Aprire
puoi tu ancor le pupille?
Intorno ardisci
volger lo sguardo? Tu sei solo! Udiro
queste colonne tua parola? Devi
queste temere testimonie mute
del supremo de' gaudii?
Il sol si leva
d'una vita novella, al cui paraggio
la passata è tenèbra. In sulla terra
scesa è la diva, e fra le stelle innalza
tosto il mortale. Oh quali nuovi scopre
spazii il mio sguardo!
oh quali regni! Come
soave è il premio del desio fervente!
Al gaudio estremo io mi sognai vicino,
ma più bel d'ogni sogno è questo gaudio.
Tenti pure comporsi il cieco nato
i colori e la luce in suo pensiero;
quando il giorno novello gli rifulge,
ei si ravviva d'un novello senso.
Pien di speme e d'ardire, ebro di gioia
premo questo sentier. Tu assai mi desti,
pari alla terra e al ciel, che a piene mani
ne traboccano doni oltre misura;
e tale una mercè da me richiedi
a cui darti diritto altro non puote
che questo dono. Desiar tacendo,
temprare io deggio il core, e sì acquistarmi
tua fidanza gentil. Deh!
che mai feci
per mertar la tua scelta, e che far deggio
per non esserne indegno? Oh!
che favello?
Me fa degno di lei la sua fidanza.
Sì, a' tuoi detti, o gentile, a' guardi tuoi
sia quest'alma devota eternamente!
Chiedi tutto che vuoi, poich'io son tuo!
O in stranie terre ella a cercar mi mandi
stenti, glorie, perigli, o in queto bosco
l'aurea lira mi porga e mi consacri
le sue laudi a cantar nella quiete,
io son presto a' suoi cenni;
ella a talento
m'informi e tempri, a lei sol una il core
serbò tutti i tesor. Se a me porgea
molteplice stromento un nume amico,
dire appena potrei com'io l'adori.
Pennello di pittor, labbro di vate,
ove stemprino l'api il miel più dolce,
aver vorrei. Più non andrà Torquato
fra gli alberi solingo e fra i mortali
a vagar dolorando; ei non è solo,
egli è con teco. Oh la più bella impresa
grave d'alti perigli or mi si offrisse!
Fidente e lieto io vi porrei la vita,
che sue candide mani oggi mi diero...
Cercherei l'amistà de' valorosi
onde compir con un gentil drappello
impossibili gesta a' cenni suoi,
al suo volere. Deh! perchè i miei sensi
avventato svelai prima che, fatto
degno di lei, me le ponessi a' piedi?
Era cotal la mia prudente brama.
Pur sia che vuole. È assai miglior destino
coglier non meritato un sì bel dono
che ad ora ad ora imaginarsi il dritto
di chiederlo in mercè. Lieto rivolgi
lo sguardo intorno! A così alta sorte
tu sei serbato: e gioventù fidente
a te di nuovo un avvenire accenna
splendido, arcano... Esulta, o core!.. Arridi,
stagion di gaudio, a questa pianta ancora!
Ella il ciel brama, mille rami gitta
e s'ammanta di fiori. Oh porti frutto,
porti letizia! Da novelli e densi
suoi rami l'ornamento aureo raccolga
una mano diletta!
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