Johann Wolfgang von Goethe
Faust

PARTE II

ATTO QUINTO

Dirupi, boschi, rocce, luoghi solitari

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Dirupi, boschi, rocce, luoghi solitari

 

Santi anacoreti, dispersi qua e sulle alture dei monti

e ricoverati nei crepacci del granito

 

Il Coro e l'Eco.

               De' turbini a seconda

            Sui massi di granito il bosco ondeggia,

            Ove stan le radici abbarbicate;

            E spessa in fino al ciel bella corona

            D'alberi annosi intorno lo circonda.

            Un'onda mormorando un'altra incalza,

            Nel sen d'orrida balza

            Si schiude ampia caverna,

            Ed il lion tacente

            S'aggira intorno solitario e cheto

            Portato dal desio che lo governa

            Di questo asil segreto

            Quasi al sacro mistero ei renda onore,

            Mister tutto d'amore!

Pater Extaticus (vagando or sulle alture, or al basso).

               Dive fiamme cocenti,

            D'amor vincoli ardenti,

            Doglia atroce che il petto ange e martira

            Anelante a quel Dio e che a mi tira!

            O folgori, o catene, o lance, o strali

                                   Me colpite!

                                   Me stringete!

                                   Me  ferite!

                                   Me  pungete!

            Ma di colpi e di punte aspri e mortali,

            Così che il periglioso

            Fral nella tomba alfine abbia riposo:

            né altro resti di me, che il dio fulgore

            Ove s'imperna l'eternale amore!

Pater Profundus (da una regione al basso). Come la rocca eterna che passa sul profondo abisso, come l'onda che all'onda si mesce nell'orribile inondazione, come la magnifica quercia che si solleva repentinamente nell'aria per forza arcana, così l'amore possente, che tutto informa e nutre, al cielo ci guida. Odo un immenso e selvaggio fragore intorno come se le foreste e gli enormi massi di granito a somiglianza dell'oceano, vagassero per il cielo!

In mezzo allo strepito si avanza la piena degli agitati flutti per fecondare gli aperti campi. La cascata che di balza in balza si frange spumeggiando, e la divina folgore che percorre lo spazio e purifica l'atmosfera dei pesanti vapori che ci velavano il giorno, che cosa sono essi se non messaggeri d'amore? Essi annunziano a tutti questi forza profonda che sempre operosa, abbraccia l'universo. Oh! arda ella dunque nel mio seno dove il mio spirito, triste, inquieto e gelido soffre e si accascia, imprigionato nella chiostra dei sensi e oppresso dalle catene della terra! Oh Signore, pace ai miei pensieri! ed a questo che geme risplenda la sospirata tua luce!

Pater Seraphicus (regione media). Qual nebbia porporina ondeggia in mezzo ai rami degli abeti? Ah! il core ben lo indovina: sono queste le beate schiere dei fanciulletti portate dal desio della viva luce; il giovine coro degli spiriti eletti!

Coro di Fanciulli beati.

            Dinne, chi siamo? o a quale

            Parte drizzato, o padre, è il nostro volo!

            Felice ed immortale

            È ognun di noi; che solo

            Dell'esser nostro vaghi,

            Nulla ha il mondo oggimai che più n'appaghi!

Pater Seraphicus. Usciti appena alla luce del giorno, saliti al cielo dal grembo della madre a mezzanotte, ed aggiunti alle schiere degli angioletti; sentite voi dunque l'appressarsi di un Ente pieno d'amore? Andategli incontro e che il vostro cuore non sia turbato dal timore, o voi felici fanciulli morti innanzi tempo. Voi, affatto ignari dei guai della terra, scendete tutti nelle mie pupille e mettetevi a contemplare questa regione dal luogo dove più vi aggrada! Ecco dinanzi a voi montagne e piante; eccovi rupi coperte di neve; ecco un torbido torrente che spumando affretta il suo corso per aspri dirupi.

I Fanciulli beati (dal fondo del suo cervello).

               Bello a veder, ma di mestizia pieno

            Luogo ne pare orribile, selvaggio!

            Trema di freddo e di paura il seno;

            O buon padre, ne che il bel viaggio

            Ricominciam per l'etere sereno!

Pater Seraphicus (ridonando ai pargoli il volo). Andate verso più sublimi vertici fino ai cerchi estremi della luce, crescete sempre attoniti del come, ignoto a tutti, come avviene fra i celesti. Andate sempre più rapidi per l'azzurrino vuoto attratti dalla somma virtù della divinità che è pascolo dell'anima! essa è colei che vaga nell'etere; essa è colei che apprende i santi pensieri alle menti ottuse dei mortali; essa è colei che sola prepara la tazza nella quale si diffonde l'estasi del primo vero.

Coro dei Fanciulli beati (che sorvolano a tondo le alture più sublimi).

                           Ridutti a cerchio,

                        O garzonetti.

                        Delle manine

                        Formiam catena!

                        E senza fine

                        Da' nostri petti

                        Escan divote

                        Celesti note.

                          Noi di supreme

                        Gioje beati!

                        Noi dalla speme

                        Rassicurati!

                           Il Re de' santi

                        Sempre si celebri,

                        Fin che gli piaccia

                        Al beatifico

                        Della sua faccia

                        Eterno riso

                        Noi pure raccogliere

                           In paradiso!

Gli Angeli (aggirandosi in un'atmosfera superiore, seco traendo la parte immortale di Faust).

              Osanna, e gloria! alfin ritorna in vita

            Chi già stette agli spiriti in balìa;

            Sol questa a chi l'età non ha compita

            Noi rechiam di salvezza unica via

            E se la grazia di lassù lo invita,

            Di beati ver' lui schiera s'avvia;

            E scioglie all'alta sua ventura un canto

            Colla gioja nel cor, negli occhi il pianto.

Gli Angeli Novizi.

                           Le roserugiadose

                        Che vostra man cogliea,

                        O eletti, a cui l'amore

                        Il cielo un schiudea,

                        Ben fur mezzi possenti

                        Per noi cherubi ardenti

                        Onde al supremo Amore

                        Quest'alma sollevar.

                           Dell'anime tesoro

                        Che ci rechiamo a vanto

                        Dei Santi innanzi al Santo

                        In coroaccompagnar.

                           Elle vincean le squadre

                        Degli angioli rubelli:

                           Che invece dell'eterno

                        Foco che li divora,

                        I luridi demóni

                        Sentîr, ma per brev'ora,

                        Gli spasimi d'amor.

                           Satana che superbo

                        S'infinge indifferente.

                        Non resse al primo assalto,

                        E divampò repente.

                        Or nel perpetuo orrore,

                        Negl'infiniti pianti

                        Lo ricacciò il Signore.

                        Alleluja! si canti;

                        Ei solo, il vincitor.

Gli Angeli Primitivi.

            Dura impresa è la nostra a trar codesto

            Velo mortal su per l'eterea via;

            Foss'ei pure d'asbesto,

            Impuro tuttavia.

            Quando la possa arcana

            Dello Spirto immortal che fonda e crea

            Gli elementi d'un mondo a rappella,

            Rotte mandar le anella

            Di loro stretta e duplice natura

            Agli angioli del ciel non è concesso

            Chè solo all'increato

            Perfetto amor di svincolarle è dato.

Gli Angeli Novizi.

              Di mezzo alla leggiera

            Nebbia e a' vapori onde ricinte sono

            Codeste rocce di granito, un suono

            Parte, qual d'una schiera

            Di spirti che qui presso errando vada.

            Ma vie più si dirada

            Il vel frapposto, e a noi l'avventuroso

            De' beati fanciulli eletto stuolo

            Rivelasi, che a volo

            Si distende pel liquido sereno.

            D'ogni affanno terreno

            Francato il gentil coro

            Mostra i lucidi e tersi

            Vanni, e il bel manto di rugiada aspersi;

            E già delle superne

            Sfere pregusta le dolcezze eterne,

            Or che pronto è a salir, lasciam, fratelli,

            Che il suo cammin, misto agli eletti, imprenda

            E le prime con lor rote trascenda.

(Trasmettono la parte immortale di Faust ai Fanciulli Beati, i quali s'incaricano d'iniziarla.)

I Fanciulli Beati.

                           E a noi questa crisalide

                        Raccogliere non pesa,

                        Che a gloriosa e splendida

                        Opra miriamo intesa;

                        Essa ne fia mirabile

                        Pegno del vostro amor.

                           Ma perchè in tutto sciolta

                        Non si palesa ancora,

                        Togliete via que' bioccoli,

                        Strappateli una volta;

                        Che dell'eterna aurora

                        Le arrida lo splendor.

Doctor Marianus (nell'interno della cella più elevata e più pura). Di qui lo sguardo spazia intorno e lo spirito ondeggia fra l'Eterno ed il mondo. Ma nel seno delle nubi accese, scorgo uno stuolo di sante donne che volano in cielo. Ne vedo una in mezzo coronata di astri fulgidissimi. È la regina dell'impero, il mio cor ben l'indovina a quel vivido raggio. O immacolata Donna dell'universo, sotto la stellata volta del cielo, lasciami leggere nella luce del cielo infuocato il tuo divino mistero, o Madre dell'Eterno Vero.

Consacra l'austera tenerezza che agita ed illumina i più gelidi cori e li trascina dinanzi a te nell'estasi e nella preghiera. Quando regni nel nostro seno il nostro coraggio è indomabile. Alla tua voce, o Dea, ineffabile, la nostra collera si addormenta repentinamente come l'onda sulla sabbia. Vergine, nel tuo seno prese stanza l'Onnipotente, egli scelse te fra tutte per un tanto onore! Prima di te sulle stellate sfere non vedi altri che Dio. — Intorno a lei s'aggirano senza posa, per onorarla, vaghe fiammelle: sono anime penitenti spiranti l'odorosa aura che parte da lei, e che intente ed assorte nelle belle pupille chiedono umilmente grazia e salute.

Regina di purità! Vergine immacolata e santa, tu puoi lasciare senza tema venire vicino a te le peccatrici che ti si accostano con amore e fede! Cedendo alle prave voglie scorsero i loro giorni nel piacere; nessuno può resistere da sé al seducente invito della soave voluttà; l'umano desiderio corre ahimè troppo facilmente il lubrico pendìo. Uno sguardo od un sorriso sfavillante sul viso di una vaga donna lega ed incatena l'uomo; e tosto l'ebbro suo cuore arde alla vampa di lascivo amore. (Mater Gloriosa si aggira per l'atmosfera.)

Coro di Penitenti.              Dall'alto empireo

                                               Ove risplendi,

                        Vergin sovrana, i nostri voti intendi;

                                               Eletto giglio,

                                               Rosa gentile,

                        O tu cui non fu mai parsimile!

Magna Peccatrix. Per l'amore che con pure lagrime come eletto balsamo bagnò i piedi divini di Gesù Cristo, a dispetto della farisaica rabbia; per l'urna profonda che versò soavi essenze d'ambra; per la bionda capigliatura che asciugò le sue sante membra; —

Mulier Samaritana. Per la profonda e fredda cisterna dove in altri tempi il vecchio Abramo guidava il suo armento a pascolare; per il vaso che porse ristoro alle labbra del Figlio; per la viva sorgente che appena uscita di versò poscia perenni acque di vita sull'umana razza;

Maria Aegyptiaca. Per la sanguinosa e fredda pietra che raccolse un giorno le membra del divino martire; per il poderoso braccio che si alzò minaccioso e mi respinse dal santo luogo; per quell'acerbo dolore sofferto da me dolente e pentita stando per quarant'anni in guerra con me stessa e colla prima colpa, di che io ringrazio il Sommo Fattore; per quell'addio che lasciava in terra prima di partire; —

A Tre. O tu che non negasti mai alle anime peccatrici di varcar la soglia del cielo; tu che concedi al sincero pentimento la forza sufficiente per lottare collo spirito maligno, o Maria, tu non negherai il tuo perdono a noi che in mezzo ai contrasti del mondo smarrimmo la retta via inconscie di fallire, e che ora piangenti imploriamo il tuo ajuto.

Una Pœnitentium (altre volte per nome Gretchen, in atto umile). Degnati, o Immacolata, di rivolgere a me i tuoi pietosi e divini occhi, a me santa e beata in quel giorno, scevro di ogni dolore in cui ritornò a Dio colui che amai in terra.

I Fanciulli Beati (intanto che si accostano lievemente roteando).

               Già di quella virtude

            Cui nessun uomo mortale

            Ad intender non vale

            Ei tanto in sé racchiude,

            Che ciascuno in fra noi di troppo avanza.

            Di zelo e di costanza

            Premio daranne al certo

            Qual conviensi a fratel fedele e degno.

            Noi del terrestre regno

            Presto, ben si può dir, fummo rapiti:

            Ma questi, ch'è del mondo assai più esperto,

            Di quanto ei vide e sa

            Notizia ne darà.

La Peccatrice (detta prima d'ora Gretchen). Circondato dal coro degli Spiriti angelici il felice Novizio non può comprendere se dorme o veglia. Egli batte salendo rapide le ali; appena tocca col piede il sacro limitare lo si vede tramutarsi in Arcangelo. Come si sveste tosto dalle sue terrene spoglie! Egli è ringiovanito, splende di una bellezza celestiale, ed un fiammante velo cinge le sue sante membra. Oh! dolce madre, concedi che io gli apprenda il tuo santo e puro nome, perchè il vivo raggio del giorno abbaglia già la sua pupilla!

Mater Gloriosa. Egli vola più in alto verso le divine sfere; se t'indovina egli ti seguirà ben tosto.

Doctor Marianus (boccone sul suolo pregando). Ricerchiamo in quei soavi e cari sguardi dai quali viene solo la grazia e la salute, la virtù che meglio ci prepari il cuore a ricevere con gratitudine le eterne fiamme della beatitudine; onde gli umani affetti si rivolgano con viva fede a te, Vergine, Madre, Imperatrice e Dea. Dal sublime e stellato tuo seggio mostrati a noi propizia.

Chorus Mysticus.

               Ciò che trapassa e muore

            Altro non è che simbolo e follia;

            Del celeste, immortale

            Soggiorno a chi men vale

            Pentimento e dolor schiude la via;

                        L'inesplicabile

                        Compiuto fu;

                        L'Eterno-femmina

                        Ci trae lassù!

 

fine dell'atto quinto.

 

 

 

 


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