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Successo librario indiscutibile: quanto a successo d'arte vedremo: in ogni modo, constato che l'esemplare cui andiamo sfogliando è nel diciasettesimo migliajo9.
È un libro che vorrebbe essere una battaglia cruda, aperta vittoriosa contro tutte le sfumature delle cosí dette classi dirigenti. Sgraziatamente, avendo veduto l'autore ogni fatto morale e fisico con una mirabile lente di ingrandimento, l'efficacia della psicologia e della descrizione gonfiata nel suo stile si perde dentro l'ammirazione, alcune volte ironica, del lettore fuorviato e stranito dal paradosso, e dalla esagerazione.
Dunque opera di moralista a metà. Mirbeau intinse la penna nell'inchiostro denso e rosso di Agrippa d'Aubigné, senza scrupoli; sfoggiò delli epiteti alla Svetonio e svolse delle frasi giovenalesche coll'indifferenza di un giornalista di professione; sulla pagina avrebbe potuto inscrivere ed ommise, la declamazione di Gregorio Magno:
«Si autem de veritate scandalum sumitur, utilius permittitur nasci scandalum, quam veritas reliquatur».
Se pure qui, la verità sia divenuta un qualche cosa di elefantesco, di goffo e di enorme insieme, sformandosi da quella donna nuda e bionda, che dovrebbe essere, secondo la tradizione simbolica, sorgente dal pozzo d'acqua limpida e fredda.
Finzione della favola, vieta, comune e frusta; imaginazione eccitata di cattivo gusto valgono a plasmarci delle cose e dei fatti saputi sulle cronache cittadine. Vi è d'ogni cosa: il libriccino di note di un reporter, il fondo di magazzino di un vecchio giornalista si sono svuotati nelle pagine una veste sgargiante. Ciò manca di perversità estetica e si adatta con facilità meravigliosa al gusto dei deficenti e dei borghesi; ciò scoppia, senza delicatezza, senza preparazione, nella brutalità di un pugno battuto sopra una tavola d'osteria da un ubriaco sanguigno; ciò meraviglia anche perché, in tutto questo sfoggio di miserie dorate, davanti alla diagnosi di un medico poco scrupoloso, perché, sotto tutta questa apparenza di pessimismo, si incontrano molte ingenue scoperte sulla vita e sul carattere delli uomini.
Né meno il pimento della pornografia rialza il tono e lo impepa; ora incomincio a pensare che il Mirbeau sia assai meno maligno di quanto intenda spacciarsi. Onde, chi abbia qualche pratica dei romanzi e dei giornali francesi di quest'ultimo decennio completa leggendo i Venti ed un giorno: «Non ci è ignoto!». Sorge diretto lo spaccio del libro cassetta: spregiudicati, i borghesi vengono ad assorbire, col miele delle scollacciature, la critica sopra di loro stessi. Non importa: la terza repubblica, ed i nuovi regni, ed il resto che fermentano in Europa sono meno pudichi di un tempo: la collettività è meno bigotta dei nomi e delle cose, per quanto nomi e cose sussistono ad encomio; che Chamfort, malignando: «Plus les moeurs s'altèrent, plus on devient delicats sur les décences. Par cette raison, plus les hommes deviennent vicieux, plus ils applaudissent à la peinture de vertus»; avrebbe torto.
Azione decisa, svolgentesi manca: il volume non è un romanzo; piú tosto una enumerazione di casi varii o raccontata o biografata, se noi si permette la frase; catena o collana di ricordi, di conservazioni, di macchiette che postillano la società francese presente. Il fatto vero, vivente, passionale, esula; vi sono delli incidenti, delli episodii delle evenienze che si intrecciano e che tramano un tappeto persiano. I diversi personaggi quindi appartengono a tutte le classi sociali, dal contadino al miliardario americano: lustrano le indiscrezioni, le critiche, l'analisi, il sarcasmo per tutta Francia e per altrove; per la Russia dell'argento e del knut, ora, che moda volge dall'alto al Piccolo Padre, lo Csar, padre in Siberia, nelle miniere del Caucaso e nelle prigioni sotterranee lungo la Newa.
Pure, alcuni tra questi, sono galvanizzati sotto una corrente elettrica ed artificiale d'arte, acconciata al gusto della folla e non respirano, non soffrono, e non si esprimono naturalmente, ma per mezzi inferiori e meccanici; altri sono sdraiati sul marmo della tavola anatomica per una necroscopia o per una vivisezione.
La vitalità organica dell'opera è resa abnorme dalla imaginazione od è rimpiccolita dalla critica sistematica di un socialismo trascendentale.
È l'anodino e nevrastenico uomo di lettere, Georges Vasseur, chi raccoglie, riordina, in una calepino di foggia pseudoestetica, la lunga serie delle brutture; le cataloga; le etichetta, e, sotto le vetrine, o dentro le fiale di un museo secreto, per l'occasione, aperto anche alle signorine di quindici anni, le mette in bella esposizione.
Tutto si fonde in una sanie purolenta, si sface sotto l'avvelenamento di un morbo lento e fatale; quanto è ferito e piagato ammorba; ogni cancrena, ogni delitto, qualsiasi deformità porta la sua leggenda e il suo avviso; cosí palesi come occulte, le malattie trovano il loro nome, i cadaveri la loro morgue ed il loro carnaio.
Pretesto a raggruppare questi detriti della umanità, il soggiorno di ventun dí tra li aspri Pirenei, aridi, infecondi, coperti di nevi, fasciati di nebbie e di nubi, senza orizzonti, senza verdi, di un grigio ferrigno ed ostile. Georges Vasseur vi soffoca la noia e la nausea; la Ville d'eau, che civetta dell'antichità e dell'autorità farmaceutica e terapeutica dai romani, convita i resti della galera e dell'ospedale pompeggianti nelle ricche vesti dell'alta borghesia e della nobiltà.
Vi sono dei medici procuratori ufficiosi della morte e dei Casinos cosmopoliti; dei professori; monsieur Tarabustin un Bonhomet universitario, lirico, davanti all'ultimo lampione di gaz della Francia, faro di una civiltà commerciale sul confine alpestre; vi è un avvocato principe arringatore alla Corte d'Assisi di infantili e prolisse similitudini; vi intermezzano i patriotardi, li anti-dreyfusisti, i generali colonizzatori col sistema, facile e speditivo, di Dodd e Galieni; delle false marchese, che scendono sull'asfalto parigino, di notte, venditrici di baci per conservare, durante il giorno, il lustro ai trifogli della corona araldica: vi regnano i pazzi, i poveri di coscienza e di borsa, i delinquenti impuniti e trionfanti, le Messaline e le Cleopatre moderne intente nel dolce stil nuovo dei simbolisti, aeree nelle sete del modern style prerafaellito.
E mi ripeto, tutto ciò non è né nuovo né plasmato strettamente, collegato e rispondente. Come abilità, non nego che qui il Mirbeau ne abbia molto usate, solleticando curiosità e titillando desiderii. Ho la sfortuna, per li autori moderni, d'aver letto assai; quindi de' diversi episodii dei Venti ed un giorni posso segnare la derivazione. Trovo del Jean Lorrain; del Richepin (Mortes bizarres); della Rachilde nel sadismo di alcune pagine; della Terre in alcuni caratteri di contadini; del Balzac e del Loti nelle descrizioni della Bretagna e dei Bretoni; del Renard (Histoire naturelle-Géorgiques) nel miglior passo del volume, l'istoria di un istrice, che muore di intossicazione alcoolica; in fine del Mirbeau (Journal d'une femme de chambre) copia allo stesso Mirbeau.
L'opera d'arte fuggita, cerchiamo l'opera buona e sociale. Amo distinguere e fare una insinuazione. Perché si ha raggiunto il diciasettesimo migliaio? Perché la borghesia, contro alla quale il volume sferrò le ingiurie e le condanne, si è divertita alla requisitoria e lo ha preso sotto la sua protezione: dalla lettura e dalla compera del libro ha estratto l'antidoto ed ha prevenuto al danno che le si voleva portare.
L'alta cifra e la cassetta ripiena mi fanno pensare, non alla sua efficacia morale ma alla sua comodità voluttuaria.
Utile dunque?
No. La parte sana della nazione non ha bisogno di questo carnajo, di questo dispensario celtico, di questo manicomio, di questa galera spalancati sulle piazze pubbliche per sopperire al morbo ed al delitto e per frenarlo: dà opera per se stessa alla depurazione. Chi è affetto di questi mali cerca di passarne immune, leggendo se stesso, irridendosi e crollando le spalle: non cerca di guarire e la loro immagine non gli ripugna.
Utile dunque?
Questo nuovo lavoro nulla aggiunge alla fama del Mirbeau, se non ne tolga.
[In «L'Italia del Popolo», a. X, n. 342, 6-7 dicembre 1901.]