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Trimalchio, che si fa portare un larvetta d'argento nel triclinio, e che, postala sulla tavola, la fa giuocare nelle articolazioni e nelle vertebre slogata, atteggiando lo scheletro minuscolo in varie forme e canta:
Ahi, ahi, noi miseri, che omiciattolo vile è mai l'uomo; instaura il grottesco.
I vasi, che recano attorno bacchiche e macabre figure, e, coll'invito a bere, tra le risa e le corone di rose, passavano tra le mani dei convitati, continuano il grottesco.
Shakespeare, che sotto li acanti di Grecia fa passeggiare Bottom e Flute borghesi d'Inghilterra, comedianti improvvisati, che, tra le Amazzoni, Teseo pone, Duca d'Atene, tra le Fate della Mitologia, Fior di Cece, Tela di Ragno, Granellin di Mostarda, come a portar la demonologia cattolica, donde Titania regala a Bottom una testa d'asino ed Oberon siede e comanda sul trono d'Eolo; Bergerac, che si fa condurre alla luna per uno stelo di rapa gigante; Le Sage, che inventa Asmodeo sciancato; Cazotte, che intromette un Diavolo innamorato in Ispagna; Hoffmann, che popola di ombre le camere, dà vita alle bambole e fa parlare un gatto, Scnurr; il Vinci, che sopra una targhetta di legno dipinge il groviglio fatato della Gorgone, riducono il grottesco ad opera d'arte.
Don Quixote conserva, sotto la magra e triste figura d'hidalgo spiantato, l'anima ed il cuore d'Amadigi di Gaula; ha per scudiero il Panza, cavalcator d'un asino, al suo fianco. Quando assalta mulini e greggie, don Quixote distrugge la passata e presente e futura cavalleria: allora ritto il monco di Lepanto, suo padre Cervantes, segna il fine della grandezza spagnuola, enumera l'ore di vita all'istituto feudale, incomincia la rivoluzione, cui la ghigliottina del '93 dovrà incoronare. Cervantes de Saavedra costruisce, dal grottesco, un poema di bellezza e d'utilità sociale, instaura la nuova istoria.
Grottesco è callida junctura; come l'humorismo nell'arte del dire, nell'arti plastiche, il grottesco è uno slancio impensato ed impreveduto nel meraviglioso; è una esagerazione del sentimento e della sensazione. Nei riti, il grottesco è superstizione; nell'amore è il sadismo; nelle forme il mostro. Il grottesco è arte; senz'arte cambia suo nome in ridicolo; i ridicoli, in loro, sono Homais, Buvard e Pécuchet; Flaubert, nel farli vivere, usò di una ironia scaturita dal grottesco.
Grottesco è associazione di idee passionali; spesso una sintesi; la maschera, il mito, il tipo hanno una necessità d'impersonarsi in lui. Dogbery, Calibano, Gulliver, il Nipote di Rameau, il Bergerac del Rostand, sono delle bellezze a cui manca un elemento, donde sorge la antietetica apparenza. Le «Gargouilles» di Notre-Dame e del Duomo milanese furono cosí espresse: da uno scongiuro, dalla paura, da un sogno.
All'ombra delle torri gotiche, sui campanili trinati e chiamanti pel fuoco, per le tempeste, per la nascita e per la morte, un mostro fece arrampicare Victor Hugo; Quasimodo; a lui d'intorno, l'Esmeralda e don Claudio Frollo riassumevano il Medio-Evo. Dalla satanica lussuria di Gilles de Rais, ritorna l'Huysmans colla Cathédrale: nei bassorilievi trova il simbolismo della religione ed ancora la vita in ogni suo modo.
Ghigna l'amore dai grotteschi osceni
e una Demone Venere protende
nuda al Monaco i fermi e audaci seni:
od una Frine succuba distende
la delizia del sesso e dei terreni
peccati leggiadria. Quindi ascende
la bestiale endosmosi ai sereni
labirinti dei fregi;
la croce s'innesta sopra al caduceo e la bacchetta d'Aronne fiorisce di gilii come lo scettro di Re San Luigi.
Tutto il Medio-Evo è un grottesco necessario, spettacoloso, munificente; la Messa nera, il Sabbato, il dí di San Giovanni, i Misteri declamati e cantati nell'absidi abbaziali, i tornei, i buffoni, la Fiammetta ariostesca, i nani, la Feudalità.
Rinnovata giovanetta, dopo la romanità classica lineare e convincente, l'Europa bulicò di entusiasmi, si profuse in tutte le esagerate commozioni, passò oltre alla bellezza, oltre alla virtú; fu nella vita e nell'arte la spaventata, l'attonita, la pregante, l'ossessa, un grottesco sociale e morale.
Ma ora, nella sequenza della vita cotidiana, nella nenia noiosa della pratica, sorge un fiore strano che non è tutta bellezza ma che la ricorda e che la fa desiderare appunto perché la corolla curiosa ne è l'antinomia.
E lo spirito fanciullesco, nuovo e semplice, all'incontro di quella dissonanza, è percosso e gli pare, che seguendo il sentiero su cui profuma quel fiore, si vada alla scoperta di un altro mondo. Ma quando coll'uso comune della scienza, nella rettifica giornaliera delle prove empiriche, l'uomo abbandona il vago e l'indefinito e imprime con maggior sicurezza i piedi sulla terra e fa i gesti utili, colla maggior libertà, il grottesco oggettivo si allontana, spare, sfuma dalla rappresentazione d'arte: l'uomo trova in se stesso il mistero e l'inconosciuto.
Villiers de l'Isle Adam, poeta, perché in contrasto colla modernità plateale, quando volle vendicarsene ci sfoggiò una miracolosa Eve future e ferí a morte il mercante col Tribulat Bonhomet, due bellezze trascendentali e metafisiche, due grotteschi meravigliosi.
La scienza vulgata segnò quindi l'agonia del grottesco in occidente; nell'oriente le pratiche di una fattucchieria scientifica lo conservano.
Li usi, le costumanze, i gesti Chinesi sono una lunga catena inanellata di eccentricità, di spiegazioni, di curiosità codificate e giustificate.
Per quanto la medicina orientale abbia raccolto, con diligenza squisita, infiniti casi speciali; abbia insigne esperienza del polso, doviziosa farmacopea; sappia già da secoli la circolazione del sangue e la sua corrispondenza col moto del sole; pratichi l'innesto del vaiuolo; pure il Pêuts' áo, il maggior trattato medico della China, numera, ad esempio, trentasette medicamenti che il medico, il barbiere, il flebotomo possono estrarre dal corpo umano. La coprofagia è una profilassi utilissima in certe malattie; la carne umana è specifico efficacissimo e salutare. Pietà filiale il secarsi parte dei glutei della gamba e del braccio, quando i parenti, nell'estremo della vita, in null'altro farmaco possano sperare che nel beneficio della antropofagia; e il sacrificio del figlio è lodato. Il «Liu-nau-je-pau», un giornale di Canton (21 luglio 1892) reclama ricompense dall'Imperatore per un fanciullo che salvò sua madre d'una indigestione di carne canina apprestandogli una zuppa con un pezzo della sua gamba.
Vogliono guarire dalle febri intermittenti? Oltre all'oro ridotto in polvere ed agglutinato in pillole colle resine, eccovi un'altra ricetta: «Prendete del fiele da un uomo di fresco ucciso, del solfuro di mercurio, del trisolfuro di arsenico, della gomma e fatene delle pillole. Involgetele in un velo floscio di seta ed applicatele all'ammalato: se è un maschio al lato destro del ventre, se una femina al sinistro».
Per la lebbra, una pozione di fiele umano: vi sono i raccoglitori di fiele umano. Lungo i canali, per le vie cittadine, il bravo adesca i fanciulli che gli passano al fianco. Alcuni datteri, qualche focaccia a richiamo, una parola, una carezza; l'operazione si compie alla sera; il viscere, tra la ferita slabbrante, è estratto, conservato, consegnato in una urnetta di giada al committente. Per la tisi intingolo lattiginoso e viscido di feti; l'informe omuncolo è jeraticamente affettato con lame d'argento damaschinate.
Si ricercano i cuori e gli occhi dei bambini; vi sono dei procuratori di queste leccornie officinali. Qualche volta la legge s'intromette e punisce. Il supplizio è medesimamente grottesco; ora si involge il condannato in una rete meticolosa e paziente di cordicella, come un grosso salame, lo si appende e con grazia e metodo lo si affetta. La giustizia chinese vale il delitto: Le Jardin des Supplices, per quanto sformato sotto la penna paradossale del Mirbeau, non è di tutta imaginazione e l'arte cruenta del dolore seguita la sua tradizione nei mostri. I mostri si fabbricano, la carne ed il sangue servono alla plastica come la cera, l'avorio ed il bronzo. I ciarlatani di piazza vi fanno esposizioni di fenomeni. Vi sono uomini che hanno innestato nel ventre dei bambini: il fenomeno vive. Delli uomini orsi, scimmie, cani; l'«Hu-pao» (giornale chinese) racconta di Budda viventi, fanciulli sequestrati dalla luce e dal calore, candidi come la cera: di esseri umani, d'enormi teste sopportate da corpi incompleti; di teste minime sopra corpi giganti. Si muta la pigmentazione delli occhi, il suono della voce, si fa atoni e ciechi, zoppi e contrafatti. Vi sono delli animali che appartengono al gallo, al gatto, all'anitra; dei serpenti che hanno le ali e vivono.
La decadenza romana vide nelli anfiteatri i portenti: allora, come ora, la meraviglia si accompagnava al ribrezzo; la novità della cosa scusava alla crudeltà della fabbricazione. I mostri hanno un valore commerciale, si vendono e si comperano. Ad Odilon Redon od al macabro Goya lo spunto per quelle orrifiche acque-forti che ci fanno conoscere l'incubo del terrore e della nausea. Le damine delle nostre capitali malate di troppa civiltà, che si estasiano davanti ai vasi esotici, che direbbero, se il motivo della decorazione ammirata sapessero inspirato da una vera angoscia, da una vera tortura, da un reale sofrire? Io credo che la preziosità acquisterebbe un maggior incanto e che, nelle allucinazioni della morfina, vedrebbero qualche volta il mostro gocciolar sangue per il piacere delle raffinate.
Pazienza, pervicacia, volontà soccorrono l'artista torturatore chinese. Egli non vuol lasciare cosa in natura, la quale non porti suggello della sua perizia. Artificiale d'indole, accetta la sua costituzione e sa che è falsa, volontario, mette l'uomo ombelico del creato. Dominare: all'ars topiaria dei suoi giardini, aggiunge la deformazione delle montagne: ed appaiono queste in profilo, o teste di cavalli, o d'uomini, o d'uccelli: s'ajutano, per la simiglianza, oltre che dello scarpello, dell'erba, dei virgulti, delle piante disposte e rettificate in un disegno da cui debba rilevarsi l'imagine voluta. La natura martoriata sciorina intorno alle pagode, lungo i palazzi di porcellana, sotto le torri a gradi rispecchianti, scampanellanti di bronzi appesi alli angoli dei plurimi tetti, sotto alle gole delle chimere, sotto le ali dei dragoni proteggenti, dei giardini di sogno, dei pergolati magici, dei panorami impreveduti.
Il grottesco, dalla crudeltà, s'innesta nell'arte, dall'orribile, che è sentimento estetico, raggiunge, nella calma e nella frescura delli orti chinesi, la buona e grande pace, un sentimento etico.
Perversità morbosa, insensibile atteggiarsi al dolore, barbara soddisfazione? No; necessità d'estetica alla razza chinese. Nell'ora moderna, noi non sappiamo comprendere il mostro perché morí classicamente nelle stampe di Callot.
È necessario spersonarci, svestirci, passare sotto altro cielo, entrare in altre civiltà. Ogni grafica chinese ed estremaorientale ci porge il suo esempio: Hokousaï stilizza delle donne, fate evanescenti nelle brume, i capelli spioventi, rami di salici piangenti sulli stagni: sono pallide, fantasmatiche, quasi struggentisi alla vista. Le chimere appaiono lumache pedunculate, a code espanse, campanellanti; hanno il corpo verrucoso, lunghi baffi alle labra rialzate; si sdraiano lisce, glabre, viscide o specchieggiano di squame. Stanno sulle piazze, ai margini delle fontane, sulle pile dei ponti, scolpite nel legno, insegna araldica.
L'artista dei paraventi diede fondo alla frase di Flaubert della Tentation de Saint Antoine: «Et toutes sortes de bêtes effroyables surgissent». Sembra che il microscopio gli abbia rivelato la ricchezza paurosa dei micro-organismi in proporzioni gigantesche.
La scrittura stessa non ci appare funambolica insieme e cabalistica? I caratteri figurativi stilizzano l'aspetto delle cose. Cinque furono somministrati dal cielo, diciasette dalle colline, dalle montagne, dall'acqua, dal fuoco, dalle pietre, dalli alberi; altri ne fornirono le case, altri ancora il corpo umano; donde il simbolismo informa la lingua. Vedansi per le vie li avvisi, l'indicazioni, sulle bandiere, le divise, svolazzare, ventare, sbattere, stridere nelle sete pendenti, tese, floscie, o gonfie, come vele alle corde.
Grottesco, anche qui, il popolo fabricherà una favola sull'alfabeto: dirà, che il ministro Hoang-ti, a cui si dà il vanto delle prime scritture, non abbia preso la semeiotica dalli oggetti reali, ma bensí l'abbia imparata dalle orme confuse ed irregolari che le zampe delli uccelli tracciano, sopra la spiaggia arenosa ed umida dei fiumi, quando vi si calano a torme, nel vespero, a bere. Ed i caratteri si chiamano nio-zi ven, o caratteri delle orme di uccelli: il segno si fa mistero e religione.
Alzerò io le tende scarlatte di un santuario di lussuria dove si conservano le giade piú preziose, li avorii meglio scolpiti, le pitture piú intense e meglio eseguite? Quando a Pompei visitiamo le celle fredde e malinconiche del dicterion e scopriamo tra la rovina dell'intonaco, ancora qualche encasto che ci indichi il luogo, la professione ed il gesto delle ragazze pandemie, il dipinto è da noi classificato tra le pornografie? Io non chiedo ciò ai Tartufi. Vi saprò dire che il chinese sa dare la sensazione nervosa, l'orribile ed il delizioso; riabilita colla soferenza la lussuria. «La volupté n'est peut-être rien que le sourire de la douleur? et la luxure alors?» Orribili; delle donne riverse, li occhi chiusi, i denti serrati tra la linea di sangue delle labra, il ventre martoriato, straziato da priapi spettacolosi: orribili, li uomini che inalberano un lingam, quale il dio di Lampsaco non avrebbe mai sospettato! Orribile, la donna succhiata dalla mille ventose di una piovra, agonizzante, convulsa, isterica soddisfatta dalla lussuria che conduce a morte. Orribile, il ragno mostro, il mygale, che divora lentamente il cuore alla fragile Tong-choui, la dea della oscurità; orribile la Corona del piacere; una strana, favolosa, incredibile scoltura, aggemminata, ferruminata, d'argento, d'oro, di stagno, di perle, di giada, di avorio, di legno, di bronzo di corallo corona di lussuria e di dolore: l'Hoan hi Koan-mieu.
L'uomo, la donna, il dragone, tra i fiori, tra le frasche, costellati di rubini; la passione: l'eterno dragone, che racchiude nelle sue spire tutto l'amore della umanità, che lo agglutina, lo protegge, lo cova e lo schiaccia, esprimendone il vino dell'isterismo e della pazzia. O vi espongono delle ingenue majoliche dipinte: dei fanciulli che stringono tra le braccia un'anitra; dei contadini sotto il peso delle messi, al ritorno dai campi; delle divinità, sedute in posizioni impossibili, dee della terra, del buon ajuto, Kuannon, dee del mare, vigilanti sul bottino di una pesca miracolosa.
La «Seconda Internazionale» di Venezia, nel 1897, non ci ha schierato la raccolta giapponese del Leeger di Berlino?
L'esteta Vittorio Pica, sull'arte calligrafica ed impressionista del Giappone, non ci ha dato un'ottima divulgazione, coll'Arte dell'Estremo Oriente? Il Gonse coll'Art japonais? I Goncourt, del loro fascino stilistico, non ci spiegarono l'humorismo satirico di Hishicava, la grazia fine e profonda d'Hokusaï? O delle plastiche di cera vi ricordino la pura classicità; sono deliziose Andromedi chinesi minacciate dal dragone azzurro: delle vergini accosciate, le braccia a ricingere le ginocchia; delle vergini sdraiate; delle vergini ritte, sotto la prossima minaccia di una scimia, che loro si arrampica sulle coscie: Tchun-mei, la Psiche oscura dell'estremo oriente che si offre al dio Hi-djin. Pura, magra, eretta; imita la Venere di Milo; ma le sue mani non coprono; foggiate a conchiglia esprimono il frutto d'amore: attende. È ben vero che la leggenda seguita macabramente: Hi-djin che la possederà all'alba in ogni parte, la lascerà saziata, ma esanime, nuda sotto la capigliatura rialzata sulla nuca ed aspra e pungente di spilloni phallici; nuda e morta, sul letto nuziale ed esiziale.
Questa non è pornografia, è una discesa oscura nelle profondità dell'anima, è l'attrazione irresistibile verso le complicazioni erotiche, è una cerebrazione, isterica se vogliamo, ma misteriosa ed affascinante. Il Rops, per noi occidentali, seppe solo darci un equivalente grafico.
La Lussuria e la Morte. «C'est une tête de mort avec une couronne de roses; elle domine un torse de femme d'une blancheur nacrée et, dessous, un linceul étoilé fait comme une queue. Et tout le corps ondule à la manière d'un ver gigantesque qui se tiendrait debout».
La mia cortina scarlatta scende sopra le parole della Tentation, malinconicamente. Penso, che con tutto questo elemento di vera arte, di vera poesia, di sublime grottesco, quando abbiamo voluto saccheggiare per l'oriente, ci venne fuori una clorotica Iris anodina, in cui il facitore del libretto non seppe che delibare distrattamente sopra ai fiori del the ed il maestro accoppiar crome e grovigli musicali senza rispetto alla psicologia, all'etica ed all'arte dei celesti.
[In «L'Italia del Popolo», a. X, n. 302, 27-28 ottobre 1901.]