Emilio De Marchi: Raccolta di opere
Emilio De Marchi
Vecchie cadenze e nuove

PARTE II LE VAGANTI IMMAGINI

LASCIAMOLE VOLAR....

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LASCIAMOLE VOLAR....

 

Alle allieve del Collegio Bianchi-Morand l'ultimo giorno di scuola.

 

 

Apriamo le finestre oggi a costoro,

Apriam la gabbia d'oro,

Lasciamole volar queste figliuole

All'aria, al verde, al sole.

 

Già troppo le vedemmo gli occhi inchini

Sui vecchi libri e sui gualciti lini

A tessere la vita

Rinchiusa e scolorita.

 

Mal tornan le viole

Entro il recinto oscuro,

Lenta si svolge abbarbicata al muro

L'edera senza sole.

 

Oggi le chiaman dall'erbose rive

Dai margini fioriti a larghi gridi

Dai numerosi lidi

Del mar, dalle cascate fuggitive

 

Le liberali voci di natura

A respirar la pura

Energia della vita tutta quanta

Che gioca, ride, canta.

 

Lasciamole volar. Le selve, i piani

Han bisogno di voci allegre e oneste

Ahimè! già troppo meste

Son le giornate dei lavori umani....

 

Queste alle selve, ai monti

Vadano, il crin fiorito

Degli altri uccelli al gorgheggiante invito

A farsi belle a specchio delle fonti

 

Nel sangue che scintilla

Più vivo balza il cor che lo riceve

Divina è la pupilla

Che più lembi di ciel dischiude e beve:

 

Quanto rapì nella stagione oscura

Il pigro e curvo inverno,

Col suo tesoro eterno

A cento a cento renderà natura.

 

Il sol che pinge i fiori

Il mar che mai non posa

Ritornerà sui languidi pallori

Il bel color di rosa.

 

A lor che un giorno soffriran la guerra

Dei torbidi elementi

Giovi produrre le radici in terra

Profonde e dar tutta la chioma ai venti.

 

A lor che un giorno forniranno i nidi

Nei verdi amplessi ai teneri usignuoli

Tornin benigni i soli

Tornin le brezze degli aperti lidi.

 

Lieto trionfo nostro

Sarà quel che sulle belle gote

Vedrem stampato in rubiconde note

Quel che scriviamo in troppo nero inchiostro.

 

Volate dunque ad imparar la grande

Storia che parla e vive

Nelle libere cose. Iddìo la spande

Nell'universo e in mezzo al cor la scrive.

 

Nell'ampia scuola ove il saper si stende

Del ciel, nel libro aperto di natura

Ragiona una scrittura

Che molte cose insegna a chi la intende;

 

Per gli stellati numeri si svolve

Una dottrina arcana

Che tutta passa della scienza umana

La radunata polve.

 

Questa dolce sapienza or dunque cada

A voi nel grembo e vi rinfreschi i cuori

Siccome la rugiada

Che rende sul mattin l'anima ai fiori

 

Volate dunque e sia festoso sciame

Di rondinelle ai grandi voli esperte;

Se del saper vi pungerà la fame

Qui troverete le finestre aperte.

 

 

 


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