Gian Pietro Lucini
Scritti critici

GLI ULTIMI ROMANZI

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GLI ULTIMI ROMANZI
DI PAUL ADAM

Omer Hericourt, il concepito epicamente dopo la sera gloriosa d'Austerlitz, quando il massimo sforzo della razza latina, personificata nell'impero invasore, aveva prevalso sopra le schiatte germaniche; Omer Hericourt, abbandonato al bivio della sua vita, tra la strada du Bac, che conduceva all'istituto dei gesuiti, e l'entusiasmo suscitato dai quattro sergenti della Rochelle, sacrificati per la libertà, dal legittimismo trionfato; Omer Hericourt, figlio d'eroe, parente di una nobiltà, che seppe, trafficando in diplomazia, sostenersi a traverso Napoleone, per giungere, avida ancora di dominio, sotto ai gilii d'oro, e qui impiegarsi; e parente di una borghesia, che seppe, colle forniture agli eserciti, costruire officine e banche e stendere la sua plutocrazia dentro al parlamento, Omer Hericourt, dico, continua a vivere.

Per la Ruse, per Au Soleil de Juillet, la sua anima, che assai presume, la sua piccola anima paurosa, indecisa, ma in fondo pratica e pervicace a voler godere della vita, a voler dominare la vita, per essere ministro dell'altrui, ha il racconto delle sue vicende, delle sue gesta, l'interpretazione della sua psicologia, il rapporto della sua azione, nell'azione collettiva della patria francese. Giovane, è impotente al sacrificio del piacere per essere casto e fermo ai principii del cattolicismo e governare, dalla rinuncia de' suoi appetiti, la volubilità della carne. E perché, compiacente, per necessità pecuniarie accoglierà l'aiuto della borsa ed il consiglio liberale dello zio Edme, rappresentanza della ufficialità napoleonica dimessa dai Borboni dall'esercito, simbolo di un carbonarismo vagante, internazionale agitato ed agitatore, egli saprà, coi suoi coetanei che prepararono la rivoluzione del 1830, il sapore delle voluttà romantiche e capziose delle crestaie parigine, il secreto delle loggie massoniche, in cui si conservano i principii professati dall'avo suo e di recente morto, le vendette delle Vendite, i viaggi e le missioni, per l'Italia ribollente ed inquieta, a portarvi la buona parola e l'incitamento coraggioso dei fratelli d'oltr'Alpe.

Armi, amori, avventure, complotti, ammirazioni entusiaste, tenace e profondo zappare alle fondamenta della regalità; subite disillusioni e persistente tentennare sulla decisione definitiva, tra l'altare ed il fascio delle legge romana e repubblicana; simpatie accese, per il breve contatto di una mano feminile, per la parola squillata, libera, in una riunione e sopra tutto la coscienza della propria inferiorità; e, con questa, la libidine del pervenire, occupano, eccitano, spingono, a volta a volta, l'Hericourt, dubioso e testardo, alla sofisticazione volontaria di se stesso, a crearsi un aspetto esterno che giovi al suo ascendere verso il potere.

Omer rappresenta la borghesia: si affaccia alla istoria colla esuberanza della sua energia sanguinosa; ma poiché giunge alla dominazione, e diventa ricca, dopo la cavalcata epica a traverso l'Europa, seguendo la volontà ed il capriccio del Buonaparte e si asside di fronte alla nobiltà detronizzata, ora, nell'intermessa Ristaurazione, si spossa un poco, e si fa solo tenace a conservare.

L'indebolimento della forza fisica e della continuità nobilmente morale, la sicurezza della esistenza sfarzosa, l'assenza dei pericoli aperti ed esiziali, che ne temperavano l'animo ardente, un giorno, condussero, dall'azione palese, alla lenta, oscura e pertinace sedizione, al complotto segreto, alle sette propagatrici di idee e di desiderii materialisti. Qui, tornano in giuoco l'abilità, la politica di cautela, il non manifestarsi, al cospetto di tutti, che nel giorno, sicuro alla vittoria; qui, il destreggiarsi tra i partiti, l'eccitare i lenti, il trattenere i piú determinati, il pesare con cura le probabilità del successo, l'abbandonare i compagni del pericolo, domani, allo svolgersi di nuove cause e di nuovi istituti, per cui la lotta, dall'alto, meglio uscirebbe agevole e meno pericolosa alla viltà degli arrivati, ma pur sempre insoddisfatti, ed alla astuzia dei parlamentari, accolti intorno al soglio di un dubio figliuolo di Filippo Uguaglianza ghigliottinato.

Omer Hericourt è tutto questo. Perciò è eroe meno nobile e meno intiero del padre; antipatico e troppo astuto. Al suo concetto di pratica personale, assoggetta ed informa l'evento pubblico e le modalità storiche. Egli trova modo, avvocato, di difendere ad encomio colla scorta della legge scritta, non col patrocinio della equità, bianchi ed azzurri; e, perché questo sembra sempre un riconoscere libertà, per quanto la sanzione legale le permette il passo, è liberale tra gli studenti, i bonapartisti, gli affigliati della Carboneria; è repubblicano nelle Vendite; è conservatore di privilegi in faccia al clero ed alla nobiltà, che già e male sopportano le misere larghezze costituzionali largite da Carlo.

Sciocchezze! Il figlio di Bernardo, ussero rivoluzionario del Direttorio, amico e partigiano di Moreau, rivale del Corso donde ebbe disgrazia, s'inquieta assai poco delle ragioni politiche, che avrebbero potuto rinnovare gli istituti patrii. Per lui basta che il dominio permanga alla sua classe e lo si aumenti, stabilito sulle solide basi di un codice napoleonico, propagine adattata, della romanità, al tempo presente. Forza sia alla legge; egli dice; poiché la legge fu instaurata dalla forza. E Paul Adam, avvicinando i due concetti, legge ed astuzia, forse, ha voluto farne una identità. In questo fu un critico sociale dalla sintesi profonda e convincente.

Cosí, in Roma, davanti alla plastica severa e statica di una matrona di marmo, dal ventre opimo di fortunata genitura, nei musei capitolini, egli deificava la legge e la razza latina; cosí, nel vespero sulla città eterna, dall'orto della sua casa, egli suscitava legioni e legislatori, guidati dal porpureo Mithra, l'iddio secreto ed orientale, per cui tuttora si cospirava; il dio giovane dal berretto frigio, sacrificatore del tauro, vincitore delle barbarie. E, classico, nel romanticismo del tempo, nei giardini molli e voluttuosi dei fratelli Conossei, larghi di meraviglie artistiche e fervidi a nuovi intendimenti, come nell'amore di Carità trasteverina e spumante, che gli si rappresentava archetipa e fatale come la Lupa sabina nella favola della Genesi di Roma, egli ricercherà le compromissioni sottili tra la carne e l'ideale, tra la rivolta al dispotismo e l'obbedienza ai gesuiti, tra la fragranza capziosa dell'arte e la stabilità della sanzione governativa. Onde, Seneca moderno, giuocando col paradosso (una verità fuori dalla comune conoscenza) si chiederà, nella dialettica corroborata dalla storia, se la grandezza di uno Stato derivi non dal Giusto, dall'Onesto e dal Vero, ma piú tosto dalla Astuzia intelligente e scellerata.

Similmente, barcheggerà nella erotica; starà in lance sulla scelta della compagna di tutta la sua vita. E, se Dolores, bruna spagnuola ed orfana, confessa ironia di Byron, tumultuaria e passionale, lo tenta con un fascino acuto ed inebriante, gli irrita l'epidermide e gli appare tormento dei sensi, in sogno, egli, ragionatore, ne sfiorerà il volto di un unico bacio, irresistibile espressione del suo appetito, ma sagace e furbo, non eccederà nella carezza che potrebbe inutilmente legarlo per sempre. Non nella nervosità di una donna, alacre di spirito e di imagini, povera di costanza, debole di volontà e non ricca, Omer vuol innestare il suo sangue per la sua famiglia; non dal capriccio dei sensi e dalle raffinate soddisfazioni del letto vuol che nasca la sua prole futura.

[In «L'Italia del Popolo», a. XII, n. 1077, 23-24 dicembre 1903.]


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