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Abita qui quel bel mobile che ruba gli anelli? Dov'è tua madre? Chiama subito tuo padre o tua madre, subito, dico adesso....
Mio padre non c'è più. È morto. Mia madre è uscita. È lei quel che chiamano padron Pietro, orefice all'insegna del pappagallo d'oro?
Non c'è bisogno di dar tante spiegazioni alla signoria illustrissima. Dov'è tua madre, dico adesso....
È forse venuto per parlare di Giacomino?
Sissignora, di Giacomino, orifice all'insegna del gatto ladro.
Giacomino non fu, non è, e non sarà mai un ladro.
Ho diritto di parlare.... Giacomino è mio fratello....
Non farmi arrabbiare, dico adesso.... Dov'è tua madre?
La madre, dico adesso, sono io, sor padron Pietro. La prego d'accomodarsi.
Hum! La sorella è degna del fratello.
Che cosa comanda la signora padrona?
Non comando nulla. Dico soltanto che è un tradimento, un'infamia accusare un povero ragazzo d'una colpa che non ha commesso.
È ciò che tuo fratello dimostrerà al giudice, non a me che gli ho trovato gli anelli in tasca.
Gli anelli li ha messi apposta Beniamino suo nipote, per gettare la colpa addosso a Giacomino. Quello è il ladro.... e non soltanto di anelli....
Se non fossi una bambina t'insegnerei a rispettare la mia famiglia....
È così. Ma senta, signore, noi non vogliamo far del male a nessuno, quantunque non ci manchino le prove per dimostrare che il ladro è il sor Beniamino....
Quali prove? che prove avete voi?
Giacomino le darà al giudice....
Cospetto.... questa franchezza mi impensierisce un poco.
Senti, ragazza, mi piace che tu difenda tuo fratello.... ma tu butti fuori delle brutte accuse....
Mio fratello non ha bisogno di difensori. Darà le prove al giudice. Tutti sanno che bel mobile è il signor Beniamino: non è la prima volta che allunga lo zampino sulla roba degli altri.
Se tuo fratello aveva queste prove perché non ha parlato stamattina?...
Perchè aveva promesso a me di non dir nulla. Il signor Beniamino è suo nipote, è forte, è prepotente, e Giacomino è un povero ragazzo. Ma ora che si accusa un innocente, non gli useremo più riguardi. Suvvia, padron Pietro, non mi faccia il viso scuro. Io vedo che in fondo Lei è un uomo di cuore e non vorrà rovinare una povera famiglia e disonorare suo nipote. La mamma non sa ancor niente di questa faccenda; guai! ne morrebbe di dolore. Giacomino è venuto a casa più morto che vivo, e mi ha giurato davanti al ritratto di nostro padre
e davanti al presepio che lui gli anelli non li ha presi. Siam povera gente ma onorata; viviamo di pane e di minestra in due stanzucole sopra i tetti, mentre la mamma potrebbe invocare l'aiuto dei parenti ricchi. Se Giacomino avesse rubato me lo avrebbe detto; o lo glielo leggerei negli occhi. Via, sia buono, vediamo di aggiustare la cosa tra noi....
Gli siede su un ginocchio, e furtivamente lascia cadere in una tasca del soprabito le forbici, il gomitolo, e in un'altra il ritratto del padre.
Come son furbi questi straccioni!
Si alza.
Non carezzarmi, dico adesso, che io non cerco le tue carezze. Tuo fratello confessi il suo fallo e io potrò forse perdonargli.... Ma badi a non lasciarsi più vedere in negozio.
Questo non si chiama perdonare. Lei deve credere anche alla sua innocenza.
Tu non darmela ad intendere, vecchia zingara; ma quando io trovo la roba mia nella tasca degli altri....
Faccia come crede.... Vedremo chi sarà il ladro più grosso....
Voi mi mettete in puntiglio. Siete ladri e superbi.
Sissignore: ladri e ostinati....
Giacomino, vieni fuori; tu non devi avere paura di un ladro, zio di ladri....
Torno a ripeterle che sono innocente.
Son cose che aggiusteremo poi.... Ora dico a te e a questa pettegola che non sono disposto a sopportare i suoi insulti. Pezzenti sfacciati, figli di pezzenti; la vedremo tra poco....
Al ladro, al ladro.... gente, olà!
Che scena è questa? brutta strega, ora ti rompo il bastone sul capo.