ALL'ITALIA
Madre
ritorna, Italia,
Madre de' figli tuoi,
Lascia l'amor de' fatui
Ed adiposi eroi,
Che di lor ciancie assordano
I monti, i lidi, i piani:
Dai baci onde son viscide
Asciugati le mani.
Non più
rugosa suocera
Di trapassati tempi
Vantar ti senta i palpiti
E gli ammuffiti esempi;
Ma d'una gente libera
Che i campi suoi lavora,
In guarnellin più semplice,
Ringiovanita nuora,
Ti vegga
al sole, all'aria
Nude le spalle e bruna
Tra messi d'oro e pampini
Coglier la tua fortuna.
Così forse pel Tevere
Di sangue ancor non rea
Venne l'antica Ausonia
Ad incontrar Enea.
Il vecchio
elmo di Scipio,
Che ti stracciò la chioma,
Lascia alla morta polvere
Dell'infeconda Roma.
Sorgi, fanciulla, al tenero
Sospir d'un nuovo amore
Di nuove nozze a tessere
La veste tricolore.
Stesa la
mano al vomero,
Cinta di fiori e spiche,
L'opere tue vendemmia
Sulle memorie antiche:
Forte dall'urne esauste
Di mutola rovina
Il risonante spirito
Aliti la fucina.
Se della
lenta gondola
Già il dondolar ti piacque,
Dal lido a lidi incogniti
Ti chiama il ciel dell'acque
Novellamente a stendere
Le forti reti d'oro,
Che ad asciugar Venezia
Appese al Bucintoro.
Più che
del flauto il morbido
Suon della luna ai rai,
Ti sia dolce la musica
De' striduli telai,
Sì che procace e cariche
D'oro le mani, il rude
Vicin non torni a ridere
Di tue bellezze ignude;
Nè de'
tuoi cenci, o misera,
Schifi il tesoro immondo,
Che il freddo aspro sparpaglia
Per l'ampie vie del mondo:
Nè più muoia di lagrime
Sommersa la parola,
Che lieta nasce a Portici
Canzone o barcarola.
Ch'io
vegga, ove la querula
Rana la morte insulta,
Uscir dai rovi indomiti
Della maremma inculta
Al tocco della giovane
Tua man gli aranci in fiore...
Oh chi mi vieta un agile
Sogno, un sospir d'amore?
Voi no,
nell'armi attoniti
Irruginiti eroi,
Voi no, rochi di fatue
Ciancie... Chi parla a voi?
Ai baldi, ai forti, ai vergini
Cuori distende il canto
Oggi il poeta e mormora
Un requie al camposanto.