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II. Tre donne (la Otéro, la Guilbert, Liane de Pougy)
Ieri vi ho presentato un romanzo.
Lasciamo il libro, qualche volta lusinghiero ed adulatore, veniamo tra le persone: indichiamone due o tre di comune conoscenza; seguitiamo la tournée per nostro conto, in cerca del documento umano.
Vi espongo tre rose di profumi e di colore diversi: a proposito sono rose perché esista la parabola; rosa implica spina e rosa opulente suppone grasso letame a fomentarla.
Ecco: furono a mostrare le loro meraviglie di plastica e d'ingegno, succedendosi, l'Otéro, Yvette Guilbert, Liane de Pougy, accolte mediocremente dal pubblico milanese; il quale, aspettando mirabilia dalla letteratura, che svolazza intorno alle étoiles, non seppe abbastanza conformarsi al fato della rappresentazione, donde una reazione passionale e due volte anche le disapprovazioni.
Otéro, apocrifa spagnuola di Provenza.
Vi furono alcuni che l'hanno conosciuta scarmigliata e discinta per le strade ripide ed anguste di Marsiglia. Altri, che ne assaporano il ricordo, ahimé lontano, quando passava a Nizza per la Promenade des Anglais nel suo carrozzino trascinato da una quadriglia d'asinelli nocciuola, presentandosi come un dorato frutto di prostituzione.
Ed altri ancora in un cabinet particulier del Café Riche assaporarono al frutto (venticinque luigi), aspro e corazzato dai giuochi multicolori delle gemme: e pensano che il fandango, ballato sotto le lune chimiche del palcoscenico, è inferiore alla jota che ella si presta a danzare, in battuta, sui drappi del talamo non avaro, né proibito. Ollé!
Otero, Gotero
Fandango, bolero,
Crapulos y chulos
Mascheros, Toreros.
Otero, ollé! Un molto delicato borghese, pudico, Monsieur Bittur, qualche anno fa l'ha sfrattata dal suo palazzo, perché, scandalo del tranquillo quartiere Marbeuf, lo faceva invadere da avventori erotici, dei quali, gli insoddisfatti trovavano requie in altre cuccie meno quotate.
Ed un figlio di droghiere, che volle lavare la macchia plebea, professando il giglio conservatore, Lebaudy, slacciava i cordoni della pingue borsa. Ed a scandere la sua classica prosa, al suono delle nacchere e dei tamburelli baschi, Tailhade, inventava le piú nobili e roventi invettive e recitava Otero in paragone: «Tanto vale una quadrantaria che una etera di costo: il giorno, in cui le cortigiane non avranno altra gerarchia tra di loro che quella instaurata dai belli occhi e dalle linee morbide ed armoniose, noi saremo guariti da una infetta malattia e ripugnante, questa, il rispetto per le prostitute».
Yvette Guilbert la plus drôle, ci riconcilia coll'arte. Ella incute rispetto alle blatteratrici di Café chantant. Una povera malgascia, Cachucha, si rifiutò di danzare innanzi a lei: «Voi siete un'artista: moi je souis oune poutana. Les artistes n'ont que faire ou sont elles et elles ne dansent pas pour les artistes» Confessione cinica ma meritoria. Yvette Guilbert, discesa da Montmartre, richiamò l'attenzione di Edmond de Goncourt, il quale la ferma nelle sue Mémoires: mutò colore alla capigliatura, coll'ascendere la lubrica scala del teatro; ora, fiammeggiante, sotto ai lampi di rame del soffice gasco di ninfa vecelliana; inguantata di nero sino alle ascelle, ricoperto lo scheletro, un dí troppo accusato, di plastica morbidezza, dice Le Jeune homme triste — La Glu — La Partie carrée. Una volta usava il suo gesto e la sua voce per una propaganda sovversiva. Non di meno conservò sentimento e passione; e ruscello di sangue tragico e lento la sua voce canta la berceuse:
Et le coeur disait en pleurant:
— T'est tu fait mal mon pauvre enfant?
Non di meno, per una critica d'estetica, accentua il valzer La Décadente, e ripete un ritornello di moda sulle molte decadenti della vita:
O, puriste!
Femme au regard troublant,
La pâleur de tes joues
Me prouve que tu joues
De la flûte, de la flûte, de la flûte de Pan.
Simbolico flauto, invero! Le phallophore e le titillatrici classiche e moderne ne sanno il giuoco e l'armonia; l'eufemismo poetico della canzone non perde nella doppia esegesi.
Del resto tale scienza di trarre dal flauto di Pan divinità tellurica, suoni incantatori, non insegna la Kama-Soutra indiana, sacro trattato di jeratiche e professionali pratiche d'amore?
Trarre dal flauto melodie irresistibili, è fare l'auparishtaka. Chiedete alle bajadere del Semeur d'Amour di Champsaur che sia, ne sarete edificati: la bocca [lasciva?] è Yoni come il flauto è Lingam. Le vecchie ed i cinedi, sono espertissimi tibicini.
La Guilbert, auto-didatta, da crestaina, artista si prova nelle lettere: incomincia e dà per opera La Vedette. Pel libro non esce dal campo che la donna ha esperimentato; sono ancora sua sfera le mobili e traditrici tavole, complemento voluto dalla modernità esigente, sono le quinte esigue e portatili dei minuscoli teatrini, che brillano in fondo ai caffè, tra le lune opalizzate della elettricità.
La Vedette20 è il richiamo in enormi lettere sopra il cartellone degli spettacoli, il nome della celebrità, la celebrità stessa. Le fromage blanc, argot di teatro, dicono invidiose le compagne.
Ed, a torno di Gillette Norbert, sotto cui la autrice si maschera, «una donna alta, magra, abbastanza bruttina di volto e di forme, di cui l'acconciatura rossa dei capelli (dei suoi capelli di gloria) sembra entusiasmare l'uditorio» (oh ritratto letterario e vero di se stessa, che si compiace di non adularsi), passano la grandezza e la decadenza del cantore Fernand, i suoi amori e le sue amicizie, dettagliati e scoperti con l'aspra scienza incisiva di un piccolo Balzac in gonnella; vi si raggruppano le avventure di una squilibrata pericolosa, Lililt Jocelyn scultrice, pittrice e cortigiana avariata.
Chiaro, semplice romanzo di una lingua essenzialmente parigina, Yvette Guilbert, pardon, attualmente Madame Childeren, porta con sé nel bagaglio, preziosità migliori delle sue innumeri canzonette per quanto queste la rendano ricca.
Donde la mima Liane de Pougy, doppiamente rivale, si accora ed ha torto.
Oh, Liane de Pougy! Il cabotinage è qui perfetto — e raggiunge le alte cime; la bellezza è squisita e le serve sempre piú che l'arte. Ella vuole far troppo; dal parteciparsi ai golosi di raffinatezze, nel grave talamo monumentale (divisa inquartata tra i fiori e le liane del tropico assai stringenti ed esigenti: «Qui s'y loge voit le ciel») al viaggiar per le Russie, popolate di grandi duchi, dopo l'amicizia proverbiale con Francia, graziosi colle francese di buon cuore.
Liane riceve per dei ludi ginnici la stampa e la intelligenza parigina e dà cene condite d'etere nel suo palazzo. Jean Lorrain, che la segue davvicino e per cui sottovoce Tailhade insinua, «confratello d'alcova e correggitore d'ortografia nei probabili romanzi di lei»; mefistofele Tailhade guercio ed irriverente a ricantargli:
adhère
Ma tante Lorrain adhère au boniment
Coppéen...;
se ne fa l'istoriografo nelle Poussières de Paris. Omaggio a domicilio a Liane de Pougy.
«Piú morbida piú elegante, piú fine che mai, di quella trasparenza di tinta, di quei cerchii bistrati a torno ai due grandi occhi di cervetta spaventata, che la fanno cosí elegante come un fragile e prezioso vaso antico di Venezia, Liane, riceve quest'oggi, stesa sopra un lettuccio di pelliccie bianche sopraposte al famoso divanello di seta bianca.
Ella, la cara bambina (ahimè a 35 anni) tossisce, ma con quanta grazia, ed è infreddata».
Quindi, se voi, come Monsieur de Phocas, altra creatura del Lorrain, voluto pazzo d'erotomania e strambo innamorato di occhi color dello smerando maritato alla opale, vorrete assistere ad una cena all'etere, vi mangerete, ad esempio, un'insalata speciale: «Bananes coupées en rondelles, quartiers d'oranger sanguines, râpures de noix de coco, fraises et cerises fraiches dans un bain de champagne frappé; et là dessus cinq cuillerées à café d'éther»; a rendere piú disgustosa e piú infernale la miscela.
Gastronomia, o gaia scienza del ventre! Non ho voluto sconciare la ricetta, per non sciuparla in una maldestra traduzione; ché, del resto, dopo Vattel e Brillat-Savarin, il francese, essendo la lingua ufficiale e sacra al menu di cucina, come, dopo Richelieu, degli intrugli diplomatici, l'un piatto e l'altro, cucinati nelli antri avvelenati di quelle officine, sono viatici compiacenti di morti e di sciagure.
Ma Liane de Pougy e Lorrain stendono un velo pudico sulla fine di queste cene eliogabalesche; e Liane, per conto suo, mima e scrive romanzi in collaborazione; aspetta che D'Annunzio le componga un pantomimo; aspetta che l'Ecce Homo, altra raccolta di novelle, esca dalla penna prolifica del compagno per poterla sottoscrivere del suo nome.
Per ora leggiamo di lei: L'Insaisissable21; romanzetto epistolare, in cui la posa alla Ninon ed alla Sevigné è evidente, ma che è gustoso per alcune inframmettenze libertine di professionista ad hoc. Eccovi in prima pagina il ritratto (persona intiera) dell'autrice in tutta la lussuosità del suo gabinetto di letterata: scrittoio Luigi XV, bianco ed oro, tondi alle pareti, dipinti; pelliccie d'orso bianco sul tappeto; dei fiori, dei ventagli giapponesi; Liane, la bella, è in atto di pensare; l'alta e marmorea fronte appoggiata alla sinistra, un largo foglio di carta sta per accogliere il frutto della meditazione. E leggeremo pure L'Idylle Saphique22, per dove ella non sarà ignara discorritrice, mentre, svolgendo le pagine istoriate di graziosi episodii, tratti da un vero composito e studiato colla fotografia, penseremo con molta opportunità, se non valgono meglio le stampe della letteratura e se l'una e l'altra cosa non potrebbero stare con maggiore disciplina nell'armadietto secreto e cantaridato di un gineceo pandemio, che non sul tavolino di una signora, schiva dello Zola con gesuitico orrore.
Oh Zola, per la Tournée di queste nevropatiche e sconclusionate artiste, orchidee splendide, ma pericolose, segno del tempo, indice sociale di un pervertimento necessario della razza e del costume; Zola, alla vostra Nana, bestia bionda del vizio, mouche d'or per i letamai della postuma civiltà, aggiungiamo, sorelle queste dive, queste stelle, che fiammeggiano, pirausti e lucciole, nelle notti soccorritrici alla tempesta.
Luccicano e volano ingannando, sotto le nuvole dense. E come sono piacciono, perché necessarie livellatrici, effimeri organismi di bellezza a disgregare, a infierire, ad accelerare sullo sfacimento. — Dalle mime, dalle saltatrici, dalle tibicine, dalle gaditane, dalle istrione, a noi, per l'artista, o prodotte dal corega, o dall'impresario, o da se stesse, o schiave, o libere vengono e piacciono. — Un cippo bianco, a Pompei, porta scritto, dopo un nome greco di donna, del quale sono conservate le due ultime sillabe: Saltavit et placuit. Cosí danzano e piacciono. Ma danzano sopra a tutta la miseria, sopra a tutto il dolore e l'angoscia e le viltà e le menzogne; e danzano sopra l'intimo bollire del risentimento dell'odio, della vendetta, del bisogno di godere e di vivere per forza.
Vi sono delli occhi bruciati di lagrime, che seguono il ballo fescennino di Pougy e le contorsioni andaluse d'Otéro. Vi sono delle mani rattratte ed inquiete, che battono il ritmo di una canzone promettente di Yvette e che aspettano, dalla sua bocca rossa, una parola rossa. E, di fra li intellettuali, molti confidano, nella inconscia azione di questa tournée di vizio, una indiscussa alleata per l'azione.
Ond'io penso davanti alla parata funambolesca e, dubito se convenga ribellarsi o se, noi domani, a cielo sereno, liberi, dovremo piuttosto, ringraziando, erigere effigi meritorie sulle piazze a chi volle, dal vizio e, pel vizio stesso, consacrare l'avvento di una felice virtú incondizionata.
Ma sorridiamo. A che sformare le labbra in sulla fine di una erotica tournée, per eccesso d'indagini, malcontenti della vita, inquieti di riparazioni affrettate? La funzione sociale del disgregamento continua sotto gli applausi delle folle pasciute: le mani inguantate, che battono l'una sull'altra, sono quelle che apprestano fuoco all'esca. Non turbiamo la gioia. Molti muoiono nell'ebbrezza e non sospettano di agonizzare: qualcuno nota e spia dalle porte socchiuse: crede che, per ora, la sua decisa presenza sia inutile ed attende.
[In «L'Italia del Popolo», a. XI, n. 518, 5-6 giugno 1902 e a. XI, n. 519, 6-7 giugno 1902.]