Johann Wolfgang von Goethe
Torquato Tasso

ATTO TERZO

SCENA III. Leonora sola.

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SCENA III.

 

Leonora sola.

 

 

Qual mi desta pietànobil alma!

qual tristo fato al suo sentir sublime!

Ahi! ch'ella perde... e d'acquistar tu avvisi?

Dunque è d'uopo ch'ei parta? o tu lo fingi

onde sola goder la mente, il core

ch'altra teco godea con più pienezza?

Opra è questa leale? E non sei forse

ricca abbastanza? A te consorte e figlio

e dovizia e gentil sangue e beltade;

pur non se' paga, se costui ti manca.

L'ami tu forse? Ma perchè la vita

t'è incresciosa senz'esso? A te medesma

ben puoi svelarti. – Era celeste gioia

specchio comporsi di sì nobil spirto.

Non diventa ogni ben più caro e bello

quando sui vanni di suo canto alzate

valichiamo le nubi? Allor tu sei

degna d'invidia; chè non sol possiedi

ciò che molti desian, ma a tutti è conto

che tu il possiedi. La natal tua terra

te risuona ed ammira, e questo è il colmo

delle umane fortune. Il degno canto

fia solo Laura d'ogni dolce labbro?

Di tramutare ignota bella in diva

sol Petrarca avea dritto? Ov'è il mortale

ch'osi all'amico mio venirne a paro?

A lui un lauro la presente etade

che fia sacro ai futuri. Oh come é bello

entro a splendidi rai di questa vita

averlo a fianco! movere con lievi

passi, compagna, all'avvenire incontro!

Sovra te perde allor suoi dritti il tempo.

L'età li perde e la procace fama,

che sospinge qua e l'onda del plauso:

fugaci cose quel suo canto eterna;

anche poi che t'avrà chiusa il sepolcro,

sarai bella e felice. Aver lui teco

ben devi, e nulla tu a costei non togli:

perchè sua benvoglienza al nobil vate

l'altre sue tutte passïon somiglia;

come il tacito lume della luna

che fioco al peregrin l'orme dichiara,

elle non ardon mai, a d'intorno

raggiano il gaudio della vita e il riso.

Pur che il sappia felice anche lontano,

così lieta sarà come nel tempo

quando non sorgea che nol vedesse.

da lei mi vogl'io prender col vate

un eterno congedo, anzi, tornando,

lo radduco alla reggia. Io son decisa...

Ecco il rigido amico. Or vediam s'io

ammansarlo saprò.

 

 


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