IntraText Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText | Cerca |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Conoscete? L'autore dell'Aphrodite, che vi sarà passata tra le mani nella edizione Guillaume, nella quale i nudi perfetti del pittore Calbet rivaleggiano colle descrizioni libere e suggestive del testo: l'Aphrodite condannata dai facili blatteratori di moralità in faccia al mondo, ma sfogliata, riletta, gustata e commentata, nelle sere annoiate ed oziose, dei nostri areopagiti in pensione, ultima cantaride letteraria ai nervi inerti e vecchi, ultima prurigine della senilità.
Nel Livre des Masques di Remy de Gourmont, la matita sommaria e sintetica del Valloton vi disegna il ritratto: occhi profondi e lineati classicamente; bocca tumida; fronte ampia: bel profilo di naso greco; capelli lunghi a simigliare una cesarie imperiale. Sulla maschera che ricorda un cammeo, la modernità si rivela dai baffi franchi spiumacciati all'in sú a scoprire le labbra. Il suo aspetto è l'arte sua; guardatevi dai baffi franchi.
Pierre Louys deliba squisitamente come un ape cercatore per l'antichità. Vi traduce d'Aristofane i cori della Pace (Eirene), una commedia di attualità, per allora, e recitata in Atene nella tregua di Nicias, durante la calma dell'armeggiare per la guerra del Peloponneso, lungamente durata tredici anni di rovine e di miserie. Scorre per L'assemblea delle donne del comeda attico (Ecclesiazousai), satira saporita, come un manicaretto pepato, sopra le beghe e i concilii delle damine ateniesi al tempo di Pericle, ammalate di feminismo, di un feminismo speciale e tutto fisico, strano in parte e naturale nelle relegate matrone del gineceo cui vedevano disertato per i salotti e le alcove dell'etaire filosofesse e bas bleu. O, dalli Aneddoti (Anekdota) di Procopio, storico bizantino della vita intima e licenziosa delli autocrati di Costantinopoli (anni 549-553), volge e sottolinea le indiscrezioni sopra la gioventú e sul matrimonio di Teodora, l'Egeria coronata e la giuocolatrice del circo imperiale, consiliatrice del Digesto al gonfio Giustiniano, inquieta cacciatrice di amanti giovani; la superstiziosa del Cristo antifoneta; la pur troppo sconciata Teodora da Sardou; che, dalla cronaca, espresse un balletto ed una operetta a fine tragico. Pindaro, l'intraducibile, non lo spaventa; ma non lo rima né lo scande nella volgarizzazione; stende in buona prosa corretta e fluida l'ode in onore di Midas d'Agrigento, suonator di flauto (aulete), e non deturpa modernamente nomi di mitologia ed attributi divini. E quindi, dei frammenti di Nossis, profumati, al dir di Meleagro, come i fiori dell'iris selvaggi tra le spade acute e lunghe delle foglie verdi, compone una collana di gemme preziose da invidiarne Saffo; ché, l'una, dalla triangolare Sicilia, pulsante e fervida come un cuore nel mare meraviglioso della leggenda, e, l'altra, dalli acanti rovesciati e perenni di Mitilene, svolgono il coro indimenticato dalle fanciulle di Lesbo e troppo risaputo dalle fragilità nevrotiche e feminili della nostra Europa. Cosí il traduttore non si dimentica Luciano; rivale di Settembrini, si prova a spiegarvi I Dialoghi delle Etaire, non rifuggendo, colla sua ingenuità di uomo antico, dalle parole crude e decise, ed infiorando d'arte moderna l'arte verista del critico arguto di Samosata. Né il sirio Meleagro da Gadara lascia da parte: fresco e stillante d'unguenti, alquanto pretenzioso e pungente, lo riveste nel suo francese Les poésies de Méléagre, scegliendo dalla Ghirlanda (Stéphanos) e dalli speciosi Lenti al rosso d'uovo (hekiton hai phaxes sunkusis), all'una, arrecando gentilezze di viole, all'altri il manierismo d'un secentista spagnuolo.
Pierre Louys è dunque un freddo numismatico di letteratura, od un semplice divulgatore? Colla sua ricchezza d'erudizione colla profonda conoscenza del mondo doppio e ribollente della decadenza alessandrina, coi secreti posseduti della erotica, ritrovati con gioia tra le esumazioni della Antologia lirica e delli Erotici Scriptores, egli crea.
Può inscrivere ad epigrafe delle novelle l'epigramma di Saffo: «Io mi diletto della mollezza e bramo tutto ciò che splende e desidero tutto ciò che è bello». Del resto non le è contemporaneo in ispirto e nella profumata eleganza? Comporrà delle Metamorfosi ovidiane Byblis, Leda, Danae; che ancora la plastica del Calbet orna e minia di purezze studiate ed aggentilite dalle statue di Roma e dai fregi del Partenone. Ci regalerà Chrysis, la cortigiana spumante e sapiente: Arianna, a ricordarci li Argonauti (Argonautica) di Appollonio Rodio; La Maison sur le Nile, dove, tra il murmure dei flutti verdi ed il frusciare delle canne, passano barche alate di vele triangolari e, da Alessandria a Canopo, trascorrono le fiorite armate dei giovanetti e delle donne. Sopra le lamine d'oro di un cinto fenicio, aggeminerà il verso d'Astarté; e questa bruna dea d'amore, accolta ed ossequiata in Atene, dà l'ultimo bacio alla modernità parigina, che se ne stupisce e se ne balocca come di un bibelot curioso per vetustà e stranezza. Quindi suonano le Chansons de Bilitis; e se inviate con acuta soperchieria e malizia ad un critico pedante di Lipsia, questi troverà di averle già lette sopra un papiro da poco rivenuto nelli scavi di Memfi. In fine ci farà gustare il sapore dolce ed aspro d'Aphrodite, l'epopea dell'amore, della bellezza e della morte.
L'Aphrodite apparve in un punto di crisi e di aspettazione nelle lettere francesi (1896) quando il neo-paganesimo ed il naturismo sensuale stavano per concretarsi, ma non ancora avevano trovato l'opera completa che li producesse fuori come attitudine letteraria e scuola. Il giovane Louys fece il gesto deciso sulla soglia del tempo oscuro. La sua bellezza classica d'aspetto trovò accoglienze nel tempo fastoso delli Dei morti; la sua taumaturgia li galvanizzò. Dietro a lui seguivano i discepoli e pontificò.
Alla Forma, alla antica Forma, alla Bellezza, svelse i veli ed un piacere misterioso comunicò intorno; porse ghirlande e profumi; disse le parole del rito; risuscitò la religione trapassata. Aphrodite ha affermato un possibile rinascere di costumi, nei quali la libertà morale può essere compresa senza leggi restrittive: piú che Salammbô e che Thaïs, ricostruzioni sapienti del trapassato, è un'opera moderna, e, dietro il paravento ricamato di jeratiche phallophore, s'agitano i costumi, li atti e i desiderii di uno incontestabile presente. Aggiunse all'edonismo il romanticismo; il bianco Chateaubriand si distende invisibile su tutta la gioventú delle lettere, col fantasima dell'Atala; quindi a tanto amore ed all'idea della bellezza, era naturale ancella l'idea della morte: le due imagini cadono abbracciate, lentamente, nella notte, come due cortigiane spasimanti in un'agonia di baci, di vino e di sofferenze.
Aphrodite suscitò delle riprovazioni. La Rachilde ha malignato: «Segno dei tempi. François Coppée, leggendo Aphrodite le si prese d'amore come un fanciullo quindicenne. Per la foga, prima, ha riversato un mare di sciocchezze; quindi si mise a delirare». Un commissionario di libri proibiti va a torno questa sera a gridare: «Chiedete li amori di François Coppée con Aphrodite, il grande successo del giorno». Ed il Coppée, depositario delle liriche marziali di Béranger e di Déroulède, rappresentanti della tradizione patriotarda e di tutto il resto, pianse lagrime amare sul corpo giovane e fresco di Chrysis, la quale lo ributtò, perché non fa commercio coi vecchi frolli e maligni.
Pierre Louys, sarà dunque un pornografo di vaglia, che, per farsi passare, si vesta alla greca? Sarà semplicemente uno stilista perfetto, un eccellente coloritore di paesaggi e di figure, ma vuoto nel concetto, come un palloncino gonfiato e miniato, appeso nelle feste veneziane, sull'antenna di una barca, e splendente pel mozzicone di candela accesa racchiusa dentro ad ingannare? Pierre Louys è anche un moralista ed un combattente per la libertà del costume.
Moralista? Vi prego di non ridere furbescamente: certo e meglio dei nostri stretti osservanti le convenzionalità che ci fan poco onore. Vi furono dei professori di una ben altra e strana morale tra i padri della chiesa, Origene e Carpocrate: vi furono dei santi, che, per misticismo, ridussero all'idolatria e chi, per poetica simbolica, risuscitò il panteismo, Francesco d'Assisi. Non vi citerò li Albigesi ed i preti ammogliati, che furono assai piú morali delle orde di Simone di Montfort, oscene di sangue e di vino al saccheggio di Tolosa; non vi ripeterò i casi di Guglielmina di Boemia, milanese, la quale instaurò l'adamismo, morí in odore di beatitudine, fu composta dal clero con grande apparato nella Abbazia di Chiaravalle, e, piú morale del Carlo Borromeo, ebbe la ventura di aversi profanata la tomba da questo fanatico ambizioso e le ceneri sparse al vento. Vi furono dei moralisti come Diderot, quando scrisse La Religieuse, come Restif de la Bretonne, quando compose l'Antijustine; e questi volumi voi non li dareste da leggere alle nostre fanciulle. In fine chi crede ormai pornografica la Nana di Zola?
Meglio di tutti costoro Pierre Louys non vi porge un ammasso di opere da consultare, per trarne la sua morale: egli stesso amò dirvela chiaramente ed in poche parole.
Plaidoyer pour la liberté morale. «Alle massime superiori, che presentano alli uomini per la triplice virtú la rinuncia di se stesso, la ricerca della scienza ed il gusto della bellezza, la morale moderna aggiunge un imperativo di una terza e strana specie, una obbligazione, di cui il principio è nullo, un ordine che ripugna ed alla dignità umana ed al senso della divinità, un precetto odioso meschino, bruto, ma che vien sostenuto con tutte le sanzioni dei codici e tutto il vieto arsenale della ipocrisia: La nudità e l'amore sono oggetti di scandalo. Cosí hanno proclamato».
«La morale moderna si inganna. La nudità, al teatro, svelata, in tutta religione nel corpo perfetto di alcune creature di eccezione, dovrebbe essere uno spettacolo non solamente permesso ma sovvenzionato dallo Stato. L'amore, l'atto grave e profondo tra i mille ed al quale dobbiamo l'esistenza, l'atto, che ricongiunge la madre al bambino e pel quale noi partecipiamo al mistero universale della successione e facciamo della vita inconsciamente l'atto ereditario, che da generazione in generazione, risponde e propaga, alla nostra origine, colla nostra discendenza in sino all'infinito del passato e del futuro; questa forza espressa in un gesto, questa potenza divina, dovrebbe essere una turpitudine di cui un romanziere non può occuparsi? E ne incolpa l'iconoclastica dottrina di Paolo, raccolta e fermentata da Lutero; e si volge ribelle contro Roma e Ginevra; e si afferma nel grande amore e nella grande bellezza di Grecia».
Tutto questo è una buona battaglia per la dignità dell'arte e per la libertà del pensiero umano.
Cosí, sotto le spoglie dell'archeologo forbito, sotto l'esteta puro, che pare si volga semplicemente all'arte per l'arte, sotto al romanziere di cortigiane e di ludi saffici, impensatamente, sbuca il sociologo. Altre volte io ho detto:
«Arte pura? No: non è mai sterile, e comunque arte sarà sempre sociale. L'artista, per quanto non paia, per quanto sia astruso, lontano, racchiuso nella torre di avorio, sarà l'eterno ribelle, l'eterno sovversivo. Conquistare per la bellezza nuda un posto al sole, vale, nella filosofia della storia, distruggere un privilegio ed una barbarie; santificare l'amore anche nei termini anatomici, che i fanciulli viziosi cercano, nel vocabolario, sotto i banchi della scuola, vale fare rivoluzione. Questa energia, questo moto che semina da torno il poeta non vanno perduti; vengono accumulati, inlievitati, raccolti nel popolo; il popolo segue per l'utilità, come il poeta inizia per l'idea».
Ed è per questo che Pierre Louys conosce la sua forza e la sua gioventú e sfida la società attuale colla ironia, quando gli si schiera di fronte, armato, sbattendole sul volto le sue cartelle: Une volupté nouvelle — La Femme et le Pantin — Les Aventures du Roi Pausole.
Ecco i baffi franchi e biondi, spiumacciati all'in su a scoprire le labbra, maliziosi, imposti sulla fisionomia di medaglia antica, volontarii, che affermano il sarcasmo e la rivolta. La modernità di cui donano l'impronta alla maschera, che, glabra, apparirebbe eroica ma fredda nello smalto di un cammeo, s'imprime anche nelle pagine dell'autore, colla volontà di esprimere piú di quanto dica. I baffi di Pierre Louys mi fanno pensare a quelli di Flaubert, densi e spioventi alla Belloveso: anche quest'ultimo passò per un artista formale. Le Tentazioni di Sant'Antonio, che sono della gliptica arcaica per alcuni, per altri divengono un piccone d'acciaio a smantellare l'ultimo fortino crollante delle superstizioni sopravvanzate a qualsiasi culto divino. Flaubert è buon maestro.