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5. Di varie scoperte ed invenzioni
Buon'anima Antonio Fogazzaro e buon'anima Giovanni Pascoli solevano dire, che, qualunque cosa imprendesse a fare od a trattare D'Annunzio, questo ne sarebbe riuscito ad encomio. Non fu precisamente l'opinione di Giosuè Carducci e di Mario Rapisardi, i quali, se sconcordarono in tutto il resto, erano perfettamente solidali nel diffidare delle virtù del Pescarese. Quanto a me, postremo, sono del parere dei primi due, quand'essi si limitino nel qualunque cosa facendo, a quelle bisogne che importano l'opera del canottiere, del cozzone, del saltimbanco, in cui nessuno sorpassa l'Autore della Laus Vitae.
Comunque, anche in altri campi, e nei dì della sua massima fecondità, mentre cesellava il verso, o meditava la trama di un romanzo; mentre accordava, a Re Riccardi, Più che l'amore, ad un impresario milanese una comedia comica I pretendenti (a chi ne sa, oggi, notizia mancia competente), e, con Puccini, si era impegnato per un nuovissimo melodramma aveva serbato tempo e lena per iscoperte chimiche e trovato mecaniche della massima necessità ed interesse. D'Annunzio alchimista, davanti alle sue storte, ai suoi lambicchi, ai suoi fornelli, cercando il Lapidem philosophorum, o l'elisir di lunga vita, o l'aurum potabile ha trovato, da più sagace profumiere e parrucchiere, un estratto cosmetico.
Sì: il poeta ha scoperto un profumo, e vuol lanciarlo in commercio al più presto sotto il fatidico nome di Acqua Nunzia. Egli s'era rivolto ai più rinomati profumieri italiani e stranieri per ceder loro la sua invenzione, ma o perché non fossero del tutto persuasi della bontà dell'acquisto, o perché trovassero eccessivo il prezzo a cui D'Annunzio si mostrava disposto a cederla, le trattative non vennero a nulla di concludente. Ma D'Annunzio non è uomo da perdersi di coraggio, e se non riuscirà a formare una Società che voglia assumersi l'exploitation dell'Acqua Nunzia, egli penserà a lanciarla da sé. Frattanto ha già pensato alla forma e alla varia dimensione delle bottigliette, alla dicitura delle etichette, alla réclame strepitosa che dovrà accompagnare la prima comparsa in pubblico di questa nuovissima... creazione Dannunziana, e persino al prezzo – non troppo lieve, se siamo bene informati – ch'essa dovrà avere in commercio. L'Acqua Nunzia sarà una semplice acqua di lavanda, dal profumo sottile, ottima per i raffinati, ma praticamente efficace sopra tutto per l'immaginifico suo scopritore!
Ma che è l'Acqua Nunzia di fronte alla scoperta del budello di un nuovo pneumatico, da far ira ed invidia alle gomme Talbot? Da far arrossire l'industria dei Pirelli della cui meravigliosa elasticità nessuno più dubita, fornendone oggetti indispensabili al canonico, all'impotente, all'amatrice malthusiana, ai cavi telegrafici sottomarini, ed ai signori senatori e deputati d'ambo le... età?
Poi se dal cautciù rivolge il poeta le sue cure alle ruote, poco o molto lubrificate, ecco ch'egli stesso ci racconta, nel Proemio di La Vita di Cola Di Rienzo, il risultato della dedalea fattura.
Era l'ordegno costrutto con acume leonardesco, munito di molle nascoste che rendevano mobili e agevoli i quarti liberati dal cerchione rigido; e doveva su le vie attonite della terra sottentrare a quella tronfiona della gomma che non si salva dall'insidia dell'astuto chiodo e della vendichevole selce. Nel giorno della prova, cigolava con un suono tanto inaudito che perfino i cani più petulanti e i più tardi paperi fuggivano al passaggio. Sul primo virare, si sconquassò come un vecchio ombrello investito dalla raffica.