contrario, e non trovando ragionevolmente chi determinarlo potesse, a lui, perchè maschio e femmina era istato l'uno e l'altro finalmente per tal sentenza si mise; per la quale essendo data contra a Giunone, ella, per vendetta, si come Idea, il detto Tiresia del lume degli occhi incontanente dispose, il quale non possendone da Giove essere atato, perchè, com'egli era, Idea, per grazia e per guiderdone di lui, arte magico incontanente divenne. La cui allegoria per troppo digresso qui immaginando si pensi.

 

Aronta è que' ch'al ventre gli s'atterga

  Che ne' monti di Luni dove ronca

  Lo carrarese che di sotto alberga

 

 Ancora per simigliante della presente qualità d'alcuno arte magico di Roma, cioè aguro, qui si ragiona, il quale per esser più destro alla scoperta vista della marina e delle stelle, come a cotale arte bisogna, per sua dimora l'alpestra Montagna marmorea di Luni elesse.

 

E quella che ricuopre le mammelle

Che tu non vedi colle treccie sciolte

E à di ogni pilosa pelle

 

 Simigliantemente d'alcuna donna, figliuola del detto Tiresia nominato qui si ragiona, la quale, essendo il suo padre morto, e veggendo serva la città di Bacco, cioè Tebe, per lo mondo ciercando e fuggendo ogni carnale essere umano, per molte provincie trascorse; tra le quali, finalmente, in alcuna parte d'Italia, Lonbardia nominata, per sua dimora si pose. Nel quale stando e operando sue arti magiche, di che ella come 'l padre era isperta, alcuna gente a lei circunstante con lei si raccolse, incominciando la terra che al presente Mantova si chiama, il cui principio e processo assai chiaro qui nel libro procede.  Ma per meglio intendere, come la detta sua patria serva divenne, cioè Tebe, qui cotal modo si conta che, secondo che per . . . . . si conta e sonvesi, essendosi in sul campo morti Teocle e Polinice, con molti di ciascuna parte seguaci dalla detta terra, alcuno suo cittadino nominato..... per sua forza si fece signore, il quale con tanta crudeltà la reggea, che i corpi morti della detta battaglia, per dispetto, secondo l'usanza arder nelle pire, cioè ne' costumati fuochi, per sepultura di loro no lasciava. Per lo quale disdegno, le donne della detta terra al buon duca d'Atene, cioè a Teseo, ad andare si misero, dinanzi al quale pregando, proposero che di lor terra la signoria gli piacesse, deponendo il sopra detto crudele. Ond'egli il lor prego accettando, con grandissimo esercito alla detta terra pervenne, la quale, per ordinata battaglia di campo, finalmente prese, e in ordinato tributo la sottomise alla patria sua, cioè ad Atene, e così di libera la città di Tebe serva divenne.

 

Già fur le gienti sue dentro più spesse

  Prima che la mattia di Casalodi33

  Da Pinamonte inganno ricevesse

 

 Vogliendosi dimostrare che la detta terra di Mantova già di più abitanti fosse che 'l presente non mostra, del cominciamento di sua briga qui si ragiona, cioè d'un cavaliere della detta terra, nominato messer Pinamonte d'i Bonacosi, il quale signoreggiandola con gli uomini di sua schiatta, per esser solo a dominio, cacciando gli uomini di sua casa, ad un'altra schiatta grande della terra, nominata casa Lodi, parteggiando si prese. Colla quale i detti suoi consorti di fuori della terra cacciati produsse. E simigliantemente poi esendosi imparentato con loro, agli uomini della detta casa Lodi cotal volta fece; per la quale impresa grandissimo abbassamento di cittadini procedendo si segue.

 

Euripilo ebbe nome e così 'l canta

  L'alta mia tragiedia in alcun luogo

  Be' sai tu che la sai tutta quanta

 

 Procedendo ne' simiglianti qui d'alcun altro della presente qualità auguro e arte magico di Greci, nominato Euripilo, ancora si ragiona, il quale essendo grandissimo esercito del re Menelao di Grecia apparecchiato per passare a Troia, vogliendo del muovere il buon punto eleggere, cotal sacrificio ad alcuna Idea nominata Diana in prima propose che più bello animale che vivesse a lei sacrificandosi dovesse morire. La qual sentenza finalmente sopra Figenia figliuola del detto re Menelao, bellissima, accadde. E fatto cotal sacrificio in alcuna terra marina di Grecia, nominata Aulide, con alcuno altro auguro, nominato Calcanta, il punto della mossa del navilio generalmente provide, tagliando in prima del principal legno la legata sua fune, per cui immantinente tutti gli altri il simigliante seguirono, procedendosi della detta impresa di Troia finalmente vittoria, come nelle sue istorie si conta.

 

Quell'altro che ne' fianchi è così poco

  Michele Ascotto fu, che veramente

  Delle magiche frode seppe il gioco

 

 Dimostrati i sopra detti antichi, qui d'alquanti moderni in simigliante qualità si ragiona, e principalmente d'un di Scozia, nominato Maestro Michele, il quale di cotal maestria fu molto eccellente; e seguentemente d'un altro da Forli di Romagna, nominato Guido Bonatti, il quale, col conte Guido vecchio da Montefeltro, così operando, lungo tempo vettorioso si resse, ed ancora d'un altro da Parma di Lombardia, nominato Asdente, finalmente così conchiude, al quale, essendo calzolaio, per simigliante cagione molta gente grossa già corse.

 

Ma vienne omai che già tien nel confine

  D'amendue gli emisperij e tocca l'onda

  Sotto Sobilla, Caino e le spine

 

 Vogliendosi dimostrare l'ora della notte presente, colla quale per tutto l'inferno, figurativamente si procede in cotale modo, significando si prende, assegniandosi, che la luna alcuna cosa iscema[ndo] 34, presso fosse a l'occidentale orizonte di Gerusalem, il quale le parti di Sobilla s'intende, per la quale si segue che nell'opposito suo orientale giae il sole s'appressasse, cioè nel mattutino. Onde per proceder tutta la viziosa qualità sanza mediata luce in oscurità di tempo, sentendosi così surgere la luce del die, così, figurativamente qui ragionando s'affretta.

 

 

 





33 Il codice nostro legge Casa Lodi.



34 V. P. sciemando.



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