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Ma attualmente può dirsi adunque italiana, nazionale questa ultima modalità artistica? S'ella riguarda all'uomo in sé e non ne' suoi rapporti, è universale: se all'ambiente, regionale: se al tipo distinto, personale. Né per questo il genio speciale della razza che in essa si fonde e si esplica perderà de' suoi attributi speciali, come l'individuo stesso, posto in quelle circostanze generali a tutti, si dimostrerà in quelli atti speciali, per raggiungere un identico fine, quali le peculiarità del suo carattere gli obbligano e suggeriscono. Li eletti ingegni francesi, che Moore primo, seguendo la corrente suscitata dai poemi finnici e celti che il dottor Macpherson aveva posto in luce, poi Swinburne, poi Gabriele Dante Rossetti, ora Morris e Tolstoi e Ibsen e Wagner incitano, sentono l'uomo universale e la città di Parigi. Ed inchinandomi al colosso di Zola, fermo nella sua realtà e pure veggente all'a venire ed impeccabile anche ne' suoi errori, noto Baudelaire, il magico precursore, Verlaine, il principe, Moréas, Huysmans, Caze, Dumur, Dujardin, Madame Rachilde, Paul Adam, Mallarmé, Poitevin e Tailhade, i quali, pure ritraendo le passioni universali come enti in sé e quasi spoglie di attributi, le fermano nelle loro magistrali opere in modo tutto affatto personale, suscitate in personalità opposte e diverse, abbracciando il nervosismo, genio della vita moderna che assurge all'opera magistrale dalle turbolenze irresponsabili del delitto: e, francesi, ritraggono la società parigina di questo ultimo anelito di secolo. Chi piú personale del mago Péladan?
Ultimamente in patria questa nuova gagliardia spirituale commosse gli animi, né per ciò l'ingegni si volsero troppo proni e rispettosi oltremodo alle straniere importazioni. Le consacrate tradizioni delle muse romane della decadenza, qui rivivevano ancora e, se l'impeto primo venne d'altrove, si poetò italicamente. Già il Leopardi, ardito e scettico nel suo nihilismo, aveva dato all'idea germanica di Hartmann forma ed anima italica: già lo stesso Foscolo, classico per eccellenza, pure nuovi modi trovava piú squisiti e piú spirituali, purissimo rifulgendo dai Sepolcri e dalle Grazie che loro assunto era schiettamente un pensiero, un simbolo: e piegò la prosa a quella mirabile concezione triste e soave, scettica e generosa del Viaggio sentimentale di Sterne, aprendo il campo al modo artistico dell'analisi che poi avrebbe trionfato nel romanzo psicologico. Ed ora, fermandomi ai migliori (né mi sia bestemia il dire), ecco l'Aleardi che superiore intende al romanticismo nella stagione dei risvegli nazionali come l'Hugo in Francia, ecco il Praga, il lombardo Heine, troppo obliato, troppo poco compreso, ecco Stecchetti che accoppia Petrarca elegiacamente col sarcasmo feroce di Baudelaire, stanco del già conosciuto e pure debole alla conquista del nuovissimo: ora mi fermo volentieri all'ultimo, a Gabriele d'Annunzio che nella giovane e luminosa esistenza letteraria dimostrò dalla Terra Vergine al Piacere la serie della sua evoluzione e si affermò poderoso alla meta coll'Innocente.