Enotrio Ladenarda (alias Andrea Lo Forte Randi)
La Superfemina abruzzese

Non è il Dio in me?

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Non è il Dio in me?

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Mi grida entro una voce: Non son io dunque un nume?

GABRIELECanto novo.

Uscito è dalle mie fornaci il solo Poema di vita totale, vera e propria rappresentazione d'Anima e di Corpo, che sia apparso dopo la Commedia di Dante. Questo Poema si chiama Laus Vitæ.

GABRIELEPrefazione a Più che l'amore.


 

 Tu sei inutile, sei malvagio, tu non vivi la vita collettiva e non intendi la voce del tuo tempo. Nelle tue idee tu non sei nemmeno originale, poichè la tua arte è la filosofia di un altro la quale ti sei appropriata. Tu bestemmî allorchè parli di razze e del cómpito che spetta agli Italiani e dei destini cui l'Italia è chiamata. Tu credi che il piacere e la lascivia siano fattori di grandezza individuale, ma, così pensando, tu sei un forsennato.

E. Panzacchi a Gabrielein Nuova Antologia, 1900


Ancora una volta la gente a modo mi dirà: «Tu hai mille volte ragione nella sostanza, ma nella forma tu sei eccessivo; tu riusciresti più efficace se tu fossi meno violento».

Ohimè! Dunque potrebbe un tartarino camuffarsi da eroe-ammazza-re e ammazza-papi; potrebbe un tirchio darsi l'aria del serafico fraticello; un cantorino potrebbe proclamarsi uguale al divino cantore della Commedia, e non potrebbe un galantuomo bastonare quel falso eroe, prendere a pedate quel falso san Francesco, esporre al pubblico disprezzo quel cantorino?! Ma questa è la logica di coloro che mai non fûr vivi, a Dio spiacenti ed ai nemici sui. dove le leggi non minacciano – come dovrebbero – la pena della gogna contro cotesta abietta genia di ciurmadori, è necessario che i galantuomini riparino al difetto delle leggi, inchiodando essi alla gogna cotesta genia. Per altro, Cristo – che pure era il mansuetissimo – non discacciò dal tempio, a colpi di corda, quelli che lo profanavano? – Ciò vuol dire che vi hanno dei casi in cui l'uso della violenza s'impone come una virtù cristiana.

Ladenarda


Temevo che, da un canto, la vecchiezza e, dall'altro, la malferma salute non mi lasciassero compiere il voto da me fatto alla patria diletta, quello, cioè, di strappare la maschera di «grandi uomini» ai tre più sfacciati e più celebrati frai contemporanei ladri di gloria, falsatori, deviatori e snervatori della nazionale letteratura. – Oggi che questo mio voto è compiuto, io – già presso ai settant'anni, sprezzando l'umana ingiustizia, posso, con fermo animo, serenamente morire.

Ladenarda


Fatevi intorno a me, imberbi, barbuti e sbarbati adoratori di Gabriele. Io ho oggi bisogno di voi perchè io possa, guidato da voi, accostarmi all'altare del Divo, e perchè mi ajutiate a fargli le riverenze, le genuflessioni e le fumigazioni che da ciascun uomo sono dovute al Superuomo. Io vo' sorpassarvi tutti in devozione, in adorazione e in umiltà verso l'Immaginifico, che, dall'inaccessibile altezza cui si leva col suo minuscolo corpo, ci domina e ci riempie di gaudio e di sgomento insieme, sia che egli pieghi verso di noi il suo capo pelato e luminoso, sia che egli ci parli il Verbo di Androgine, «il più divino degli Adolescenti».


Tutte le mie forze non ad altro mi servono che a trascinare con immensa fatica qualche granello di polvere a cui la mia immaginazione il peso di un macigno gigantesco. Quale è la causa della mia impotenza?

Gabriele – (Trionfo della morte).

A questa domanda, che l'Immaginifico fa a se stesso per la bocca di Giorgio Aurispa, suo alter-ego, risponde il presente volume.


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