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I. Un romanzo
Tournée, espressione francese per un uso, meglio per una industria artistica parigina. Tournée, giro artistico, diremo noi, con una circonlocuzione pallida a rendere il concetto, viaggio sentimentale e di avventure a traverso paesi stranieri, portando le novità ultime della scena e le ultime eccellenze della ribalta.
Spesso, è una esposizione di bellezze feminili, l'arte, pretesto, serve alla mostra di curve callipigie ed a far blatterare giornalisti sopra indiscrezioni d'alcova; anche si fermeranno alle canzoni birichine recitate, ed alle opere concesse alla prova del giudizio esotico, ma, passando.
Primavera sollecita e consiglia l'esodo e l'odissea, dopo la saison fruttuosa in Patria; spinge a passare il confine, coi pesanti bagagli delle recentissime mode ed i leggieri déshabillées della scena: saranno attrici di valore indiscutibile, Sarah Bernhardt, la Judic, fors'anche l'Antoine del Thêatre Libre e Coquelin; saranno Chanteuses, mime e ballerine, preste ad acclimatizzarsi in ogni ambiente; perché, dopo tutto, i baci degli uomini di qualunque famiglia e lingua si assomigliano e non portano sostanziale differenza, per quanto gli psicologi dell'amore, e, primo Stendhal, cataloghi e distingua amare ed amare per clima razza e temperamento.
Cosí, a seguire le lunatiche fasi di un giro artistico, per Francia, Belgio e Germania pubblica una romanzesca Tournée19 argutamente, Jean Ajalbert.
Non umile, non povera letteratura: pariginamente, continua quanto il classico Scarron ha raccontato, colla variante del tempo e del costume formale, nel Roman Comique; quanto Gautier poeticava nel Capitan Fracassa, ironia e lirica di effimere passioni; quanto i de Goncourt vollero fermare, specchiandovisi con passione e sentimento, nei Frères Zemganno.
Tenue filo e posticcio, intreccio di farsa, regge l'azione. È l'Excelsior, una audace e male assimilata compagnia dramatica, che lustra mezza Europa col repertorio battagliero di un'arte verista e libertaria; sono casi di ricchezza, di applausi, di orgoglio, di miseria, di fischi, di depressione; gli artisti, gli amori e le viltà si avvicendano e si svolgono.
Un direttore olimpico ed infaticabile, Paul Vernal, tiranno in sulle scene, grazioso pascià molto addomesticato, ma assai pretendente colle attrici terminato l'ufficio; dei loschi autori; uno stuolo di professionisti o di entusiasti pel teatro, nello sciamanare delle partenze, negli ozii della dimora; quindi le invidie, le ripugnanze, i pettegolezzi: Fredy Desrozes, l'attrice intelligente, l'étoile, la futura grande attrice.
Desrozes non vorrà essere la squisita e sovranamente artista Faustin, in cui anche l'amore e la semplice espressione della carezza sono dipendenti, e diretti da una mimica d'estetica, da un innato bisogno di fare dell'arte. Edmond de Goncourt, nella crisi della monografia La Faustin, la farà intenta al suo lavoro di tragica, davanti allo specchio, studiosa dell'agonia dell'amante amato con passione ed intensamente; la farà espulsa dalla casa, nel singulto della morte, dal grido: «Un artista:... voi non siete che questo. — Turn out that woman!» estreme parole e condanna di Lord Annandale. Fredy non prenderà sul serio il teatro, cercandovi di riuscire, come la vita della quale intende di gustare le dolcezze: non si inquieterà troppo di Racine e di Molière, per acconciarsi meglio qualche volta ad un bacio se non venale almeno di un certo nuovo sapore. Essa distingue finzione e vita e non le mesce.
Perciò non si preoccupa della grandezza dell'infinito, dell'esclusività dell'amore; ma questo usa a diversivo. Perciò sfugge gli eccessi, né pone tutto il suo avvenire nella passione singola e forte per un uomo, meglio avvisata della sorella sua Samy di La Fame dei Rosny.
Samy, che intermezza sogno di palco scenico ed esistenza, sorge piú donna che attrice sotto la tirannia di un grande affetto; davanti all'inevitabile abbandono di un amante, poeta instabile a confessare il verso e le convenzioni sociali, non trova consolazione nell'arte: e, nell'ultimo trionfo, il telone cade sull'epilogo di un drama e di una esistenza.
Samy domanda, angosciosa, al domani: Perché? Come?
Fredy sorride, e sarà tanto piú amabile quando, di fresco passata dalle braccia gelose del primo, correrà all'altre aperte e promettenti del secondo: non interrompe la vaga professione del recitare per una pena di cuore.
Non si eregge a simbolo, schiva l'iperbole. Meglio affida la nobile e statuaria rappresentazione della Maschera, l'Attrice, alla Clarisse, che ne impersona lo stato d'animo e la funzione sociale; a Clarisse, creatura possente del vivificatore di caratteri, Paul Adam.
Nell'Année de Clarisse trapassa bellissima e pura per la grande arte, la giovane attrice dell'Odeon, la laureata del Conservatorio, seguita dalla minuscola cagnuola Love, orgogliosa infimità, che osa abbaiare incontro all'Atlantico.
Ella riassorbe l'anima multipla degli spettatori; fattala sua, a loro incontro la riflette dettagliatamente; placa ed accende, signorilmente, e gli uni e gli altri, dal volto e dal gesto, indovina, nello stesso tempo, le diverse passioni.
Trapassa dall'Andromaca alla Ophelia, da Violetta a Nora, avvisatrice dalla parola.
Dalla scienza mimica, ritrae la cinematografia comune ed eccezionale, mentre cerca di svestirsi della sua personalità fittizia, per vivere veramente e semplicemente nel corso delle norme quotidiane. Clarisse, tra l'ammirazione ed i desiderii, rimane casta alla scoperta dell'amore, che non vuole commuoverla; per li aspri Pirenei, l'insegue, sottile immagine, a corsa di una macchina, gingillo d'acciaio modernissimo, Love minuscola compagna. Amore, lontano ed irraggiungibile: la cagnuola, al bisogno d'espansione della signora, calma, offre il lungo muso al bacio e dimora, costante, al vago focolare della donna incompleta.
Oh! in vero Fredy non complicherà colla raffinatezza eccessiva recitazione e passatempo erotico. Per ora, si accontenta di condividere la vacanza con qualcuno, a lei meglio simpatico degli altri, per bontà di cuore e prestanza di persona: tornerà al Gymnase in breve.
Perché, dopo un'ultima sfortuna, l'Excelsior si scioglie; greggie umano, gli attori senza capo padrone, miserabili, si sbandano. Cosí termina la Tournée, che ha rivelato un nuovo tipo di attrice, Fredy Desrozes, colei che sarà ricca un giorno, susciterà grandi passioni, non le parteciperà, frutto del lago Asfaltide, e raccolto, un giorno, da Chateaubriand, di fuori dorato, dentro polvere e cenere.
La comediante in fortuna, memorie di una Madama N. N., scritte da lei medesima e stampate a Parma nel 1763, ripetono di una attrice Colombina della Comedia d'Arte li stessi motivi, imparruccata nonna della fine per quanto superficiale Fredy, ambigua tra le chanteuses, le demi-mondaines e le buone interpreti di poemi.