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UN UOMO AMANTE DEL QUIETO VIVERE (SCHERZO IN UN ATTO PER GIOVINETTI). SCENA SETTIMA. Don Tranquillo e il Pittore. |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Don Tranquillo e il Pittore.
Il pittore.
È un vecchio malvestito, con una barba lunga e un'aria di mattoide. Ha sotto il braccio una cartella. Parla con voce flebile, riscaldandosi di tempo in tempo fino all'entusiasmo.
Sarei un uomo tinto della più nera ingratitudine se io partissi da questa casa senza aver baciata la mano del mio generoso benefattore....
Di che cosa? chi siete? che cosa volete?
Il pittore.
Io sono quel vecchio pittore, Agenore Mangiastoppa, al quale la Signoria Vostra Illustrissima ha fatto avere un sussidio.
Andate alla parrocchia, non mi seccate....
Il pittore.
Sono già stato. Bastò ch'io pronunciassi il nome della Signoria Vostra Illustrissima perchè ottenessi un largo sussidio a' miei bisogni non solo, ma la commissione di una Via Crucis....
Bene, mi rallegro: andate in santa pace....
Il pittore.
No, io sarei un uomo tinto della più nera ingratitudine se partissi da questi luoghi senza aver baciato almeno il lembo del mantello di colui che mi ha salvato dall'abbiezione....
Scusate, ho gente, ho molto da fare....
Il pittore.
riscaldandosi nel discorso.
Non è vero che il mondo sia popolato soltanto di serpi invidiosi e di ipocriti coccodrilli. V'è ancora qualche essere degno dell'ammirazione e dell'adorazione dei posteri.
Vi ringrazio.... A rivederci....
Tra sè.
Che peccato quasi di non essere un coccodrillo.
Il pittore.
Non ho voluto partire da questi paesi senza dare prima al mio generoso Mecenate un segno della mia abilità,
Comincia a sciogliere i nastri della cartella.
Io ero nato per percorrere la strada luminosa della gloria. Fin dagli anni più teneri una voce segreta andava dicendomi:
Cammina, la tua strada è quella che hanno tracciata prima di te i Raffaelli, i Tiziani, i Michelangieli, i Van Dyck, i Rubens, i Murillo.... ma ahimè! il bisogno, le malattie, il tradimento o la verde Invidia dei maligni mi hanno ridotto a campare quasi di elemosina. Ma in mezzo a tante miserie non è spenta in me la viva scintilla dell'arte, no, no.... e quel giorno ch'io potrò immortalare in un ritratto le sembianze del mio benefattore, quel ritratto sarà per me il monte della gloria.
Abbandonandosi nella poltrona e sospirando.
O divina pazienza! egli comincia da me
Il pittore.
Io sono nato il 10 agosto 1831 da poveri ma onesti genitori.
Adesso mi racconta tutta la sua vita.
Il pittore.
Mio padre faceva l'arrotino e mia madre lavava le robe di colore. Di qui la mia vocazione.
Oh in nome del cielo! non ho tempo di ascoltare queste favole.
Il pittore.
Favole? ah fossero favole, eccellenza! Fosse una favola questo mio viso macilento, questo mio abito logoro, queste mie scarpe che ridono e piangono sul mio destino. Fosse una favola il tradimento che mi hanno fatto nel 1867 quando per una congiura di potenti invidiosi mi fu tolto il premio che il voto unanime del popolo aveva assegnato al mio Trionfo dei Salamini.... Quel giorno che ai miei Salamini, dipinti col più classico stile che uscisse dalla scuola dei Canova e degli Appiani, preferirono uno scarabocchio di un certo Hayez, quel giorno che preso un affilato coltello io feci a pezzi i miei Salamini che mi erano costati un anno di studi.... quel giorno fu l'ultimo della mia vita. Io non sono più un uomo, un artista, un vivo.... Io sono lo scheletro, l'ombra di me stesso.... - Ma anche in questo scheletro palpita il sentimento dell'arte o della riconoscenza, o se la Signoria Vostra illustrissima vuol compiacersi a scorrere questi miei lavorucci....
Don Tranquillo tra sè.
(Pigliamolo colle buone.) - Potete, Mangiastoppa, lasciarmi quella cartella per qualche giorno? io vedrò, sceglierò, e vi prometto che riconoscerò generosamente i vostri meriti sconosciuti. Questa è la sorte dei genii. Anche Torquato Tasso morì in un ospedale! ma dopo la morte un glorioso tempio accoglie gl'immortali che hanno lasciato dietro di sè la traccia luminosa del loro genio.
Il pittore entusiasta.
Sì, un tempio.... oh fosse vero che io potessi salire i gradini di quel tempio....
Don Tranquillo tra sè.
Il pittore.
Potessi vedere una parete di quel tempio decorato de' miei Salamini.... voi sapete, Eccellenza, la storia dell'antica vittoria riportata dai Greci contro il re persiano Serse nel golfo di Salamina.
La so benissimo. Ma io avrei un argomento ancora più grande da suggerire al vostro genio,
Il pittore.
Quella è storia antica, passata e trapassata e non rappresenta infine che il trionfo della forza materiale: ma accostatevi a quella finestra. Che cosa vedete voi? Ecco lontano una nuova stazione di ferrovia; ecco un viale addobbato a bandiere e una gran tavola preparata. Questa è la festa della pace, dell'industria, del lavoro: questa è la grande vittoria dei Salamini moderni....
Il pittore.
preso da improvviso entusiasmo.
È vero! una nuova via si schiude davanti a me.
Eccovi la porta, non perdete tempo. Fatemi uno schizzo di questi nuovi Salamini e avrete in me un generoso protettore.
Il pittore.
Io sarei un uomo tinto dalla più nera ingratitudine se tardassi un momento a compiacere alla volontà di un signore che quasi nuovo sole viene a rischiarare la strada della mia gloria.
Vi ringrazio....
Il pittore.
Mi sia intanto concesso di baciare questa mano che mi toglie dal fango. Voi siete per me il mio Leone X.
Dio lodato, se ne va. Se rimaneva un poco ancora mi faceva scoppiare come una vescica. - Ora vediamo se ci riesce di stare in pace un momento.
Una volta qui c'era un campanello. In questa casa non c'è più ordine e chi comanda meno è il padrone.
Melchisedecco....