Johann Wolfgang von Goethe
Torquato Tasso

ATTO QUINTO

SCENA II Alfonso e Tasso.

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SCENA II

 

Alfonso e Tasso.

 

Tasso.

(con ritenutezza)           Tua grazia,

che sovente m'hai mostra, oggi mi fulge

in piena luce: perdonasti il fallo

che avventato commisi e irriverente

vicino a te, pacificasti meco

il mio nemico, vuoi conceder ch'io

dal tuo fianco mi parta a qualche tempo,

vuoi serbarmi magnalmo i tuoi favori.

Or con piena fidanza entro in cammino,

e porto speme che da quante doglie

qui m'attristan la vita abbia a sanarmi

poco volger di sole. Un'altra volta

sorgerà lo mio spirto e per le vie,

che lieto e audace primamente io corsi

da' tuoi sguardi animato, un'altra volta

tornerà degno della grazia tua.

Alf.

Prego amica la sorte al tuo viaggio,

e di salute florido e di gioia

riaverti mi spero. Allor tu lieto

esuberante ne darai ristoro

di ciascuna ora che ne involi adesso.

Per mie genti sul Tebro e per gli amici

ti darò lettre; e bramo assai che ovunque

voglia in tutta fidanza a' miei tenerti,

com'io di certo, tuttochè lontano,

per mio ti tengo.

Tasso.

De' tuoi doni, o prence,

ricolmi un uom che se ne sente indegno,

che ringraziar puote in quest'ora.

Odi invece di grazie altra preghiera:

nulla ho più a cor del mio poema; io molto

feci, a cure perdonai a stenti,

ma il da farsi è più assai. Nella cittade

ove tuttora eccitator si aggira

lo spirto de' magnanimi sepolti

vorrei sedermi un'altra volta a scola;

fia più degno de' tuoi plausi il carme.

Oh non ti spiaccia rendermi le carte,

che aver poste in tua mano or mi vergogno.

Alf.

Non sarà no che tu da me riprenda

oggi medesmo l'odïerno dono.

Lascia ch'arbitro io sia tra il vate e il carme;

bada non forse per soverchia lima

tu guastassi l'amabile natura

che ravviva tue rime, e non por mente

ai consigli di tutti! In un raccoglie

i diversi pensier di più mortali,

nella vita discordi e nel sentire,

il sagace poeta, e non gli cale

di sgradire a talun, tanto che ad altri

più piacevole torni. Io già non niego

che modesto tu debba alcuni luoghi

ripulir con più cura, anzi prometto

che avrai la copia del tuo carme in breve;

ma l'esemplare io tengo, onde primiero

me colle suore rallegrarne io possa.

Se il poema riporti piú perfetto,

di più vivo piacere andrem giulivi,

e qua e ti direm l'avviso nostro

sol come amici.

Tasso.

Vergognando un'altra

volta ti prego che l'esemplo io m'abbia

in poco d'ora: or tutta in questo carme

l'alma mia si riposa; ei dee, per quanto

io tengo d'arte, divenir perfetto.

Alf.

Laudo la fiamma che t'accende. Pure

se potessi, o buon Tasso, in pria dovresti

vita goder per qualche tempo scevra

di tutte cure, divagarti e il sangue

ben medicar. Dei ricomposti sensi

la serena armonia ti largirebbe

quanto oggidì con torbido desio

indarno cerchi.

Tasso.

Così par, mio prence;

ma già son sano, se miei studi imprendo,

anzi i miei studi mi ritornan sano.

Già da lunga stagion tu mi conosci:

in piaceri ozïosi io non fiorisco,

il riposo mi tiene irrequïeto.

Questo spirito mio, ben con dolore

io me ne accorgo, non creò natura

a scendere giocondo per quieta

onda di giorni all'ampio mar del tempo.

Alf.

Tutto che pensi ed opri in te medesmo

ti profonda più sempre. Intorno all'uomo

molti abissi scavò la man del fato;

ma il più cupo di tutti è il proprio cuore,

e gittarvisi dentro è dolce cosa.

Odi il mio prego: te medesmo fuggi;

l'uom vi guadagna ciò che perde il vate.

Tasso.

Vanamente io resisto a questo impulso

che giorno e notte nel mio petto alterna;

se meditare e poetar non posso,

mia vita è morte. Tu il filar divieta

al verme industre quando a già fila

l'ultima sorte; pur trarrà di sua

intima essenza i prezïosi stami,

né dall'opra starà, tanto che tutto

in sua tomba si chiuda. Oh a me pur anco

doni del verme invidïato i fati

amico un nume, dispiegar giocondo

per nuova valle splendida di sole

gli agili vanni!

Alf.

Me, o Torquato, ascolta:

tu con tuoi carmi a mille genti addoppi

il gioir della vita. Or dunque, io prego,

tu pure il pregio della vita apprendi,

che piena ancor ti ferve in petto. Addio;

come più sarà presto il tuo ritorno,

e più fia caro.

 

 

 

 

 

 


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