Gian Pietro Lucini
D'Annunzio al vaglio dell'Humorismo

"Puff" e "Bluff" con "Polemichetta" (1908)

Polemichetta

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Polemichetta

I.

Garibaldo Bucco ci scrive:

"Milano, 14 agosto 1908.

Illustre Direttore della Ragione.

Roma.

Giampietro Lucinisimpaticissimo lariano spirito bizzarro – non so che scoperta facesse, anni fa, ne' miei Presepi d'Annunziani; non la ricordo esattamente: certo, fu la scoperta... diamantifera del Lemoin che io rilevai nell'Italia del Popolo con la mia solita allegria.

Ora, nel numero 13 agosto 1908 della Ragione, ne fa un'altra col suo razzesco articolo Puff e Bluff; dice: 'Il Pescarese (leggasi Gabriele d'Annunzio) ha accettato che parlassero di lui i Presepi d'Annunziani mandatigli incontro da Garibaldo Bucco, con manifesto dileggio'.

Accettato? Ma io non offersi nulla! Dileggio? Ah, questo poi no!

Il caro Lucini, per tirare talvolta uomini e cose a la sua tesi, diventa... una camera oscura: capovolge, e via con l'arte sua. Stiamogli attenti: un giorno potrebb'esser capace di scrivere il Luff e Tuff di se stesso.

Pubblichi, illustre Direttore; grazie; ossequi

Garibaldo Bucco".

II. Il "Puff e Bluff" fa scuola

Non lo credeva; da che fu troppo generosamente impepato di errori tipografici e decorato da una trasposizione di periodi, tanto da sconciarne tutta una parte; ma Puff e Bluff fu preso in importanza, vedo, e ne ho piacere.

È la seconda volta che Garibaldo Bucco mi si mette davanti, o paravento, o parafuoco, non so, per sé stesso, o per altri e s'intromette s'io parlo di D'Annunzio, e, per incidenza, de' suoi Presepi d'Annunziani. – Quando sopra una quinta colonna dell'Italia del Popolo del 25 giugno 1903, presentai un Gabriele D'Annunzio che s'affacciava alle Laudi, ed ebbi a dire:

"già di lui, un compatriota entusiasta e parente, Garibaldo Bucco, racconta l'infanzia progidiosa e principesca (il mirifico non si chiama forse nel Laus Vitae porfirogenito?): ed i Presepi d'Annunziani cominciano la serie che seguiteranno (hanno avuto seguito? domanda attuale) Le Celebranti ed Il Mare, nelle pagine de' quali la voluttuosa e molle figura del poeta abruzzese, bambino, per sé grandi promesse di avvenenza sgargiante e di superiorità, non rifiutate dai comuni e celebrate dai facili ad ammirare le cose che meno comprendono";

ecco, egli scattò con questa lettera, permaloso in sul punto che cerca di ridere; e l'Italietta ha pubblicato:

Egregi amici,

Mi fanno rilevare l'articolo genialmente capriolesco che quell'amabile... Anticristo di Giampietro Lucini scrisse per favorire "Laus Vitae" di Gabriele e i miei balzani Presepi di cui ancor nel mondo si favella e si scrive...

Grazie tante a Giampietro! Il quale, però, mi faccia il piacere e la cortesia di non darmi dell'"entusiasta" e del "parente": due cose che i Presepi, per sé soli, non autorizzano ad affermare. Io, poi, non sarò del numero di quei "facili ad ammirare le cose che meno comprendono!". Fatta eccezione, s'intende, per Giampietro... che meno comprendo e più ammiro.

Salute a voi, caro Cappa, e al simpatico Lucini.

Il 30 di giugno 1903.

Vostro Garibaldo Bucco.

Tollerai il capriolesco, per quanto le mie attitudini, se mi avessero permesso il funambolismo alla moda, sarebbero state sempre ridicole in questi giuochi di destrezza, donde i clowns di letteratura e d'altro, tutti quotidianamente deliziano le piazze d'Italia; e presi nota che il Bucco non eraentusiastaparente; due qualità cui la lettura del suo volumetto suggerisce tuttora a chiunque. Ma pensai, che, se il suo non era entusiasmo doveva essere almeno ironia; e l'ironia è dileggio, a fil di logica.

Oggi, dunque, perché ho scritto e ripeto:

"– che Gabriele D'Annunzio accettò che parlassero di lui i Presepi d'Annunziani, mandatigli incontro da Garibaldo Bucco, con manifesto dileggio"; –

subito, il Bucco, giudica il mio articolo, un fuoco d'artificio, e mi fa, mercé sua, scopritore di diamanti alla Lemoin; il quale è un genioso cavaliere d'industria come... Cagliostro; a cui il nostro Marinetti ha dedicato... d'Annunzio reste.

Tante grazie, Signore: perfettamente libero di pensare di me come Ella vuole; non me ne curo. Dopo quella sua lettera questa è l'opinione ch'io ho del suo opuscolo: non è l'autore del mio parere? Che mi fa? Ma in qual modo interpreta l'accettato? – D'Annunzio ha accettato, perché non ha smentito; ciò che, per lui, avido di réclame avrebbe potuto giovare per una elegante polemica sul caso: ha accettato, ha lasciato dire: miseria! come mi leggono male questi letterati che comprendono molto bene D'Annunzio.

Ed allora lasciam dire ai destreggiatori di giuochi di parole a doppio senso in versi ed in prosa; non ascoltiamoli di più; il fermarsi a rispondere, può essere loro di qualche utilità. Quante copie, per esempio, stanno ancora nelli scaffali, invendute, di Presepi d'Annunziani? Non mi permetto il facile reclamismo di una inutile esumazione.

Puff e Bluff è divenuto una insegna esemplare e sintetica; ciascuno vorrebbe scriverle sotto il proprio nome. – Per conto mio invigilerò semplicemente onde, alle falde del mio soprabito, che non appare in questua d'occhiate e di raccomandazioni dove è folla fracassona, perché non ne ho bisogno, ma passeggia solitario, sopra sentieri d'alpe e non di facile accesso, non mi si uncini dietro nessun gendarme delle mie opinioni, o riveditore del mio pensiero. E, poi che, pare, io abbia la pessima abitudinevirtù, in questi giorni di meticolosa prudenza e di indeciso eludere – di capovolgere uomini e cose, non me ne dolgo. Afferro uomini e cose dal solo lato per cui possano rendere la verità: questo metodo mi è opportuno, oltre che in filosofia, nella pratica giornaliera; dove, se qualche seccatore insistente mi si impaccia alle spalle, lungo il mio astruso cammino, lo trabalzo, dalla rupe nel torrente. È un salto mortale, altro che capriola. E basta, caro Signore.

Palazzo di Breglia, il 18 agosto 1908.

G.P. Lucini.

III.

Garibaldo Bucco torna a scrivere:

"Milano, 31 agosto 1908.

Illustre direttore de La Ragione.

Roma.

Cinque giorni fa Le mandai una letterina raccomandata per rispondere a Il Puff e Bluff fa scuola di G.P. Lucini.

Quella letterina non la vidi pubblicata, e imagino che toccasse la non lieta sorte pel suo tono acuto; a parer mio, degna eco a la fanfara del Lucini.

Ho fatta la cura del bromuro, ed ora i miei nervi son queti; posso, adunque, far i miei rilievi con garbo singolare, e dico: a) Né entusiasmo, nel senso affermato dal polemista, cinque anni fa; né dileggio, in nessun senso, sconsecrato dal sottoscritto, cinque anni dopo; b) L'edizione de' Presepi d'Annunziani fu tutta venduta rapidissimamente, ed il Lucini non saprebbe trovarne un solo esemplare presso l'editore (ma come entrò questo nella polemica?; certamente, per l'onnipotente ospitalità del giornale). Non così il Lucini può dire de' libri suoi; e vedrà che eguale, o forse maggiore, fortuna sortiranno "Le Celebranti" e il Mare, che finirò di scrivere... quando potrò (notizia, questa, ardentissimamente desiderata dal mio furente oppositore).

Ed ecco, il Lucini è pienamente servito da uno che, in Arte, fa parte da sé stesso, e non si fa "trabalzare" da la spinterella... di un soprabito!

Pubblichi, illustre direttore; grazie, e mi creda, con altissima stima

Suo: Garibaldo Bucco.

IIII.

Conclusioni? Non se ne traggono: ebbe per ultimo la parola il più interessato a voler essere e no considerato d'annunziano. Su via, che si decida! Ma, oggi, scommetto! dopo la Canzone del Sacramento, quella del Sangue, e, sopra tutto, l'altra dei Dardanelli, egli si vanterà d'esserlo sempre stato. Se ciò gli piacere ed utile, perché non ammetterlo?

 



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