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PARTE I
«Benvenuto, vicin, di nuovo in questa
Erma dimora, che al lume si accende.
Che fu gran tempo spento al pianto mio;
Or che la notte la finestra splende,
Ove tu preghi su tuoi canti pio,
La veglia del giardin non è più mesta.
«Il verde delle foglie anche si accende,
Antica frasca, nido al pianto mio:
Brillan le stelle e vanno per la mesta
Vôlta del ciel in un circolo pio
Intorno ad una che lucida splende.
«È vuoto il nido tuo.... è vuoto il mio:
La speranza non più nel cor accende
Garrule gioie e lieti amori in questa
Notte del viver nostro; indarno splende
La danza delle stelle... In nota mesta
Al tuo risponde il mio querelar pio.
«Ma se un raggio di giubilo non splende,
Ci conforti, fratel, il cantar pio,
Che rompe il duolo della notte mesta.
Piangon le mute cose al pianto mio
(La nostra sorte altra non è che questa)
Nel canto il morto spirito si accende.
«S'apron l'ali agli affanni e scioglie il pio
Vol la pietà, se una canzone mesta
Nell'alta solitudine si accende.
Degli alberi al dolor mescolo il mio
Dolor canoro ed ogni stella a questa
Grazia vedo tremar che in alto splende.
«A noi concesse un buono Iddio la mesta
Voce del canto onde l'amor si accende.
Cantano i cuori amanti al canto mio,
E se tu canti, la virtù più splende:
Null'altro ufficio agli uomini è più pio,
Null'altra sorte è pura come questa»