Enotrio Ladenarda (alias Andrea Lo Forte Randi)
La Superfemina abruzzese

SPECIMEN di sciocchezze, porcherie e vanterie gabrieline.

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SPECIMEN
di sciocchezze, porcherie e vanterie gabrieline.

Vedevo lo spirito di lei farsi concavo come un calice per ricevere quell'onda di parole e riempirlo sino all'orlo.

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Sembravami oscillare sulla folla come un corpo concavo e sonoro.

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Mentre il suo corpo dormiva con un respiro profondo, io reggevo nelle mie palme la sua anima tangibile come una sfera di cristallo.

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Io immaginai le sue mani disciolte e dalle palme loro generarsi lunghe zone di silenzio vivente.... quelle mani alle cui dita lunghe avevo cinto i miei più sottili sogni con anelli invisibili.

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Tutto si faceva ricco e soave nella trasparenza dell'ombra aerea; da per tutto fiorivano idee di bellezza che chiedevano di essere raccolte; e le più nobili fiorivano ai piedi delle principesse desolate, ove io immaginavo me medesimo chino a raccoglierle.

-

Capitato un giorno nel Refettorio del convento di S. M. delle Grazie, in Milano, famoso pel Cenacolo di Leonardo, che come sapeteva in rovina, si pose a cantare in questa guisa:

Umiliato è l'universo.
Menomato è l'orgoglio delle sorgenti.
Un grande fiume è inaridito.
Un gran potere si è disperso.
Nella memoria delle genti
resta la grandezza di un nome,
come il nome di un mito
lontano, d'un cielo abolito,
d'un Dio che passò nel silenzio degli evi,
bianchissimo sopra le nevi,
vestito di sua verità.
O Poeti, Eroi, volontà
Meravigliosa della giovine Terra,
date il canto e il pianto
sopra la guerra
alla meraviglia che non rivivrà.

(Torontotela, torontotà)

-

Laudata sii pel tuo viso di perla,
o Sera, e pei tuoi grandi umidi occhi ove si tace
l'acqua del cielo!

-

......La pioggia bruiva
su gli olivi, sui fratelli olivi
che fan di santità pallidi i clivi
e sorridenti.

-

Laudata sii per le tue vesti aulenti,
o Sera, e pel cinto che ti cinge come il salce
il fien che odora!

-

Le colline sui limpidi orizzonti
s'incurvano come labbra che un divieto
chiuda...

-

Sento che il lido rigato
con sì delicato
lavoro dall'onda
e dal vento è come
il mio palato, è come
il cavo della mia mano
ove il tatto s'affina.

-

Fa un suo gioco divino
l'Ora solare,
mutevole e gioconda
come la gola d'una colomba
per cantare.

-

Novilunio di settembre!
Sotto l'ambiguo lume
tra il giorno senza fiamme
e la notte senza ombre,
il mare, più soave
del cielo nel suo volume
lento, più molle
della nube
lattea che la montagna
esprime dalle mamme
delicate,
il mare accompagna
la melodia,
che i flauti dei grilli
fan nei campi tranquilli.

-

Quando io sarò morto, i miei discepoli mi onoreranno sotto la specie del melograno, e nell'acutezza della foglia e nel colore flammeo del balausto e nella polpa gemmosa del frutto coronato vorranno riconoscere qualche qualità della mia arte.

-

E tutta Versilia ecco s'indora
d'una soavità che il cor dilania;
mai fosti bella, ohimè, come in quest'ora
ultima, o Poesia.24

-

Io ti saziai,
O mia carne, ti saziai
come l'alluvione
sazia la terra
che più non la riceve
ed è sommersa.
Fiumi perigliosi
precipitarono ruggendo
sopra di te perduta.
Fosti talora
come uva premuta
da flammei piedi;
talora come neve
segnata di vestigia
cruente, d'impronte oscure;
talora come inerte
gleba; e parvemi ch'io sentissi
in te serpere ignote
radici e udissi lunge
stridere su la cote
forse una scure.

-

Sei tu cacciatore? Sei destro
ad arco, esperto a cerbottana?
Ora scende da Pietrapana
Settembre. Tu dammi il canestro...
Eh, veduto n'ho del pel bajo
verso il Serchio correre il bosco!
Tu dammi il canestro. Conosco
la pesta sebben non abbajo.

Accomanda il nervo alla cocca.
Ne avrai della preda s'io t'amo!
Imito qualunque richiamo
con un filo d'erba alla bocca.

-

Oh Alpe di Luni
davanti alla faccia del Mare
la più bella
rupe che s'infutura!
Oh segno che l'animo cerne,
grande anelito terrestro
verso il maestro
che crea,
materia prometèa,
altitudine insonne
alata.
Inno senza favella,
carne delle statue chiare,
gloria dei templi immani,
forza delle colonne
alzata,
sostanza delle forme
eterne.

-

..... Oh Roma!
Roma! Oh, sui colli piniferi aureo tepente
vespero, e nei rigati orti dall'acque nove
murmure che sopiva le cure e lungh'essi gl'insigni
portici, riso dell'amica giovine!

-

E la croce del Galileo
di rosse chiome gittata
sarà nelle oscure favisse.

-

E la nave era parte
di me, la vela erami ala
su l'omero, la prua
era la cima del cuore
sagliente, il lungo proteso
bompresso era il segno
della
(mia) feconda potenza.

-

..... intravidi
anime come sacchi flosce,
altre come logori letti
di puttane marce di lue,
altre come piaghe orrende
fatte informi e vane
dal gran taglio diritto (?)
simili al combattente
ch'ebbe le due cosce
recise fino all'anguinaja
e tuttavia rimane
mezz'uomo sul suo tronco e cerca
con le dita ancor vive
tra il rosso fiotto la radice
di virilità ricacciata
in fondo al ventre, dov'era
prima ch'egli escisse compiuto
maschio dalla matrice.

-

Io, Lalla, il sano odor selvatico,
ecco, io nei baci sento... Oh lascivia
di labbra che succhiano rossi
acini e labbra più rossi ancora!

-

Bocca amata,
ambigua forma tolta a un semidio,
al bello Ermafrodito adolescente...
o bocca,
che a me, dove più urge il desio
suggi la vita.
O gran chioma diffusa sui ginocchi
miei nel dolce atto!25

-

...... Dal capo
alle piante con gli avidi occhi
esse parean tutto succiarlo
quasi ei fosse
tutto priapo.

-

(Il Divo parla della sua anima)

La tiene disgusto mortale
dei giacigli acri ove il sudore
del combattimento carnale
fa insana la coltrice come
la materia libidinosa
che serpentina s'ammassa
e luccica
.26

-

... Ecco: dal sommo
della mia fronte al pollice del mio
piede io sono una musica di stelle.
Le due maree s'alternano nel mio
petto. Il croscio dei fiumi urta i miei polsi.
La melodia del mondo abita in me.

-

La sostanza del Sole è la mia sostanza.
Sono in me i cieli infiniti.

-

....Il Dio (Apollo) mi disse: O figlio,
canta anche il tuo alloro.

-

Nessuna cosa
mi fu aliena;
nessuna mi sarà
mai....
perchè parvemi.....
.....che la rosa
bianca e vermiglia
fosser dovute entrambe
alla mia bravura,
e tutte le pasture
coi loro sapori,
tutte le cose pure ed impure
ai miei amori.

-

In ogni luogo, in ogni evento
l'anima mia visse
come diecimila.

-

La mia volontà fu sospesa
sul mio capo come una legge,
come una gloria,
come un miracolo
d'oro.

-

O Déspoto,27 andammo e combattemmo, sempre
fedeli al tuo comandamento. Vedi
che l'armi e i polsi eran di buone tempre.

-

Agile io sono, è forte la giovinezza mia.

-

E non è il Dio in me?

-

Io – grida entro una voce – non son io dunque un nume?

-

... Ecco il Mare dove tu28 sembrasti
il più divino degli Adolescenti!29

-

Tu signor del pennello, io delle rime
fregeremo beltà meravigliose!

-

Lodati siano ora e sempre (gli antenati di Claudo Cantelmo, ch'è il primo, in ordine cronologico, dei superuomini nei quali il Divo adombra se stesso) per le belle ferite che apersero, per i belli incendî che suscitarono, per le belle tazze che vuotarono, per le belle vesti che vestirono, per i bei palafreni che blandirono, per le belle femine che godettero; per tutte le loro stragi, le loro ebrezze, le loro magnificenze e le loro lussurie siano lodati; perché così mi formarono essi questi sensi in cui tu puoi vastamente, profondamente specchiarti, o Bellezza del Mondo, come in cinque vasti e profondi mari!

Ah! se un nonno a modo lo avesse sculacciato in tempo opportuno, ditelo voi, ammiratori e ammiratrici del Divo, avrebbe mai l'idolo vostro ardito scrivere cose belle?

-

La giovinezza mia barbarba e forte
in braccio de le femine si uccida.

-

Ogni giorno io tenderò la mia vita verso le mire che non fissò nessuna speranza. Ogni mio giorno sarò impresso da un'azione potente in cui si riconoscerà la specie della mia anima come in un suggello imperiale.

-

La parola mi è obbediente: io la plasmo30 a mio piacimento; ne posso fare bronzo, pietra, colore.31

-

..... versò32 d'improvviso
il fuoco pugnace dei suoi
spiriti su la mia puerizia
imbelle.

-

O pantera flessibile da li occhi ove brucia il desio, io t'avvinghio pei fianchi, , come un gladiatore, e su l'erba t'inchiodo.

Bah! Lui, così minuscolo e femmineo! Gladiatore, lui?! E gli domando sul serio: La inchiodasti tu davvero sull'erba? Allora ti è necessario produrre, almeno, quattro testimoni, ma di quelli che non si mastrupano.





24 Ormai è risaputo che un superuomo può dire qualsiasi sciocchezza. La soavità – (chi se lo immaginerebbe?) – dilania il core!!! – E il Divo prorompe nella dolorosa esclamazione ohimè perchè la Poesia non fu mai così bella come in quest'ultima ora!



25 Ai dannunziani il deliziarsi immaginando il dolce atto, tenendo presente che i capelli di lei erano diffusi sulle ginocchia di lui!!!



26 E per tale disgusto che il Divo quella materia libidinosa – che, cadendo, farebbe insana la coltrice e acre il giaciglio – la succia e la beve.



27 Il Dèspoto è quel coso astratto che inflisse al Divo il castigo di fare il Superuomo.



28 Parla a stesso.



29 Androgine.



30 Plasma la parola!



31 E nient'altro! E dire che il mio bambino – che era semplicemente un bambino – quando si poneva a plasmare le sue parole, ne faceva idee, pensieri, immagini e sentimenti!



32 Il Carducci.



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