Enrico Morselli
Sessualità umana

PARTE TERZA PSICOPATOLOGIA SESSUALE

I reati sessuali e la coscienza morale pubblica.

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I reati sessuali e la coscienza morale
pubblica.

 

Non si può negare da alcuno che la funzione sessuale non occupi una parte principalissima, così nella esistenza dell'individuo, come nella vita degli aggregati sociali.

Nell'individuo la facoltà riproduttiva è, senza dubbio, la più fondamentale: fors'anco, se si guardano le cose da un punto generale di vista, se si riflette alle indagini sulla formazione e sullo sviluppo del mondo organico, la vita dell'essere individuo non ha altra origine ed altra ragion naturale, tranne questa: la continuità della vita universale. Così la stessa funzione conservativa, quella che mira a mantenere l'integrità individuale, è acquistata e conservata dall'essere vivente soltanto come mezzo di difesa o come strumento della sua funzione di riproduzione. L'essere si nutre perchè deve riprodursi. Spiegare il perchè l'essere debba riprodursi, è trovare la soluzione del problema stesso della vita; ma questo è di spettanza della metafisica, non della scienza positiva.

Tutte le dottrine sulla vita, sulla eredità, sulla origine dei sessi; quelle dottrine cui si collegano i nomi illustri di Darwin, di Haeckel, di Weismann, di Romanes, di Geddes e Thomson, condussero la filosofia scientifica a riconoscere che vita e psiche sono una sola e medesima cosa. Il primo essere vivente fu anche il primo essere senziente, e perciò (se mi è permesso il neologismo) la primissima manifestazione della mentalità. Ora, poichè la caratteristica del fatto di vivere sta nel fatto di generare, anche i fenomeni psichici iniziali, su cui poi si costrusse e si innalzò tutto l'immenso e complesso edificio della psiche animale, sono particolarissimamente connessi alla funzione riproduttiva. Veggansi le indagini moderne e modernissime sugli esseri infimi e sulle loro manifestazioni vitali (Maupas, Binet, Verworn, ecc.), e si resterà stupiti del significato psichico che assumono gli apparentemente semplici fenomeni della scissione e della gemmiparità.

Ma nel decorso dell'evoluzione biologica, la suprema funzione generativa rimane come celata dal fervore delle azioni che mirano ad assicurare l'esistenza dell'individuo. Però l'egoismo dell'essere singolo non altro è se non una particella, se così possiamo esprimerci, dell'egoismo della vita universale, che conserva medesima per perpetuarsi continua ed una nella ininterrotta catena delle forme e delle funzioni individue. Ciò porta a concludere che, se nell'animale superiore, nell'uomo stesso, è il bisogno conservativo che sembra premere sovrano sulla condotta di tutta l'esistenza, il fondo sostanziale di questa, considerata a riguardo della sintesi cosmica, è pur sempre il bisogno riproduttivo. La condotta individuale deriva dall'adattamento complessivo della specie alle sue circostanze di vita.

Non ricordo qui codesti principii di filosofia biologica per altro motivo, se non per confermare la grande importanza degli studii che concernono la sessualità nei suoi rapporti con la psiche animale, compresa l'umana. Poichè, dove più sembra offuscarsi il grande ufficio psichico della funzione riproduttiva, è nelle forme ed aggregazioni viventi superiori, nell'uomo e nelle società umane specialmente. Qui non possiamo più immaginarci di scorgere quell'ufficio in tutta la sua nettezza di contorni e in tutta la sua egemonia. Troppi sono gli strati che vi ha sovrapposto l'evoluzione biologica mediante l'eredità degli acquisti progressivi: esso ne rimane quasi offuscato; finisce anzi col cadere nei bassi fondi dell'attività psichica, dove ciò che viene trasmesso attraverso milioni di generazioni costituisce il nucleo incosciente di questa medesima attività psichica. Ma l'inconscio dei viventi d'oggi era, senza dubbio, tutto ciò che di più conscio si svolgeva nei viventi di una volta. E lo psicologo, il sociologo non pregiudicati, i quali spingano l'analisi scientifica fino agli elementi primi, non tardano a vedere che due sono i grandi motivi di ogni manifestazione della psiche individuale in seno alla società elementare umana: pane ed amore. Ma il primo è, in realtà, solo il mezzo e lo strumento per assicurare all'individuo il raggiungimento del secondo. Così, l'individualità della ricerca del pane si trova unicamente spiegata con l'universalità del bisogno supremo della specie, amore.

 

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È un fatto incontestabile che nella intiera cerchia della vita individuale e sociale degli esseri più evoluti – gli uomini delle nazioni civili – la sfera sessuale appare più ristretta di quella puramente conservativa. Ma dov'è pur sempre l'intensità maggiore di sensazioni? dov'è lo stimolo più acuto per agire? dov'è l'origine prima del grande istinto di tenerezza da cui si svolge la maternità, questa chiave di volta di tutto l'edificio dell'affettività e però anche della socievolezza umana? dov'è il fermento più efficace e fecondo per le creazioni più universalmente sentite dell'intelletto umano, che sono le artistiche e le religiose?

Senza dubbio la lotta per l'esistenza, acuita in seno ai popoli civili dalle mille esigenze di una vita sempre più complessa di aggregazione, il maggiore risalto nella condotta di ciascuno di noi alle azioni che tendono al procacciamento del pane, intendendo designare sotto questo nome (e spero ciò si capisca e si accetti dal lettore) non i soli mezzi materiali di sussistenza, che sono l'alimento somatico e la difesa dalle influenze contrarie dell'ambiente fisico, ma pur anco tutto quanto serve a soddisfare i bisogni psichici individuali, l'alimento, per così dire, del nostro cervello incivilito. Però i vincoli di convivenza restringono ed ostacolano la libera attività dell'individuo nella sfera conservativa, fino a rendere fierissima la lotta, per quanto combattuta con la più nobile delle armi, con la forza intellettuale, che ci assicura la vittoria ora come astuzia, ora come audacia ed ora, purtroppo ancor raramente, come virtù ed ingegno. Contemporaneamente, gli stessi vincoli sociali rendono vieppiù difficile la libera espansione dell'attività dell'individuo nella sfera riproduttiva. Lotta per l'esistenza e lotta sessuale: ecco i due aspetti che l'immortale genio di Carlo Darwin ha rivelati nella vita del singolo e nella vita della specie.

All'uno di questi due aspetti della vita collettiva, a quello che oggi più ci preme e sospinge, diamo nome di questione sociale. Ma essa non è propria solo dei nostri tempi; ha esistito fin da quando il corpo sociale cominciò a differenziarsi. Se oggi appare come una novità nella storia umana, è solo perchè è divenuta cosciente, quasi diremmo consapevole di , come quelle impressioni organiche oscure e profonde della cenestesi, che nell'infermo sorpassano la soglia dell'inconscio e si spingono nel campo illuminato della coscienza, dapprima attirando semplicemente, in seguito assorbendo del tutto l'attenzione.

Ora, avverrà forse lo stesso fenomeno nell'altro aspetto fondamentale della vita collettiva? Esiste, insomma, o può sorgere dall'incosciente dell'aggregato umano anche una questione sessuale, che apporti nel corpo sociale civile le stesse conseguenze di acri lotte, di aspirazioni sempre più consapevoli, di conquiste contrastate dai più forti e fortunati, ma alla fine vittoriose, per parte dei deboli e degli sfortunati dell'oggi? Non si debbono esagerare gli effetti psichici del bisogno riproduttivo, e non accorgersi che la questione sessuale o si risolve in modo autonomo, e allora non incontra le difficoltà immense della sociale, o si risolve come conseguenza secondaria di questa. Inoltre i fenomeni sociali cui luogo la «questione sessuale», sono, per l'appunto, tutte le manifestazioni possibili della coscienza collettiva da questo lato. Celibato forzato; matrimoni infelici; adulterii; prostituzione; reati di libidine... non ve ne sono, ve ne possono essere altri.

La possibilità di una soluzione autonoma, e pertanto pacifica, è data da ciò che per il soddisfacimento del bisogno sessuale non è necessario ottenere con pene e fatiche un equilibrio fra l'uomo e i prodotti dell'ambiente esterno. La fame esige del pane, vale a dire un prodotto che sta fuori di noi, che deve essere conquistato con perdite anticipate di energia, e che non si distribuirà mai degnamente per volontà reciproca dei conviventi finchè per qualità e quantità sarà inadeguata ai loro bisogni. Per contro, l'amore si esaurisce entro la cerchia umana, nulla esige dal mondo fisico, e a soddisfarlo in tutti basterà l'accordo fra le volontà dei conviventi. Adunque la questione sessuale trova la sua soluzione, quasi esclusivamente, nella sfera morale, può dar luogo a lotte o a battaglie che neppure lontanamente assomiglino a quelle che la questione sociale ci mostra gigantesche.

Ognuno vede poi, facilmente, che molte delle difficoltà oggidì incontrate dal bisogno riproduttivo sono di indole economica: difficoltà economica di fondare una famiglia; difficoltà economica di mantenere ed educare la prole; origine economica di buona parte della prostituzione. La soluzione progressiva della questione sociale implicherà quella, almeno, di taluni problemi secondarii della sessuale, ad esempio dei problemi annessi alla istituzione e costituzione della famiglia. Ma anche quando ciò si facesse soverchiamente attendere, perchè noi non possiamo sapere se, e in quali direzioni e per quali vie la questione sociale (come la intendiamo) sarà risolta, noi vediamo sempre possibile un comportamento autonomo, indipendente, pacifico delle difficoltà sessuali odierne.

Da che provengono il celibato non voluto, la prostituzione, i reati contro il buon costume e contro l'ordine della famiglia (per usare la terminologia del nostro Codice italiano), se non dalla esistenza di ostacoli al soddisfacimento dell'istinto riproduttivo? Sono ostacoli di varia natura; in parte, lo dissi ora, di indole economica, in parte, puranco, di indole schiettamente morale. Ma ogni sofferenza dell'individuo che si consuma in una astinenza mal tollerata; ogni strappo recato alla catena che limita la libertà sessuale, massime nella donna; e più direttamente ancora, ogni azione individuale che mira ad ottenere il soddisfacimento del senso genesico mediante l'offesa dei sentimenti e degli interessi o diritti degli altri individui, ovvero mediante l'offesa dei sentimenti ed interessi collettivi, sono indizii dell'agitarsi, in seno al corpo sociale, d'un bisogno prepotente che ricerca ed esige, quando che sia e come che sia, soddisfazione.

Lo studio psicologico e giuridico delle azioni individuali, che la società considera oggi come misfatti sessuali e che i Codici più o meno specificamente colpiscono, pone in luce due fatti che, a parer mio, ci servono per la migliore intelligenza della questione sessuale. Il primo è che non consta vera l'affermazione di coloro che vedono aumentati, con il progredire della civiltà, gli ostacoli al soddisfacimento dell'istinto sessuale. Il secondo è la conferma che i sentimenti e le idee della nostra sfera etico-estetica sono in una continua evoluzione. Mi preme dire poche parole anche su ciò.

Che oggi gli ostacoli opposti al bisogno sessuale siano di gran lunga minori che non pel passato, è cosa ovvia a chi abbia anche una superficiale conoscenza delle società umane poco progredite. Molti «assetati di voluttà» forse rimpiangono l'epoca di selvatichezza primitiva, in cui l'uomo avrebbe vissuto in una condizione di promiscuità sessuale; ma le ricerche degli etnografi hanno posto in dubbio codesta supposizione: ed è ben più probabile, per considerazioni biologiche, la tesi che vede nell'uomo primitivo un Primate vivente o in una condizione di monogamia, per lo meno fino al termine del completo sviluppo della creatura, o in una condizione di poligamia che favoriva solo i maschi più robusti e creava, perciò, un numero di sconfitti in amore assai più grande di quello che si lamenta adesso.

Il vero è che in tutte le fasi a noi cognite di civiltà inferiore od in via di sviluppo, che in tutti gli aggregati selvaggi e barbari, le restrizioni sessuali sono di gran lunga più numerose e svariate, ed oppressive e crudeli che non siano le nostre. Bastano a provarcelo i costumi della esogamia e della endogamia; le proibizioni assolute di unioni coniugali fra le diverse classi sociali; le terribili pene contro l'adulterio; le gelosie feroci del maschio; l'avvilimento in cui vi giace la donna, la quale, non che esser priva di personalità civile, non ha diritti, libertà, sicurezza. Coloro che sognano il ritorno alle età arcaiche dell'umanità, perchè vi intravvedono il «libero amore», debbono essere profondamente ignoranti d'ogni nozione elementare di etnografia. Quel po' di prostituzione obbligatoria attorno ai templi imposta alle donne non li avrebbe, certo, potuti soddisfare: essa era una concessione al bisogno sessuale irritato dalle soverchie ed eccessive limitazioni, non già la sopravvivenza di un'epoca di eterismo universale che mai potrà effettuarsi in avvenire, come mai è esistita per il passato, se non per eccezione in piccoli gruppi umani imbestialiti dalla miseria e dalla corruzione.

Oggi, come del resto avviene in ogni epoca di intensa civiltà e di vivere raffinato, i limiti al soddisfacimento dell'istinto appaiono ben minori tanto nel lato materiale, quanto nel morale. Non più limitazioni entro la cerchia di tribù, o di popolo, o di nazione; non più proibizioni di casta sociale; quasi neppure più limiti di religione; libertà maggiore concessa alla donna, pur non essendo ancora tutta quella che le spetterebbe naturalmente di diritto. Sono vantaggi innegabili della progredita civiltà, i quali (mi preme ripeterlo) ci palesano con evidenza che la soluzione del quesito sessuale sarà raggiunta con mezzi pacifici e con lenta evoluzione dei nostri sentimenti e delle nostre idee a riguardo delle funzioni di riproduzione.

È codesta evoluzione morale che, in modo particolare, si rispecchia nelle legislazioni riguardanti i reati sessuali. Non tutte le abnormi ed irregolari soddisfazioni dell'istinto genesico cadono sotto il dominio del Codice Penale1: lo psicologo ed il sociologo hanno qui un campo assai più vasto e ricco di quello aperto al giurista. Sempre più appar dubbio, e il dubbio risponde ad un nuovo orientamento della nostra coscienza morale, se certi fenomeni sessuali verso cui, una volta, si reputava giusto adoperare le più crudeli punizioni, abbiano davvero carattere criminoso. Per contrario, azioni sessuali che trovarono in altri tempi tolleranza ed incoraggiamento, oggi svegliano in noi un senso di nausea, che forse è il primo indizio di un sentimento più ostile che potrà anche, col tempo, assumere i caratteri di una decisa sanzione penale.

Lo stato d'animo d'un aggregato civile a riguardo dell'apprezzamento etico ed estetico delle azioni individuali non è sempre manifesto nei Codici che ne reggono l'ordinamento interno. Questi in massima, sono arretrati in confronto delle condizioni intellettuali e morali del loro paese: è stato detto, forse con ragione, che quando un popolo codifica le proprie libere e spontanee costumanze, o è già entrato nella decadenza o se ne prepara esso medesimo i primi germi. Il nostro Codice Penale ancora vigente ha invece questo di singolare, che, essendo stato il frutto di un dottrinarismo giuridico, sia pure liberale, ma in contrasto con alcune condizioni sociali del paese cui doveva servire, è in alcuni punti in anticipazione sul futuro svolgimento della coscienza popolare: ad esempio, nella relativa indulgenza pei reati di sangue, contro i quali, in Italia sovratutto, occorreva anzi essere di gran lunga più severi. In quanto alla sfera sessuale, notansi nello stesso Codice numerose deficienze: vi si vede lo sforzo di chi tenta una transazione fra le vecchie e le nuove tendenze del corpo sociale. Dal che provengono contraddizioni interne fra le massime di diritto accettate dal Legislatore, e difficoltà estrinseche per la loro applicazione ai fatti concreti da parte del Giurisperito.

 

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Mentre il sentimento pubblico sempre più si fa ostile ad ogni atto di offesa alla vita ed alla salute delle persone, convien riconoscere che si intiepidisce e si scolora la nostra riprovazione per certe azioni sessuali. Così, la pena comminata all'adulterio, è dubbio se non giovi piuttosto a sollevare simpatie verso i colpevoli e se salvi dal ridicolo lo sconfitto in amore. Così è discutibile se la pederastia e le altre abnormità del senso genesico, in fondo alle quali lo psicologo trova sovente la degenerazione, siano punibili quando non recano offesa ai sentimenti di pudore e di estetica. Così, è ancor più incerto dove debba terminare la tolleranza della legge penale a riguardo delle descrizioni e raffigurazioni dei fatti sessuali: l'arte qui rivendica i suoi diritti; e se il Papa Leone X assisteva in Vaticano alla rappresentazione delle salaci commedie italiane del Rinascimento, noi troviamo oggi che esse sarebbero intollerabili, non già perchè feriscano in noi il pudore, ma perchè cotale offesa parrebbe troppo grossolana ai nostri sentimenti raffinati, e perciò antiestetica.

Giova, infatti, osservare che in nessun altro campo dell'attività umana sono mal definiti i limiti fra l'etico e l'estetico, come lo sono rispetto alla sessualità. Qui si effettua attraverso i secoli una continua interazione fra la morale e l'arte: ma, in sostanza, è questa seconda che, quando è grande, imprime all'altra le sue tendenze e ne modifica le aspirazioni ed i principii. I prodotti artistici di questi ultimi anni hanno un significato importante per la designazione dell'attuale «momento psicologico sociale», e dimostrano che siamo ritornati in una fase di grande tolleranza per le manifestazioni esplicite della sessualità e dell'istinto sessuale.

Ora, se noi ci chiediamo in qual modo e in quale estensione il nostro Codice risponda a questo orientamento della coscienza pubblica, troveremo purtroppo che nei risultati immediati della legge, cioè nella Giurisprudenza recente, si è rivelata in modo molteplice, e con conseguenze funeste, una non perfetta fusione della scienza astratta e cristallizzata del diritto con la ben più flessibile scienza o, meglio, conoscenza pratica della vita.

Auguriamoci che cessi una buona volta l'assurdo contrasto delle scuole, non avendosi altro in mira che la Verità e la Giustizia.

 





1 Qui e altrove si intende il Codice Zanardelli.



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