Carlo Darwin
L'espressione dei sentimenti nell'uomo e negli animali

CAPITOLO XIII.   ATTENZIONE RIVOLTA SU SE STESSI - VERGOGNA - TIMIDEZZA - MODESTIA - ROSSORE

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CAPITOLO XIII.

 

ATTENZIONE RIVOLTA SU SE STESSI - VERGOGNA - TIMIDEZZA - MODESTIA - ROSSORE

 

Natura del rossore. - Eredità. - Parti del corpo che vi sono più soggette. - Il rossore nelle diverse razze umane. - Gesti concomitanti. - Confusione. - Cause del rossore.- L'attenzione rivolta su se stessi ne è l'elemento fondamentale. - Timidezza. - Vergogna, determinata dalla violazione delle leggi morali e delle regole di convenienza. - Modestia. - Teoria del rossore. - Ricapitolazione.

 

Fra tutte le forme dell'espressione la più speciale all'uomo è il rossore. Le scimie diventano rosse di collera; ma sarebbe necessaria una enorme quantità di prove per persuaderci, che un animale possa arrossire. Il color rosso del volto, quale conseguenza del rossore, dipende dal rilassamento delle pareti muscolose delle piccole arterie che trasmettono il sangue ai capillari e questo rilassamento è determinato da un'affezione delle parti centrali dell'apparato vasomotore. È fuori di dubbio che un forte eccitamento dello spirito ha per conseguenza una modificazione della circolazione generale; ma non è da attribuirsi all'attività del cuore, se la rete dei capillari del volto si riempie di sangue, quando domina un sentimento di vergogna. Noi possiamo produrre il riso col mezzo di un solletico esercitato sulla pelle, possiamo produrre il pianto o il corrugamento del fronte con un urto, il tremito infondendo paura o cagionando dolore, ecc.; ma non possiamo mai, come osserva il dott. Burgess258, produrre il rossore con nessun mezzo fisico, vale a dire con nessuna azione esercitata sul corpo. È lo spirito che deve essere impressionato. Il rossore non solo è involontario, ma il desiderio di soffocarlo ne aumenta in realtà la tendenza, rendendoci attenti su noi stessi.

Gli individui giovani arrossiscono molto più facilmente e più frequentemente che i vecchi, non però durante la prima infanzia259; ciò che è meraviglioso, perchè sappiamo, che i bambini diventano rossi in età assai tenera per collera. Io ho notizie autentiche di due bambine che all'età di due a tre anni arrossivano, e d'un fanciullo assai sensibile e più vecchio d'un anno, il quale arrossiva allorchè veniva biasimato per un qualche fallo. Molti fanciulli arrossiscono ad età un poco più avanzata in un modo assai evidente. Sembra che le forze mentali dei piccoli fanciulli non siano ancora abbastanza bene sviluppate, per permetterne il rossore. Per la stessa ragione avviene pure che gli idioti solo di rado arrossiscono. Il dottor Crichton Browne osservò per mio conto gli idioti affidati alle sue cure, ma non vide mai un vero rossore, sibbene vide diventar rosso il loro volto probabilmente per la gioia, quando veniva loro apprestato il nutrimento, oppure per collera. Tuttavia ve ne sono di quelli che, non degradati in estremo grado, sono capaci di arrossire. Il dott. Behn260, per es., ha descritto un idiota microcefalo di tredici anni, i di cui occhi splendevano un poco, quando provava gioia od era di umore allegro, e che arrossiva e si volgeva da un lato, quando veniva svestito per la visita medica.

Le donne arrossiscono assai più degli uomini. È raro il caso di veder arrossire un uomo avanzato in età, ma non è altrettanto raro il veder arrossire una donna attempata. I ciechi non si sottraggono al rossore. Laura Bridgman, nata in questo stato e per di più completamente sorda, arrossisce261. Il sig. R. H. Blair, ispettore del collegio di Worcester, afferma, che tre fanciulli nati ciechi dell'età fra i sette e gli otto anni, i quali al presente si trovano in quell'Istituto, arrossiscono spesso ed assai fortemente. Dapprincipio i ciechi non hanno la coscienza di essere osservati ed è, come mi fa sapere il sig. Blair, uno dei momenti più importanti nella loro educazione, lo sviluppare in essi questa coscienza; l'impressione in tal modo ricevuta potrebbe aumentare la tendenza al rossore per il rafforzamento dell'abitudine di rivolgere l'attenzione su se stessi.

La tendenza ad arrossire è ereditaria. Il dott. Burgess racconta il caso d'una famiglia262, composta del padre, della madre e di dieci figli, i quali tutti senza eccezione avevano una tendenza ad arrossire in un grado oltremodo penoso. I figli crebbero in età, «ed alcuni furono mandati in viaggio, per vincere questa patologica sensibilità; ma nulla giovò». Anche certe particolarità nel rossore sembrano essere ereditarie. Sir James Paget, nell'esaminare la spina dorsale d'una giovinetta, fu sorpreso dal modo particolare in cui essa arrossiva; una grande macchia rossa appariva dapprima su di una guancia, poi soppravvenivano altre macchie sparse in modo vario sul viso e sul collo. Egli interrogò poscia la madre, se la di lei figlia avesse sempre arrossito in questo modo particolare ed ebbe in risposta: «Sì, essa segue le mie pedate». E qui sir J. Paget osservò che la sua domanda aveva provocato il rossore nella madre; essa presentava le stesse particolarità della figlia.

Nella maggior parte dei casi sono la faccia, le orecchie e il collo le sole parti che divengono rosse; ma molte persone sentono, quando il loro rossore è intenso, per tutto il corpo un calore ed un prudore particolare; ciò dimostra, che l'intiera superficie del corpo dev'essere in qualche modo modificata. Si dice talora che il rossore comincia sulla fronte, più spesso però comincia sulle guancie e di si diffonde poi fino alle orecchie e al collo263. Nei due albini esaminati dal dottor Burgess il rossore cominciava con una piccola macchia definita sulle guancie sopra la rete nervosa della parotide e si diffondeva poi circolarmente. Fra il rossore di questa regione e quello del collo si osservava una evidente linea di demarcazione, quantunque avvenissero contemporaneamente. La retina, che negli albini è naturalmente rossa, aumentava nello stesso tempo invariabilmente il suo colore rosso264. Ognuno deve aver osservato, come avvenga sovente che uno il quale abbia cominciato ad arrossire, si senta nuove correnti di rossore salire alla faccia. Il rossore è preceduto da una sensazione particolare della cute. Secondo il dottor Burgess, al rossore segue generalmente un debole pallore, il quale dimostra che i capillari dopo la dilatazione si contraggono. In alcuni rari casi avvenne che quelle cause le quali per loro natura dovrebbero produrre rossore, produssero invece pallore. Così mi raccontò una giovine signora, che essa in una numerosa e nobile società restò attaccata coi suoi capelli così fortemente ad un bottone d'un servo che passava che fu d'uopo di qualche tempo per liberarsene. Essa s'immaginò, dietro le sue sensazioni, di esser diventata di color rosso acceso in volto, e tuttavia un'amica la assicurò che era diventata invece estremamente pallida.

Io era curioso di sapere quanto si diffondesse il rossore verso le parti inferiori del corpo. Sir James Paget, il quale necessariamente ha frequente occasione di poter fare simili osservazioni, fu tanto cortese di osservare questo punto, dietro mio invito per due o tre anni. Egli trova che nelle donne, le quali divengono d'un color rosso intenso sul volto, sulle orecchie e sulla parte posteriore del collo, il rossore non si estende ordinariamente più sotto di queste parti. Si osserva di rado il rossore diffondersi fino alle clavicole e alla scapola; egli non ha mai osservato alcun caso, in cui il rossore si sia esteso più in della parte superiore del petto. Lo stesso ha pure osservato, che il rossore talvolta non va a cessare dall'alto del corpo verso il basso successivamente, e gradatamente, ma con macchie rosso-pallide irregolari. Il dott. Langstaff ha pure osservato per mio conto parecchie donne, e vide il loro corpo non diventare rosso menomamente, mentre il viso era rosso-purpureo, per rossore. Negli alienati, alcuni dei quali sembrano avere una gran tendenza ad arrossire, il dott. Crichton Browne ha osservato più volte il rossore estendersi fino alle clavicole e in due casi persino fino al petto. Lo stesso mi narra il caso d'una donna maritata di ventisette anni sofferente d'epilessia. Il mattino susseguente al giorno del di lei arrivo nell'Istituto il dott. Browne la esaminò in compagnia dei suoi assistenti, mentre essa giaceva a letto. Nel momento in cui egli le si avvicinava, un intenso rossore si diffuse sulle di lei guancie e sulle tempia e ben presto si estese fino alle orecchie. Essa era molto eccitata e tremava leggermente. Il dott. Browne sciolse il bavero della di lei camicia, per esaminare lo stato dei polmoni, e qui vide diffondersi un intenso rossore sul di lei petto, estendersi in una linea circolare sul terzo superiore delle mammelle e fra di esse giungere fino al processo ensiforme dello sterno. Questo fatto è interessante per ciò, che il rossore non si estese tanto in basso se non quando divenne molto intenso, per essersi fissata la di lei attenzione a questa parte del corpo. Nell'ulteriore processo dell'esame, essa divenne tranquilla e il rossore sparì; ma in ulteriori osservazioni il fenomeno si rinnovò nello stesso modo.

I casi fin qui ricordati dimostrano, che nelle donne inglesi di solito il rossore non si estende più in del collo e della parte superiore del petto. Tuttavia sir James Paget mi fa sapere, aver egli avuto recentemente da fonte attendibile, notizia d'un caso d'una giovane fanciulla, la quale ritenendosi offesa per un atto che era secondo le sue idee poco riguardoso, arrossì su tutto l'addome, e le parti superiori delle gambe. Anche Moreau265 racconta, sull'autorità d'un rinomato pittore, che il petto, le spalle, le braccia e l'intiero corpo d'una ragazza che si aveva persuasa non senza opposizione a servire di modello, divennero rossi, quando per la prima volta fu spogliata del vestito.

È una questione abbastanza meravigliosa, perchè nella maggior parte dei casi solo il volto, le orecchie ed il collo diventino rossi, mentre tuttavia si diffonda sovente per tutta la superficie del corpo un calore e un prudore particolare. Questo fatto sembra dipendere principalmente da ciò che la faccia e le parti ad essa adiacenti, sono esposte generalmente all'azione dell'aria, della luce e dei cambiamenti di temperatura, e in causa di ciò le piccole arterie hanno presa l'abitudine di dilatarsi e di contrarsi facilmente non solo, ma sembrano anche essersi sviluppate in modo straordinario di fronte a quelle di altre parti della superficie del corpo266. Come Moreau e il dott. Burgess hanno osservato, è probabilmente questa la causa per cui la faccia anche per altre ragioni diventa facilmente rossa (come per un assalto di febbre, per uno straordinario calore, per fatica violenta, per collera, per un leggero urto, ecc.), e d'altro lato diventa facilmente pallida per freddo o per paura, e di color sbiadito durante la gravidanza. La faccia è soggetta anche ad essere attaccata in modo particolare nelle malattie della pelle, come nel vaiuolo, risipola, ecc. Questa idea è anche appoggiata dal fatto, che uomini di certe razze, le quali vanno quasi sempre ignude, arrossiscono spesso sulle braccia, sul petto e sul resto inferiore del loro corpo. Una signora, soggetta ad arrossire facilmente e intensamente, come mi fa sapere il dott. Browne, allorchè si vergogna od è agitata, le si copre di rossore la faccia, il collo, le articolazioni delle mani e le mani stesse, in una parola tutte le parti del corpo scoperte. Si può dubitare tuttavia, se l'abituale esposizione della pelle della faccia e del collo e la proprietà da essa determinata di reagire per ogni eccitamento, sia sufficiente a spiegare la tendenza delle inglesi ad arrossire in queste parti più che in altre. Poichè le mani sono sufficientemente provviste di nervi e di piccoli vasi e sono esposte all'aria nello stesso modo che la faccia od il collo, e tuttavia si coprono raramente di rossore. Noi vedremo ben presto come si possa trovare una spiegazione probabilmente bastante, nel fatto che l'attenzione dello spirito è più frequentemente e più intensamente rivolta alla faccia che ad altre parti del corpo.

Il rossore nelle diverse razze umane. - I piccoli vasi della faccia si riempiono di sangue in quasi tutte le razze umane in conseguenza della vergogna, quantunque nelle razze molto oscure non si possa osservare nessun evidente cambiamento di colore. Il rossore è spiccato in tutte le nazioni varie dell'Europa e in un certo grado anche in quelle delle Indie orientali. Ma il signor Erskine non ha mai osservato coprirsi di rossore il collo degli Indus. Nei Lepchas dello Sikkim il sig. Scott ha osservato spesso un leggero rossore sulle guancie, ed alla base delle orecchie e ai lati del collo, accompagnato dallo sguardo abbassato e dal capo piegato all'ingiù. Ciò è successo ogniqualvolta egli scopriva in essi qualche falsità o si erano resi colpevoli d'ingratitudine. Il colore smorto d'un pallore particolare della faccia di questa gente fa risaltare in essi il rossore molto più, che nella maggior parte degli indigeni dell'India. Secondo le notizie del sig. Scott, la vergogna in questi ultimi, potrebbe essere in parte anche paura, si manifesta più chiaramente al volgere e all'abbassarsi del capo e allo sguardo che gira incerto di qua e di od è rivolto da un lato, come pure per un qualche cambiamento di colore della pelle.

Le razze semitiche arrossiscono facilmente ed intensamente, come è da aspettarsi per la somiglianza generale cogli Ariani. Dei Giudei sta scritto in Geremia (cap. VI, vs. 15): «Essi vogliono essere senza macchia e non vogliono vergognarsi (arrossire)». La signora Asa Gray vide un Arabo, il quale maneggiava poco abilmente sul Nilo il suo battello; e, poichè i suoi compagni lo deridevano «arrossì perfettamente fino alla nuca». Lady Duff Gordon osserva, che un giovane Arabo arrossiva quando le veniva vicino267.

Il signor Swinhoe vide i Cinesi arrossire, ma crede, che ciò avvenga di rado. Tuttavia hanno l'espressione «divenir rossi per vergogna». Il signor Geach mi fa sapere, che i Cinesi emigrati in Malacca e gli indigeni malesi dell'interno, arrossiscono. Alcune di queste genti vanno pressochè nude e il signor Geach potè quindi osservare benissimo l'estensione del rossore nelle parti basse del corpo. Lasciando da parte i casi, in cui fu visto coprirsi di rossore la sola faccia, il signor Geach osservò diventar rossi per vergogna la faccia, le braccia e il petto di un Cinese di ventiquattro anni, e un altro Cinese lo vide coprirsi di rossore per tutto il corpo, essendo interrogato, perchè non avesse fatto meglio il proprio lavoro. Il signor Geach vide due Malesi coprirsi di rossore sulla faccia, sul collo, sul petto e sulle braccia, e in un terzo Malese fu visto il rossore estendersi fino all'ombellico268.

I Polinesi arrossiscono assai. Il signor Stack ha osservato centinaia di casi fra gli abitanti della Nuova Zelanda. Il seguente caso è degno d'essere ricordato, poichè si riferisce ad un uomo attempato di colore straordinariamente oscuro e parzialmente tatuato. Esso, dopo aver affittato la sua campagna ad un Inglese per una piccola rendita annuale, fu preso da una forte passione di comperarsi una carrozza che era recentemente venuta in moda presso i Maori. A tal uopo desiderava d'avere tutto l'affitto anticipato per quattro anni dal suo affittuale e consultò il signor Stack, se ciò potesse fare. Quell'uomo era vecchio, cadente, povero e cencioso, e l'idea che egli possa girare attorno facendosi ammirare nella propria carrozza, destò nel signor Stack tanta ilarità, che non potè far a meno di scoppiare in una risata, la qual cosa «fece arrossire il pover'uomo fino alla radice dei capelli». Forster269 dice, che sulle guancie delle più belle donne di Tahiti «si può osservare facilmente un rossore che va diffondendosi». Anche gli indigeni di parecchi altri arcipelaghi dell'Oceano Pacifico furono visti arrossire.

Il signor Washington Matthews ha osservato spesso il rossore sulla faccia delle giovani fanciulle, appartenenti a diverse razze selvagge d'Indiani dell'America settentrionale. All'estremità opposta del continente, nella Terra del Fuoco, arrossiscono gl'indigeni, secondo le notizie del signor Bridges, «assai, ma specialmente le donne; ma esse arrossiscono di certo anche per causa del loro esteriore». Quest'ultima notizia s'accorda con quello che io mi ricordo di Jemmy Button della Terra del Fuoco, il quale arrossiva, quando veniva beffeggiato per la cura che metteva nel lustrare le sue scarpe, e nell'adornarsi in qualunque altro modo. Rispetto agli Indiani di Aymara, abitanti sull'elevato altipiano della Bolivia, il Forbes270 dice, essere impossibile vedere chiaramente il loro rossore, come nelle razze bianche. «Si può però osservare, in quelle circostanze che in noi produrrebbero rossore, sempre la stessa espressione di modestia e d'imbarazzo, e anche all'oscuro si può constatare l'elevazione della temperatura della pelle della faccia, come succede agli Europei». Negli Indiani che abitano le parti uniformemente calde ed umide dell'America meridionale, sembra che la pelle non risponda all'eccitamento morale così bene come negli indigeni delle regioni nordiche e meridionali del continente, che sono state soggette a grandi cambiamenti di temperatura; poichè Humboldt cita, senza protestare, l'osservazione beffarda degli Spagnuoli: «Come si può fidarsi di coloro che non possono arrossire271. Spix e Martius, parlando degli aborigeni del Brasile, affermano, non potersi propriamente dire, che essi arrossiscano; «soltanto dopo lungo commercio coi bianchi, e dopochè hanno ricevuto una certa educazione, abbiamo potuto osservare negli Indiani un certo cambiamento di colore, molto espressivo per le emozioni del loro spirito»272. Egli è peraltro incredibile, che la facoltà di arrossire possa esser nata in questo modo: l'abitudine a rivolgere l'attenzione su se stessi, conseguenza della loro educazione e del nuovo loro modo di vita, potrebbe aver sensibilmente aumentata la tendenza innata ad arrossire.

Parecchi osservatori degni di fede mi hanno assicurato, d'aver osservato sul volto dei Negri un fenomeno simile al rossore, ad onta della colorazione nera della loro pelle, e precisamente verificandosi circostanze che ecciterebbero in noi il rossore. Alcuni lo descrivono come un bruno rossore; ma la maggior parte dicono che in questi casi il color nero della pelle diventa più intenso. Un afflusso maggiore di sangue nella pelle sembra accrescerne in un certo modo la nerezza del colore; così certe malattie esantematiche fanno apparire più neri nei Negri i punti infetti della pelle, invece di farli divenire più rossi, come avverrebbe a noi273. Forse potrebbe anche la pelle, resa più tesa per il riempimento dei capillari, riflettere un colore un po' diverso da quello che rifletteva prima. Che i capillari della faccia dei Negri si iniettino di sangue per vergogna, possiamo ammetterlo con sicurezza, poichè una Negra perfettamente albina, descritta da Buffon274, presentava una leggera tinta purpurea sulle sue guancie, quando era costretta a farsi vedere ignuda. Cicatrici della pelle si presentano per lungo tempo bianche nei Negri, e il dott. Burgess, il quale ebbe occasione di osservare una tale cicatrice sul volto d'una Negra, ha potuto distintamente vedere come la cicatrice «diventasse invariabilmente rossa, ogniqualvolta le veniva rivolta la parola d'improvviso o era incolpata di qualche insignificante mancanza»275. Si poteva osservare il rossore che cominciava dalla periferia della cicatrice estendersi fino quasi al centro di essa, senza raggiungerlo però mai. I mulatti arrossiscono spesso e fortemente, e nel far ciò si sentono scorrere sulla faccia una corrente dopo l'altra di rossore. Questi fatti dimostrano indubbiamente che i Negri arrossiscono, sebbene il rossore non si renda visibile sulla pelle.

I signori Gaika e Barber mi hanno entrambi assicurato che i Cafri dell'Africa meridionale non arrossiscono mai. Ciò potrebbe solo significare, che non si può distinguere in essi alcun cambiamento di colore. Gaika aggiunge, che i suoi connazionali posti in circostanze che farebbero arrossire un Europeo, «si vergognano di tener alto il capo».

Quattro dei miei corrispondenti mi hanno notificato, che gli Australesi, i quali sono d'un colore quasi così nero che quello dei Negri, non arrossiscono mai. Un quinto di essi risponde alla mia domanda con un dubbio ed osserva che per la luridezza della loro pelle non si potrebbe rendere visibile in essi, se non un rossore assai intenso. Tre osservatori affermano, che gli Australesi realmente arrossiscono276; il signor S. Wilson aggiunge, che il rossore si rende visibile solo in causa d'una forte emozione, e solo nel caso che la pelle non sia troppo oscura in conseguenza d'una esposizione troppo continua, o per mancanza di nettezza. Il signor Lang risponde così: «Io ho osservato che la vergogna è causa quasi sempre di rossore, il quale spesso si estende fino a tutto il collo». Egli aggiunge inoltre, che la vergogna si manifesta ancora «col volgere dello sguardo ora da una parte ora dall'altra». Essendo il signor Lang maestro in una scuola d'indigeni, egli hai fatto probabilmente le sue osservazioni in ispecial modo su ragazzi, e noi sappiamo che essi arrossiscono più degli adulti. Il signor G. Taplin ha visto arrossire dei meticci mezzo sangue, e dice, che gli indigeni hanno una parola che significa vergogna. Il signor Hagenauer, uno di quelli che non hanno mai visto gli Australesi arrossire, dice, che «li ha veduti abbassare a terra lo sguardo per vergogna»; e il missionario signor Bulmer osserva: «Quantunque io non abbia potuto scoprire niente di simile al rossore negli indigeni adulti, tuttavia ho osservato, che gli occhi dei fanciulli vergognosi, presentano un aspetto simile a quello d'una superficie di acqua agitata, e pare non sappiano dove rivolgere lo sguardo».

I fatti fin qui esposti bastano a dimostrare, che il rossore, abbia luogo o no un cambiamento di colore, è una facoltà comune alla maggior parte e forse a tutte le razze umane.

Movimenti e gesti, che accompagnano il rossore. - Un intenso sentimento di vergogna fa nascere in noi un forte desiderio di nasconderci277. Noi rivolgiamo da un lato l'intiero corpo e specialmente la faccia, cui cerchiamo in un qualche modo di nascondere. Una persona vergognosa può difficilmente sopportare l'incontro dello sguardo delle persone presenti, per cui quasi invariabilmente abbassa lo sguardo o si volge da un lato guardando in alto. Poichè comunemente esiste nello stesso tempo un forte desiderio di evitare la espressione della vergogna, così si fa un vano tentativo di guardare direttamente in faccia la persona che fa nascere questo sentimento; e il contrasto fra queste due opposte tendenze origine a vari movimenti d'inquietezza dell'occhio. Io ho osservato due signore, le quali nell'arrossire, cosa che avveniva assai sovente, si erano abituate ad un movimento che sembra oltremodo singolare, vale a dire a muovere continuamente le palpebre con grande velocità. Un rossore intenso è talvolta accompagnato da un leggero spargimento di lagrime278, ed io suppongo dipendere questo fatto ciò, che le glandule lacrimali partecipano all'aumentato afflusso del sangue, che, come sappiamo, si precipita nei capillari delle parti vicine, compresa la retina.

Molti scrittori, tanto antichi che recenti, hanno osservato i movimenti sopraccennati ed è già dimostrato che gli aborigeni di parecchie regioni della terra esprimono la loro vergogna coll'abbassare o col volger da un lato lo sguardo, oppure con movimenti agitati dei loro occhi. Esdra esclama (cap. IX, vers. 6): «Mio Dio, io mi vergogno e tremo ad innalzare lo sguardo a te, mio Dio!» In Isaia (cap. L, vers. 6) troviamo le parole: «Non nascosi il mio volto per vergogna». Seneca osserva (Epistolæ, XI, 5) «che gli attori romani volendo esprimere vergogna piegano il capo, abbassano gli occhi al suolo, ma non sono capaci di arrossire». Secondo Macrobio, che visse nel quinto secolo (Saturnalia, l. VII, c. 11), «affermano i filosofi naturali, che la natura agitata per la vergogna distende il sangue avanti di come un velo, poichè chi arrossisce lo vediamo spesso portare le mani davanti al volto». Shakespeare fa dire da Marco alla nipote (Titus Andronicus, atto II, sc. 5a): «Ah, tu rivolgi ora il capo per vergogna?» Una signora mi fa sapere che essa ha trovato nell'ospitale di Lock una fanciulla, da lei già prima conosciuta, e che era diventata una perduta. Quando essa si avvicinò a quella povera creatura, questa nascose il suo viso sotto le coltri e non si potè convincerla a lasciarsi vedere. Noi vediamo spesso dei giovanetti i quali, essendo timidi e vergognosi, si voltano in e nascondono la loro faccia fra le vesti della madre o si gettano nel di lei seno colla faccia rivolta all'ingiù.

Confusione della mente. - La maggior parte delle persone si confondono, quando arrossiscono intensamente. Ciò è riconosciuto da espressioni molto comuni del linguaggio, come: «essa cadde in grande imbarazzo». Le persone che si trovano in tale condizione d'animo perdono la loro presenza di spirito e fanno delle osservazioni a sproposito. Sovente sono assai distratte, balbettano ed eseguiscono dei movimenti stravolti o dei gesti strani. In certi casi si possono osservare contrazioni involontarie d'alcuni muscoli della faccia. Mi ha detto una giovane signora, che va soggetta ad intenso rossore, che essa in tali casi non sa neppure quello che si dica. Essendole stata espressa l'opinione, che ciò sia una conseguenza del di lei dispiacere proveniente dalla coscienza che altri osservano il di lei rossore, rispose, non poter questo essere il caso, «poichè si è sentita talvolta tanto sciocca da arrossire, mentre era sola nella sua stanza, per un suo pensiero».

Io voglio portare un esempio d'un turbamento straordinario dello spirito, a cui vanno soggetti certi uomini molto sensibili. Un signore, di cui posso fidarmi, mi assicura essere egli stato testimonio oculare della seguente scena: - Fu dato un piccolo pranzo in onore d'un uomo oltremodo timido. Quando egli si alzò per ringraziare, recitò un discorso che evidentemente aveva imparato a memoria, restando in assoluto silenzio e senza poter pronunciare una sola parola, mentre frattanto egli gesticolava, come se parlasse, con grande enfasi. Accorgendosi gli amici di lui come stesse la cosa, applaudivano alla immaginaria eloquenza dell'animo, ogniqualvolta i suoi gesti indicavano una pausa e il pover'uomo non si accorse nemmeno che aveva taciuto per tutto quel tempo. Al contrario, disse più tardi al mio amico con molta soddisfazione, che credeva d'aversela cavata con onore.

Quando uno è preso da forte vergogna od è molto timido ed arrossisce istintivamente, il cuore gli batte violentemente e la respirazione gli si turba. Questo fatto non si può altrimenti spiegare che ammettendo un'alterazione della circolazione del sangue nel cervello e fors'anco un'alterazione delle facoltà intellettuali. Ma è dubbioso, giudicando dall'influenza ancora maggiore della collera e della paura sulla circolazione, se con ciò noi possiamo spiegare la confusione che nasce nelle persone, mentre arrossiscono intensamente.

La spiegazione retta sta, a quanto sembra, nell'intima simpatia esistente fra la circolazione dei capillari della superficie del capo e della faccia con quella del cervello. Io mi rivolsi per la spiegazione al dott. Crichton Browne, ed egli mi ha comunicato vari fatti risguardanti questo punto. Se si taglia il nervo gran simpatico in un lato del capo, i capillari si rilassano da quella parte e si riempiono di sangue, d'onde ne nasce un arrossamento, un riscaldamento della pelle e un contemporaneo aumento di temperatura nell'interno di quella parte del cranio. La meningite ha per conseguenza una grande iniezione di sangue nei vasi della faccia, delle orecchie e degli occhi. Il primo stadio di un assalto epilettico sembra essere una contrazione dei vasi del cervello e la prima esterna manifestazione di esso è uno straordinario pallore della faccia. La risipola del capo cagiona ordinariamente delirio. Anche il sollievo che si ottiene nei grandi dolori di capo col mezzo d'un forte strofinamento che aumenta il calore della pelle, suppongo abbia a dipendere dallo stesso principio.

Il dottor Browne ha impiegato spesso coi suoi pazienti i vapori di nitrato d'etere amilico279, il quale ha la proprietà speciale di provocare una intensa colorazione rossa della faccia nello spazio di trenta a sessanta secondi. Questa colorazione rossa è simile in quasi tutti i dettagli col rossore prodotto dalla vergogna: essa comincia in parecchi punti diversi della faccia e si distende sopra tutta la superficie del capo, del collo e della porzione anteriore del petto. In un solo caso fu vista estendersi fino all'addome. Le arterie della retina si allargano, gli occhi splendono e in un caso avvenne un leggero spargimento di lagrime. I pazienti hanno dapprima delle sensazioni soavi, ma coll'aumentare dell'intensità della colorazione nasce in essi confusione e turbamento. Una donna, che fu sottoposta spesso al trattamento con questi vapori, afferma, che appena era riscaldata, le sembrava d'essere avvolta come in una nebbia. Nelle persone che cominciano ad arrossire, sembra, se si giudica dai loro occhi splendenti e dal loro contegno irrequieto, che le loro facoltà intellettuali siano alquanto eccitate. Solo quando il rossore è eccessivo, lo spirito si confonde. Da ciò sembrerebbe potersi conchiudere, che i capillari della faccia, tanto nella inspirazione dei vapori di etere amilico, come nel rossore, vengano impressionati prima della porzione del cervello che presiede alle facoltà intellettuali.

Se all'opposto ha luogo dapprima una impressione nel cervello, la circolazione della pelle se ne risente per azione secondaria. Il dott. Browne ha osservato, come mi disse, sovente macchie rosse ed altre segnature sparse sul petto degli ammalati d'epilessia. Se in questi casi la pelle del petto o dell'addome viene leggermente strofinata con un pennello o in casi molto evidenti anche solo toccata con un dito, i punti toccati si coprono in meno di mezzo minuto di macchie rosso-pallide, le quali si estendono per un piccolo tratto ai lati del punto toccato e persistono per parecchi minuti. Sono queste le «macchie cerebrali» di Trousseau. Esse significano, come osserva il dott. Browne, uno stato in alto grado modificato del sistema vascolare cutaneo. Se dunque, come non può essere messo in dubbio, esiste un'intima simpatia fra la circolazione capillare delle parti del cervello da cui dipendono le nostre facoltà intellettuali e quella della pelle della faccia, non dobbiamo meravigliarci, se cause morali che provocano un intenso rossore, cagionino contemporaneamente ed indipendentemente della loro propria influenza perturbatrice, una forte confusione dello spirito.

Cause del rossore. - Le cause del rossore sono timidezza, vergogna e modestia; l'elemento fondamentale ne è l'attenzione rivolta su se stessi. Molte ragioni si possono addurre in sostegno dell'idea, che originariamente questa attenzione rivolta sull'esteriore della nostra persona e relativamente al giudizio degli altri, sia stata la causa eccitante del rossore. Lo stesso effetto s'ebbe più tardi, in conseguenza della forza d'associazione, anche in causa dell'attenzione rivolta su se stessi relativamente al contegno morale. Non è il semplice atto di rivolgere l'attenzione sul nostro esteriore, che ha potere di provocare il rossore, sibbene il pensiero del giudizio che faranno gli altri di noi. La persona più sensibile, trovandosi in solitudine assoluta, è completamente indifferente riguardo al suo esterno. Noi siamo più sensibili al biasimo e alla disapprovazione che all'approvazione; in conseguenza di ciò le osservazioni sprezzanti o che ci rendono ridicoli, siano esse relative alla nostra persona o al nostro contegno, provocano molto più facilmente il rossore di quello che non faccia la lode. Una bella ragazza arrossisce, se un uomo la guarda fisso, sebbene sia perfettamente persuasa che egli non la sprezza. Molti fanciulli ed anche persone attempate arrossiscono se vengono lodate. Più tardi si tratterà la questione, qual sia la causa per cui la coscienza che altri presta attenzione alla nostra persona, determina istantaneamente un riempimento di sangue dei vasi capillari, specialmente della faccia.

Io esporrò ora le ragioni le quali mi inducono a credere, che l'attenzione rivolta al nostro esteriore e non al nostro contegno morale, sia stata l'elemento fondamentale dell'abitudine acquisita di arrossire. Sono motivi insignificanti, presi isolatamente, ma considerati nell'insieme mi sembrano d'un valore notevole. È notorio che niente fa arrossire tanto una persona timida, quanto la più insignificante osservazione risguardante il di lei esteriore. Non si può neanche osservare il vestito d'una donna molto inclinata ad arrossire, senza che perciò il suo viso si colori prontamente di porpora. Basta guardare fisso certe persone, come osserva Coleridge, per farle arrossire: «Chi può, spieghi questo fatto»280.

I due albini osservati dal dott. Burgess281 arrossivano invariabilmente in un grado assai intenso, al menomo tentativo che si faceva per esaminare le loro particolarità. «Le donne sono molto più sensibili rispetto al loro esterno di quello che lo siano gli uomini, e specialmente le donne attempate più degli uomini vecchi. Esse arrossiscono anche più facilmente. I giovani d'ambo i sessi sono sotto questo rapporto molto più sensibili degli adulti ed essi arrossiscono anche molto più facilmente dei vecchi. I ragazzi nella prima età non arrossiscono e non manifestano neppure gli altri segni di consapevolezza, che accompagnano generalmente il rossore ed è una delle loro attrattive principali quella che essi non pensano al giudizio che altri si fanno di loro. In questa prima età essi possono fissare uno sconosciuto con sguardo sicuro e con occhio tranquillo come se fosse un oggetto inanimato, in un modo che noi adulti non siamo in istato di imitare.

È chiaro ad ognuno, che i giovani dei due sessi sono in alto grado sensibili al reciproco giudizio sul loro esterno, ed essi arrossiscono senza confronto più in presenza d'individui di sesso diverso, che alla presenza di quelli dello stesso sesso282. Un giovane non facile ad arrossire, arrossirà intensamente per una qualche insignificante e ridicola osservazione d'una ragazza risguardante il suo esteriore, mentre non farebbe il menomo conto del giudizio della stessa sopra un oggetto importante. Nessuna coppia felice di giovani amanti, i quali pregiano la stima e l'amore dell'altro più di qualunque altra cosa al mondo, si è mai probabilmente dichiarato il proprio amore senza un qualche rossore. Gli stessi barbari della Terra del Fuoco, a quanto dice il signor Bridges, arrossiscono «principalmente di fronte alle donne, ma certamente ancora sopra il loro esteriore».

Fra tutte le parti del corpo la faccia è quella che più viene osservata e considerata, come è naturale, essendo essa la sede principale dell'espressione e la sorgente della voce. Essa è anche la sede principale della bellezza e della bruttezza e su tutta la terra è la parte che più s'adorna e s'abbellisce283. Per questa ragione la faccia sarà stata soggetta per una lunga serie di generazioni ad un'attenzione speciale e più profonda di quello che non lo sia stata qualunque altra parte del corpo; e concordemente alla legge sopra accennata, possiamo comprendere perchè più d'ogni altra sia soggetta ad arrossire. Quantunque la circostanza dell'esposizione alle alternative della temperatura, ecc. abbia, secondo ogni probabilità, aumentata considerevolmente le facoltà di dilatazione e di contrazione dei capillari della faccia e delle parti vicine, tuttavia ciò non basta a spiegare la tendenza maggiore ad arrossire di queste parti di fronte al resto del corpo; poichè non spiega il fatto che le mani arrossiscono solo assai di rado. Negli Europei, quando la faccia è coperta d'intenso rossore, si fa sentire un leggero prudore per tutta la superficie del corpo, e in quelle razze umane che vanno abitualmente quasi nude, il rossore si diffonde su una parte molto maggiore del corpo, che presso di noi. Questi fatti si spiegano fino ad un certo punto, poichè l'attenzione degli uomini primitivi come di quelle razze umane ora esistenti le quali vanno ancora ignude, non sarà stata tanto esclusivamente limitata alla faccia, come accade ora dei popoli che usano vestirsi.

Noi abbiano veduto, che in tutte le parti della terra le persone, che sentono vergogna per una qualche colpa morale, hanno la tendenza a volgere da una parte la loro faccia, ad abbassarla od a nasconderla, indipendentemente da qualunque pensiero relativo al loro esterno. Lo scopo di queste persone nel far ciò non può essere quello di nascondere il loro rossore, poichè esse voltano la loro faccia da una parte o la nascondono in tali circostanze, che escludono ogni desiderio di nascondere la propria vergogna, come quando confessano intieramente la loro colpa e se ne pentono. Egli è peraltro probabile, che l'uomo primitivo ancor prima di raggiungere una grande sensibilità morale, sia stato in alto grado sensibile per riguardo al suo esterno, almeno di fronte all'altro sesso, e in conseguenza di ciò avrà provato dispiacere per ogni osservazione sprezzante riguardante la sua persona. Questa è una forma della vergogna; e poichè il viso è quella parte del corpo che più è soggetta ad essere osservata, si comprende, perchè ognuno il quale provi vergogna in causa del suo esteriore, abbia ad avere il desiderio di nascondere questa parte del suo corpo. L'abitudine, una volta raggiunta, si sarà conservata anche nel caso d'una sensazione di vergogna per cause unicamente morali. Non si può facilmente comprendere in altro modo, perchè in tali circostanze debba verificarsi ancora questo desiderio di nascondere la faccia, piuttosto che qualunque altra parte del corpo.

L'abitudine così generale che ha ognuno, il quale provi vergogna, a voltarsi da una parte o ad abbassare gli occhi o a muoverli irrequieto da un punto ad un altro, è probabilmente una conseguenza di ciò, che ogni sguardo diretto alle persone presenti gli procura continuamente la convinzione che è attentamente osservato. Ed egli tenta, col non guardare le persone presenti e specialmente coll'evitare d'incontrarsi nel loro sguardo, di sfuggire momentaneamente a questa penosa convinzione.

Timidezza. - Questo meraviglioso stato dell'animo, detto anche peritanza o falsa vergogna e chiamata dai Francesi mauvaise honte, sembra essere una delle cause più attive del rossore. La timidezza si fa conoscere principalmente per il rossore della faccia, il volgere o l'abbassare degli occhi e per particolari movimenti nervosi e stravolti del corpo. Certe donne arrossiscono per questa causa forse centinaia o migliaia di volte su una sola, in cui arrossiscono in causa d'una loro azione vergognosa e di cui sentono realmente vergogna. La timidezza sembra dipendere dalla nostra sensibilità di fronte al giudizio altrui, sia esso buono o cattivo, risguardante specialmente il nostro esteriore. La consapevolezza di avere qualche cosa di particolare o solo di nuovo nel vestito, oppure qualche insignificante punto difettoso nella persona e specialmente nella faccia - punti che richiamano facilmente l'attenzione degli stranieri - rende il timido d'una peritanza insopportabile. D'altro lato, noi siamo molto più inclinati alla timidezza in presenza di persone conosciute, il di cui giudizio noi stimiamo in un certo grado, piuttostochè alla presenza di estranei, in quei casi in cui si tratti del nostro contegno e non del nostro esteriore. Un medico mi raccontò il caso d'un giovane e ricco duca, in di cui compagnia aveva viaggiato come medico, il quale arrossiva come una ragazza, ognivolta che gli pagava il suo onorario. Tuttavia, questo giovane non avrebbe probabilmente arrossito e non sarebbe divenuto vergognoso, pagando il conto ad un negoziante. Alcune persone sono tanto sensibili, che il solo atto del parlare quasi con qualunque persona è bastante, per destare la loro consapevolezza, e un leggero rossore ne è il risultato.

Il biasimo o il ridicolo desta, per la nostra sensibilità in questo punto, vergogna e rossore molto più facilmente della lode, quantunque anche quest'ultima sia molto attiva in certe persone. Il presuntuoso è di raro timido, poichè si stima troppo, per potersi aspettare disprezzo. Perchè un orgoglioso sia spesso timido, come sembra esserne il caso, non è egualmente chiaro, se non fosse perchè con tutta la sua fiducia di , ci tiene però molto in realtà all'opinione degli altri, sebbene in un senso di disprezzo. Le persone straordinariamente peritose lo sono assai di rado in presenza di coloro con cui hanno perfetta confidenza e della cui buona opinione e simpatia sono perfettamente sicure, per es. una ragazza alla presenza della di lei madre. Io ho dimenticato nei miei quesiti stampati d'indagare, se la timidezza si possa scoprire nelle diverse razze umane. Però un Indù educato assicurò il signor Erskine che essa è evidente nei suoi connazionali.

Come lo dimostra la derivazione della parola in parecchie lingue284, la timidezza è molto affine alla paura. Però essa è diversa dalla paura nel senso ordinario di questa parola. Un uomo timido teme senza dubbio l'osservazione di estranei, ma non si può dire che abbia di essi paura. Può essere coraggioso, come un eroe, nella battaglia e tuttavia nelle piccole cose non ha alcuna confidenza in alla presenza d'estranei. Quasi ognuno è straordinariamente nervoso quando parla per la prima volta in pubblico e la maggior parte degli uomini restano tali per tutta la vita. Ciò sembra però dipendere dalla consapevolezza di una grande tensione dello spirito che hanno ancora a sostenere e dagli associati influssi sul corpo, piuttostochè da timidezza285, quantunque un uomo pauroso o timido soffra senza dubbio in tali circostanze molto più d'un altro. Nei fanciulli di tenera età è molto difficile distinguere fra paura e timidezza. Quest'ultimo sentimento mi è parso però sovente assumere in essi almeno parzialmente il carattere di selvatichezza simile ad un animale non addomesticato. La timidezza si manifesta in età assai tenera. In un mio figlio dell'età di due anni e tre mesi, ebbi ad osservare una traccia di ciò che parve sicuramente timidezza, e precisamente di fronte a me stesso, che era stato assente da casa una sola settimana. Ciò si manifestò non solo pel rossore che gli salì al viso, ma anche per ciò che egli volse per alcuni minuti gli occhi da me. Io ho osservato in altre circostanze la timidezza e la vera vergogna manifestarsi negli occhi di piccoli ragazzi, che non avevano ancora conseguita la facoltà di arrossire.

Poichè la timidezza sembra dipendere dall'attenzione rivolta su se stessi, noi possiamo comprendere, quanto abbiano ragione coloro i quali asseriscono che lo sgridare i fanciulli per la loro timidezza, invece di giovare in qualche modo ad essi, apporta loro danno, poichè fa sì che essi rivolgano la propria attenzione su se stessi ancora più intensamente. Si è notato molto a proposito, che «niente più nuoce ai giovani quanto l'essere costantemente osservati nei loro sentimenti, e il sapere esaminato il loro volto e misurato il grado della loro sensibilità dal vigile ed inesorabile occhio dell'osservatore. Sotto l'incubo di tali esami essi non possono pensare ad altro se non che sono osservati, e non avere altro sentimento se non di vergogna e di inquietudine»286.

Cause morali: Colpa. - Nel rossore dipendente da cause strettamente morali riscontriamo lo stesso principio fondamentale di prima, vale a dire il riguardo al giudizio altrui. Non è la coscienza che provoca il rossore; poichè un uomo può provare vero rincrescimento d'un fallo insignificante commesso nella solitudine, oppure può sentire i più acuti rimorsi di coscienza in causa d'un delitto non scoperto, e tuttavia non arrossirà. «Io arrossisco, dice il dott. Burgess287, in presenza del mio accusatore». Non è la coscienza della colpa, ma il pensiero che altri ci tengono per colpevoli o sanno che noi lo siamo, che ci fa salire il rossore alla faccia. Una persona può provare profonda vergogna d'aver detto una piccola bugia, senza arrossire; ma se egli anche solo suppone d'essere scoperto, arrossirà all'istante, specialmente se è scoperto da persona da lui stimata.

D'altro lato, una persona può essere persuasa che Dio sia testimonio di tutte le sue azioni, e può avere la coscienza profonda del suo fallo e dimandarne perdono; ma ciò non provocherà mai rossore, come pensa una signora, che arrossisce spesso ed intensamente. La differenza fra l'effetto della coscienza che Dio conosce le nostre azioni e quella che le conoscono gli uomini sta, come io credo, in ciò, che la disapprovazione degli uomini per un'azione immorale è per sua natura alquanto affine al disprezzo del nostro esteriore, così che ambedue per associazione conducono agli stessi risultati, mentre la disapprovazione di Dio non richiama una simile associazione.

Più d'una persona arrossì intensamente essendo stata accusata d'un delitto, di cui era perfettamente innocente. Fino il pensiero (come ha osservato contro di me la su nominata signora), che altri possano ritenere, che noi abbiamo fatto una osservazione poco cortese o sciocca, è sufficiente per produrre il rossore, quantunque noi siamo persuasi d'essere stati assolutamente fraintesi. Un'azione, sia essa meritevole o di natura indifferente, può essere causa di rossore in una persona sensibile, se essa suppone soltanto che altri la pensino diversamente. Per esempio, una signora quando è sola può donare del danaro ad un mendico, senza traccia di rossore; ma se altri sono presenti ed essa dubita della loro approvazione, ovvero s'immagina che essi possano credere ch'ella sia determinata a ciò fare dal desiderio di farsi vedere, essa arrossirà. Sarebbe lo stesso caso, quando essa si offrisse di alleviare la miseria d'una donna decaduta di buona famiglia, specialmente d'una conosciuta in migliori circostanze, poichè non è sicura del come verrebbe interpretata la sua azione. Ma tali casi s'avvicinano alla timidezza.

Violazione delle leggi di convenzione. - Le leggi di convenzione sono sempre relative al nostro contegno nei rapporti con altre persone. Esse non hanno alcun nesso col senso morale e sono spesso insignificanti. Ma poichè esse dipendono dall'uso stabilito dai nostri eguali e superiori, la di cui stima noi teniamo in alto pregio, così si considerano quasi altrettanto obbligatorie, quanto lo sono le leggi dell'onore per un uomo civile. In conseguenza di ciò una lesione delle leggi di convenzione, vale a dire un atto scortese, un'azione impropria o un'osservazione sconveniente, anche se accidentale, provoca il rossore più intenso, di cui un uomo sia capace. Perfino la ricordanza d'un tale atto dopo molti anni determina un calore e un prudore su tutto il corpo. E la forza della simpatia è così forte, che una persona sensibile, come mi assicura una signora, talvolta arrossisce per una evidente lesione delle leggi di convenienza commessa da una persona perfettamente estranea, sebbene l'azione non la riguardi in alcun modo.

Modestia. - La modestia è un'altra causa potente del rossore. Però la parola modestia racchiude in condizioni dell'animo assai diverse. Essa comprende l'umiltà, che noi deduciamo spesso da ciò, che una persona prova grande piacere ed arrossisce per una lode insignificante, oppure da ciò che una lode esercita su di essa una impressione penosa, poichè le sembra troppo superiore al merito dietro l'umile stregua del proprio giudizio. Il rossore ha in questo caso il significato solito della stima dell'opinione altrui. La modestia è pure spesso relativa ad atti d'indelicatezza, e la delicatezza è una legge di convenzione, come lo vediamo evidentemente nei popoli che vanno completamente o quasi nudi. Chi è costumato ed arrossisce facilmente per azioni di tal natura, lo fa, perchè esse sono lesioni d'una stabile e savia legge di convenienza. Ciò è provato in fatto dalla derivazione della parola modestus da modus, regola del nostro contegno. Un rossore in conseguenza di questa forma di modestia diventa spesso assai intenso, poichè si riferisce ordinariamente all'altro sesso, e abbiamo visto, come in tutti i casi questa circostanza aumenti la nostra inclinazione al rossore. Noi chiamiamo modeste quelle persone che hanno una bassa opinione di , oppure sono estremamente impressionabili per una parola o un atto indelicato o scostumato, e ciò, a quanto sembra, per la semplice ragione che in ambo i casi esse si coprono facilmente di rossore; poichè del resto questi due stati dell'animo non hanno nulla di comune fra loro. Per la stessa ragione si scambia spesso erroneamente la timidezza colla modestia nel senso di umiltà.

Alcune persone arrossiscono spesso subitaneamente, per un'ingrata ricordanza che si desta all'improvviso nella loro mente, come ho osservato io stesso e come mi fu assicurato anche da altri. La causa più frequente sembra essere il ricordarsi all'improvviso di non aver fatta una cosa che si aveva promesso di fare per un'altra persona. In questo caso sarebbe forse il pensiero «che cosa penserà essa di me», che passa quasi inconsciamente per la mente? Se così fosse, il rossore che ne nasce sarebbe della stessa natura di quello cagionato dalla vergogna. È però molto dubbio, se simili fenomeni di rossore siano nella maggior parte dei casi effetto d'una modificazione della circolazione capillare; poichè dobbiamo ricordare, che quasi ogni forte sentimento, per es. collera o gioia intensa, esercita un'influenza sul cuore e produce rossore della faccia.

Il fatto, che si può arrossire in solitudine assoluta, sembra essere contrario all'opinione da noi espressa che l'abitudine dell'arrossire ripeta la sua primitiva origine dal pensiero del giudizio che gli altri si fanno di noi. Parecchie signore, che vanno soggette ad arrossire di frequente ed intensamente, sono d'opinione unanime rispetto alla solitudine, ed alcune di esse credono di aver arrossito all'oscuro. In seguito a quello che ha narrato il sig. Forbes riguardo agli Aymara, e per le mie stesse sensazioni, non ho alcun dubbio che quest'ultima affermazione non sia giusta. Shakespeare s'inganna adunque, quando fa dire da Giulia, che non è neanche sola, a Romeo (atto II, sc. 2a): «Tu lo sai, la notte vela il mio volto, se ciò non fosse il rossore di vergine colorirebbe le mie guancie per ciò che ti dissi or ora». Ma il rossore prodotto nella solitudine ripete la sua causa quasi sempre dal pensiero d'altri a nostro riguardo per atti che abbiamo eseguiti alla loro presenza o da loro immaginati; oppure arrossiamo, quando riflettiamo a ciò che altri avrebbe pensato di noi, se avesse avuto notizia d'una qualche nostra azione. Ciò nullameno uno o due de' miei corrispondenti credono d'avere arrossito per azioni che in nessun modo possono riguardare gli altri. Se così è, noi dobbiamo attribuire un tale risultato alla potenza di un'abitudine radicata e all'associazione di uno stato d'animo analogo a quello che comunemente provoca rossore. per questo dobbiamo meravigliarci, se pensiamo che la sola simpatia per un'altra persona che ha commesso un'evidente lesione delle leggi di convenienza è sufficiente, come abbiamo veduto poco fa, a provocare talvolta, come molti ritengono, il rossore.

lo vengo finalmente alla conclusione che il rossore, dipenda esso da timidezza o da vergogna per una vera colpa, oppure da vergogna per una mancanza alle leggi della convenienza, ovvero da modestia dipendente da umiltà o da morigeratezza offesa per un atto indelicato o scostumato, è in tutti i casi determinato dallo stesso principio, e questo principio è una viva suscettibilità per l'opinione e specialmente per la disapprovazione o disprezzo d'altri, risguardante, almeno in origine, il nostro esteriore, ed in ispecie la nostra faccia, e in seconda linea per forza dell'associazione e dell'abitudine per riguardo all'opinione altrui sul nostro contegno.

Teoria del rossore. - Noi passiamo ora ad esaminare, perchè l'idea che gli altri pensano qualche cosa di noi, debba modificare la circolazione dei nostri capillari. Il sig. C. Bell osserva288 che il rossore «è un mezzo particolare per l'espressione dei nostri interni sentimenti, come si può dedurre dal fatto che la colorazione si estende solo alla superficie della faccia, del collo e del petto, in una parola, alle parti più esposte. Non è una facoltà acquisita ma originaria». Il dottor Burgess crede che il rossore sia stato dato dal Creatore «perchè l'anima possa avere la sovrana potenza di rappresentare sulle guancie le varie interne emozioni di senso morale», e affinchè ciò serva a noi d'ostacolo e agli altri d'avviso, se noi portiamo lesione a quelle leggi, che dovrebbero essere scrupolosamente osservate. Gratiolet osserva: «Or, comme il est dans l'ordre de la nature que l'être social le plus intelligent soit aussi le plus intelligible, cette faculté de rougeur et de pâleur qui distingue l'homme, est un signe naturel de sa haute perfection».

All'opinione, che il rossore sia stato dato dal Creatore ad uno scopo speciale, si oppone la teoria generale dell'evoluzione, al presente tanto generalmente accettata. Ma non sta qui nel mio intendimento di trattenermi in argomentazioni sulla questione generale. Coloro che credono ad uno scopo, potranno assai difficilmente spiegarsi perchè la timidezza sia la causa più frequente e più attiva del rossore, poichè fa soffrire la persona che arrossisce, come mette in imbarazzo lo spettatore, senza che ciò apporti la menoma utilità ad alcuno dei due. Essi troveranno ancora assai difficile la spiegazione del fatto che i Negri e le altre razze umane di colore oscuro arrossiscono, quantunque sia poco o nulla evidente il cambiamento di colore della loro pelle.

Senza dubbio il viso d'una fanciulla suffuso d'un leggero rossore appare più bello, e le donne circasse che hanno la facoltà di arrossire sono senza eccezione più pregiate nel serraglio del sultano, di quelle meno sensibili289. Tuttavia anche colui che crede fermamente all'azione dell'elezione sessuale, difficilmente ammetterà che il rossore sia stato acquisito come un ornamento sessuale. Questa opinione sarebbe in opposizione a quanto fu detto poco fa del rossore delle razze umane colla pelle di colore oscuro, in cui un cambiamento di colore non è manifesto.

L'ipotesi che a me sembra più probabile, sebbene possa parere precipitata, si è che l'attenzione diretta fissamente su una parte qualunque del corpo tenda a turbare l'ordinaria e tonica contrazione delle piccole arterie di quella parte. In conseguenza di ciò, in tali circostanze quei vasi si rilassano più o meno e si riempiono istantaneamente di sangue arterioso. Questa tendenza sarà stata rafforzata in alto grado, se l'attenzione sia stata diretta spesso e per molte generazioni sulla stessa parte del corpo, e precisamente perchè la forza nervosa scorre più facilmente per canali spesso usati e per il principio d'eredità. Ogniqualvolta noi crediamo che altri sprezzi il nostro esteriore o anche soltanto lo osservi, la nostra attenzione si dirigerà vivamente sulle parti esterne e visibili del nostro corpo, e di tutte queste parti la più sensibile è senza dubbio la faccia, come lo deve essere stata per molte delle trascorse generazioni. Se noi dunque ammettiamo pel momento che i capillari possano sentire l'influenza d'una viva attenzione, quelli della faccia sarebbero diventati nel più alto grado sensibili. Per la forza d'associazione tenderanno a prodursi gli stessi effetti tutte le volte che noi pensiamo essere le nostre azioni o il nostro carattere dagli altri osservato e giudicato.

Poichè il fondamento della nostra teoria sta in ciò che l'attenzione del nostro spirito possa avere una certa influenza sulla circolazione dei capillari, sarà necessario che noi esponiamo una gran copia di dettagli, che più o meno direttamente si riferiscono a questo punto. Parecchi osservatori290, i quali per la loro lunga esperienza e per le varie cognizioni sono in grado eminente capaci di formarsi un giudizio giusto, sono persuasi che l'attenzione o la consapevolezza (come si esprime il sig. Henry Holland, che crede quest'ultima espressione più propria), quando venga concentrata l'attenzione su quasi ogni parte del corpo, eserciti una certa diretta influenza tanto sui muscoli involontari come sui volontari, se questi involontariamente entrano in azione; lo stesso vale per la secrezione delle glandule, per l'attività dei sensi e delle sensazioni, e perfino per la nutrizione delle parti.

È noto che i movimenti involontari del cuore sono modificati, se ad essi si rivolge attivamente l'attenzione. Gratiolet291 racconta il caso d'un uomo, il quale, coll'osservare costantemente e col numerare i battiti del suo polso, fece sì che alla fine un battito su sei era sempre eliminato. D'altro canto, mi raccontò mio padre il caso d'un accurato osservatore affetto senza dubbio da una malattia di cuore, per cui anche morì, il quale affermava in modo positivo che il suo polso era di solito straordinariamente irregolare, e tuttavia con suo grande dispiacere diventava sempre e senza eccezione regolare, ogni volta che mio padre entrava nella sua stanza. Sir Henry Holland osserva292 che «l'influenza subita dalla circolazione d'una determinata parte del corpo, in conseguenza dell'attenzione rivolta istantaneamente e concentrata su di essa, si manifesta spesso ed immediatamente». Il prof. Laycock, che ha rivolto in modo speciale la sua attenzione a fenomeni di questo genere293, fa notare che, «se l'attenzione viene rivolta ad una determinata parte del corpo, la innervazione e la circolazione vengono localmente eccitate e sviluppata la funzionale attività di quella parte».

È universalmente ammesso che i movimenti peristaltici degli intestini possono essere influenzati dall'attenzione rivolta periodicamente su di essi, e questi movimenti sono determinati dalla contrazione dei muscoli lisci ed involontari. L'azione anormale dei muscoli volontari nell'epilessia, nel ballo di san Vito e nell'isterismo è, come si sa, influenzata dalla aspettazione di un accesso, come pure dalla vista d'altri pazienti analoghi294. Lo stesso vale anche per gli atti involontari dello sbadiglio e del riso.

Certe glandule vengono intensamente influenzate dal pensiero che si rivolge ad esse, oppure dalle condizioni sotto le quali esse vengono abitualmente eccitate. Questo fenomeno è notissimo riguardo alla saliva, di cui s'aumenta la secrezione, quando per es. si presenta in modo vivace alla mente l'idea d'un frutto intensamente acido295. Nel sesto capitolo di quest'Opera fu dimostrato che un desiderio serio e continuo di diminuire l'attività delle glandule lagrimali, oppure di aumentarla, non è senza effetto. Furono comunicati alcuni casi meravigliosi risguardanti donne, della influenza dello spirito sopra le glandule mammarie e, ciò che è ancor più meraviglioso, sulle funzioni uterine296.

Se noi rivolgiamo tutta la nostra attenzione sopra un senso determinato, si aumenta l'acutezza di esso297, e l'abitudine continua dei ciechi di concentrare la loro attenzione sull'udito, o dei ciechi e sordi di concentrarla sul tatto, sembra sviluppare la finezza del senso in questione in modo permanente. Giudicando dalle facoltà delle diverse razze umane; sembra essere fondata l'opinione che queste influenze siano ereditarie. Se ci rivolgiamo alle sensazioni comuni, è un fatto noto che il dolore diventa più acuto, quando si rivolge ad esso l'attenzione; e il signor Benj. Brodie va ancora più oltre, ammettendo che si possa sentire dolore in ogni parte del corpo, purchè si concentri su esso tutta l'attenzione298. Sir Henry Holland osserva pure che noi non solo acquistiamo la coscienza dell'esistenza d'una data parte del corpo, sottoposta ad una concentrata attenzione, ma che percepiamo nella stessa anche diverse e meravigliose sensazioni; come di peso, di caldo, di freddo, di punture e di prudore299.

Infine alcuni fisiologi affermano che lo spirito possa influenzare la nutrizione delle parti. Sir J. Paget ha comunicato un caso meraviglioso della potenza non dello spirito, ma del sistema nervoso, sui capelli. Una signora che soffre di mali di capo, del così detto nervoso, trova sempre nella mattina susseguente ad uno di tali accessi, che alcuni punti della sua capigliatura sono diventati bianchi, quasi fossero cospersi di polvere d'amido. Il cambiamento nasce in una notte, e pochi giorni dopo i capelli riprendono gradatamente il loro colore bruno-scuro300.

Da quanto abbiamo esposto apparisce chiaramente che un'attenzione intensa modifica certe parti ed organi del corpo, che non sono propriamente soggetti al controllo della volontà. Con quai mezzi si produca l'attenzione - forse la più meravigliosa delle facoltà dello spirito - è un punto assai oscuro. A credere a Giovanni Müller301, il processo per cui le cellule sensitive del cervello sono rese suscettibili per forza della volontà a ricevere e conservare le impressioni intensamente e distintamente, è molto analogo a quello per cui le cellule motrici sono eccitate ad inviare la corrente nervosa ai muscoli volontari. Si hanno molti punti analoghi nell'attività delle cellule sensitive e motrici del sistema nervoso, per es. il fatto, universalmente conosciuto, che la continuata attenzione concentrata in un dato senso produce stanchezza, come la tensione lungamente protratta di un qualche muscolo302. Se quindi noi concentriamo volontariamente la nostra attenzione su una parte qualunque del nostro corpo, le cellule del cervello, che ricevono impressioni e sensazioni da questa parte, verranno probabilmente eccitate ad agire in modo non peranco conosciuto. Ciò potrebbe spiegare come senza una manifesta alterazione nella parte su cui è rivolta intensamente la nostra attenzione, possano manifestarsi o rafforzarsi un dolore od altre particolari sensazioni.

Se poi questa parte del corpo è provveduta di muscoli, non possiamo essere sicuri, come me l'ha fatto osservare il signor Michael Foster, che non venga trasmesso inconsciamente un qualche piccolo impulso a quei muscoli, ciò che cagionerebbe probabilmente un'oscura sensazione nella parte.

In un grande numero di casi, come nelle glandule salivali e lagrimali, nell'intestino, ecc., la influenza dell'attenzione sembra consistere principalmente, oppure, come alcuni fisiologi credono, esclusivamente in ciò, che il sistema vaso-motore è in tal modo modificato da permettere l'afflusso d'una più grande quantità di sangue nei capillari della parte in questione. Questa aumentata attività dei capillari può essere combinata in certi casi coll'aumentata attività, che contemporaneamente si verifica, del sensorio.

Il modo con cui lo spirito influisce sul sistema vaso-motore può concepirsi nella maniera seguente. Se noi gustiamo un frutto acido, un'impressione sarà trasmessa dai nervi del gusto ad una parte determinata del sensorio. Questo trasmette forza nervosa al centro vaso-motore, il quale in conseguenza di ciò permetterà alle parti muscolose delle piccole arterie che si ramificano nelle glandule salivali, di rilassarsi. In causa di questo rilassamento, maggior copia di sangue affluirà in queste glandule, ed esse secerneranno una maggior quantità di saliva. Ora sembra non essere improbabile, che quando noi riflettiamo intensamente sopra una sensazione, quella stessa parte del sensorio o una parte con essa intimamente legata venga posta in uno stato di attività, nello stesso modo come se noi provassimo di fatto la sensazione. Se è così, le stesse cellule del cervello verranno eccitate, forse in un grado minore, quando noi pensiamo intensamente ad un sapore acido come se in realtà ne avessimo la sensazione, ed esse in un caso come nell'altro trasmetteranno forza nervosa alle parti centrali del sistema vaso-motore e cogli identici risultati.

Darò un altro esempio sotto un certo riguardo ancora più evidente: se un uomo sta presso un ardente fuoco, il suo viso si arrossa. Ciò sembra essere, come mi fa sapere il signor Michael Foster, in parte una conseguenza dell'azione locale del calore, e in parte di un fenomeno riflesso dipendente dai centri vaso-motori303. In questo ultimo caso il calore agisce sui nervi della faccia; questi trasmettono un'impressione alle cellule sensitive del cervello, le quali agiscono sulla parte centrale del sistema vaso-motore, e questo reagisce sulle piccole arterie della faccia, ne produce il rilassamento, in causa del quale esse si riempiono di sangue. Anche qui sembra non improbabile che, se noi concentriamo vivamente e ripetutamente la nostra attenzione sulla ricordanza del calore della nostra faccia, la stessa parte del sensorio che ci procura la coscienza del vero calore, venga eccitata in un certo grado, e in conseguenza di ciò possa essere trasmessa una certa quantità di forza nervosa alle parti centrali del sistema vaso-motore, per cui i capillari della faccia si dilatano. Avendo gli uomini concentrata per una lunghissima serie di generazioni, spesso ed intensamente la loro attenzione sul loro esteriore e specialmente sulla faccia, la incipiente tendenza dei vasi capillari della faccia ad essere in tal modo modificati sarà stata col tempo rafforzata in un modo significante, in forza dei principii poco prima accennati: vale a dire la facilità con cui la forza nervosa percorre i canali messi spesso in azione, e l'abitudine ereditaria. Mi sembra essere questa una spiegazione plausibile dei fatti caratteristici concomitanti l'atto del rossore.

Ricapitolazione. - Uomini e donne, e specialmente i giovani, hanno sempre tenuto in alto pregio l'esteriore della propria persona ed hanno nello stesso modo osservato l'esteriore degli altri. La faccia è stata soggetta ad essere osservata. La nostra attenzione su noi stessi è determinata quasi esclusivamente dall'opinione degli altri; poichè nessun uomo vivente in solitudine assoluta vorrebbe prendersi cura del suo esterno. Ogni persona è molto più sensibile al biasimo che alla lode. Tostochè noi sappiamo o immaginiamo che altri abbia in isprezzo il nostro esteriore, la nostra attenzione si dirige assai intensamente su noi stessi e più specialmente sulla nostra faccia. Il probabile effetto di ciò sarà, come pocanzi fu spiegato, che la parte del sensorio a cui mettono capo i nervi sensitivi della faccia, sia posta in azione; e quella parte reagirà col mezzo del sistema vaso-motore sui capillari della faccia. Per effetto della ripetizione durante innumerevoli generazioni, questo processo sarà entrato in associazione colla credenza, che altri si occupino di noi, in un modo tanto abituale, che basterà la semplice supposizione del loro disprezzo, perchè i capillari si rilassino, senza che siamo consapevoli di alcun pensiero relativo alla nostra faccia. Per alcune persone assai suscettibili basta che altri diriga la propria attenzione sul loro vestito, perchè si ottenga lo stesso effetto. Per la forza d'associazione e dell'eredità, i nostri capillari si dilatano ancora, quando veniamo a conoscenza o c'immaginiamo che qualcheduno anche in silenzio biasimi le nostre azioni, i nostri pensieri o il nostro carattere, oppure quando veniamo altamente lodati.

Col mezzo di questa ipotesi noi veniamo a comprendere perchè la faccia si copra di rossore molto più che qualunque altra parte del corpo, sebbene l'intiera superficie di esso venga in un certo grado modificata, in ispecial modo in quelle razze che vanno ancora quasi nude. Non è niente affatto strano ed incomprensibile che le razze colla pelle di colore oscuro arrossiscano, quantunque sulla pelle di esse non si renda evidente alcun cambiamento di colore. Per la forza del principio d'eredità si comprende ancora perchè le persone nate cieche arrossiscano. Noi possiamo spiegarci perchè i giovani siano molto più soggetti al rossore che i vecchi, e le donne più degli uomini, e perchè la presenza d'individui di sesso opposto provochi in modo speciale un rossore reciproco. Diventa chiaro perchè gli appunti personali determinino con speciale facilità il rossore, e perchè la più prepotente causa di esso sia la timidezza. Imperocchè la timidezza ha riguardo alla presenza o all'opinione di altri, e i timidi sono sempre più o meno consapevoli di . Riguardo alla vera vergogna quale conseguenza di colpe morali, possiamo comprendere perchè non sia la colpa, ma il pensiero che altri ci tengono per colpevoli, quello che ci fa arrossire. Un uomo che mediti sopra un fallo commesso nella solitudine, anche se molestato dai rimorsi della propria coscienza, non arrossisce. Tuttavia egli arrossirà per la viva ricordanza d'un fallo scoperto oppure commesso in presenza d'altri, e il grado di rossore sta in istretto rapporto col grado di stima ch'egli nutre per coloro che hanno scoperto il suo fallo o l'hanno supposto, o alla presenza dei quali fu commesso. Lesioni delle regole di convenienza nel contegno determinano spesso rossore più intenso che un delitto scoperto, se esse sono rigorosamente osservate da persone a noi eguali o superiori, e un atto veramente delittuoso determina appena un aumento del colore della faccia, se non vien biasimato da persone a noi eguali. La modestia dipendente da umiltà oppure l'eccitamento del senso morale in causa d'un atto indelicato o scostumato provoca un vivo rossore, poichè ambedue si riferiscono al giudizio o agli usi stabiliti da altri.

In conseguenza dell'intima simpatia esistente fra la circolazione capillare della superficie del capo e quella del cervello, un rossore assai intenso sarà anche accompagnato da una certa, spesso grave confusione dello spirito, la quale alla sua volta sarà accompagnata sovente da movimenti stravolti e talora da involontarie contrazioni di certi muscoli.

Essendo il rossore, secondo questa ipotesi, un risultato indiretto dell'attenzione rivolta originariamente al nostro esteriore, vale a dire alla superficie del nostro corpo e in modo speciale alla faccia, possiamo comprendere il significato dei gesti che accompagnano in ogni parte della terra il rossore. Questi consistono nel nascondere, nell'abbassare il capo verso il suolo, o nel volgerlo da una parte. Gli occhi vengono ordinariamente volti da un lato, oppure sono irrequieti; poichè la vista dell'uomo che fu cagione del nostro rossore o della nostra vergogna risveglia in un modo insopportabile nel nostro spirito la consapevolezza che il di lui sguardo è fissato su di noi. In forza del principio dell'associazione delle abitudini, si eseguiscono gli stessi movimenti del capo e degli occhi, e possono di fatto difficilmente evitarsi, ogniqualvolta noi sappiamo o crediamo che altri biasimi il nostro contegno morale o lo lodi troppo.

 

 






258 The Physiology or Mechanism of Blushing, 1839, p. 156. Io avrò occasione più volte di citare questo libro nel presente capitolo.



259 Dott. BURGESS, op. cit, pag. 56. A pag. 33 osserva pure che le donne arrossiscono più degli uomini, come si dirà più sotto.



260 Citato da C. VOGT, Mémoire sur les Microcéphales, 1864, p. 20. - Il dott. BURGESS dubita (op. cit., pag. 56) che gli idioti possano arrossire.



261 LIEBER, Ond the Vocal Sounds, ecc., in Smithsonian Contributions, vol. II, 1851, p. 6.



262 Op. cit., p. 182.



263 MOREAU, ediz. del LAVATER del 1820, vol. IV, p. 303.



264 BURGESS, op. cit., p. 38; sul pallore che segue il rossore, p. 177.



265 V. LAVATER, ediz. del 1820, vol. IV, p. 303.



266 BURGESS, op. cit., p. 114, 122; MOREAU in LAVATER, op. cit., vol. IV, p. 293.



267 Letters from Egypt, 1865, p. 66. Lady GORDON erra quando dice che i Malesi e i Mulatti non arrossiscono mai.



268 Il cap. OSBORN (Quedah, p. 199), parlando di un Malese che accusa di crudeltà, dice di aver sentito piacere quando lo vide arrossire.



269 J. R. FORSTER, Observations during a Voyage round the World, , 1778, p. 229. - WAITZ, Introd. To Anthropology, trad. ingl. 1863, vol. I, pag. 135, nuove prove relative ad altre isole dell'Oceano Pacifico. - Vedi anche DAMPIER, sul rossore dei Toncinesi (vol. II, p. 40); io non ho però veduta quest'opera. Waitz cita la testimonianza di Bergmann per dimostrare che i Calmucchi non arrossiscono; di ciò si può dubitare, dopo quello che abbiamo detto rispetto ai Cinesi. Egli cita anche Roth, il quale nega che gli Abissini arrossiscano. Disgraziatamente il capitano Speedy, il quale visse a lungo fra gli Abissini, non ha risposto alla mia domanda su questo punto. Infine devo pure aggiungere che il rajah Brooke non ha mai visto il menomo indizio di rossore nei Dyak di Borneo; e all'apposto essi stessi affermano, che nelle condizioni le quali in noi ecciterebbero rossore «si sentono, come se il sangue si ritirasse dalla faccia».



270 Transact. of the Ethnolog. Society, vol. II, 1870, p. 16.



271 HUMBOLDT, Personal Narrative. Engl. Transl., vol. III, p. 229.



272 Citato da PRICHARD, Phys. History of Mankind, quarta ediz., vol. I, 1851, p. 271.



273 Vedi su questo punto BURGESS, op. cit., p. 32 e WAITZ, Introd. to Anthrop., trad. inglese I, 135. - MOREAU una notizia dettagliata (LAVATER, 1820, tom. IV, p. 302) del rossore di una schiava negra del Madagascar, costretta dal suo padrone a mostrare il petto nudo.



274 Citato da PRICHARD, Phys. History of Mankind, quarta ediz., vol. I, 1854, p. 225.



275 BURGESS, op. cit., p. 31. Sul rossore dei mulatti, ivi, p. 33. Io ebbi, rispetto ai mulatti, descrizioni simili.



276 Anche BARRINGTON dice, che gli Australesi del Nuovo Wales meridionale arrossiscono, v. cit. di Waitz, op. cit., p. 135.



277 Il Sig. WEDGWOOD dice, Diction, of English Etymology, vol. III, 1865, p. 155) che la parola vergogna (shame) «ha origine nell'idea di ombra e di nascondiglio e può essere illustrata dal tedesco Schemen, Schatten». - GRATIOLET (De la Physionomie, p. 357-362) ha dato una bella descrizione dei gesti che accompagnano la vergogna; ma alcune sue osservazioni mi sembrano fantastiche. Vedi anche BURGESS (op. cit., p. 69) sullo stesso soggetto.



278 BURGESS, op. cit., p. 181, 182. - BOERHAAVE (citato da GRATIOLET, op. cit., p. 361) fa cenno della tendenza a sparger lagrime nel rossore. Come notammo, il signor Bulmer parla degli occhi umidi dei fanciulli indigeni dell'Australia quando hanno vergogna.



279 Vedi anche gli scritti del dott. J. CRICHTON BROWNE su questo soggetto in The West Riding Lunatic Asylum Medical Report, 1871, p. 95-98.



280 Nel corso d'una dissertazione sul così detto magnetismo animale, in Table Talk, vol. I.



281 Op. cit., pag. 40.



282 Il sig. BAIN osserva (The Emotions and the Will, 1865, p. 65) riguardo alla timidezza delle maniere, che essa «deve la sua origine al contatto dei due sessi o all'influenza dell'attenzione reciproca, e precisamente in conseguenza del timore di ambe le parti, di non convenirsi a vicenda».



283 Vedi le prove su questo soggetto: Origine dell'Uomo, 535.



284 H. WEDGWOOD, Diction. English Etymology, vol. III, 1865, p. 184; lo stesso vale per il latino verecundus.



285 Il signor BAIN (The Emotions and the Will, p. 64) ha parlato della timidezza prodottasi in tali circostanze, e del panico degli attori non abituati alla scena. Sembra che il signor Bain attribuisca questi sentimenti a semplice inquietudine o timore.



286 Essays on Pratical Education, per MARIA e R. L. EDGEWORTH, nuova ediz., vol. II, 1822, p. 38. - Il dott. BURGESS (op. cit., p. 187) fa risaltare molto bene questo punto.



287 Op. cit., p. 50.



288 BELL, Anatomy of Expression, p. 95. - BURGESS, riguardo al citato che segue, op. cit., p. 49. - GRATIOLET, De la Physionomie, p. 94.



289 Sull'autorità di Lady Mary Wortley Montague; vedi BURGESS, op. cit., p. 43.



290 In Inghilterra fu, come io credo, sir H. HOLLAND il primo a scrivere dell'influenza dell'attenzione del nostro spirito sulle varie parti del corpo, nelle sue Medical Notes and Reflections, 1839, p. 64. Questo scritto fu ristampato assai più esteso dallo stesso sir H. HOLLAND nei suoi «Chapters on Mental Physiology,» 1858, p. 79, dalla quale opera io tolgo le mie citazioni. Press'a poco nello stesso tempo e poi anche più tardi trattò dello stesso soggetto il prof. LAYCOCK; vedi Edinburgh Medical and Surgical Journal, 1839, luglio, p. 17-22; vedi anche il di lui Treatise on the Nervous Diseases of Women, 1840, p. 110, e Mind and Brain, vol. II, 1860, p. 327. Le idee del dottor Carpenter sul mesmerismo tendono allo stesso punto. L'illustre fisiologo Johannes MÜLLER scrisse dell'influenza dell'attenzione sui sensi: Handbuch der Physiologie des Menschen, trad. ingl., volume II, 1840, pp. 937, 1085. - Sir James PAGET trattò dell'influenza dello spirito sulla nutrizione degli organi nelle sue Lectures on Surgical Pathology, 1853, vol. I, p. 39. Le mie citazioni sono tolte dalla terza edizione riveduta dal prof. Turner, 1870, p. 28; vedi pure GRATIOLET, De la Physionomie, p. 283-287.



291 De la Physionomie, p. 283.



292 Chapters on Mental Physiology, 1858, p. 111.



293 Mind and Brain, vol. II, 1860, p. 327.



294 Chapters on Mental Physiology, p. 104-106.



295 Vedi sopra questo punto GRATIOLET, De la Physionomie, p. 287.



296 Il dott. CRICHTON BROWNE è persuaso, dietro sue proprie osservazioni fatte sui dementi, che l'attenzione concentrata per lungo tempo in una parte del corpo o sopra un organo finisce per modificare la circolazione capillare e la nutrizione di quella parte o di quell'organo. Egli mi ha comunicato alcuni casi singolari; uno di essi, che qui non può essere raccontato nei suoi particolari, riguarda una sposa di cinquant'anni, la quale ebbe per lungo tempo erroneamente la più ferma persuasione d'essere incinta. Quando s'avvicinò il tempo prefisso, essa si contenne esattamente come se si fosse sgravata d'un figlio, e parve ch'essa provasse dolori straordinari, cosicchè il sudore le stava sulla fronte. Il risultato fu uno stato di cose, il quale era stato sospeso durante i sei anni precedenti, e che durò tre giorni. Il sig. BRAID racconta nel suo libro Magic, Hypnotism, ecc., 1852, p. 95, e in altre opere, casi analoghi ed altri fatti, i quali dimostrano l'influenza grande della volontà sulle glandule mammarie, perfino su quella d'un solo lato.



297 Il dott. MAUDSLEY ha (The Physiology and Pathology of Mind, seconda ediz., 1868, p. 105) in seguito a buone osservazioni, pubblicato dei dati meravigliosi relativi al miglioramento del senso del tatto mediante l'uso e l'attenzione. È degno di nota, che se questo senso ha con questo mezzo guadagnato in perfezione in una data parte del corpo, per es. in un dito, esso si è perfezionato nello stesso modo anche nell'altro lato del corpo.



298 The Lancet, 1838, p. 39-40, citato dal prof. LAYCOCK, Nervous Diseases of Women,1840, p. 110.



299 Chapters on Mental Physiology, 1858, p. 91-93.



300 Lectures on Surgical Pathology, terza ed., riveduta dal prof. TURNER, 1870, p. 28, 31.



301 Handbuch der Physiologie des Menschen, Bd. 2, 1840, S. 97.



302 Il prof. LAYCOCK ha discusso questo punto in un modo assai interessante. Vedi le sue Nervous Diseases of Women, 1840, p. 110.



303 Sull'azione del sistema vaso-motore, si consulti eziandio una interessante lettura del signor Michael FOSTER, fatta dinanzi alla Royal Institution, tradotta nella Revue des Cours Scientifiques, 25 set. 1869, p. 683.



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