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Vi sono delle anime le quali non hanno mai conosciuto giovinezza, o meglio nelle quali perdura un rimpianto per delle visioni ideate e scomparse, nubi bianche, fuggenti sopra un cielo grigio, forme bianche, evanescenti in una notte profonda.
Codeste anime hanno sentimenti profondi e morbidi, amori lontani cui mai non attinsero desideri di una squisitezza nuova, languidezze, morbose e pur care. Non saranno mai l'anime nate per la lotta e pel combattimento; staranno racchiuse nell'aule secrete in cui si piace la loro coscienza brumosa se pure accidiosa; e dei mille e lievi fatti passati costruiranno delle cerebrazioni di intenzionali e dolci riflessi, poi che a dei dettagli si avevano appresi, cui la sensibilità speciale aveva rivelato, mentre che al grosso sentire sarebbero sfuggiti senza alcuna virtú di ricordi. E sono l'anime a punto dei ricordi, che interpretano un paesaggio a traverso ad una nebbia di lagrime e di misteri e che vedono il sole un cotal poco pallido, come le lune estivali e rosse. Soffrono mutamente, ma con una intensa passione; anzi sembra che nella diuturna scuola di codesta moral fatica, essi vivano e sperino nella vita; ed hanno gli occhi rivolti al passato ed hanno la speranza illusoria di ripeter il passato, di risentirlo colla medesima intensità, col medesimo calore. Anime di giovani feminilmente melanconiche; che conservano di un culto speciale e prezioso cimelii d'ideate passioni, non di reali tumulti del cuore e della mente; sono e staranno in una verde immobilità di stagno, in una calmae lucida distesa d'acqua notturna, sotto al pianto dei salici reclini.
Tale ci apparve la prima volta collo Stagno Giorgieri Contri, meglio ora si personifica colle Trame del sentimento, accenni di cose intravedute meglio che vedute, apparizioni d'alberi e di tramonti che si potrebbero confondere in una identica mitezza di luce; se un raggio piú vivo, al declinar del giorno, ma anche piú rosso e piú stanco, non ne segnasse la differenza. E nei ricordi familiari e nei motivi intimi, qualche lumeggiata figura di donna stanca a trascorrere, verso alla quale il desiderio del poeta anela con un bianco desiderio di ebrezze ideali.
Il Giorgieri dice di se stesso e del suo libro quanto meglio non si potrebbe:
«Questo libro mi riporta nel cuore molte mie ingenue fantasie di un tempo di giovinezza lontano, molte fantasie melanconiche di un tempo di giovinezza vicino. Tutte io le ho sentite domandarmi grazia dell'oblio che segue inevitabile la comparsa fugace nei fogli su cui nessun lettore si ferma, su cui pochi compagni di sogno gettano per caso gli occhi. E la loro preghiera era cosí tenue e pur cosí insistente, e il mio cuore si ritrovava tanto in loro, che non ho saputo condannarle alla morte, povere cose vecchie che hanno per me il pregio di una sincerità e di una verità assolute. Mi pare cosí di parlare alle anime disperse pel mondo, che hanno sentite anch'esse gravar l'autunno precoce sulla fragile fioritura di che s'eran vestite, a qualche anima forse che mi sentí, che mi chiese, che è dileguata nell'infinito della lontananza e del tempo».
Ed ha trovato la serenità nell'intime sofferenze e vi porge dei pensieri che profumano come viole; onde l'intendimento feminile si accosterà volentieri a queste esplicazioni che sente vibrare dentro di sé a ricercargli le fibre piú astruse; e l'autore godrà di aver incensato ancora una volta alle tristi e soavi creature del suo pensiero, di cui riveste tratti a tratti la realtà che lo circonda: e vi si dedica:
«Almeno, invece del cuore, anche questo libro vi penetri. Ci son dentro molte cose per loro, cose tristi e leggiadre, motteggiatrici o serene. Ma c'è anche per loro una tenerezza non alterata da nulla, una visione buona della vita che potrebbe essere cosí bella ove non fossimo noi stessi a guastarla. Le ore portano sempre con loro il germe di qualche dolcezza che noi possiamo far sbocciare: e hanno tutte un delicato sentore che un giorno ci farà rivivere le loro impressioni con una dolcezza di passato».
Accolgano dunque e benignamente le signore quest'omaggio che si rivolge alla loro sensibilità: e se il Giorgieri sente di dover rifugiarsi nei miraggi dolorosi de' suoi sogni per isfuggire alla cocente angoscia della realtà, ancora scriva questa serie di capziose novelle.
Nei silenzi della villa e nelle frescure pei parchi ombrosi, ecco il volume favorito per le sieste di una gentile ed intellettual persona.
[1896.]