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CAPITOLO VII.
ABBATTIMENTO - ANSIETÀ - AFFANNO - SCORAGGIAMENTO - DISPERAZIONE
Effetti generali dell'affanno sulla economia. - Obliquità dei sopraccigli sotto l'influenza del dolore. - Causa di questa obliquità. - Abbassamento degli angoli della bocca.
Dopo una violenta crisi di sofferenze morali e quando la causa di questo dolore è tuttavia sussistente, noi caschiamo in uno stato di abbattimento, e talvolta piombiamo accasciati e scoraggiati. In generale, il dolore fisico prolungato, sia pure sofferto per poco, porta il medesimo effetto. Allorchè prevediamo di dover soffrire, siamo inquieti; quando non ci sorregge alcuna speranza di venir consolati, piombiamo nella disperazione.
Avviene di sovente che certe persone, in preda ad angoscia eccessiva, cercano sollievo in movimenti violenti e quasi frenetici, come indicammo nel precedente capitolo. Tuttavia quando il loro dolore, avvegnachè continuo, sminuisce di lena, non tentano più di muoversi, ma stanno immobili e passive, ed è molto se qualche volta si dondolano da un lato a quell'altro. La circolazione illanguidisce, si fa pallido il viso, i muscoli fiacchi; le palpebre s'abbassano; la testa si reclina sul petto oppresso; le labbra, le guancie e la mascella inferiore s'accasciano sotto al proprio peso. Ne segue che i lineamenti si allungano; ed è così che, parlando di persona cui pervenga dolorosa notizia, diciamo che ha la faccia lunga. Una banda d'indigeni della Terra del Fuoco, volendo farci comprendere lo scoramento di un loro amico, capitano di un vascello a vele, presero a stirarsi le guancie con ambe le mani, in modo da rendere il proprio viso più lungo che fosse possibile. So dal signor Bunnet, che quando gli aborigeni australiesi sono annoiati, mostransi pallidi in viso. Un prolungato dolore rende lo sguardo offuscato, inespressivo e spesso bagnato di lagrime. E in questo caso non di raro si vede che le sopracciglia prendono una posizione obliqua, prodotta dall'elevarsi della loro estremità interna. E così si determinano sulla fronte certe rughe particolari molto diverse dal semplice aggrottare dei sopraccigli; ci ha peraltro dei casi nei quali si produce soltanto quest'ultimo movimento. Gli angoli della bocca si abbassano, e codesto atto è così universalmente riconosciuto come segno di abbattimento, che è quasi divenuto proverbiale.
La respirazione si fa lenta e debole: spesso interrotta, da profondi sospiri. Come osserva Gratiolet, ogni volta che la nostra attenzione si concentra per lungo tempo su qualche oggetto, noi dimentichiamo di respirare, e viene un momento in cui una profonda inspirazione ci ristora. Comunque sia, i sospiri d'una persona rattristata, in uno al lento respiro ed alla circolazione languente, sono eminentemente caratteristici138. Un individuo in tale condizione dell'animo è soggetto a nuovi accessi ed a recrudescenze di dolore, che lo assalgono con forza novella; ne seguono contrazioni spasmodiche dei muscoli respiratorii, e qualche cosa di analogo a ciò che si disse il globus hystericus gli sale alla gola. Questi movimenti spasmodici manifestano chiaramente la stessa natura dei singhiozzi dei fanciulli, e sono gli avanzi degli spasimi più seri, i quali fanno dire di una persona che ella soffoca d'angoscia139.
Obliquità delle sopracciglia. - Nell'antecedente descrizione solo due punti richieggono una più ampia spiegazione, due punti che sono curiosissimi: intendo dire della elevazione dell'estremità interna dei sopraccigli e della depressione degli angoli labiali. Quanto alle sopracciglia, si osserva che talvolta prendono una posizione obliqua nelle persone in preda ad un profondo abbattimento o ad una viva inquietudine; io, ad esempio, ebbi a notare questo movimento in una madre che parlava di suo figlio malato; però può dipendere anche da cause insignificanti o momentanee di affanno reale o supposto. La posizione obliqua dei sopraccigli è dovuta al fatto che la contrazione di certi muscoli (particolarmente dei muscoli orbicolari, sovraccigliari e piramidali del naso, che hanno l'uffizio comune di abbassare e di aggrottare i sopraccigli) viene in parte neutralizzata dall'azione più potente dei fasci mediani del muscolo frontale. Questi elevano solo le estremità interne dei sopraccigli; nel medesimo tempo i sopraccigliari le ravvicinano, onde ne avviene che codeste estremità si riuniscono increspandosi od ingrossandosi. Le pliche che per tal maniera risultano, costituiscono un tratto assai caratteristico nella espressione, prodotto dall'obliquità dei sopraccigli, come si può vedere nelle figure 2 e 5 della Tavola II. Contemporaneamente le sopracciglia si mostrano alquanto arruffate, perchè i peli sono portati in avanti. Il dott. J. Crichton Browne ha eziandio spesse volte osservato negli alienati malinconici, i quali tengono costantemente oblique le sopracciglia, «una particolare arcata acuta della palpebra superiore». Una traccia di codesto fatto puossi vedere, confrontando fra loro la palpebra destra e la sinistra del giovane rappresentato nella fotografia (fig. 2, Tav. II); infatti questo individuo non poteva agire egualmente sui due sopraccigli. La stessa cosa apparisce nella differenza delle rughe sui due lati del fronte. Io credo che quando le palpebre sono molto arcuate, ciò dipenda dal fatto che si rialza solo l'estremità interna dei sopraccigli; perocchè quando il sopracciglio è sollevato ed arcuato completamente, la palpebra superiore segue in debole grado il medesimo moto.
Il più notevole risultato della opposta contrazione dei muscoli anzidetti si manifesta nelle rughe particolari che si formano sulla pelle del fronte. Per maggiore concisione, a questi muscoli che agiscono simultanei ed antagonisti, possiamo dare il nome di muscoli del dolore. Se noi solleviamo le sopracciglia contraendo affatto i frontali, si producono delle righe trasversali su tutta la fronte; nel caso presente, al contrario, si contraggono solamente i fasci situati sulla linea mediana, e per conseguenza le pieghe trasverse appaiono solo sul mezzo del fronte. Nello stesso tempo la pelle che sormonta la parte esterna dei sopraccigli è tratta in basso e resa liscia per la contrazione delle porzioni esterne dei muscoli orbicolari. Di più, contraendo simultaneamente i sopraccigliari140, le sopracciglia sono ravvicinate; e codesta contrazione determina delle pieghe verticali fra la parte esterna e abbassata della pelle del fronte e la parte centrale, ch'è sollevata. L'unione di queste rughe verticali con quelle mediane e trasversali (vedi fig. 2 e 3) produce sulla fronte una figura che fu paragonata ad un ferro da cavallo; ma è più esatto il dire che le pieghe formano i tre lati d'un quadrilatero. Spesse volte essi si veggono assai distinti sul fronte degl'individui adulti o quasi, allorchè le loro sopracciglia prendono una posizione obliqua; ma nei giovanetti, la pelle dei quali non si raggrinza facilmente, si vedono di rado o non se ne scoprono che semplici traccie.
Queste rughe particolari sono rappresentate assai bene (fig. 3, Tav. II) sulla fronte di una ragazza che possiede in grado straordinario la facoltà di mettere in movimento i muscoli in questione. Mentre la si fotografava, ella pensava all'esito dell'operazione, ed il suo volto esprimeva nulla di triste; gli è perciò che ne ho rappresentata solo la fronte. La figura 1 della medesima Tavola, tratta dall'opera del dottor Duchenne141, rappresenta, in iscala ridotta, il viso di un giovane attore di gran bravura, nel suo stato naturale. Alla figura 2, lo si vede simulare il dolore; solo, come abbiamo fatto prima notare, le due sopracciglia non sono egualmente contratte. La verità dell'espressione è meravigliosa; infatti, su quindici persone a cui ho fatto vedere la fotografia originale, senza avvertirle in nessuna maniera di ciò che rappresentava, quattordici riconobbero immediatamente o un affanno disperato, o la sofferenza, o la malinconia, e così di seguito. La storia della fig. 5 è molto curiosa: la vidi nella vetrina d'un magazzino e la portai al signor Rejlander per cercare di scoprirne l'autore, facendogli rimarcare la grande espressione dei lineamenti. «L'ho fatta io - mi rispose - e deve infatti essere espressiva, chè dopo alcuni momenti questo fanciullo scoppiò in lagrime». Ei mostrommi allora una fotografia dello stesso ragazzino con un'espressione tranquilla, ed io la feci riprodurre (fig. 4). Alla figura 6 si può distinguere una traccia di obliquità nei sopraccigli; ma essa ha lo scopo, come la fig. 7, di mostrare la depressione degli angoli della bocca, sulla quale devo ritornare.
Senza un certo studio, è piuttosto difficile agire volontariamente sui muscoli del dolore; tuttavia molte persone vi riescono dopo ripetuti sforzi; altre però non vi giungono mai. Il grado di obliquità dei sopraccigli, sia poi questa volontaria o no, varia d'assai secondo gl'individui. In taluni, nei quali i muscoli piramidali appariscono d'una forza più che ordinaria, la contrazione dei fasci mediani del muscolo frontale, quantunque energica, come lo provano le rughe quadrangolari del fronte, non solleva le estremità interne dei sopraccigli, ma solo impedisce loro di essere abbassate così come lo sarebbero state senza questa contrazione. In seguito alle mie osservazioni, i muscoli del dolore entrano in azione molto più di frequente nel fanciullo e nella donna che nell'uomo. Almeno nell'adulto, è raro il caso in cui vengano messi in giuoco dal dolore fisico; quasi esclusivamente invece dall'angoscia morale. Due individui, i quali, dopo alcuni studi, erano giunti a governare i muscoli del dolore, osservarono, guardandosi in uno specchio, che quando rendevano oblique le sopracciglia, abbassavano contemporaneamente, senza volerlo, gli angoli della bocca; fatto che si avvera di spesso anche nelle espressioni naturali.
Come quasi tutte le facoltà umane, pare che anche quella di agire facilmente sui muscoli del dolore sia ereditaria. Una donna, discendente da una famiglia celebre per il numero considerevole di rinomati autori ed attrici che vennero da essa, e che pur sapeva «con una singolare precisione» assumere l'espressione in discorso, narrò al dottor Crichton Browne, che tutti i suoi antenati avevano posseduto ad un notevole grado questa medesima facoltà. E' sembra eziandio che l'ultimo discendente della famiglia, la di cui storia inspirò il romanzo di Walter Scott, intitolato Red Gauntlet, abbia pure ereditata codesta stessa tendenza di razza. So questo fatto dal dottor Browne; solamente il romanziere fe' che il suo eroe si coprisse la fronte di rughe ogniqualvolta soffriva una violenta emozione. Io pure conobbi una ragazza che teneva quasi sempre la fronte così raggrinzata, indipendentemente da ogni sentimento.
I muscoli del dolore agiscono di rado; e siccome la loro azione il più delle volte è momentanea, è facile che sfugga all'osservazione. Quantunque questa espressione si riconosca subito e sempre per quella dell'affanno o dell'ansietà, pure una persona su mille, senz'avere studiata la quistione, non può indicare con esattezza il fenomeno che si opera a questo punto sul viso. Codesta probabilmente è la causa per cui non è fatto cenno di tale espressione in alcuna opera d'immaginazione, per quanto almeno io seppi osservare, toltone il Red Gauntlet ed un altro romanzo, lavoro, mi si disse, d'una signora che appartiene appunto alla famosa famiglia d'attori onde or ora tenni parola; dimodochè la sua attenzione potè essere particolarmente attirata su questo argomento.
Come risulta dalle statue di Laocoonte e d'Aretino, quest'espressione era famigliare agli antichi scultori greci; ma (l'osserva anche Duchenne) essi commettevano un errore anatomico facendo correre tutta la larghezza del fronte dalle rughe trasverse: - ed altrettanto può dirsi di certe statue moderne. Peraltro è cosa più verosimile credere che artisti d'una perspicacia tanto meravigliosa, non abbiano volontariamente fatto sacrificio della verità alla bellezza; imperocchè è certo che rughe rettangolari nel mezzo della fronte non avrebbero fatto grande effetto sul marmo. E probabilmente per la stessa ragione, questa espressione elevata al massimo grado non è rappresentata di spesso, per quanto almeno mi consta, nelle tele degli antichi maestri; tuttavia una donna, che la conosceva perfettamente, mi disse che nella Discesa dalla croce di frà Angelico, a Firenze, la si distingue nettamente sull'una delle figure di destra; - e potrei qui ancora citare alcuni altri esempi.
Dietro mia inchiesta, il dottor Crichton Browne si è premurosamente studiato di cogliere questa espressione nei numerosi alienati affidati alle sue cure, nell'Asilo di West Riding; d'altra parte ei conosceva perfettamente le fotografie del signor Duchenne relative all'azione dei muscoli del dolore. Egli m'informa che si può vedere questi muscoli agire con costante energia in alcuni casi di melanconia e sopratutto di ipocondria, e che le linee o rughe persistenti, dovute alla loro abituale contrazione, sono segni caratteristici della fisonomia degli alienati appartenenti a queste due classi. Anche il dottore Browne si è compiaciuto di osservare con cura, per un tempo notevole, tre casi d'ipocondria, nei quali i muscoli del dolore restavano continuamente contratti. Nell'uno di questi casi, trattavasi d'una vedova, di cinquantun anno, che si figurava di aver perdute tutte le proprie viscere e credeva di avere il corpo affatto vuoto: ella mostrava un'espressione di profondo cordoglio e batteva l'una contro l'altra le mani semichiuse con un movimento ritmico che durava ore intiere. I muscoli del dolore erano permanentemente contratti, le palpebre superiori arcuate. Questo stato durò molti mesi, dopo di che l'inferma si ristabilì e riprese la naturale espressione. Un secondo malato presentò presso a poco le stesse particolarità, col solo divario, che in questo vi aveva di più una depressione degli angoli della bocca.
Il signor Patrick Nicol ebbe pure la bontà di studiare per me molti casi, nell'Asilo degli alienati di Sussex. Ei mi comunicò ampli dettagli su tre fra di loro, ma non è qui il posto per essi. In seguito alle proprie osservazioni sui malati malinconici, il signor Nicol giunge alla conclusione, che le interne estremità dei sopraccigli sono quasi sempre più o meno rialzate, e la fronte più o meno aggrinzata. In una ragazza, si notò che queste rughe del fronte erano continuamente in moto. In certi casi gli angoli della bocca sono depressi, il più delle volte però, in un modo appena sensibile. D'altra parte, v'ha quasi sempre divario nella espressione dei diversi melanconici. In generale, le palpebre sono cascanti, e la pelle fa delle pieghe in vicinanza e al di sotto dei loro angoli esterni. Il solco naso-labiale, che dalle ali del naso va ai lati della bocca, e che è tanto visibile nel fanciullo che piange, è spesse volte molto spiccato in questi malati.
Negli alienati i muscoli del dolore si contraggono spesso con persistenza; nei sani si osservano pure fugaci contrazioni di questi muscoli, provocate da cause affatto insignificanti e completamente incoscienti. Un signore fa ad una ragazza un presente d'infimo valore; ella se ne chiama offesa, e, mentre gli rinfaccia la condotta di lui, rende assai oblique le sopracciglia e raggrinza la fronte. Un'altra signorina ed un giovane, ambidue di lietissimo umore, discorrono vivamente fra loro con una straordinaria volubilità; io noto che tutte le volte in cui la ragazza è vinta, nè sa trovare abbastanza presto la parola, le si sollevano oblique le sopracciglia e la fronte si raggrinza di rughe rettangolari. Questo segno è un indizio di cordoglio, che nello spazio di alcuni minuti ella mostra una mezza dozzina di volte. Per il momento io non vi faccio verun rimarco; ma, in un'altra occasione, la prego di mettere in moto i muscoli del dolore, mentre un'altra fanciulla, che è lì presente e che può farlo a volontà, le spiega ciò che voglio da lei. Ella tenta a varie riprese, ma non sa mai riescirvi; eppure bastolle una leggerissima contrarietà, quella, cioè, di non poter parlare abbastanza presto, per mettere più volte in azione questi muscoli senza intervallo e con energia.
L'espressione dell'affanno, dovuta alla contrazione dei muscoli del dolore, non è esclusiva agli Europei, ma sembra comune a tutte le razze umane. Infatti, ne ho ricevuto prove degne di fede per ciò che concerne gli Hindus, i Dhangar (una delle tribù aborigene dell'India, che abita le montagne, ed appartiene ad una razza affatto distinta dagli Hindus), i Malesi, i Negri e gli Australiesi. Quanto a queste ultime, due osservatori mi danno una risposta affermativa, ma senza entrare in dettagli; peraltro, il signor Taplin aggiunge alla succinta descrizione della mia raccolta di quesiti, queste semplici parole: «Ciò è esatto». Per i Negri, la stessa signora che mi descrisse il quadro di fra Angelico, osservò in un Negro che rimburchiava un battello sul Nilo, che ad ogni ostacolo si produceva una energica contrazione dei muscoli del dolore, ed il mezzo del fronte si raggrinzava notevolmente. Il signor Geach osservò a Malacca, sopra un Malese, una spiccata depressione degli angoli della bocca, l'obliquità dei sopraccigli ed un corrugamento del fronte prodotto da grinze corte e profonde. Questa espressione fu di brevissima durata, e Geach aggiunge «ch'ella era strana e somigliava quella d'una persona che sta per piangere al punto in cui le sorgiunge una grave perdita».
Il signor H. Erskine constatò che questa espressione è famigliare agli indigeni dell'India; e J. Scott, del Giardino botanico di Calcutta, mi spedì assai gentilmente una dettagliata descrizione di due casi nei quali l'ebbe a notare. Egli osservò per qualche tempo, senza essere visto, una giovanissima donna Dhangar di Nagpore, sposa ad uno dei giardinieri, mentre porgeva la poppa al figliuolo presso a morire; ei vide distintissimamente che le sopracciglia di lei erano sollevate ai capi interni, le palpebre cascanti, la fronte aggrinzata nel mezzo e la bocca aperta cogli angoli fortemente depressi. Dopo un momento, egli uscì da un cespuglio che l'aveva tenuto celato, e parlò alla povera donna, che die' in un sussulto, scoppiò in lagrime e supplicò di guarire il suo bimbo. Nel secondo caso, trattasi di un Indostano, obbligato dall'indigenza e da malattia a vendere la sua capra favorita. Dopo averne ricevuto il prezzo, guardò a più riprese il danaro che tenea nella mano, poscia la capra, quasi fosse tentato di stornare il contratto; s'avvicinò alla bestia, già legata e che stava per essere tradotta di là; bentosto l'animale impennossi e si pose a leccargli le mani. Gli occhi dell'infelice vagarono allora da una parte all'altra: «teneva semichiusa la bocca, cogli angoli fortemente abbassati». Alla fine parve prendesse il partito di separarsi dalla capra, e in quell'istante Scott osservò che le sopracciglia di lui diventavano leggermente oblique, e vide prodursi il corrugamento o rigonfiamento caratteristico delle interne estremità, senza che sulla fronte vi fosse alcuna grinza. Stette così circa un minuto, poi, mandando un profondo sospiro, die' in lagrime, levò ambo le mani, benedisse alla capra, e allontanossi senza volgersi indietro.
Causa dell'obliquità dei sopraccigli sotto l'influenza del dolore. - Per molti anni, veruna espressione mi parve più difficile a spiegarsi come quella che ora ci occupa. Perchè l'affanno o l'ansietà provocano la contrazione dei soli fasci mediani del muscolo frontale, in uno a quella dei muscoli che attorniano gli occhi? E' sembra che in ciò noi abbiamo un movimento complesso unicamente destinato ad esprimere l'affanno, e nullameno questa espressione relativamente è rara e passa sovente inosservata. Io ritengo che la spiegazione non sia tanto difficile, quanto potrebbe a prima vista sembrare. Il dottor Duchenne dà una fotografia del giovane, onde già tenni parola, presa nel punto in cui egli, guardando fisso un oggetto vivamente illuminato, contraeva fortemente e senza volerlo i muscoli del dolore. Io avevo dimenticata del tutto questa fotografia, quando un bel giorno, essendo a cavallo ed avendo il sole a tergo, incontrai una fanciulla che levò gli occhi su me; le sopracciglia di lei divennero subito oblique e la fronte si coprì quindi di rughe. Più tardi ebbi ad osservare di spesso questo movimento in analoghe circostanze. Tornato a casa, senza dir loro il mio scopo, pregai tre de' miei figli a fissare, quanto più a lungo potessero, il sommo di un alto albero che spiccava sopra un cielo fulgidissimo. In tutti tre, i muscoli orbicolari, sovraccigliari e piramidali si contrassero energicamente, in seguito ad un'azione riflessa che susseguiva all'eccitazione della retina ed aveva per iscopo di proteggere gli occhi contro il brillare della luce. I fanciulli si studiavano in ogni maniera di guardar alto; mi offrivano così lo spettacolo d'una curiosa lotta, piena di sforzi spasmodici, stabilita fra il muscolo frontale nel suo complesso o solamente nella sua parte mediana, ed i vari muscoli che servono ad abbassare le sopracciglia ed a chiudere le palpebre. La involontaria contrazione dei muscoli piramidali produceva sulla radice del naso delle rughe profonde e trasversali. In uno dei tre fanciulli, le sopracciglia venivano volta a volta sollevate e abbassate per l'alternativa contrazione di tutto il muscolo frontale e dei muscoli peri-oculari; dimodochè la superficie del fronte ora si mostrava coperta di rughe, ora perfettamente liscia. La fronte degli altri due si raggrinzava solo nel mezzo, il che dava luogo a rughe rettangolari; e le sopracciglia erano oblique, mentre i capi interni di queste si corrugavano e si gonfiavano. Codesto fenomeno si produsse assai leggermente in uno de' fanciulli, nell'altro invece ad uno spiccatissimo grado. Questo divario nell'obliquità dei sopraccigli dipende probabilmente da una correlativa differenza nella loro mobilità generale e nella forza dei muscoli piramidali. Nei casi ora citati, le sopracciglia e la fronte, sotto l'influenza d'una vivida luce, erano messe in movimento assolutamente nella stessa maniera e colle medesime particolarità caratteristiche, che sotto l'azione dell'affanno e dell'ansietà.
Il signor Duchenne constatò che il muscolo piramidale del naso dipende meno immediatamente dal controllo della volontà che gli altri muscoli peri-oculari. Ei fa notare che il giovane precitato, il quale esercitava un grande impero tanto sui muscoli dell'affanno quanto sulla maggior parte degli altri muscoli facciali, non poteva contrar tuttavia i muscoli piramidali142. È certo però che questa facoltà offre vari gradi a seconda degl'individui. Il muscolo piramidale tira in basso la pelle del fronte che sta fra le sopracciglia ed insieme i capi interni di queste. Le fibre mediane del frontale sono antagoniste del piramidale; e per equilibrare la contrazione di quest'ultimo fa d'uopo che queste fibre mediane si raccorcino. Ne risulta che nelle persone dotate di potenti muscoli piramidali, ove, mentre sono esposte ad una viva luce, si produca un desiderio inconsciente d'impedire l'abbassamento dei sopraccigli, le fibre mediane del frontale devono venir messe in gioco, e la loro contrazione, se sufficiente a dominare i piramidali, insieme a quella dei muscoli sopraccigliari e orbicolari, agirà precisamente nel modo or ora descritto sui sopraccigli e sul fronte.
Come già vedemmo, quando i fanciulli gridano o piangono, contraggono i muscoli orbicolari, sopraccigliari e piramidali, prima di tutto per comprimere gli occhi ed impedir loro di irrorarsi di sangue, poi per abitudine. Io ne aveva concluso che quando i fanciulli si studiano di prevenire un accesso di pianto o di arrestarlo, dovessero impedire la contrazione dei muscoli su nominati come allora che guardano una vivida luce; pensava quindi che i fasci mediani del muscolo frontale avessero ad entrare spesso in azione. Mi posi dunque ad osservare fanciulli messi in tale condizione, e pregai varie persone, specialmente medici, a fare altrettanto. Questo esame richiede una grande attenzione; infatti nel fanciullo la speciale azione antagonista di questi muscoli è definita assai men nettamente che nell'adulto, imperocchè è difficile che la fronte di quello s'increspi. Tuttavia ebbi agio a riconoscere di subito che, in tali occasioni, i muscoli del dolore erano quasi sempre messi in azione nella più evidente maniera. Tornerebbe cosa vana riferir qui tutti i casi osservati: io ne citerò solo alcuni. Una bimba d'un anno e mezzo era molestata da altri ragazzi; le sopracciglia di lei divennero notevolmente oblique prima che scoppiasse in pianto. Una fanciulletta più avanzata in età diede a vedere la stessa obliquità nei sopraccigli; e si notò per giunta che i loro capi interni erano sensibilmente increspati e che nel medesimo tempo gli angoli della bocca si deprimevano. Dopochè si mise a piangere, le si modificarono affatto i lineamenti e questa speciale espressione svanì. Altro esempio; un ragazzino appena vaccinato gridava e piangeva con violenza; il chirurgo, a calmarlo, gli diede un arancio, portato appunto per ciò e che piacque molto al fanciullo. Quando cessò dal piangere, fu dato di osservare tutti i movimenti caratteristici onde abbiamo parlato, compresa pure la formazione delle rughe rettangolari nel mezzo del fronte. Per ultimo, incontrai un giorno per via una fanciullina di tre o quattro anni, cui un cane aveva sgomenta, e quando le chiesi che avesse, lasciò di piangere e le sue sopracciglia presero tosto una posizione singolarmente obliqua.
Dunque, senza alcun dubbio, noi abbiamo in ciò la chiave del problema che ci presenta l'antagonismo tra la contrazione delle fibre centrali del frontale e quella dei muscoli peri-oculari, sotto l'influenza del dolore, - tanto che questa contrazione sia prolungata, come negli alienati malinconici, quanto ch'ella sia momentanea e suscitata da una contrarietà insignificante. Nella nostra infanzia, tutti contraemmo spesse volte i muscoli orbicolari, sopraccigliari e piramidali, onde protegger gli occhi, mandando sempre delle grida; prima di noi, i nostri antenati fecero lo stesso per molte generazioni, e quantunque, progredendo in età, ci riesca facile di trattenere le grida al provare qualche dolore, tuttavia non possiamo vincere ogni volta l'effetto d'una lunga abitudine ed impedire una leggiera contrazione dei muscoli anzidetti: che se questa contrazione è molto debole, non la notiamo nemmanco, nè cerchiamo di reprimerla. Ma sembra che i piramidali dipendano dalla. volontà meno degli altri muscoli onde tenemmo parola, e che, quando sono bene sviluppati, la loro contrazione non possa venir arrestata che dalla contrazione antagonista dei fasci mediani del frontale. Per le quali cose, se questi ultimi fasci si contraggono con energia, devono necessariamente risultarne un obliquo innalzamento di sopraccigli, un increspamento dei loro capi interni e la formazione di rughe rettangolari nel mezzo del fronte. Siccome i fanciulli e le donne piangono molto più facilmente degli uomini, e gli adulti dei due sessi non piangono che sotto l'influenza del dolore morale, puossi comprendere il perchè avvenga (com'io l'ebbi ad osservare) che i muscoli del dolore entrano in azione più spesso nel fanciullo e nella donna, che nell'uomo e, generalmente nell'adulto, non si contraggono che per dolore dell'animo. In alcuni dei casi di già citati, in quelli, ad esempio, della sciagurata Dhangar e dell'Indostano, alla contrazione dei muscoli del dolore susseguì subito il pianto. In ogni contrarietà, grande o piccola, il nostro cervello, causa una lunga abitudine, tende ad inviare a certi muscoli l'ordine di contrarsi, quasi noi fossimo ancora fanciulli, pronti a scioglierci in lagrime. Nullameno, mercè al meraviglioso potere della volontà, e mercè pure agli effetti dell'abitudine, noi possiamo parzialmente resistere a quest'ordine, senza aver tuttavia coscienza di tal resistenza, o per lo meno del meccanismo per cui ella agisce.
Depressione degli angoli della bocca. - Questa depressione è prodotta dai depressores anguli oris (triangolari del mento, fig. 1 e 2, K). Le fibre di questo muscolo divergono verso la parte inferiore; le loro estremità superiori, convergenti, s'attaccano agli angoli della bocca, e per un breve tratto alla parte esterna del labbro inferiore143. Alcune di queste fibre sembrano essere antagoniste a quelle del gran zigomatico e di vari muscoli che s'appigliano alla parte esterna del labbro superiore. La contrazione del triangolare tira in basso ed in fuori gli angoli della bocca, e così pure la parte esterna del labbro superiore, ed anche, in debole grado, le ali del naso. Quando, essendo chiusa la bocca, questo muscolo entra in azione, la linea di congiunzione dei due labbri forma una curva a concavità inferiore144, e le labbra stesse, specialmente l'inferiore, sono tratte alquanto in avanti. Codesta disposizione della bocca è ben rappresentata nelle due fotografie del signor Rejlander (Tavola II, fig. 6 e 7). Nella fig. 6 si osserva un giovanetto che patì da un compagno uno schiaffo sul viso e lascia appena di piangere: è precisamente l'istante scelto per fotografarlo.
L'espressione di cattivo umore, di affanno o di abbattimento, dovuta alla contrazione dei triangolari, venne osservata da tutti coloro che si occuparono di tali quistioni. In inglese, dire che un individuo ha la bocca abbassata significa che egli è di umore depresso. Come già dissi, in seguito alla testimonianza del dottor Crichton Browne e del sig. Nicol, la depressione degli angoli della bocca si osserva spesso negli alienati malinconici: la si vede spiccatissima in alcune fotografie di certi malati molto inclinati al suicidio, che mi vennero spedite dal signor Browne. D'altro canto la si constatò in uomini appartenenti a razze diverse, negl'Hindus, nelle tribù negre delle montagne dell'India, nei Malesi, e finalmente sulla fede del rev. signor Hagenauer, negli aborigeni dell'Australia.
Il bambino che grida contrae energicamente i muscoli peri-oculari, e di conseguenza solleva il labbro superiore. Siccome poi egli deve nello stesso tempo tener la bocca spalancata, i muscoli abbassatori che confinano colle commessure entrano pure vigorosamente in azione. In generale, non sempre però, ne risulta una leggiera curvatura angolosa d'ambo i lati del labbro inferiore, in vicinanza di queste commessure. I movimenti combinati delle due labbra danno all'orifizio boccale una forma quadrangolare. La contrazione del muscolo triangolare si vede assai bene nel bambino, allorchè strilla senza troppa violenza, e meglio ancora nel punto in cui comincia o finisce di gridare. Il suo visino prende allora una miserissima espressione, ch'io osservai molte volte su' miei stessi figliuoli dall'età di circa sei settimane a due o tre mesi. Talvolta, quando il fanciullo lotta contro un accesso di pianto, l'inflessione della bocca s'esagera tanto, che questa assume la forma d'un semicerchio; l'espressione di profonda desolazione che prende allora il suo viso costituisce veramente una ridicola caricatura.
Egli è probabile che la contrazione del triangolare, sotto l'influenza del cattivo umore o dell'abbattimento, si spieghi cogli stessi principii generali onde vedemmo l'applicazione a proposito dell'obliquità dei sopraccigli. Il dott. Duchenne, dalle proprie osservazioni di molt'anni, conclude che, fra tutti quei della faccia, questo muscolo è uno dei meno sottomessi al controllo della volontà. In appoggio di codesta credenza, noi possiamo richiamare l'osservazione già fatta riguardo a un fanciullo ch'è presso a piangere, ma ch'esita ancora, o si sforza di trattenere le lagrime: in questi casi, per solito, la sua volontà agisce su tutti i muscoli del viso più efficacemente che sugli abbassatori delle commessure labiali. Due egregi osservatori, medico l'uno, dietro mia inchiesta, furono tanto gentili da studiare, con cura e senz'alcuna idea preconcetta, dei fanciulli vari in età e delle donne, nel punto in cui, malgrado gli sforzi per contenersi, stavano per piangere: questi due osservatori asseriscono che i triangolari entrano in azione prima di tutti gli altri muscoli. Per lo che, siccome nell'infanzia questi muscoli vennero fatti agir di sovente, per lungo seguito di generazioni, la forza nervosa, in virtù del principio dell'associazione delle abitudini, dee tendere a portarsi verso questi muscoli, come pure verso gli altri della faccia, tutte le volte in cui si prova un senso, anche leggiero, di tristezza. Ma, siccome i triangolari, in confronto di altri muscoli, sono alquanto meno sottomessi al controllo della volontà, noi li vedremo leggermente contrarsi, quando gli altri rimangono inerti. Ed è curioso vedere come una leggerissima depressione degli angoli della bocca basti per dare alla fisionomia un'espressione di cattivo umore o d'abbattimento; dimodochè una lievissima contrazione dei triangolari manifesta da sola questi stati dell'animo.
Terminerò raccontando una piccola osservazione, che in qualche modo servirà a riassumere ciò che s'è detto. Un dì mi trovai assiso in uno scompartimento di vagone, di faccia ad una vecchia signora, la quale mostrava nel volto un'espressione serena, avvegnachè concentrata. Guardandola, notai che i muscoli triangolari le si contraevano assai leggermente, ma in modo spiccato. Tuttavia, siccome la sua fisonomia conservavasi sempre calma, io pensai (quantunque potessi facilmente ingannarmi) che questa contrazione dovea essere affatto incosciente. Avevo appena concepita codesta idea, che gli occhi di quella signora s'ammollirono improvvisamente di lagrime, le quali parevano pronte a scorrer le guancie, mentre dalla figura di lei traspariva l'abbattimento. Certamente qualche triste ricordo, forse quello d'un figliuolo tempo addietro perduto, aveale in quel punto traversata la mente. Non appena il sensorio era stato in lei così impressionato, alcune cellule nervose, in seguito ad un'inveterata abitudine, avevano istantaneamente trasmesso l'ordine a tutti i muscoli respiratorii ed a quelli del volto, onde disporli ad un accesso di pianto. Ma la volontà, o piuttosto un'abitudine posteriormente acquistata, intervenendo allora, aveva respinto quest'ordine; e tutti i muscoli avevano prestato obbedienza all'ultimo comando, tranne i triangolari, che soli erano entrati leggermente in azione, deprimendo alquanto le commessure de' labbri. Del resto, la bocca era rimasta chiusa, e la respirazione tranquilla, come allo stato normale.
Nell'istante in cui la bocca di questa signora aveva cominciato a prendere, in maniera involontaria e incosciente, la forma che caratterizza un accesso di pianto, un'impressione aveva dovuto trasmettersi, certo per le vie da lungo tempo usate a tutti i muscoli respiratorii, come pure ai muscoli peri-oculari ed al centro vasomotore che regge la circolazione sanguigna nelle glandule lagrimali. Quest'ultimo fatto trovava chiara spiegazione nella subita presenza delle lagrime che emettevano gli occhi, presenza facile a comprendersi, giacchè le glandule lagrimali, in confronto dei muscoli facciali, sono molto meno sottomesse all'influenza della volontà. Nello stesso tempo, doveva senza dubbio esistere nei muscoli peri-oculari una disposizione a contrarsi, come per proteggere gli occhi contro i pericoli d'un ingorgo sanguigno; ma questa disposizione era stata contrariata e completamente soggiogata dalla volontà, per modo che il sopracciglio non si mosse. Se, come avviene in molte persone, il piramidale, il sopraccigliare e gli orbicolari fossero stati meno obbedienti all'azione della volontà, e' sarebbero entrati leggermente in giuoco, allora anche le fibre mediane del frontale si sarebbero contratte in senso inverso, le sopracciglia avrebbero presa una direzione obliqua e sul fronte sarebbero apparse delle crespe rettangolari. In allora anche la fisionomia avrebbe rivestita, in modo ancor più spiccato, l'espressione dell'abbattimento o, meglio, dell'affanno.
E così procedendo, possiamo comprendere come, allorchè qualche pensiero malinconico ci attraversa la mente, si produca un'impercettibile depressione degli angoli della bocca, od una leggera elevazione delle estremità interne dei sopraccigli, od ancora l'una e l'altra insieme, tosto seguite da lieve spargimento di lagrime. La forza nervosa, trasmessa per le sue vie abituali, riesce efficace dovunque la volontà non ha acquisita, per una lunga abitudine, forza bastante ad opporvisi. I su accennati fenomeni possono dunque tenersi quali vestigia rudimentali degli accessi di grida, tanto frequenti e prolungati nell'infanzia. In questo caso, come in molti altri, i legami che annodano la causa all'effetto, per dar luogo a diverse espressioni dell'umana fisonomia, sono davvero meravigliose, e ne dànno spiegazione di alcuni movimenti che noi compiamo involontariamente e inscientemente tutte le volte in cui certe passeggiere emozioni traversano lo spirito nostro.