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I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
La Preparazione ci mette davanti alcune lettere che il collegiale D'Annunzio scriveva, dai dodici ai diciasette anni, a suo papà, l'ottimo don Cicillo D'Annunzio, alias Rapagnetta:
"Mi piace la gloria, perché so che voi esulterete a sentire il mio nome glorioso; mi piace la vita, perché so che essa deve essere di sostegno e di consolazione alla vostra". Poco dopo, quando il vento della notorietà l'asseconda: "Padre mio, madre mia, vi ringrazio d'avermi messo al mondo; vi ringrazio con tutta l'anima di avermi fatto buono di cuore: io vi adoro, e, se la Patria avrà a gloriarsi di me, voglio che non a me ma a voi sieno date lodi". – Già a lui i quattrini, l'aura cortese ad altrui.
Se nel 1879 mandò fuori Primo vere domandava a don Cicillo: "Arriverò alle ultime vette dell'Arte e della Gloria, o cadrò combattendo?" Ecco: il povero borghese provinciale non avrebbe saputo che rispondere a quel mostro talentuoso del suo figliuolo; però qui è il caso di ripetere come sia il figliuolo che ha procreato il papà – Poi, donna Luisa aspetta, nella casuccia pescarese, il figliuol prodigo. Se voi l'interrogate, vi sa ricomporre, con stanco garbo lontano, ricordi d'infanzia dell'imaginifico. Ci giova sapere che Gabriele preparava ed accendeva da sé le sue batterie pirotecniche: i fuochi d'artifizio erano la sua passione; sì che siano di polvere pirica, o di parole è tutt'uno; faccian faville e fumo e poi si spengano con puzze nauseose e basta: codesta attitudine, se ha cambiato sede, non ha perso il suo carattere e la sua fortuna. L'altro dì il figliuolo, tanto per consolarla le mandò a dire, con molto laconismo:
La pensava con rammarico e tenerezza nell'ora che venivagli impossibile la vita in Italia, donde i debiti lo stavano sfrattando dalla Capponcina: e la vecchia a riflettere: "Egli incomincia ogni giorno la sua vita. Ogni giorno la sua ansietà è diversa".
Il sintomo è nevrastenico, madre misericordiosa e nella gioja e nel dolore: ché, anche nel trionfo, il figliuolo si ricorda di lei: e, quando uscì La Nave, eccole la primissima copia:
"Alla mia cara, cara, cara Mamma il primo esemplare con tutta l'anima. – Capod'anno del 1908 – Gabriel";
e quando venne applaudita in Roma, anche il cognato e genero rispettivo Sig. ing. Antonino Liberi se ne commove e le telegrafa:
"Gran successo trionfale. Gabriele fatto segno delirante dimostrazione. Commosso baciovi".