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Une volupté nouvelle. — Callisto, figlia di Lamia, portata, tra le altre venerabili anticaglie, dal bosco di Dafne fiorente sulle colline dove fu la voluttuosa Antiochia, in cenere negletta, nel sarcofago, che si ammuffisce nei sotterranei del Louvre; in una bella sera d'estate, per favore di Persefone e per gentil concessione del guardiano de' musei; ritrovato forma e corpo dall'Hades e libertà dal carceriere governativo; si presenta al poeta parigino. Questi, dopo la meravigliata paura del primo vederla, i convenevoli e le cortesie, da buon moderno, la trae a ragionare sulle scoperte e sulle bellezze del tempo presente.
La bruna ragazza, che imparò dai sofisti il motteggio e l'armeggiar di parole, sintetizza le sue osservazioni ed al come devi trovare il mondo mutato! del pretenzioso scrittore, risponde: «In niente di meglio, veramente. Cose brutte, costumi laidi, cielo lugubre; li uomini meno felici. Ci copiano; dall'abito, alle scarpe. Per esempio; le tue scarpette da ciclista son fatte sul modello dei miei coturnetti che vengono di Sicione in pelle azzurra. Ci copiano, nelle acconciature, nelle oreficerie; ci copiano nel corpo. Le vostre belle plasmano e raggiustano la loro carne, le loro ricchezze di groppa e di seno dalle nostre statue. Che miseria! Quanto ad invenzioni? Descartes e Kant copiano da Parmenide; Leibniz d'Archimede; Newton da Aristotile; lord Kelvin da Democrito; quel grand'uomo d'America, che vi ha dato il telefono, Edison, da Eraclito: e, passando, ancora: Aristotile ha scoperto l'America e la sfericità della terra, come Pitagora il pianeta Nettuno e Filolao il sistema solare prima di Copernico. Che vuoi di piú? Come siete presuntuosi e buffi voi altri del secolo presente!».
Onde, infastidito ed umiliato insieme nella supremazia di vivente nel secolo XIX, il poeta ha un lampo di genio ed offre una sigaretta alla etera.
«Le fanciulle vi soffiano dentro», dice, «ma, per fumare, non è il modo migliore. Aspira». E Callisto fuma nel silenzio: nuova voluttà. Quest'ultima prova del tabacco e del sogno, dietro ai globi azzurri del fumo vaporanti, la riconquista al tempo attuale. Callisto non rese il pacchetto delle sigarette.
Morale. - Gladstone, chiedendo allo Stanley, cacciatore di uomini neri e di fiere per l'Africa, il nome di due montagne vicine alle sorgenti del Nilo, n'ebbe in risposta: «Sono i monti Gordon, Bennet, Mackay». «E chi le ha chiamate cosí?» richiese l'arguto uomo di Stato, «con questi nomi ridicoli?» «Io stesso, signore, che le ho scoperte!» «Scoperte? Ma no. Erodoto le ha scoperte prima, ventitré secoli sono».
Tale, nel fumo di una sigaretta, a falsa marca egiziana, venti secoli di storia si annebbiano dalla bocca di Callisto e tutta la conquista della umanità tiene in un pizzico di cenere grigia. Tra il fumo del tabacco, mi sovviene la donna del Rops, che, nuda ed armata di scimitarra, come una Giuditta, dalla sinistra mano espone il capo troncato ed occhialuto dello speziale di Madame Bovary, gridando: Ecce Homais! come Salomè reggeva il capo di Giovanni precursore, al festino di Erode.
La satira del Pierre Louys non poteva essere né cosí profonda, né piú elegante.
La Femme et le Pantin. Goya aveva dipinto cosí.
Nelle vesti di seta, corte, delle danzatrici, mobili i piedi brevi e ritmici, sotto i volanti irrequieti delle gonne, ridono e riddano. Giuocoliere, in cerchio, si rimandano, l'una all'altra, come da una racchetta di lawn tennis, una floscia marionetta, un simulacro di cenci e di cera, a similitudine d'uomo; di un uomo per bene, di un signore abbigliato alla moda. Ma le sivigliane ballerine girano e volteggiano sul ciglione di un abbisso; e, se pure l'abbisso sia coperto, ad inganno, dalle pieghe luccicanti e morbide delle mantiglie e delle ciarpe, e le frangie d'oro spiovino nei vani insidiosi, dentro le fauci della voragine e dei fiori pallidi e gracili spuntino in torno; fino a quando la destrezza, la pazienza e il diletto delle funambulesche Tersicori attarderanno la caduta e la morte irrefrenabile dell'omiciattolo ben vestito, palla da giuoco nelle mani rispondentisi?
Morte tra le frange ed i fiori.
Goya cosí aveva dipinto. Ed alla pagina pittorica, graziosa e cupa insieme dell'humorista del pennello, risponde il Louys. Egli conosce la sua Spagna per esperienza, non la rinnova dal Mérimée o dal Gautier; la sua è assai piú calda e viva di quella scialba e lunare del De Amicis. E per il carnevale di Siviglia, e per le notti di jota e di fandango, ballati nelle salette particolari della posada, e tra i bicchieri capziosi del vino delle Baleari, le buccie fresche delli aranci d'oro, passeggia una sigaraia dubia, qualche cosa di migliore e di peggiore di una cortigiana, forse una vergine Conchita a turbare, a stregare, a render pazzo.
Oh il Don Matteo, marionetta, nelle mani sapienti ed ingenue di innata malizia della strega d'amore! La passione lunga, tormentosa, esasperata, non ributtata, con un rifiuto deciso, ma avvelenata dal riguardo che le si impone! Riguardo falso, riguardo di crudeltà; perché, per la sigaraia, che vi ha di nuovo nell'amore? Le piccole mani rosee della sivigliana si imporporano di un sangue ideale, del sangue dell'anima, baloccando l'uomo; l'uomo cadrà nella voragine aperta, mascherata dalle mantiglie aragonesi.
Qui serve la perversità morale; il gioco acuto ed eterno dell'agonia del topolino nelle grinfie del gatto malizioso e voluttuoso; serve quindi, tra la descrizione calda, profumata della Spagna, la psicologia, paziente a ricercare il fremito doloroso, crudele a mostrare la scoperta dell'angoscia.
Pierre Louys lascia l'epica dell'Aphrodite; non impone casi difficili da vincersi coll'astuzia o colla forza, come quando Chrysis chiedeva, guiderdone d'amore, allo statuario di Alessandria, lo specchio di Rodope, il pettine a diadema della Regina, la collana che circondava il sacro collo del simulacro d'Astarte. Conchita offre, ogni sera, a Don Matteo, una notte d'amore, ch'egli non può assaporare: la ballerina protende, ogni sera, un frutto speciale e squisito, sul piatto dell'amore e della lussuria, che Don Matteo non può sbucciare, non può portarsi alla bocca. Pierre Louys vi descrive la postrema e piú feroce disperazione fisica e morale.
E bene, oltre alla Spagna, che è paesaggio voluto per la magica dello stile, oltre questa spagnuola, cui Barrès avrebbe voluto raccogliere ne' suoi Amateurs d'Âmes, i quali pure passano per la Spagna; la concezione e la satira si universalizzano. Conchita è la donna di tutti i tempi; è la sorella gemella di Chrysis; è la parente di Elena; è chi tenta e respinge; personifica l'andromedia; è la piú forte; vince. Il sesso rosso è violento di bizzarrie e di crudeltà; impera tutt'ora, quotidianamente; è la forma piú sacra dell'istinto quello che trionfa e soggioga. Cercate ancora Salomè nella sigaraia. Poeta dell'amore, Louys termina coll'inno alla lussuria bianca, al desiderio insoddisfatto ed egli ride dolorosamente: poeta di bellezze, dà la mano al secco ed aforismatico Stendhal in questo episodio d'amore; e se l'ultimo scriveva collo stile del codice napoleonico, l'altro gli risponde con tutto l'apparato sensuale di una novella efesia. Ma i millenii del progresso ballano, col fantoccio delle fanciulle di Goya; ma la civiltà moderna si estenua, deprecando ed insaziata, ai piedi di una ragazza comune e ne adora il ventre e le coscie, simboli divini, inesplorati ed intangibili.
Les Aventures du Roi Pausole. È logico, non è vero, per chi viaggiò lungamente per i paesi sorrisi dal sole, ed ebbe li occhi a lungo carezzati dal cielo azzurro dell'Egeo e riposò assai nelle praterie di Macedonia, od in riva all'Illisso e si compiacque di evocare, nei boschi di lauri e di faggi secolari, le divinità; è logico, che, tornando in patria, senta la nostalgia del clima dolce, delle bellezze straniere, delle pure nudità trascorrenti nei silenzi forestali. Non sarebbe cosí perdonabile ad un viaggiatore, per diporto, il rimpatriare senza ricordi e doni alli amici delle terre lontane: e nelle sue impedimenta voi trovereste, tra le armi e le stoffe d'oriente, anche dei gioielli e dei gingilli d'arte, che gli orneranno, a rimembranza, la casa.
Pierre Louys, passato per tutto l'umanesimo delle lettere profumate, non può scordarsi delle Favole efesie; non dimentica Teagene e Coriclea del Fenicio Eliodoro di Emessa, né Achille Tazio colle sue Avventure di Leucippe e Clitofante, né l'Egizio Eustazio del Ismenico, né Dafne e Cloe di Longo Sofista; ha troppo compreso Luciano di Samosata, per non saperlo per cuore.
Ma non è sordo al bisogno della modernità, né dimentico della tradizione francese. Servano le grazie e le mollezze alessandrine per veneri decorative; ma ai superficiali, che vogliono gabellarlo per inutile scrittore di bazzecole (anche un Ariosto rimò delle corbellerie) nasconde, sotto il miele, l'assenzio, e, tra i fiori, un aspide giusto e vendicatore.
Egli sa il XVIII secolo a meraviglia; Dulaurens colla Imirce ou la Fille de la Nature; Godard d'Aucourt che finge le Mémoires Turcs, per malignar Parigi delli Abati in mantelletto e delle Marchese incipriate; Chevrier, che, piú sfacciato, occhieggia dalle toppe delle serrature ed origlia dietro alle portiere e porta a torno li scandali delle quinte, delle alcove e dell'Occhio di Bue versagliese, col Colporteur; lo scioperato cavaliere La Morlière, che trae, dal paese d'Angola, meravigliose satire ai contemporanei; Crébillon, che non rispetta l'amore, una bagatella nel Hasard du Coin du Feu: e risale a Piron, al conte di Caylus; ed ascende a Scarron; e vien presso a Diderot per i dolci racconti azzurri di uccelli bianchi e di principesse e di inglesi, che feriscono meglio di una spada; e rivaleggia col Voltaire, ridendo, ma coi denti stretti e con una fiamma nelli occhi; vi rilegge Zadig, Le Monde comme il va, Candide, Babec et les Fakirs; ci riporta, sulla tavola laccata liberty delle nostre mondane bionde, un fascio di cardi, di tuberose e di orchidee che racchiudono il Roi Pausole. Oh tutto questo XVIII secolo è trascurabile; non vi pare, eccellenti uomini pratici, che volete rude la vita come una selce e che non abitereste la Farnesina, perché un palazzo meraviglioso? Pure da queste inezie discese a noi, e voi pure la godete, quella rivoluzione per cui siamo; come discenderà, da simili opere di inutile e pura estetica, quell'altra cui aspirate, meglio, che dai vostri meetings e dalle vostre formole.
I delicati raggrinzeranno la fronte e arriccieranno il naso, e dalle ciglia basse faranno sgusciare uno sguardo di riprovazione. Ma sono questi delicati delle guardie di città, preposte alla sorveglianza delle pandemie, e dei banchieri allegri in buona compagnia dopo mezza notte; dei canonici repleti dopo compieta, dei bottegai burloni, dopo il conto di cassa delle giornate, contenti se fu pingue la vendita. Questi delicati hanno i loro santi, a cui fanno lume; non importa, se, per le loro professioni, buggerano ed ingannano il prossimo, codesti cittadini sono i delicati per la morale consacrata dal codice e dalla stola.
Perciò, la fiaba di Roi Pausole è piú che battagliera, piú che corazzata, piú che aggressiva. Gattina di lusso, che non ha scialacquato l'istinto felino della razza negli anni di servitú e nella lenta degustazione delle zuppe eccellenti concessele, con rispetto, dai padroni, si rizza volontaria e sfida. Assai moderna, sotto la maschera di un carneval di Venezia, come una sposa adultera dei Dogi, porta a spillone, nei capelli rialzati, uno stiletto, e, come occorre necessità, se ne serve per arme. Pausole è un poco il Pococurante; Giglio, paggetto, è molto Faublas; Monsieur Taxis, eunuco per frigidezza e per convinzione religiosa ugonotta, è prossimo parente di Tartufe; ma Pausole è il re anarchico, Giglio è l'arte insofferente di legami e di imposizioni, è l'amore libero; Taxis, che fa la peggiore figura di tutti e recita versetti della Bibbia, è l'eterno Homais, l'eterno Père Ubu, è il disgraziato borghese. Il fittizio esercito delle figurazioni è assai bene addestrato contro l'ipocrisia.
Non cerchiamo il regno di Pausole sulle carte geografiche. L'autore afferma che è in Francia e protetto da Francia repubblicana. Si sdraia nella dorata Provenza; certo dove il clima facile permette alle giovani nudità di farsi ammirare, senza velo, nelle belle giornate. Felice regno, Tryphême! Montaigne, a questo proposito aveva già affermato: «Il se voit qu'ès nations où les loix de la bienséance sont plus rares et lasches, les loix primitives de la raison commune son mieux observées».
Donde il codice di Tryphême non ha che due articoli; poi che il re, a somiglianza del chinese Kou di Voltaire, non è ingiusto verso i suoi vicini, né pel suo popolo:
1. non nuocere al tuo vicino;
2. come questo tu avrai ben compreso, fa quanto ti piaccia.
Ed è il buon giudice che li applica sotto un grande ciliegio carico di frutti corallini. Egli porta corona leggiera; una corona di stile ma di sottile alluminio, splendente nella doratura. Egli amava far conoscere, discretamente, come questo copricapo fosse molto piú leggiero del cappello a cilindro del suo cugino il re di Grecia. Ed egli, che regge unico lo Stato, dinanzi a proposte di disposizioni e di ordinamenti nuovi rispondeva: «Signore, l'uomo domanda che lo si lasci quieto»; per cui, al secondo articolo dell'unica legge, non ammesso né contemplato da nessun codice civile moderno, non si aggiunse mai un terzo ingombrante e suppletorio imperativo.
Roi Pausole ha pure un harem, dove si contengono trecento sessantacinque bellezze, una per giorno, ed un'ultima, sessantasei, per li anni bisestili. Tra le sue donne, il buon re dimentica la strada al ciliegio della giustizia. Roi Pausole ha il sentimento assai vivo dell'irreparabile e sceglie né una cravatta, né una sposa, né chiude una finestra; remissivo di equità, per cui la natura può agire liberamente, liberamente l'uomo manifestarsi.
Ma, un caso curioso e sfortunato turba la pace e l'armonia del regno. Un intreccio alla Mademoiselle Maupin spinge ad abbandonare la casa paterna e principesca, la bianca Aline, stregata dalli occhi di una Mirabella danzatrice parigina, illustre di qualche altro aggettivo un poco meno coreografico, se pur grazioso. Ed il caso e la ventura portano il re, Giglio e Taxis consiglieri, a viaggiare in traccia della fuggitiva principessa, per il paese.
Dove scorgono moltissime cose; che per la campagna le fattorie risplendono di porcellane e di ferri dorati nelle costruzioni, seguendo una estetica novissima, consolidata dalle critiche e dai suggerimenti di Paul Adam, di Zola e di Huysmans, e che queste fattorie sono tenute con cura ed immunizzate dalle ultime scoperte dell'antisepsi, come un laboratorio Pasteur. Dove comprendono che le donne meno nude sono le piú viziose e che un bacio al bel paggio non si rifiuta mai. Dove conoscono la fragilità della carne, perché con poche parole di sobillazione, Giglio manda i quaranta lancieri ugonotti, scolari della modestia di Taxis e fidi alla continenza, a correre per i prati, come altrettanti Fauni in calore, dietro alle pastorelle che non si lagnano.
Cosí vi sono, nella città di Tryphême, dei ricoveri, nei quali, i figli d'ambo i sessi, che abbiano di che lagnarsi della paterna autorità, possono trovar ricovero e protezione, ed i teneri amanti stanza alle loro sollecite effusioni; come esistono delle leghe di ben pensanti a sradicare la dissolutezza pubblica, promuovendo delle conferenze contro l'uso degli abiti per le vie. Dove, anche, si viene a sapere che ai ricevimenti festosi della città, per l'entrata del ben amato sovrano, la miglior parte del corteo è una teoria di giovanette nude; dove infine un re Pausole può dire, a risposta del discorso dell'oratore operaio che gli dà il benvenuto: «Che si regali a questo poveraccio, che ha lavorato assai, una casetta, una pensione, del tabacco, del vino e due o tre ragazze a riscaldargli le lenzuola in dicembre»; e ad un borghese, raccomandare: «Se potessi aggiungere la piú piccola libertà a quella di cui già godete, lo farei volontieri, ma il codice di Tryphême non mi lascia il diritto di imporre una limitazione»; ed all'ottimato: «Signore, non è per comodo vostro che ho rimutato il costume della patria. Se la mia legge vi fa, ne ho piacere; ma non credete poi che voi possiate giungere alla felicità, nel limite concesso alle gioie umane, col volere ch'io mi occupi di solleticarvi le guancie per impedirvi di piangere. Voi siete uomo, e, come tutti li uomini, avete diritto stretto di regolare la vostra vita colla vostra indipendenza. E con questo ho piacere di salutarvi».
E Pierre Louys si accontenta di terminare cosí:
«Si avrà letto questo racconto, come conveniva leggerlo, quando non si avrà mai dimenticato, di pagina in pagina, di non accogliere come identità la Fantasia ed il Sogno, Tryphême e l'Utopia, Re Pausole e l'Essere perfetto». Felicemente, del resto, dopo l'errore della fuga, Aline trova argomento completo per l'amore il bacio di Giglio scudiero, che la sfata dalle carezze di Mirabella ballerina.
Vi furono per certo degli uomini pratici e serii a scrivere sopra giornali assai pratici e serii, i quali lavorano per il miglioramento del popolo, come l'Avventura aveva un solo pregio: quella di essere charmante. È troppo poco, quando considero che, al Carducci, li stessi uomini pratici e serii e li stessi giornali altruistici inneggiano lodi, al Carducci di ieri e d'oggi.
Io prego questi uomini serii di prendersi il disturbo di sfogliare e di conoscere la libreria del secolo XVIII, quella che preparò tutto ciò che sapete, per cui anche i non cosí detti borghesi discendono come persone giuridiche, come entità sociale; di studiare un poco là e di rileggere il Roi Pausole.
Io vi assicuro, o uomini di indiscussa pratica parlamentare remissiva e quietista, che un libertario si avvalora dell'ultima opera del Louys e la fa sua, nobile lotta contro le dighe della falsa moralità e del falso pudore. Ma io, qui, anche mi dimentico che, mentre li uomini pratici e serii cercano di codificare per fine sull'istinto e sul bisogno al cibo e tentano pesare per ogni bocca tanto di carne e di pane, come se ogni bocca dovesse, per legge, mangiar tanto di pane e carne statutaria, o non piú, o non meno; quelli altri, li anarcoidi, tentano di liberare dalle leggi ingombranti, fastidiose ed inutili bocche e menti, perché ciascuno, nel libero giuoco delle sue forze, in cospetto al libero moto della natura, cerchi a sé la felicità senza rubarla ad altrui, e, della felicità conquistata, non con altra legge se ne faccia proprietà, e privilegio.
E privilegio e fatica è il nostro povero amore moderno, cerchiato di ferro nelle strettoie del codice e del regolamento di polizia. Allo schioccare d'un bacio, l'agente domanda alla signora il suo permesso, sia quello rilasciato al municipio, o l'altro, che il questore concede, dietro il pagamento delle note tasse. Stato e religione si sono esacerbati contro l'amore; il giorno in cui lo si ha scoperto come una cattiva azione, ci hanno dato dei precetti e delli imperativi. O che san Paolo faccia lume al libertinaggio bollato; o che il costume elegante ed i bei modi delle etere di costo e dei salottini de' caffè ricchi coprano la meretrice e la immunizzino dalla legge; o che il contratto matrimoniale santifichi il contatto di due epidermidi; Stato e Religione vengono a vedere. Il Talmud statuisce ore e giorni all'amplesso; i regolamenti di polizia ripristinarono l'obbligo della visita, e chi deve vivere dell'amore come chi ne è affamato s'apre la libertà spesso col suicidio. Tutta l'arte dei moralisti si valse a tener lontano l'uno dall'altro i due poli della vita, e quanta energia dispersa e sperperata nella crudele soluzione di continuità! Che se voi aggiungete la paura del morbo celtico, i racconti che la medicina vi fa leggere sull'avvelenamento invincibile; tra la continenza e la nevrastenia, tra la pazzia sifilitica ed il suicidio per amore, che sceglieremo? La base della morale dei costumi deve essere la libertà; ma libertino, dalla persona a modo, se non peggio, è proclamato chi lo afferma; ma tra l'infrazione ad una fantasima legale e l'approvare al privilegio od alla gozzoviglia ufficiale, un filosofo pagano non sta in dubbio e si fa chiamare pornografo.
Cosí Pierre Louys, che è un forte, non accetta né privata, né sociale carità d'amore e di pane; egli non vuole che la libertà, la quale pur troppo è la morte dei deboli e dei paurosi incapaci all'esistenza.
Leggi? a che altre leggi? L'umanità, che si comporta da essere cosciente, ha bisogno della codificazione? Mentre moltissimi non sanno che inventare per aver pretesto a nuove sanzioni scritte; mentre ora la democrazia italiana si affanna alla conquista del divorzio, opportuno e pratico; Pierre Louys passa sopra al fare ed al disfare del matrimonio e si regola all'amor libero. Mentre, per domani, ci apparecchiano una vita, servitú ai plurimi mediocri, come, ora, è servitú dei pochissimi feroci; egli ci ride in faccia e reclama una completa licenza ragionata dal cuore, dalla mente e dall'istinto; vivere, pensare ed amare liberamente.
Considerata, sotto questa luce, l'opera dello scrittore francese non ci appare piú una esumazione retorica e voluttuaria di età morte, o sterile aspirazione di utopia a venire. Il libero classicismo lo porta a combattere le superfetazioni che ingombrano la morale moderna; la critica attuale lo spinge, combattente, contro un privilegio; perché anche il pudore anti naturale e la paura della nudità (che è la verità) sono delle superstizioni privilegiate. Pierre Louys entri dunque tra i ribelli incontentati dello spolverio di urbanità attuale sopra il medio evo sussistente nel costume e nelle leggi, e, della sua arte pura, ci dia il patrocinio. S'egli predilige schermeggiare con una fine lama di Toledo rabescata d'oro, cui il Cellini abbia incisa la impugnatura, destreggiarsi al tiro con una Colt elegantissima e brunita, gli darete torto? Il pregio intrinseco dell'arma spesso testimonia del suo valore e della sua precisione. I brutali accolgono arme dalle selci, dal palo di una vite, da una arrugginita pistola; male a proposito operano, quasi mai raggiungono lo scopo; il raffinato e l'esperto sanno dove portare la botta, dove mirare, ché l'arme di eleganza non mai fallisce e mai tradisce alla loro volontà.
[In «L'Educazione Politica», a. IV, n. 75, 31 gennaio 1902 e a. IV, n. 76, 15 febbraio 1902.]