Gian Pietro Lucini
D'Annunzio al vaglio dell'Humorismo

"Puff" e "Bluff" con "Polemichetta" (1908)

13. Di altre opere

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13. Di altre opere

Finalmente sono anch'io persuaso della formidabile e veramente demoniaca fertilità d'annunziana. Giunto all'età critica, al limite sinodale, dove le ovaie si essicano – per l'ultima gioia de' canonici – alle femine normali, le sue ideali ed estetiche scaturigini invece rigurgitano. Ogni , è una nuova cateratta ripollante di linfe freschissime, profumate e mediche che ci innonda: con tutti questi suoi affluenti di letteratura si scaverà un oceano di poesia.

Leggeremo "I misteri delle voci", enfoncé l'ermetico e suggestivo Mallarmé, al meno ad udir D'Annunzio:

Ho cercato di evocare tutte le voci misteriose e care che ho inteso e il cui ricordo mi risuona ancora nell'animo. Non posso spiegarvi ancora quello che sarà il libro. Solamente leggendolo potrete afferrarne quello che credo che sia la sua originalità. Mi sono sforzato di creare un modo nuovo di espressione, una sintassi inusitata, che ho inventato tutta di sana pianta. Un rapporto impreveduto fra le parole e le frasi. Ciò mi permette di fissare i miei sentimenti e le mie impressioni conservando ad essi tutta l'intensità e tutto il calore.

Il poeta Mallarmé vi si era già accinto prima di me, ma non ha saputo sempre sciogliere in modo sufficiente il suo pensiero dal mistero che lo avvolge. Ho cercato di esprimere quella che credo sia oggi la realtà non già quella che avevo sentito finora. Perché oggi vedo con occhi nuovi, mi accorgo che la realtà si trova appunto dove credevo di vedere delle visioni. Al pari degli altri, ho troppo di sovente contemplato il cielo...

Andremo ad ascoltare musicaPuccini – e versi – D'Annunzio – della Strage degli Innocenti? – No; piuttosto, recitando la terza parte del Rosario per ogni atto, colle mani giunte ed in ginocchio, nella massima compunzione, vedremo sgolarci davanti le scene di canto e ballo dolorose e gaudiose o di un Cristo o di un San Domenico; questa cara gioja che ha fatto operare l'Inquisizione ad onore e grazia del Dio del Papa e del Re di Spagna, ma specialmente a profitto de' loro erarii e delle loro privatissime vendette.

Vediamolo a scrivere in candida tonaca domenicana – per rimanere in carattere e nell'aura celestiale de' torturatori teologi, bagnato nel rosso bagno di luce e di sangue, donde uscì un San Sebastiano; tutto mistico, a perseguire, nell'opera quotidiana angosciosa e pensosa l'angiolo del ravvedimento, che gli fa ribatter cammino in sul nostos della più sciagurata ascetica crudele.

Eppur no: Gabriele D'Annunzio deve essere in qualche modo riconoscente al mecenatismo dell'Ida Rubinstein, che lo trasse testè d'imbarazzo e l'ajuta tuttora. Non più santi, ma cortigiane incoronate: e sarà allora l'ultimo mimodrama: La Pisanella, o La Morte profumata. Cipro e le relative rose per luogo: medio evo per tempo: fu la Pisanella una principessa orientale che morì sotto una pioggia di rose... ecc...

Oh, la inesausta fecondità d'annunzíana: né meno il mezzo secolo e più la indiga: egli scrive la notte; si rovescia di notte sul mondo:

Allorché un'opera è stata lungamente meditata nella mia mente, siedo al tavolo, verso il tramonto, dopo un breve riposo, e lavoro tutta la notte, non interrompendomi che per un breve pasto, per qualche esercizio fisico o per sorbire un po' di caffè. Poi riprendo a scrivere nella calma notturna, fino all'aurora. E durante il giorno, dopo il riposo, lascio che il corpo viva tutto solo, abbandonato alla sua foga, alla sua violenza e soprattutto mi sforzo a non pensare all'opera che sto preparando, per lasciare il cervello in riposo e non ricevere ispirazione che dalla notte, quando gli dei discendono...

Egli non s'arresta mai, non s'arresterà più; è il diluvio incondizionato di letteratura indo-europea; è il finimondo della lirica; è il perpetuo divenire hegeliano in visibilium; è la stessa Divinità; è la Demenza. Però che:

Giunto al colmo degli anni, avendo già vissuto tante vite, io mi preparo tuttavia a novellamente vivere e a conoscere nuove deità, se la forza m'assista. Ogni notte sento con un brivido l'ora della rugiada, quando l'anima non è contaminata da alcuna grassezza di carne, come direbbe il Beato... – E so che ancora v'ha per me molte altre maniere d'esser compreso e incompreso, amato e abominato, glorificato e vituperato. E so che, d'origine libero, fattomi liberissimo, ho ancor da conquistarmi una più ardua libertà. E so che, sempre avendo più che arditamente operato, ancòra a più grandi ardiri ho da trascendere.

"Pietà, pietà di questa atroce fecondità!". Che è pur vero com'egli s'arresti davanti al 13: e questo è il paragrafo 13 di Briciole: sì che D'Annunzio lo deve scansare, girandogli attorno e maneggiando napoletanescamente il cornetto rosso e puntuto di corallo; mentr'io lombardamente gli auguro:

"Se starete lieto e sano
tornerete di lontano".

 

 

Nota

 



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