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ATTO QUINTO SCENA V. Antonio e Tasso. | «» |
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Ant. |
Oh se accanto ti fosse ora un nemico, come a te intorno tuttodì ne sogni, qual farebbe trionfo! Oh te infelice! A gran pena io risenso. Allor che a noi l'imprevisto s'affaccia, e l'occhio nostro vede il prodigio, tacita rimane l'alma alcun tempo, chè non sa un oggetto a cui farne il confronto. |
l'ufficio tuo: tu sei ben desso, io 'l veggio! Della fede del principe sei degno! Ora adempi il tuo officio, e poi che rotta a me innanzi è la verga, infino a morte con lente ambasce mi martira. Oh! vibra, vibra or su la saetta, onde la punta laceratrice nel mio petto io senta. Al tiranno tu sei caro stromento; o a carcerier ti presti o a manigoldo, ben l'uno uffizio ti s'addice e l'altro! (verso la scena) Vanne, o tiranno! Pria del fin ti cadde giù dal volto la larva. Or via trionfa! Ben lo schiavo hai ricinto di catene, ben lo serbasti a squisiti tormenti. Or vanne! io t'odio, io tutto l'orror sento che la forza ne fa, quando ci afferra Esule dunque alfin mi veggio, esule qui e reietto come un mendico? M'hanno cinto il serto per traggermi all'altar vittima adorna! Pur null'ultimo dì con blandi accenti il carme mi carpian, mio solo avere e il tenner saldo! In vostre mani adesso è quell'unico ben che in ogni loco mi farìa grazïoso, e sol mi resta dall'inopia a salvarmi. Or ben comprendo perchè ozïar dovrei. Congiura è questa, e tramata l'hai tu. Perchè il mio carme in vera perfezion giammai non vegna, e il nome mio più largo vol non prenda, perchè gl'invidi miei nel mio volume mille scoprano mende e me travolga finalmente l'oblio, perciò avvezzarmi io deggio all'ozio e aver riguardo a' miei inermi sensi. O tenera amistade! la congiura credei che a me d'intorno tutto giorno s'ordiva occultamente, ma ben più degna d'abbominio emerse. E tu, o sirena! tu che m'allettasti così blanda e celeste! Ora d'un tratto io ti conosco! oh Dio! perchè sì tardi? Ma l'ingannar noi stessi è a noi si dolce! e il malvagio onoriam che onor ne rende. Mal si conoscon gli uomini tra loro; sol tra lor si conoscono i ribaldi, che di catene astretti ansano al remo; ivi un dall'altro nulla spera o teme, quindi un l'altro conosce; ivi sè infame predica ognuno e al par di sè il compagno. Noi gentilmente sconosciamo altrui, perchè noi a sua volta altri sconosca. Oh come a lungo il tuo divino aspetto a' miei occhi celò la lusinghiera che sue piccole astuzie ordisce e tesse! Or la larva è caduta; or veggio Armida d'ogni vezzo nudata!... Ah tu sei dessa! Di te cantava mio presago carme! E quell'astuta mediatrice! Oh come abbietta or pare a me dinanzi! Or odo i leggieri suoi passi, or veggo il cerchio a cui d'intorno s'aggirò di cheto. Fino ad un voi conosco! E ciò mi basta! |
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Ant. |
T'odo attonito, o Tasso, ancor ch'io sappia che leggermente assai dall'uno estremo trasvola all'altro il tuo veloce spirto. Risensa! Il furor vinci! Or tu bestemmi, e vai scagliando di parole un nembo che al tuo dolore perdonar si denno, ma che tu perdonarti unqua non puoi. |
Oh non parlarmi con dolcezza! Un solo io non voglio da te motto prudente! L'ebra gioia mi lascia, onde me stesso io non ricovri e poi di senno m'esca. Il profondo dell'alma ho lanïato, e più non vivo che a sentir tal pena. Me con sue furie disperanza invade, e nel duolo infernal che m'annienta lieve suon di lamento è la bestemmia. |
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Ant. |
Te in tai strette io non lascio; e se tu perdi |
Or dunque a te degg'io darmi prigione? Al cenno ecco io mi rendo e il mio destin si compia; più non resisto, or son contento. E lascia che doglioso io ripeta: oh come bella era la sorte onde privai me stesso! Essi sen vanno... Oh Dio!... La polve io veggio che dai cocchi si leva... I cavalieri son lor precorsi... Ei traggon quivi... è quella la loro meta, e di là venni io pure. Essi spariro e son con meco irati. Che un altro bacio in sulla man gli imprima! Ch'io ne prenda congedo anche una volta! Tanto sol ch'io lor dica: oh perdonate! Sol ch'ei rispondan: vanne, abbi il perdono! Ma sì cara parola io no non odo nè in eterno l'udrò... Sì, vo' partirmi; ma non vietate che un addio ne prenda, nulla più che un addio... La lor presenza concedetemi ancora un solo istante! Forse io risano. Ah no! Reietto io sono io son bandito, e mi bandiva io stesso. Più non udrò l'armonïosa voce, più non vedrò l'ammalïante sguardo... |
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Ant. |
Pon mente, poni all'ammonir d'un uomo che non senza pietà ti sta dinanzi. |
E infelice davver come apparisco dunque son io? Debile tanto io sono quanto mi mostro a te? Per sempre adunque ogni cosa svanì? Pari a tremoto, dell'altera magion fatto ha il dolore Spento è dunque l'ingegno, in mille guise a distrarmi possente e a sostenermi? Morta è tutta virtù che nel mio petto ferveva in prima, ed io divenni un nulla? Ahi che tutto è perduto! Un nulla io sono! Io fui tolto a me stesso, a me colei! |
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Ant. |
Or che ti sembra esser caduto al fondo, paragònati altrui! Quel che tu vali or riconosci! |
Non ha dunque la storia, alcuno esempio ond'io faccia mio pro? Nessuno egregio, da più acerbe sventure esercitato non presentasi a me, sì ch'io m'acqueti pareggiandomi a lui? Ah! no, perduto, tutto è perduto... Un sol conforto avanza: a noi largìa le lagrime natura, il grido del dolor, quando alfin l'uomo più nol sopporta... E a me largì più ancora... pure in mezzo agli affanni, ond'io lamenti il crudele tenor di mia fortuna: e se il mortale nelle angosce ammuta, di cantar com'io soffro un dio mi dona! (Antonio gli si avvicina e lo prende per mano) Degno mortal! Tu immoto resti e muto! Un'onda io sembro alla balìa del turbo! Nondimen poni mente e di tua forza non andarne superbo. Essa natura che base diede a queste rupi immota, pur diè perenni i mutamenti all'onda. I venti invia quella possente, e l'onda tremola tosto, increspasi, si gonfia e spumando sormonta. In questi flutti sì bellamente si specchiava il sole, piover gli astri parean su questo petto, dolcemente commosso, i miti rai. Or la luce svanì, fuggì la calma!... La conoscenza di me stesso io perdo nel fervor del periglio e a confessarlo non mi viene vergogna. Infranto è il temo, scroscia il navil da tutte parti. Innanzi mi s'apre il mare ad ingoiarmi! Ad ambe braccia io m'apprendo intorno a te! Cotale |
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