Emilio De Marchi: Raccolta di opere
Emilio De Marchi
Oggi si recita in casa dello zio Emilio

CHI NON CERCA TROVA (PER BAMBINI).

SCENA SECONDA. Martin dell'olmo e le suddette.

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SCENA SECONDA.

 

 

Martin dell'olmo e le suddette.

 

Martino.

 

Ehi , della Cascina Doppia, siete in gambe?

 

Nunziata.

 

Addio, Martino.

 

Albina.

 

Addio, Martino.

 

Martino.

 

Voi siete l'Annunziata e voi l'Albina. Come siete divenute grandi!...

 

Lucia.

 

E io non sono diventata grande?

 

Si alza.

 

Martino.

 

Voi Lucia siete ancora quasi un pulcino, ma non avete perduto il vostro tempo.

 

Ghita.

 

a Martino in disparte.

 

Queste tre sono tutte disponibili. Ora faremo la prova chi merita di più.

 

Nunziata ad Albina.

 

Piace a te questo mugnaio infarinato?

 

Albina.

 

Va, sembra un pesce preparato per friggere.

 

Martino.

 

Che gusto di rivedere il suo campanile dopo tre anni!

 

Nunziata.

 

Siete stato molto lontano?

 

Martino.

 

Eh, eh.... Sono stato in Cicilia, In Calabria, a Palermo e quasi andavo in Africa ad ammazzare Ras Alula. Ho veduto Roma, che è una città da fare restare a bocca aperta, dove si beve un boccale di vino per cinque soldi. A Pisa ho visto una torre che non sta in piedi. A Venezia chi vuole andare in carrozza bisogna che prenda una barca. A Milano si mangia una buona busecca per tre soldi. Non dico niente del mare, che è un fosso profondo, con dei pesci già salati che se aprono la bocca possono inghiottire la nostra chiesa colla casa del curato.

 

Lucia.

 

O madonnina, non avete avuto paura?

 

Martino.

 

Un bersagliere non ha paura di niente.

 

Albina.

 

E che ne avete fatto di quelle belle penne nel cappello?

 

Martino.

 

Lo ho venduto a un gallo che aveva perdute le sue.

 

Ghita.

 

Martino è sempre quel mattacchione allegro.

 

Martino.

 

Due cose non ho trovato in giro per il mondo: le nostre patate e le ragazze come le nostre.

 

Nunziata.

 

Non sono belle le ciciliane?

 

Martino.

 

Che! hanno dei musetti di scimmia.

 

Albina.

 

E le napolitane?

 

Martino.

 

Orribili, sempre spettinate e sempre colle mani in testa, senza il vostro rispetto.

 

Nunziata.

 

E le genovesi?

 

Martino.

 

Non mangiano che aglio e cipolle.

 

Lucia.

 

Moglie e buoi dei paesi tuoi.

 

Ghita.

 

Io stavo per raccontare quello che tu hai sentito dal maggiordomo di casa Trivulzio.

 

Piano.

 

Contala bene la fanfaluca e sta attento.

 

Martino.

 

Ecco qua. Il maggiordomo di ca' Trivulzio mi ha detto che dovrà venire alle Cascine Doppie un.... come si dice? un mangiastracci della polizia....

 

Ghita.

 

Tu vuoi dire un magistrato, un giudice....

 

Martino.

 

Precisamente, un giudice che ci interrogherà tutti a proposito di una storia che risale a diciotto o a venti anni fa.

 

Tutte.

 

Che storia?

 

Martino.

 

Si racconta che diciotto o venti anni fa sia stata rubata a una contessa di Milano una bambina appena nata.

 

Tutte.

 

Rubata?

 

Martino.

 

Sicuro! Un parente che voleva portare via l'eredità di due milioni, aveva pagata una balia a rubare la bambina che avrebbe dovuto ereditare quella grazia di Dio. L'intenzione di quel birbante era di lasciare morire la creatura di fame o di stenti. Ma la balia, che era delle Cascine Doppie, fece passare una bambina morta di croup per la contessina e tenne e allevò in casa sua la contessina come una sua figliola.

 

Nunziata.

 

Dite davvero?

 

Albina.

 

E questa donna era delle Cascine Doppie?

 

Martino.

 

Sicuro. Ma un servitore in punto di morte avrebbe confessato il segreto al confessore che ne parlò al principe e ora si faranno le ricerche dove sia e chi sia questa contessa vestita da contadina.

 

Nunziata un po' pensierosa.

 

Guarda che storia!...

 

Albina c. s.

 

Guarda che storia!...

 

Martino.

 

Preparatevi dunque ad essere interrogate ad una ad una. Chi di voi si sente contessa si prepari a ereditare due milioni e a sposare un principe.

 

Lucia.

 

Per me non mi sento contessa.

 

Canta.

 

Io son contadinella

Alla campagna avvezza....

Le gale non apprezzo

Non curo la beltà.

 

Di buon mattin mi levo.

Prendo la rocca e il fuso,

Poi come è nostro uso

Mi metto a lavorar.

 

Lascio a voi il principe coi suoi milioni e vado in cerca delle mie oche....

 

Ghita piano a Martino.

 

Questa è la moglie per te, Martino.

 

Martino.

 

Se permettete, Lucia, vi accompagno. Voglio salutare la vostra mamma.

 

Lucia.

 

Venite che vi farò vedere anche il vitello di latte.

 

Ghita.

 

Vi accompagno un pezzetto anch'io.... Vi saluto, ragazze.

 

 

 


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