Gian Pietro Lucini
D'Annunzio al vaglio dell'Humorismo

"Puff" e "Bluff" con "Polemichetta" (1908)

7. Gabriele D'Annunzio in incognito

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

7. Gabriele D'Annunzio in incognito

L'incognito è quella figura politica e retorica per la quale i re di corona e di poesia si fanno più noti tra il volgo. Esso funge, per loro, come l'incoronata Humilitas in sullo stemma dei Borromei, e l'orgogliosissima modestia in sulle lettere manzoniane. Oggi, precipuamente, si valgono dell'incognito Guglielmo II, affezionato alle turgide grazie callipige della romanità, e Vittorio Emanuele III, compreso monarca di socialismo e di numismatica: per maggior ragione l'usa l'imperatore d'ogni lirica D'Annunzio I ed Ultimo.

Si recò egli, un dopo pranzo del giugno 1909, con velocissima ed elegantissima automobile, proveniente da Firenze, alla celebre abbazia di Montecassinoabituata alle visite del Kaiser Hohenzollern dove l'abate Tosti, vittima della politica ecclesiastica del frettoloso Crispi, morì di glorioso rimorso, venuto in sospetto al Quirinale, sconfessato dal Vaticano; – e vi scese, sorridendo, per visitarvi quella ricchissima biblioteca e li archivi, senza farsi riconoscere dai monaci, custodi del monumento.

In foresteria gli fu presentato –come si usa – il registro dei visitatori, per apporvi la sua firma. Ed egli firmò: "Gentile d'Albenga". Senonché la fisonomia... l'eleganza... la provenienza, lo avevano già... reso sospetto; la firma lo tradì completamente. "Ma... non è ella il sommo D'Annunzio?" arrischiò un professore. Ed egli pronto, originalissimo: "Io, quell'alta cima? Ma loro sognano?". Null'altro: volle visitare ogni cosa, ammirò, e la sera stessa ripartì alla volta di Napoli, lasciando a quei monaci "napoletani" largo campo di pettegolezzi "ncoppa à pazzia e à superbia d'ò poeta".

La novelletta è ben parafrasata, per quanto tradisca l'origine dei classici incunaboli del gazzettiere. Chi non ricorda l'episodio dell'incognito del Margravio Federigo di Prussia, li altri di Giuseppe II d'Austria? Vi è una scena nei Due Sergenti piena di patetica commozione, in cui il gesto di sull'incognito regge un intiero atto: l'istrionismo di D'Annunzio si sarà divertito, in quel dopo pranzo del giugno 1909, ad assaporare i diversi giuochi fisionomici dei volti de' frati di Montecassino. E perché questi non sono allocchi ed asini, come il suo pubblico, vi avrà letto le smorfie sdegnose della riprovazione e le altre più irritanti della commiserazione.


«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA2) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2010. Content in this page is licensed under a Creative Commons License