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LA TRASMISSIONE DELLA FORZA ELETTRICA
(Paderno-Milano, 29 Settembre 1898)
L'oziosa cascata di candide piume
Vestita, delizia di oziosi poeti,
Che versa da secoli dell'acque il volume
Scherzose tra i muschi dei ruvidi greti,
Dei gelidi laghi la chioma fluente,
Dei cieli, dell'iride lo specchio lucente,
La liquida ninfa - mirabile gioco!
Sprigiona, sfavilla dall'anima il fuoco.
Quell'acqua che molle sull'alpe beveste
Nel cavo del tufo freschissima e chiara,
Che lenta trascina nel verde la veste
A greggi, a pastori sì limpida e cara,
Da viva coscienza d'un subito invasa
Scintilla sul desco dell'umile casa,
Nel grave silenzio per lungo viaggio
Sui bruni miei canti diffonde il suo raggio.
Non più di remoti destini contenta
Agli echi susurra del povero sasso,
Non più del molino si abbraccia alla lenta
Costanza e alla ruota fa muovere il passo:
Percossa da nuova superba parola
Lo spirto dell'acque precipita, vola,
Divora le tenebre, le macchine invade,
Riempie di sibili le morte contrade.
Così d'una blanda memoria lontano
Discende la forza a un giovine cuore,
Così la carcassa di morbida mano
L'incendio vivifica d'un fervido amore,
Così dalle lagrime di muta pupilla
La fede d'un nobile coraggio scintilla
E scende infocato da pure sorgenti
Benevolo e forte il Genio alle genti.
Rallégrati, Italia! - non più della lorda
Fuliggine il limpido tuo cielo si oscura,
E manda il comignolo dall'ugola ingorda
Di nordica nebbia mal compra sozzura.
Per rupi e dirupi, per morbidi clivi
Correndo, saltando, tra lauri ed ulivi
Discende al tuo popolo da vette lontano
Sul raggio del sole men sudicio il pane.
Sia caro l'augurio! Se ancora feconda
Dal sasso deriva sì limpida e piena,
Se ancor nelle sabbie de' secoli abbonda,
O madre, la pura italica vena,
Sia caro l'augurio! l'umano destino
Dai cento ruscelli che versa Appennino,
Se al ciel non contrasti la sorte nemica,
Attenda una luce che vinca l'antica.
Qui dove dischiuse del morto metallo
I sensi e ne trasse gli spiriti ardenti,
Qui dove le forze nel ferreo cavallo
Più indomite strinse al cenno frementi,
Qui dove di nuovo miracolo ardito
Disdegna gli spazi del mondo finito
E sciolto dai lacci l'ignoto rischiara,
L'italico genio i tempi prepara.