IntraText Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText | Cerca |
"Puff" e "Bluff" con "Polemichetta" (1908) Conclusione | «» |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Dite la vostra che ho detto la mia,
– e così sia.
Ho definito completamente la mia polemica nel giro di questo librattolo e non vi ritornerò più sopra. Alli avversari il confutarmi, il combattermi, il vincermi: non risponderò.
È con un vero senso di sollievo, di liberazione ch'io evado da queste pagine; ho bisogno di respirare aria più sana e vivificatrice, di avermi davanti li occhi un paesaggio più vasto, delimitato più vagamente da un orizzonte, il quale non segni confini, ma li annebbi, come postillasse l'indefinito: e volare.
Comunque, per quanto a me stesso ingrato, mi sembra di aver compiuto il mio dovere, eccessivo, severissimo: ho forse esagerato; ma, se rispetto alla persona del D'Annunzio, un grande artista decaduto per la sua golosità e tradito dal corteggio de' suoi Seid, non certo di fronte alla maschera, alla categoria che rappresenta. Perché, giunto sulla soglia dell'uscita, anch'io riconosco, che, nell'accidia lutolenta e ruminante della patria, la quale accetta ogni cosa sia già fatta ed ogni polenta sia già rimenata e scodellata, rovesciandovisi sopra a trangugiare, il Poeta Pescarese eccede, colla sua figura, si ostenta in movimento che produce, se non con gioja e salute, almeno con febre e con nevrastenia, se non con piacere, almeno per necessità: ma fabrica. Sì; riconosco in lui un tono superiore di vita alla fiacchissima nostra vita estetica nazionale, alla abitudine dell'indifferenza verso ogni tentativo, all'orrore veramente italiano per lo studio e la fatica intellettuale.
Per ciò, per scrollarmi da dosso il fastidio, anche lungo la scrittura di questi capitoli tentai di sorridere a me stesso e di volermi ingannare; di essere lieto mentre distruggeva; ho fatto il Morosofo. Il gergo scientifico non ho voluto scapitare; la parola densa e grave mi è fuggita: – μωρία-σοϕία: – per dirvi: la saggia-follia. Ne ho fatto una mistura per imitare, puta caso, l'archiatra-sofista di moda, battezzatore di morbi nuovi e di più nuovi rimedi: ché io, con lui, amo sempre mostrare due lingue, come la sanguisuga, al dir di Plinio: gli invidio la pratica di poter introdurre nella prosa, a richiesta, un mosaico di pietruzze greche, vere o false, e di cocci italiani, inverniciati o no, senza guardar pel sottile se i vocaboli coprano abbastanza decentemente e con qualche proprietà le cose. Sì; perché ho voluto anche ridere in sull'argomento, che era assai malinconico, e, qualche volta, di una accorata tristezza straziante.
Laonde mi parve di raggiungere la perfezione, dallo stesso Erasmo insegnata dall'Elogio della Follia; mi parve d'essere più nemico di me stesso, fasciato di una feroce misantropia, continuando a ripetere in sordina, tra riga e riga, il detto del filosofo di Rotterdam:
Ed ascoltatemi bene, tutto quanto si fa qua giù tra i mortali ed a profitto d'essi è sprovvisto di saggezza ed è cosa da pazzo pei pazzi. Chi, solo, vuole opporsi alla piega universale, non ha, secondo me, che un unico mezzo per riuscire; seguir cioè l'esempio di Timone il misantropo ed andarsi a godere, in solitudine profonda, questa così bella e nostra saggezza.
Oh tristi ed amare parole della negazione, quale balsamo negro mi apprestate! E perché, vecchio cuore, usato dall'entusiasmo a vagheggiare luminosissime e vicine maraviglie di amore, insorgi e continui a battere in tuo ritmo? "Va; che non hai torto: è Timone che pecca?".
Così, tra un disgusto ed una elevazione, tra il nero fumo del pessimismo e le squarciate serenità dalle nuvole spesse in sul cielo dell'ottimismo esasperato, si avvicendarono periodi a periodi, foggiarono questo libretto, che ora fuggo, persuaso di aver voluto giovare, con passione, sì da pregiudicarmi un'altra volta, alli uomini miei contemporanei, che non mi meritano ancora.
Varazze, il XXI di Dicembre 'CMXIJ.
«» |