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LE DUE PETTEGOLE (MONOLOGHI PER GIOVINETTE). LA PRIMA PETTEGOLA VESTITA DA CONTADINA COL CESTO DELLE UOVA. |
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LA PRIMA PETTEGOLA
VESTITA DA CONTADINA COL CESTO DELLE UOVA.
Viene la Teresa delle ova, mette in terra il suo canestro sotto l'atrio della porta, dove stanno le comari a rattoppare i loro cenci, e comincia a sciogliere lo scilinguagnolo così:
Ova, ova fresche, ova delle mie galline, a buon mercato, signori e padroni. Che tempo! lasciate che io ponga in questo cantuccio l'ombrello a sgocciolare, perchè di acqua ne ho veduta e ne ho pigliata tanta ai miei dì, ma questa è acqua nuova, non mai vista, a troppo buon mercato, come lo mie ova, ova.... ova! ne vuole la sora Carolina? lei ne può rompere sedici dozzine tutte di fila o se ne trova una che sbaglia mi ripiglio indietro anche i gusci, un soldo l'uno.
Che vita andare per lo strade con questi tempacci! Ho trovato poco fa la sora Palmira, la moglie dell'oste del Ginepro che tornava da un funerale, bagnata e gelata come un'anguilla. È morta una sua cognata colla quale non andava d'accordo, Finchè era viva lo avrebbe cavato gli occhi, ma adesso che è morta si può fingere di piangere. Dio ha inventato lo cipolle per qualche cosa. Venti soldi la dozzina, o che le paiono care. E come vien grassa la sora Palmira! si vede che agli avventori dà ossa e scaglie e lei si mangia le polpe. Del resto io non invidio i grassi! Piuttosto che scoppiare nei vestiti, preferirei, con licenza parlando, di essere magra come il manico della scopa. Il mondo, dice sempre don Mansueto, è dei magri.
Chi? Non conoscono quel pretino magro, bianco, secco come un merluzzo, che dice l'ultima messa al Carmine? È un santerello, un ladro del paradiso, un po' avaro, come in generale lo sono tutti i vecchi, e non si può dire che la sua porta sia lo sportello della carità e dell'abbondanza. Però un buon prete in fondo, quantunque ieri abbia voluto darmi soltanto sei quattrini per ova. Applicherò una messa ai vostri poveri morti.... mi disse: Grazie tante, i morti staranno allegri, ma io ho pagato le mie ova quattro soldi ogni tre al mercato e bisogna pure che mi comperi le scarpe che consumo, dico bene?
So anch'io che sono care quest'anno le ova: ma di chi la colpa? non le faccio io le ova, va bene, padrone mie? Ognuno si regoli secondo il caso: chi non può mangiare polpette, mangi polenta, o bella. Tutto sta nel fare il passo secondo la gamba, e non come fa la mia padrona di casa.... la conoscete? La sora Venerona, la macellaia, per quattro quattrini che suo marito ha guadagnato vendendo cavallo vecchio per vitello, si crede diventata addirittura una contessa. Se m'incontra ha schifo a salutarmi, e dire che abbiamo lavato i cenci sporchi nella medesima acqua. Soffia, soffia per cinquanta, tutta vestita di seta, gonfia come un pavone, parata d'oro e d'argento come la madonna di S. Celso. Quando passa lascia indietro un puzzo di biscia morta che dicono buono, ma a me fa starnutare. Ma chi gallina nasce convien che raspi, e questa può vestirsi da regina di tarocco, che sarà sempre la macellaia del Cordusio.
Ciacun a sa plass, dicono i francesi e proprio non c'è nulla che mi faccia tanto ridere come vedere un'oca che suoni il violino, o un bue che balla la contraddanza. Ah! ah! ah! (ride a più non posso).
Ova fresche di ieri.... Le guardi attraverso alla luce, cara sora Veneranda. Non ho mai dato ad intendere lucciole per lanterne, come certe mie amiche che mettono i denari alla cassa di risparmio e si fanno dei carichi di coscienza. Povera, ma onesta, ecco la bandiera della Teresa! Capisco che la gente ride a sentir parlare di coscienza. È il progresso che ha portato il vapore, il telegrafo, la luce elettrica, e porta anche il diavolo, la gola, i vizi e l'irreligione. Lo diceva anche ieri il predicatore, che ha parlato contro certe donne che affettano di non credere in nulla e fanno lo spirito forte (come per esempio la nostra cara maestrina, che non s'inginocchia nemmeno all'elevazione. Begli insegnamenti che darà alle sue scolare!)