Camillo Golgi
Sulla fina anatomia degli organi centrali del sistema nervoso

CAPITOLO VIII Tessuto interstiziale degli organi nervosi centrali. (Nevroglia)

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CAPITOLO VIII

Tessuto interstiziale degli organi nervosi centrali.
(Nevroglia)

Allorchè noi esaminiamo microscopicamente il parenchima degli organi nervosi centrali, rileviamo che tra le fibre nervose della sostanza bianca, e molto più tra le cellule gangliari della sostanza grigia, trovasi interposta una sostanza che occupa tutti gli interstizii e che varia in quantità a seconda delle regioni degli organi medesimi.

Cotesta sostanza interstiziale, la quale coi comuni metodi di indagine appare omogenea o finamente granulosa, suol essere generalmente designata col nome di nevroglia o glia, nome il quale, secondo l'idea di Virchow, che primo lo metteva in uso, vorrebbe indicare essere la stessa sostanza interstiziale una specie di colla o di cemento per gli elementi nervosi (cemento nervoso).

Finchè si tratta di ammettere semplicemente l'esistenza di quest'altra specie di tessuto costitutivo degli organi nervosi centrali v'ha, si può dire, un perfetto accordo fra gli anatomici; ma se, invertendo la questione, si domanda, quale sia la struttura della sostanza interposta agli elementi nervosi, se essa ha dapertutto eguali caratteri, oppure se sotto questo riguardo nelle diverse parti (sopratutto fra sostanza bianca e grigia) esistano differenze, e quali siano i caratteri morfologici e chimici degli elementi che formano la sostanza medesima, ci troviamo di fronte ad altrettanti problemi, che furono e sono tuttora argomento di discussione fra gli istologi.

Poichè il concetto che della sostanza interstiziale degli organi nervosi centrali si sono formati gli istologi nelle diverse epoche ha sempre esercitato un'influenza, non soltanto sulle idee intorno ad alcuni processi fisiologici del tessuto nervoso, ma anche sulle dottrine concernenti certi processi patologici; d'altra parte, siccome parecchi dei fatti che dalla maggioranza ritengonsi dimostrati, sono ancora contestati da molti, così parmi quasi necessità far procedere alla descrizione istologica della così detta nevroglia una breve esposizione storica delle principali opinioni, che su questo argomento si disputarono il campo.

Se facciamo astrazione degli antichi studi di Keuffel ed Arnold, pubblicati nel 1811 i primi, nel 1838 i secondi, i quali studi, sebbene istituiti con metodi molto grossolani, fecero riconoscere nel midollo spinale l'esistenza di uno stroma di sostegno, distinto dalle parti essenzialmente nervose, stroma che venne descritto come formante un tessuto canalicolare nella sostanza bianca (canalicoli, detti neurilemmatici, destinati a contenere la fluida sostanza midollare) e reticolare nella sostanza grigia, i quali studi del resto fra gli anatomici passarono per lungo tempo quasi inosservati, si può dire sia stato soltanto con Virchow che il fatto dell'esistenza di uno stroma connettivo diffuso in tutte le parti del sistema nervoso centrale richiamò la generale attenzione degli istologi e potè diventare fondamento di applicazioni alla fisiologia ed alla patologia.

Le prime osservazioni pubblicate da Virchow su questo argomento risalgono al 184625. Per altro, in questa occasione egli non si occupava che delle pareti dei ventricoli. Dagli anatomici era allora generalmente ammesso, che nei ventricoli del cervello non esiste una speciale membrana, ma soltanto un rivestimento epiteliare, ad immediato contatto delle fibre nervose disposte orizzontalmente; all'incontro i patologi, avendo osservato come nelle pareti dei ventricoli si producono forme infiammatorie analoghe a quelle che avvengono nelle sierose, inclinavano ad ammettere che i ventricoli sono rivestiti da una membrana speciale. Virchow dimostrò non esistere precisamente una membrana distinta dal tessuto nervoso, ma esservi al di sotto dell'epitelio uno strato di puro tessuto connettivo, il quale, approfondandosi, passerebbe gradatamente nel tessuto nervoso.

Alcuni anni più tardi il medesimo osservatore esponeva decisamente l'idea26 che una sostanza fondamentale di natura connettiva si trovi diffusa negli organi centrali del sistema nervoso, circondando e connettendo fra essi tutti gli elementi nervosi; e poichè tale sostanza avrebbe, secondo Virchow, caratteri affatto diversi da tutte le altre specie di tessuto connettivo, egli volle contraddistinguerla con un nome speciale, chiamandola cemento nervoso o nevroglia27. Questa, secondo la descrizione che egli ne diede, si presenterebbe in forma di sostanza molle, amorfa o finamente granulare, nella quale starebbero disseminati, in quantità assai notevole, elementi cellulari di forma arrotondata o lenticolare, assai molli e fragili aventi un contenuto finamente granulare. Il tessuto cartilagineo e, meglio ancora, il tessuto mucoso del corpo vitreo di individui giovani, offrirebbero un'immagine abbastanza esatta della struttura della nevroglia.

Se le pubblicazioni di Virchow valsero a richiamare l'attenzione degli anatomici, fisiologi e patologi sul tema dell'asserita esistenza di una sostanza connettiva dei centri nervosi, non furono però da tanto, forse perchè parvero piuttosto appoggiate su concetti teorici, che sopra osservazioni, da far mettere fuori di contestazione l'opinione da lui professata; contro questa, anzi, subito sorse una forte opposizione da parte di non pochi anatomici e fisiologi, alcuni dei quali anche autorevoli. Henle, tra questi, subito esplicitamente sostenne contro Virchow: 1.° che la sostanza finamente granulosa del cervello è tutta di natura nervosa; 2.° che la sostanza medesima corrisponde chimicamente ed istologicamente al contenuto delle cellule gangliari ed è una specie di matrice per la formazione di queste. E dietro Henle una schiera di altri osservatori, per non pochi anni, continuò a combattere le vedute di Virchow.

Lasciando da parte Stephany, Uffelman, Stilling, Mauthner ed altri ancora, che in una forma o nell'altra si associarono ad Henle nel giudicare di natura nervosa tutta la sostanza interstiziale dei centri nervosi, troviamo Wagner (Göttinger Nachrichten N. 3), che qualificò il tessuto finamente granuloso della sostanza grigia come un'espansione di pura sostanza nervosa, la quale dovrebbe essere considerata come una sostanza ganglionare confluente, cui diede il nome di lamina centrale di rivestimento (centrale Deckplatte); troviamo Jacubowitch il quale asserì che il cervello il midollo spinale contengono cellule connettive.

Per altro di fronte alla schiera di osservatori che negarono l'esistenza di uno stroma connettivo diffuso negli organi nervosi centrali, ne troviamo un'altra, non meno numerosa, per la cui opera l'opinione di Virchow, sia pure in vario senso modificata, potè entrare fra gli assiomi della scienza istologica. Fra questi, per l'importanza decisiva che ebbero i lavori suoi e quelli dei suoi allievi (sebbene riguardassero in modo diretto il suo midollo spinale), deve essere in prima linea ricordato Bidder, il quale volle innanzi tutto distinguere i setti, che considerava come prolungamenti della pia madre, dalla vera sostanza connettiva interposta alle fibre e cellule nervose, la quale ultima era da lui riguardata come fornita di caratteri speciali. Precisamente, secondo la sua descrizione, mentre nella sostanza grigia tale tessuto di sostegno presenterebbesi in parte sotto forma amorfa, omogenea o ialina, in parte sotto forma di fibrille o fasci di fibrille decorrenti in vario senso, con alcuni elementi cellulari tondeggianti e privi di prolungamenti, oppure di forma stellata, provveduti cioè di due o più prolungamenti, nella sostanza bianca invece riempirebbe gli interstizii esistenti fra le fibre nervose, ed essendo esso parimenti amorfo, costituirebbe una massa continua, la quale, analogamente ad una spugna, presenterebbe numerosi spazi cavi, diretti in vario senso e destinati a ricettare le fibre nervose.

Al seguito di Bidder potremmo annoverare una lunga schiera di osservatori, che, negli speciali lavori da essi pubblicati intorno alla fina organizzazione degli organi nervosi centrali, si fecero sostenitori del concetto di Virchow; ma la rassegna sarebbe troppo lunga e superflua, giacchè fino a Deiters, delle ricerche del quale darò conto più avanti, nessun nuovo fatto, dimostrante un vero progresso delle nozioni istologiche su questo argomento, venne da quegli osservatori dimostrato. Si trattò, al più, di osservazioni di conferma.

Piuttosto, voglio far breve menzione di altre opinioni che sorsero e vennero discusse parallelamente a quelle sull'esistenza della sostanza connettiva dei centri nervosi, quelle cioè sulla costituzione morfologica della sostanza medesima; il che parmi tanto più interessante, in quanto che la scoperta dei nuovi importanti fatti che nella moderna fase istologica da questo punto di vista ebbero luogo, furono in un certo modo una conseguenza delle indagini istituite per risolvere le quistioni morfologiche; come pure derivarono da questi nuovi studi i precisi criterî, che noi ora possediamo, pel sicuro differenziamento delle due sorta di elementi cellulari, connettivi e nervosi, che prendono parte alla costituzione del parenchima degli organi nervosi centrali.

A questa discussione sono essenzialmente legati i nomi di M. Schultze e di Kölliker, essendochè le opinioni da essi professate sulla costituzione morfologica della sostanza interstiziale dei centri nervosi, vennero accettate dalla grandissima maggioranza degli istologi, e lo sono ancora da molti.

Prima di Schultze, la sostanza interstiziale del cervello, sia che fosse giudicata di natura connettiva oppure di natura nervosa, era generalmente descritta come amorfa o finamente granulare, anzi anche quelli che la designavano come sostanza connettiva le attribuivano caratteri affatto diversi da tutte le altre specie di connettivo, d'onde il nome di nevroglia adottato da Virchow. Secondo Schultze invece, l'asserita differenza tra il connettivo del sistema nervoso centrale e quello delle altre parti dell'organismo in gran parte scomparirebbe; tutta la sostanza che offre aspetto finamente granulare da lui giudicata di natura connettiva, non sarebbe veramente granulare, ma tale apparirebbe soltanto quando viene osservata con un mediocre ingrandimento; osservata invece con un'ingrandimento di 600 ad 800 diametri discoprirebbe una rete di fibrille, diversa dal reticolo delle glandule conglobate solo per la finezza molto maggiore.

Le opinioni di Schultze, prima combattute da Stephany, Henle, Uffelman, ecc., vennero presto autorevolmente difese da Kölliker, il quale parimenti sostenne che la sostanza fondamentale del sistema nervoso centrale consta di un reticolo (di quella che egli chiama sostanza connettiva semplice) visibile soltanto coi più forti ingrandimenti ed avente un aspetto alquanto diverso nelle due sorta di sostanza nervosa, bianca e grigia. Nella prima il reticolo sarebbe abbastanza spiccato, corrispondendo la grandezza delle sue maglie alla grossezza delle fibre nervose; nella seconda, e specialmente nella superficie del cervello, il reticolo avrebbe tale finezza, che per riconoscerlo occorrerebbero le più favorevoli circostanze e l'uso dei più forti ingrandimenti; gli elementi nervosi sarebbero disposti entro le maglie di questo tessuto spugnoso fino ed irregolare.

L'esposizione di Kölliker, ad onta degli studi di un'altra schiera di osservatori (Fromman, Hesling, Gerlach, Stieda, Meynert, Arndt, ecc.), che tentarono modificarla in qualche sua parte, diventò, si può dire, il testo della descrizione che della nevroglia venne dagli istologi fatta in quest'ultimo decennio. Valga a prova il fatto che i disegni coi quali il medesimo tessuto tuttora suole essere rappresentato di regola, sono una pura e semplice riproduzione delle figura di Kölliker. tali idee poterono essere modificate dalle importanti ricerche di Deiters. A proposito di queste è anzi degno di nota il fatto, che se esse ebbero un'influenza nel risvegliare nuovi studi e nuove questioni sul conto degli elementi nervosi, vennero invece, per una serie d'anni, dimenticate in quanto riguardano la questione dell'esistenza, diffusione e costituzione morfologica dello stroma connettivo. Eppure anche da questo punto di vista le ricerche di Deiters veramente improntano una nuova fase nelle conoscenze degli istologi.

A Deiters infatti spetta il merito di avere, pel primo, descritte e disegnate delle forme cellulari, che, come le ricerche ulteriori hanno dimostrato, devono essere considerate caratteristiche del connettivo degli organi centrali nervosi. Se non che, mentre una delle figure che degli elementi in questione ne venne lasciata da Deiters corrisponde abbastanza esattamente al vero (cellule a corpo poco distinto, dal cui contorno in ogni direzione emana un gran numero di prolungamenti filiformi, flessibili ed assai lunghi), d'altra parte la descrizione e gli apprezzamenti che della fina costituzione del tessuto connettivo dei centri nervosi egli fa nel testo del lavoro, sono lontani dall'avere altrettanta esattezza. Evidentemente sviato da preconcette idee teoriche sulla costituzione del tessuto connettivo ordinario, egli perfino mostrasi incerto se agli elementi che descrive spetti la dignità di vere cellule; e per essere sicuro di non cadere in un'inesattezza nella designazione, vuole che per essi venga usata la non compromettente espressione di equivalenti cellulari. Dichiara poi essere estremamente inverosimile che negli organi centrali esistano cellule, con spiccato carattere cellulare, le quali non siano di natura nervosa, ed asserisce doversi ascrivere allo stroma connettivo soltanto quelle forme, che dagli autori precedenti vennero comprese sotto la denominazione di nuclei liberi.

Ad ogni modo, come già ho notato, anche la parte esatta della descrizione di Deiters, per parecchi anni dalla pubblicazione del suo lavoro, venne dimenticata. Vediamo infatti che nell'estesa memoria di Henle e Merkel «Sulla così detta sostanza connettiva degli organi centrali del sistema nervoso»28, il nome di Deiters nemmeno una volta trovasi citato. Anche Stieda, nelle diverse sue pubblicazioni, mostrò del pari di ignorare interamente i dati di Deiters. La descrizione e le figure di Gerlach fanno vedere che anche questi non è riuscito a vedere isolate le cellule descritte da Deiters. Lo stesso dicasi della descrizione e delle figure di Kölliker, Fromman, Frey, ecc.

Dopo Deiters, le conoscenze nostre sulla fina costituzione morfologica del tessuto interstiziale dei centri nervosi subirono un nuovo incremento colle ricerche da me eseguite. Infatti, la descrizione che di tale tessuto io ho fatto nel lavoro che pubblicai in riassunto nel 187029 e più esteso nel 187130 ora può con pieno diritto essere dichiarata giusta, dal momento che le ricerche successive l'hanno ampiamente confermata. Nelle due memorie ora ricordate, non soltanto io ho fatto una descrizione esatta dei tipici elementi connettivi (cellule raggiate), che si trovano in ogni provincia del sistema nervoso centrale, ma ho altresì esplicitamente formulato il concetto «che il tessuto interstiziale dei centri nervosi sia, se non esclusivamente, certo in grandissima prevalenza formato dalle medesime cellule raggiate, vale a dire da cellule a corpo ben pronunciato, contornato da una innumerevole serie di prolungamenti filiformi, lunghissimi ed emananti in tutte le direzioni, molti dei quali vanno ad inserirsi alle pareti dei vasi».

Successivamente le cellule connettive dei centri nervosi vennero con esattezza descritte e disegnate, però soltanto per una circoscritta parte del cervello (corpo calloso) da Jastrowitz31 e più tardi, tanto pel cervello quanto pel midollo spinale, anche da Boll32. Quest'ultimo dedicava al tema della struttura della nevroglia un ampio capitolo dell'esteso suo lavoro sull'«Istologia ed Istogenesi degli organi centrali nervosi»; ma sebbene siasi voluto attribuire a lui il merito di avere sviluppati gli studi iniziati da Deiters, riguardo alla nevroglia, quel lavoro non ebbe che il valore di una conferma dei risultati di Deiters e miei. Di proprio Boll non aggiunse che alcuni dettagli non corrispondenti al vero, del che fanno prova le stesse figure, colle quali egli ha inteso di rappresentare le cellule connettive del cervello e del midollo spinale.

Nella più recente fase istologica, l'esistenza delle menzionate caratteristiche forme di cellule connettive dei centri, può dirsi abbia avuto la generale conferma degli istologi, sebbene pochi siano riesciti ad apprezzarne l'importanza, per ciò che riguarda la loro diffusione, quantità e parte che prendono nella formazione del tessuto interstiziale. Però non sarebbe esatto il dire che nella moderna fase istologica non siano stati sollevati dei dubbî sull'esistenza delle accennate caratteristiche forme di elementi dello stroma interstiziale degli organi nervosi centrali. Dubbî di tal sorta vennero anzi con insistenza sollevati, e sono tuttora mantenuti, da autorevoli istologi. In proposito devono innanzi tutto essere ricordate le opinioni di Ranvier. Appoggiandosi al risultato di osservazioni fatte colla dilacerazione di pezzi di midollo spinale sottoposti all'azione dell'acido osmico (iniezioni interstiziali di soluzioni all'1 p %), fin dal 187333 egli asseriva «che la nevroglia del midollo spinale è composta di fibre di varia lunghezza, le quali fibre in alcuni punti presentano degli incrociamenti, a livello dei quali si trovano delle cellule generalmente appiattite». Gli elementi morfologici della nevroglia, sarebbero adunque, secondo Ranvier, rappresentati da semplici lamelle cellulari, non già continuantisi al loro contorno con una serie di prolungamenti, ma soltanto applicate in corrispondenza dei punti di incrociamento delle semplici fibrille connettive, formanti, a suo credere, la parte essenziale del tessuto interstiziale; la descritta continuazione dei corpi delle cellule in una serie di prolungamenti non sarebbe che effetto di illusione. La conclusione a cui, dopo questa descrizione, arrivava Ranvier «che così il tessuto connettivo del midollo rientra nello schema da lui stabilito del tessuto connettivo ordinario» non vale certo ad allontanare il dubbio che le preconcette opinioni sulla costituzione del tessuto connettivo ordinario non sia stato senza influenza nel fargli vedere le cellule della nevroglia nel modo testè indicato. È però necessario soggiungere che la stessa opinione da Ranvier venne di nuovo recentemente sostenuta coll'appoggio di nuovi argomenti e di altre più minute osservazioni34. In tale lavoro egli riafferma che le cellule della nevroglia hanno forma di semplici lamelle situate nei punti di incrociamento delle fibre, e precisamente che le fibre, aventi sembianza di prolungamenti cellulari, possono essere seguite entro il corpo delle cellule medesime. Esse, egli asserisce, sono semplicemente immerse (noyèes) nel protoplasma, e se nelle preparazioni fatte col mezzo del liquido di Müller non si può distinguer nulla, questo unicamente dipende da ciò, che, dopo l'azione di quel reattivo, il loro indice di refrazione è presso a poco eguale a quello della sostanza che le avvolge. Precisa poi, entrando nei particolari della descrizione, che le fibre le quali attraversano le cellule della nevroglia non vi seguono sempre un decorso rettilineo, ma molte di esse vi descrivono delle curve e vi si trovano ripiegate ad ansa; «la massa del protoplasma nelle stesse cellule, egli aggiunge, qualche volta invia sulle fibre che se ne sviluppano delle espansioni, le quali generalmente tendonsi fra esse fibre come una membrana interdigitale, altre volte le circondano a guisa di manichetto; di frequente due fibre contenute nello stesso manichetto si separano in seguito in modo tale che si potrebbe credere ad una divisione».

Così, secondo Ranvier, si spiegherebbero le diverse apparenze sotto cui si possono presentare le cellule della nevroglia, e sarebbe pur spiegato il fatto che alcuni descrivono delle suddivisioni dei prolungamenti cellulari, mentre altri le negano. In ogni caso le suddivisioni non sarebbero che apparenze.

All'opinione da Ranvier formulata nel 1873, che, riguardo alla forma che ai rapporti, gli elementi cellulari che prendono parte alla formazione dello stroma di sostegno dei centri nervosi, debbano rientrare nello schema del tessuto connettivo ordinario, fra i moderni istologi si avvicina lo Schwalbe35, nella cui descrizione scorgesi molta spiccata la tendenza a mettere in accordo le antiche descrizioni della nevroglia con alcune fra le moderne idee e conoscenze intorno alla medesima. Codesta tendenza, per altro, appare inspirata assai più dalle idee teoriche derivanti dalle conoscenze collaterali, che dalle proprie ben approfondite osservazioni.

Allo stroma di sostegno del tessuto connettivo lo Schwalbe ascrive innanzi tutto «quei sottili strati di sostanza omogenea, che negli organi centrali cementano cellule e fibre nervose, sostanza che può essere chiamata nevroglia o cemento nervoso (Virchow)». Tale sostanza molle durante la vita, ma che coll'alcool ed altri reattivi induranti coagula, formando un reticolo, nelle cui maglie sono rinchiusi gli elementi nervosi, sarebbe di natura identica alla sostanza interstiziale che cementa gli epitelii, della quale avrebbe tutte le reazioni, compresa quella di assumere color nero sotto l'influenza del nitrato d'argento. Basandosi sul criterio delle reazioni affatto diverse, egli pertanto esclude che questa, che chiama rete della glia, si possa identificare, come s'è fatto da molti, col tessuto connettivo spugnoso, ad es. quello delle ghiandole. Al tessuto connettivo vero per altro egli ascrive gli elementi cellulari, cellule della glia, contenute nella nevroglia, cellule che dice paragonabili con quelle «derivanti da trasformazione delle cellule migranti, che si riscontrano nella sostanza interstiziale degli ordinari epiteli stratificati». Riguardo alla forma di tali cellule, facendo astrazione da quelle immigrate non per anco modificate, egli le dichiara e le disegna appiattite e con margine semplicemente dentellato. quì si limita la descrizione del tessuto interstiziale dei centri fatta da Schwalbe. Dopo aver detto che la nevroglia di Virchow è rappresentata dalla sostanza identica al cemento che unisce gli epitelii e dalle cellule amiboidi o fisse (appiattite) ora accennate, egli aggiunge che il tessuto di sostegno degli organi centrali si presenta anche sotto forma di quella sostanza che appare finamente granulosa coi mediocri ingrandimenti, per ciò detta appunto sostanza granulosa (ad es. quella che riveste le superficie del cervello, cervelletto e sostanza midollare del midollo spinale, ecc.), mentre offre aspetto reticolare coi più forti ingrandimenti. Tale sostanza egli la dichiara affatto diversa dal cemento nervoso suaccennato e riferendosi agli studi di Ewald e Kühne, dai quali, come è noto, venne dimostrato che anche negli organi nervosi centrali è assai diffusa una sostanza che offre le reazioni della sostanza cornea (neuro-cheratina), lo Schwalbe dichiara che a quest'altra specie di tessuto di sostegno converrebbe la denominazione di sostanza spugnosa cornea (Hornspongiosa).

In questa esposizione di Schwalbe, mentre da una parte troviamo rappresentate le antiche idee di Schultze e Kölliker sulla struttura reticolare del tessuto interstiziale dei centri, ed in parte anche quelle d'Henle e Merkel sulla natura e derivazione degli elementi cellulari del tessuto medesimo, dall'altra vi troviamo pur rappresentata l'opinione di Ranvier, che le cellule della nevroglia debbano essere assimilate alle cellule endoteliari dell'ordinario tessuto connettivo. Infine vi scorgiamo ancora il tentativo di applicare alla morfologia anche gli importanti studi di Ewald e Kühne sulla neuro-cheratina. Il tutto però si presenta mescolato senza quel criterio di scelta, che può soltanto derivare dalle individuali osservazioni coi vari metodi, la cui applicazione, per la conoscenza delle minute particolarità di organizzazione, ormai è universalmente riconosciuta necessaria.

E poichè abbiamo qui appena toccati gli studi di Ewald e Kühne, crediamo necessario fermare su di essi l'attenzione in modo speciale, giacchè avendo gli studi medesimi introdotto nelle indagini del tessuto nervoso nuovi criteri, hanno condotto alla scoperta di fatti importanti, i quali alla loro volta furono punto di partenza di una serie di ulteriori più minute indagini.

È noto come con mezzi puramente chimici, e specialmente col metodo dell'artificiale digestione col succo gastrico e colla tripsina, Ewald e Kühne abbiano fornito la dimostrazione che negli organi nervosi in generale trovasi molto diffusa una sostanza che le reazioni dei tessuti cornei. Gli stessi due osservatori hanno poi dimostrato che detta sostanza esiste non soltanto nei nervi e nella sostanza bianca del cervello e midollo spinale, ma ben anche nella sostanza grigia, e riferendosi all'argomento di cui ora ci occupiamo, essi esplicitamente dichiaravano «che ciò che viene considerato quale connettivo della sostanza grigia, in grande prevalenza non è punto sostanza collagena e sopratutto non tessuto connettivo, ma è di natura epiteliare, ed un derivato, come lo sono i nervi, del foglietto corneo»36.

Per cotesti studi di Ewald e Kühne, chimicamente dimostrata nel tessuto nervoso l'esistenza di una sostanza cornea (neuro-cheratina), importava determinare in qual modo nelle singole parti del sistema nervoso detta sostanza si trova morfologicamente rappresentata. Riguardo alle fibre nervose periferiche e centrali, la soluzione di tale quesito venne portata a buon punto dalle ricerche istologiche iniziate da me e con importanti risultati nel mio laboratorio proseguite dai Dottori Rezzonico37 e Mondino38, rispetto alle quali ricerche, non è superfluo il dirlo, sono rimaste affatto inconcludenti le osservazioni di Pertik39, di Waldstein e Weber40, ma per riguardo alla sostanza grigia dei centri, la questione non ha fatto un passo di più, oltre il punto rappresentato dalla surriferita espressione di Ewald e Kühne. Quella espressione del resto, mentre nulla include relativamente al modo con cui nella sostanza grigia la neuro-cheratina si trova morfologicamente rappresentata, non potrebbe avere che il valore di un'ipotesi se vi si dicesse, come pare si voglia credere da alcuni, che alla sostanza cornea appartengono le sole parti costitutive della nevroglia.

Di fronte alla qui accennata questione relativa allo stato in cui si trova negli organi nervosi la sostanza cornea, nulla più che quali semplici tentativi per risolverla ne si presentano i lavori di Unger e di Witkowski. Quegli asseriva bensì41 che detta sostanza si presenta in forma di reticolo, ma non forniva prova di sorta che le figure reticolari da lui disegnate fossero realmente di sostanza cornea; i disegni che egli ne anzi dimostrano ad evidenza che si tratta di ben altro; d'altra parte la sua asserzione appare tanto meno giustificata, in quanto che egli asseriva pure che il reticolo corneo esiste nel pulcino anche prima della formazione della mielina, mentre le ricerche chimiche degli stessi Ewald e Kühne ed altre successive hanno appunto dimostrato che essa formasi più tardi, e si trova solo quando è sviluppata anche la mielina.

Quanto al Witkowski42, egli ne fornisce dei dati interessanti, a conferma di quelli di Ewald e Kühne, quando espone che, mentre sotto l'influenza del succo gastrico, nelle sezioni di midollo spinale adulto, indurito coll'alcool, la sostanza iterstiziale resiste all'azione dissolvente del reattivo, di guisa che, ad onta dell'estrazione di una certa quantità di materiale (albuminoide), la connessione delle parti elementari nervose non viene considerevolmente rilasciata, invece nelle sezioni di sistema nervoso-centrale di embrione, identicamente trattate, accade un completo disgregamento del tessuto, tanto che gli elementi nervosi, diventati liberi, non potrebbero essere altrimenti rintracciati che col mezzo di un filtro. – Questo risultato fa subito sorgere il quesito, quando ed in qual maniera accada la trasformazione della nevroglia digeribile dell'embrione in quella non digeribile dell'adulto; e in proposito si presenta giustificata la supposizione, da Witkowski accampata, di un rapporto esistente fra detta metamorfosi e la formazione della mielina e che la solubilità della sostanza interstiziale sia in ragione inversa dello sviluppo della guaina midollare. Riconosciuto poi questo rapporto, non senza motivo si può concludere ammettendo ancora «un intimo rapporto formativo e chimico tra la sostanza midollare e la nevroglia», la qual deduzione, del resto, ancora s'accorda colle precedenti osservazioni di Ewald e Kühne, e possono per ciò meritare considerazione per gli ulteriori studi sul modo di presentarsi della neuro-cheratina, altrettanto non può dirsi delle deduzioni che, in via diretta ed indiretta, egli ha creduto di poterne cavare. Basti il dire che, negando nelle fibre nervose l'esistenza di particolari guaine cornee, egli senz'altro ammette, che negli elementi medesimi la neurocheratina non sia in alcun modo morfologicamente rappresentata, ma vi si trovi esclusivamente in chimica combinazione colla mielina. Sono ormai troppo precise le conoscenze che in proposito noi abbiamo e sono troppo facili i mezzi coi quali possiamo constatare la presenza di quegli involucri, perchè la semplice negazione della loro esistenza possa avere un valore qualsiasi. certo aggiungono valore a questa negazione le poche concludenti osservazioni ed argomentazioni di Pertik43, alle quali, ciò non di meno, in modo speciale egli s'appoggia. Altrettanto dicasi dell'osservazione di Waldstein e Weber44, da Witkowski pure riferita a proprio favore, i quali, senza nemmeno curarsi di ricorrere ai mezzi necessari per verificare i fatti, non si sono peritati ad asserire che il sistema di fibrille nascosto nella guaina midollare non esiste in condizioni normali e che la sua comparsa è sicuramente da attribuirsi ad uno sdoppiamento della mielina causata dai reattivi!

La sola conclusione che da quanto qui precede scaturisce, è che finora non è possibile dire in quale stato la sostanza cornea si trova diffusa nei centri nervosi; ma, dopo tutto, in siffatta questione, come in altre, val meglio una dichiarazione come questa, la quale invita a proseguire nelle investigazioni, che porre avanti, quali fatti dimostrati, delle semplici asserzioni mancanti di un plausibile fondamento.

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La questione generale della natura del tessuto interstiziale degli organi nervosi centrali e quella più speciale delle condizioni in cui detto tessuto si trova in tali organi e dei suoi rapporti colle altre parti costitutive del tessuto nervoso, si collega con quella della derivazione embrionale del sistema nervoso nel suo insieme e delle singole sue parti. – Alla sua volta poi quest'altra questione dell'embriogenesi degli elementi costitutivi del sistema nervoso è intimamente collegata, quasi si confonde, colla controversia, ora tanto discussa, della significazione istogenica dei foglietti blastodermici, e della posizione dei foglietti blastodermici rispetto ai tessuti.

Dopo che Remak sviluppò la dottrina fondamentale dei vicendevoli invariabili rapporti di derivazione fra i tre foglietti blastodermici da lui ammessi ed i diversi tessuti ed organi del nostro corpo, l'idea che gli stessi tessuti ed organi possano derivare soltanto, e in modo invariabile, dall'uno o dall'altro foglietto germinativo, secondo il piano di quell'insigne osservatore, andò sempre più rafforzandosi fra i cultori della scienza; in quest'ultimo decennio anzi quasi aveva acquistato il valore di una legge generalmente accettata. Non fu che in un periodo affatto recente che contro questa dottrina sorse una valida opposizione sostenuta dagli studi di Götte45, di Kölliker46, dei fratelli Hertwig47, ecc., i quali osservatori alla loro volta fecero il tentativo di fornire la dimostrazione che i foglietti germinativi «non sono degli organi istologici primitivi, ma ciascuno di essi possiede invece la capacità di produrre tutti i principali tessuti» (Kölliker).

Gli organi nervosi, lungi dall'essere rimasti fuori della controversia, rappresentarono anzi uno dei terreni più battuti, e su questo terreno la questione s'è presentata da vari punti di vista e andò complicandosi nel suo svolgimento.

Un primo argomento di discussione fu quello delle asserite differenze d'origine tra il sistema nervoso centrale ed il periferico.

È noto che mentre Remak ammetteva che il sistema nervoso derivi da due foglietti germinativi, nel che anzi ravvisavasi una lacuna nella dottrina della significazione istogenica dei foglietti, gli studi successivi hanno invece dimostrato che l'intero sistema nervoso possiede unità di base formativa – il foglietto esterno od esoderma – essendo che la lamina midollare che dal foglietto medesimo si sviluppa, origine non soltanto al sistema nervoso centrale, ma anche al periferico.

Ma pur fornita la dimostrazione dell'origine esodermica del sistema nervoso nel suo insieme, non cessarono le questioni a proposito dell'origine degli involucri esterni degli organi nervosi centrali (dura madre, pia madre, aracnoide), e dei vasi sanguigni.

Riguardo alle meningi, mentre vi fu pronto accordo per la dura madre, la quale da tutti gli autori venne riferita al sistema vertebrale, quindi al foglietto medio, non si può dire altrettanto rispetto alla pia ed all'aracnoide. Da Reichert v. Bar e da Rathke, tali membrane vennero fatte derivare dal medesimo substrato primitivo da cui deriva il sistema nervoso, quindi dall'esoderma, ma sulle opinioni di questi osservatori prevalsero quelle di Kölliker, Götte ed Hensen, i quali, in base a precise osservazioni, si pronunciarono per la loro derivazione dal foglietto medio, come già s'ammetteva per la dura madre.

Quanto ai vasi sanguigni, lasciando a parte i già citati osservatori, che facendo derivare le meningi dallo stesso substrato embrionale da cui ha origine il tessuto nervoso, dovevano di necessaria conseguenza attribuire la stessa origine anche ai vasi, fra i più moderni solo il Götte ha sostenuto che essi formansi in loco dallo stesso substrato da cui si sviluppano gli elementi nervosi. In generale ora s'ammette che antro il tessuto nervoso i vasi arrivino dall'esterno, per introflessione, formandosi da elementi spettanti al foglietto medio. Non è qui il luogo di dar conto delle molte questioni che si sono dibattute fra gli embriologi su codesto argomento della derivazione dei vasi.

Concludendo, si può dire che in generale ora si ritiene come dimostrato che, non soltanto gli involucri esterni degli organi centrali nervosi e le loro dirette propagini nelle parti interne degli organi medesimi, ma anche tutti i vasi sanguigni, di cui questi organi sono così riccamente forniti, derivino dal foglietto medio della blastodermica. Benchè appartenenti al sistema nervoso, tali membrane, e loro propagini, si ritengono fornite di tutti gli attributi propri dei veri tessuti connettivi, fra i quali attributi, oltre quello morfologico, in ordine di importanza vengono quelli della composizione chimica e dell'origine dal foglietto medio.

Riconosciuta l'origine esodermica degli elementi essenzialmente nervosi e pure ammessa come incontestata la derivazione mesodermica delle meningi e dei vasi, non vennero per ciò eliminati i motivi di ulteriori discussioni istogeniche circa il tessuto nervoso; esse si sono ancora una volta riprodotte a proposito del tessuto interstiziale in genere e dei particolari elementi che vi si trovano in specie. Sopra questo argomento le opinioni che troviamo formulate dagli osservatori di maggior nome sono ben lontane dall'essere concordi.

Anche qui la controversia si presenta sotto aspetti diversi: mentre da una parte si è sostenuto e si sostiene che la nevroglia sia di origine esodermica al pari delle cellule nervose, dall'altra si asserisce che lo stroma interstiziale deriva dal mesoderma, come il comune tessuto connettivo, al quale del resto lo si vuole assimilare anche pei caratteri morfologici e chimici. D'altra parte ancora gli si concede bensì l'origine dal foglietto esterno, ma in pari tempo gli si attribuiscono caratteri morfologici e chimici propri del vero tessuto connettivo, subordinandosi però tale opinione al concetto generale che i diversi foglietti possono generare ogni specie di tessuto.

Trattandosi di controversia affatto moderna, anzi per così dire sempre all'ordine del giorno, intorno alla quale hanno preso la parola parecchi de' più autorevoli istologi ed embriologi, mi par quasi indispensabile il presentare qui un quadro dello stato attuale della questione, col riassumere le opinioni che sull'argomento vennero manifestate. E voglio fin d'ora rilevare che l'una l'altra delle contrapposte dottrine apparisce quale una necessaria emanazione di una serie di fatti ben constatati.

Le osservazioni di Boll48 ne si presentano in prima linea fra quelle fatte coll'intendimento di indagare l'origine embrionale degli elementi della nevroglia. Esaminando il tessuto cerebrale dell'embrione di pollo al 3.° o 4.° giorno di sviluppo, egli vi avrebbe trovato due diverse specie di elementi, cioè: 1.° cellule a corpo già ben distinto, provvedute di nucleo e di nucleolo: 2.° elementi la cui natura cellulare si può difficilmente stabilire, in quanto che sembrano essere costituiti soltanto da nuclei situati entro una sostanza fondamentale protoplasmatica non ulteriormente differenziabile; questi nuclei Boll ammetteva rappresentassero delle cellule, il cui protoplasma è confluito in una massa comune. Mentre riguardo alla prima categoria di elementi egli non metteva dubbio trattarsi di cellule, nervose già ben individualizzate, alla seconda categoria egli attribuiva il cómpito di formare una sostanza non nervosa, ma connettiva contenente le cellule gangliari. Coll'ulteriore sviluppo, avvenendo la vascolarizzazione, la sostanza fondamentale connettiva aumenterebbe considerevolmente in volume, con che i nuclei, da prima stipati, si allontanano; in seguito, per effetto dell'attività formativa del protoplasma, si verrebbe alla formazione di una sostanza, la quale potrebbe essere nel miglior modo omologata colla sostanza albuminoide granulosa, che trovasi in ogni tessuto connettivo.

Nell'esposizione di Boll è evidente la tendenza ad assimilare la nevroglia (gli elementi della quale al 3.°-4.° giorno di sviluppo li avrebbe visti già differenziati dagli elementi nervosi) al tessuto connettivo ordinario, però egli si astiene dal pronunciarsi in modo preciso intorno alla sua natura e riguardo alla fondamentale questione istogenetica. «Se le parti elementari nervose derivino da un distinto substrato d'origine identica a quello del tessuto connettivo degli organi centrali nervosi,» lo stesso autore esplicitamente dichiara che le sue osservazioni non possono in alcun modo essere decisive.

Anche Eichhorst49 ha voluto trattare la tesi dello sviluppo embrionale della nevroglia nell'uomo, ma su questo speciale argomento le sue osservazioni certo non hanno in alcun modo fatto progredire le nostre conoscenze. Nel midollo spinale egli distingue gli elementi connettivi, che si trovano nelle prime fasi dello sviluppo, da quelli esistenti successivamente. Prima del 4.° mese le cellule connettive sarebbero rappresentate da certi elementi nucleati, che a lunghi tratti di distanza vedrebbersi in una zona di sostanza molecolare esistente fra le fibre nervose; siffatti elementi sarebbero quelli che si sono staccati dagli sviluppati cilinder-axis e che originariamente avevano iniziata la formazione dei cilinder-axis medesimi (?) – Al 4.° mese, nella detta sostanza molecolare interfibrillare incomincierebbe una penetrazione dei globuli bianchi del sangue emigranti dai vasi. L'immigrazione di siffatti elementi, che senz'altro egli chiama «embrionali cellule della glia» continuerebbe fino al parto; riguardo a queste però egli assevera che non contraggono rapporti intimi colle parti circostanti, che giammai assumono direttamente la complicata struttura degli stadî successivi, ma prima presentano le metamorfosi regressive, e che soltanto nel 5.° mese acquistano prolungamenti, i quali rapidamente raggiungerebbero una considerevole lunghezza. – È superfluo il fermarci a far osservare che le asserzioni di questo autore sono in perfetta contraddizione coi fatti che possono essere verificati nel modo più facile.

Nel trattare dell'origine del tessuto di sostegno degli organi nervosi centrali, Hensen50, dopo aver sottoposto a critica le osservazioni di Boll, al quale nega la possibilità che al 3.°-4.° giorno le cellule del tessuto di sostegno si possano distinguere dalle nervose, per proprio conto sostiene che nel midollo spinale il tessuto connettivo deriva dalla sostanza connettiva penetrata coi vasi.

Dagli osservatori sin qui nominati si scostava il Götte51, avendo egli sostenuto che la massa cellulare di cui è originalmente costituito il canale cerebro-spinale, forma, oltre gli elementi nervosi, anche i connettivi. È però da rammentarsi che il Götte appartiene a quelli che ammettono la derivazione dal foglietto esterno anche dei vasi; riesce poi assai difficile a comprendersi quanto egli dice sull'ulteriore sviluppo della sostanza connettiva. Ad un certo punto le cellule appartenenti al substrato di formazione della sostanza grigia immigrerebbero nella bianca e s'estenderebbero e si ramificherebbero, mettendosi poi in connessione coi vasi della pia madre.

Anche Loewe52, nel grande suo lavoro sullo sviluppo embriologico del cervello, mostra l'intendimento di risolvere il problema della natura (nervosa o connettiva) e della origine meso- od ectodermica della nevroglia. Se non che il concetto che egli dimostra di tale tessuto è tale, che a priori si può ritenere impossibile che in proposito esprima un autorevole giudizio. Egli sostiene che la nevroglia è di origine esodermica e che essa nulla ha a che fare col tessuto connettivo mesodermico, ma asserisce inoltre che «tutti gli elementi cellulari che, per introflessioni dell'ectoderma, esistono nella prima formazione embrionale del sistema nervoso centrale, sono di natura nervosa e non si trasformano in tessuto connettivo od in vasi». Alla nevroglia egli nega gli elementi cellulari, e quanto al modo con cui tale tessuto è morfologicamente rappresentato, riferendosi a quanto espose in un precedente lavoro53, egli mostra di credere che la nevroglia sia soltanto rappresentata da uno speciale sistema di fibrille a punta (Stiflfaser) emananti, in parte dalla superficie della pia, in parte dall'avventizia linfatica dei vasi, in parte ancora da una rete di trabecole connettive pure derivante dalla superficie inferiore della pia madre. Non soltanto egli esclude gli elementi cellulari della nevroglia, ma non si perita a mettere avanti la supposizione che le forme descritte da me, da Jastrowitz e da Boll sotto il nome di cellule raggiate od aracniformi, siano espressioni di illusioni prodotte dalle particelle di sostanza molecolare che non di rado aderiscono alle fibre a punta (le note fibre raggiate).

Ora se Loewe non è ancora riuscito a riconoscere quali parti costitutive della nevroglia i caratteristici elementi cellulari che tanto facilmente vi si possono riconoscere, è troppo evidente che ben poco valore deve avere la sua osservazione che tutti gli elementi cellulari che formano il primitivo substrato d'origine del sistema nervoso sono di natura nervosa. – Per ben giudicare del valore delle opinioni sostenute da Loewe, sarà utile tener conto anche delle seguenti proposizioni, colle quali, in anticipazione di quanto sarà per dire nel secondo volume della sua opera, egli riassuntivamente espose i propri concetti sulla natura della nevroglia:

«La nevroglia deve essere considerata come un non sviluppato materiale di fibre nervose, materiale, anzi, che potrebbe direttamente trasformarsi in fibre nervose».

«Le fibre nervose per diventar tali devono attraversare uno stadio simile a quello della nevroglia, la quale sarebbe quindi una sostanza che precorre la formazione delle fibre» (!).

In altro lavoro già ricordato, quello di Unger54, in base a ricerche fatte nell'embrione di pollo a 6-8 giorni di covatura, l'autore descrive lo sviluppo di tutte le parti costitutive degli organi nervosi centrali, ed i più importanti fra i problemi che su questo argomento sono dagli autori discussi, vi si danno come da lui risolti. Se non che, anche qui il tenore della descrizione è tale da togliere ogni valore alla dimostrazione che egli si è prefisso di dare. Nella sostanza bianca descrive la formazione di trabecole connettive lineari, limitanti degli spazi occupati da un reticolo, in guisa da risultarne delle colonne reticolari, le quali sarebbero altrettante fibre nervose in via di sviluppo. Le trabecole lineari, formate da cellule disposte in serie, rappresenterebbero la guaina di Schwann in formazione; il reticolo delle colonne sarebbe il reticolo corneo di Ewald e Kühne, occupante lo spazio compreso tra la guaina di Schwann ed il cilinder-axis. Quest'ultimo per altro, non avendone l'autore saputo trovare traccia nel periodo di sviluppo a cui si riferisce il suo esame (8 giorni), egli lo mette come una formazione successiva. Per cui avverrebbe che la parte essenziale delle fibre nervose, anzi il vero rappresentante di esse sarebbe di sviluppo secondario, mentre le parti accessorie, reticolo e guaina di Schwann, formerebbersi primitivamente.

È pure da notarsi che, non avendo egli trovato caratteri differenziali fra i vari prolungamenti delle cellule gangliari, senz'altro ammette che uno qualunque dei prolungamenti protoplasmatici possa, nell'andamento dello sviluppo, differenziarsi dagli altri, per assumere i caratteri dello speciale prolungamento destinato a mettersi in rapporto colle fibre nervose ed a formare il cilinder axis delle medesime. Il reticolo delle fibre nervose e quello della sostanza grigia che ne sarebbe una diretta continuazione, Unger lo descrive come derivante da una diretta trasformazione della zona marginale delle cellule disseminate nel tessuto e ciò specialmente mediante formazione di vacuoli; il resto del corpo cellulare, che non ha subito la trasformazione, rimarrebbe negli spazi della rete. Si noti infine che secondo l'autore non esisterebbero essenziali differenze tra le cellule gangliari e quelle dello stroma interstiziale55.

Il valore di questa serie di dati già a priori apparisce nullo, quando si consideri: 1.° che l'autore descrive la formazione della guaina di Schwann delle fibre nervose cerebrali (a 8-9 giorni di incubazione!), mentre la mancanza di tale guaina è appunto il principale tra i caratteri delle fibre nervose centrali in genere e delle cerebrali in ispecie56; 2.° Che egli ancora descrive la formazione del reticolo entro le fibre nervose embrionali, mentre, pur lasciando a parte le ricerche di Witkowski, il quale, col metodo della digestione, ha provato che la neurocheratina non si trova nel tessuto nervoso embrionale, ma è una formazione di sviluppo avanzato, si sa che la neurocheratina nelle fibre nervose centrali non si presenta già in forma reticolare, ma è legata alle particolari fibrille spirali nascoste entro la guaina midollare, le quali fibrille del resto si trovano soltanto nelle fibre midollate. 3.° Riguardo al cilinder axis, che, secondo Unger, sarebbe una formazione tardiva, posso asserire che invece esso esiste in un periodo di sviluppo molto anteriore a quello da lui studiato; anche il prolungamento funzionale delle cellule gangliari, ricercato con metodi opportuni, è chiaramente riconoscibile come tale pure in un periodo anteriore (nel pulcino certo già a 4-5 giorni di incubazione; forse prima). Dopo ciò, anche senza tener conto che il periodo di sviluppo al quale si riferiscono le ricerche di Unger, non gli permetterebbe di trarne deduzioni generali, si comprende come la sua asserzione che «sepimenti della sostanza bianca, guaina di Schwann, reticolo delle fibre nervose (di Ewald e Kühne) e della sostanza grigia, tutto deriva dalle cellule del foglietto esterno o della lamina midollare» non abbia altro valore che quello di una supposizione.

Su questo argomento, già così a lungo discusso, la più recente, quella anzi che potrebbe dirsi la più autorevole manifestazione, ci viene da Kölliker, e la troviamo nella nuova sua pubblicazione, diretta appunto a discutere largamente le contradditorie opinioni ora sorte a proposito della posizione dei foglietti embrionali rispetto ai tessuti57. Nel passare in rassegna i tessuti che hanno origine dal foglietto esterno, colloca tra questi, oltre il tessuto nervoso propriamente detto, i muscoli lisci, ecc., anche la sostanza interstiziale del cervello, midollo spinale, retina e nervo ottico primitivo. Se non che le considerazioni colle quali egli corrobora questa asserzione sono tali da far sorgere il dubbio che su questo punto l'asserzione medesima sia soverchiamente subordinata al concetto generale, che egli vuole illustrare con dati di fatto – il concetto cioè che i vari foglietti possano produrre i tessuti più diversi. Infatti il tessuto in questione egli lo dichiara morfologicamente non essenzialmente diverso dalle sostanze connettive semplici alle quali dovrebbe essere aggregato, ed è appunto in questa eguaglianza che egli ravvisa altra prova che anche la lamina midollare, derivante dal foglietto esterno, non produce una sola categoria di elementi. È d'uopo rammentare che riguardo alla struttura del tessuto interstiziale dei centri, egli continua a riferirsi all'antica sua descrizione, per la quale certo non è valida la conferma delle recenti osservazioni di Gierke58, le sole da lui riscontrate.

A proposito dell'origine embrionale e della classe di tessuti a cui, in base al criterio istogenico, dovrebbesi collocare la nevroglia, devesi infine dichiarare che dall'esposta serie di osservazioni, succedutesi da Remak fino a me, per ora non è possibile dedurre una incontestabile conclusione. Al più sarebbe permesso asserire che fra le varie contrapposte dottrine, quella che riferisce tale tessuto al foglietto esterno si presenta come la più verosimile, che però la rigorosa dimostrazione di origine siffatta fin ora non è stata fornita.

potrebbesi dire che la base della speciale controversia sulla posizione embriogenica della nevroglia verrebbe essenzialmente spostata dalla dottrina che, circa il modo con cui elementi e tessuti hanno origine dall'uovo, in sostituzione di quella secondo la quale i foglietti blastodermici dovrebbero essere considerati quali veri organi istogenici, per distinte categorie di tessuti, venne escogitata da His59 e che modificata da Waldeyer60 viene ora con favore accolta da parecchi fra i più distinti embriologi. Voglio la dottrina dell'Archiblasto e del Parablasto.

Infatti pur ammettendo la distinzione, che degli elementi e dei tessuti in generale è voluta da His, rispetto alla nevroglia la questione si ridurrebbe ancora a decidere, se le cellule che formano la parte essenziale di essa, siano di derivazione archiblastica, come lo sarebbero le cellule nervose (le quali parti ad ogni modo dovrebbero riferirsi all'esoblasto, pur non esclusa la possibilità che anche gli altri foglietti abbiano la capacità di generare la stessa categoria di elementi) oppure di derivazione parablastica, come lo sarebbero gli elementi connettivi propriamente detti, gli elementi del sangue ed i leucociti. Evidentemente verrebbesi così ad attribuire al parablasto quasi la stessa parte che prima era attribuita al mesoblasto; infatti tanto da His, quanto da Waldeyer si ammette essere in prevalenza nel mesoblasto che gli elementi parablastici immigrano per l'ulteriore loro sviluppo.

Così sommariamente esposte le questioni che intorno al tessuto interstiziale dei centri nervosi andarono via via presentandosi nel campo della scienza, e mediante questa stessa esposizione posto in chiaro che sopra nessuno dei punti fondamentali controversi si potè fino ad ora arrivare ad un perfetto accordo fra gli istologi ed embriologi, parmi di potere con maggior profitto ora procedere alla metodica descrizione della nevroglia, quale si presenta nelle diverse provincie del sistema nervoso, quando venga studiata coi migliori metodi e col controllo dei risultati di un metodo con quelli che s'ottengono cogli altri.

Descrizione del tessuto interstiziale dei centri nervosi. Il connettivo61 degli organi centrali del sistema nervoso (Nevroglia) deve essere studiato:

1.° dal punto di vista puramente istologico e morfologico;

2.° dal punto di vista chimico;

3.° dal punto di vista della derivazione embrionale.

I. La costituzione istologica del tessuto interstiziale dei centri nervosi è essenzialmente eguale, non soltanto in tutte le provincie in cui tali organi sono divisi (cervello, cervelletto, midollo spinale), ma eziando nelle due qualità di sostanza, bianca e grigia, di cui ciascuna provincia è formata. L'elemento costitutivo fondamentale del tessuto interstiziale, tanto della sostanza bianca quanto della grigia, è sempre la cellula raggiata. Per altro se confrontiamo le diverse parti accennate si rilevano talune differenze che, sebbene si riferiscano a secondarie particolarità di forma, distribuzione e rapporti degli elementi in questione, pure meritano se ne tenga conto.

Tessuto interstiziale della sostanza bianca del midollo spinale. Questa è la parte dei centri nervosi ove più facile riesce lo studio degli elementi cellulari della nevroglia, ed a ciò più particolarmente si prestano i cordoni anteriori e laterali. Anche qui però, lo studio a fresco non fornisce che ben scarsi o quasi inconcludenti risultati non potendo riscontrare, anche colla più delicata dilacerazione, che mutilati elementi. Le ben individualizzate forme cellulari che colla dilacerazione a fresco si presentano isolate, di regola sono cellule nervose (sempre anch'esse più o meno mutilate), appartenenti alla sostanza grigia confinante colla bianca. Per ottenere risultati più concludenti importa che i pezzi da dilacerarsi abbiano subìto un lieve indurimento con una soluzione di bicromato o con alcool molto allungato. Può all'uopo servire l'usitato liquido di Müller, ma le soluzioni attenuatissime (0,20-0,30 p. %) del puro bicromato danno risultati migliori. – Poche ore di immersione di piccoli pezzi bastano a produrre un semplice e sufficiente indurimento, ma il periodo migliore per ottenere buoni preparati è durante il 2.°-3.° e 4.° giorno d'immersione. S'intende che parecchie circostanze, temperatura dell'ambiente, quantità del liquido, condizioni dei pezzi, ecc., possono far variare alquanto i risultati, ma ripetendo con insistenza, ogni giorno, le prove, si arriva a trovare un periodo di conveniente indurimento-macerazione, durante il quale basta una grossolana dilacerazione o lo scuotimento di frammenti in una provetta con poca acqua per ottenere isolate in grande numero le eleganti cellule connettive proprie di questo tessuto. pure ottimi risultati l'indurimento-macerazione nell'alcool al terzo, secondo le modalità suggerite da Ranvier (scuotimento di frammenti di tessuto in una provetta con poca acqua con aggiunta di picrocarminio prima, e di acido osmico successivamente62).

Nella goccia di liquido tolto dal fondo della provetta, dopo che i frammenti risultanti dallo scuotimento vi si sono depositati, si possono facilmente riscontrare in grande numero le cellule della nevroglia, le quali, se si fa astrazione da quelle che appariscono deformate e mutilate, si presentano coi caratteri seguenti: Sono cellule appiattite a guisa di sottilissime lamelle, del diametro di 20-30, con nucleo parimenti appiattito del diametro di 6-10. Il contorno della sottile lamella, che rappresenta il corpo cellulare, origine a numerosi prolungamenti assai lunghi, con scarse ramificazioni (nei preparati per disgregamento è anzi difficilissimo il verificare le suddivisioni), delicatissimi, e che molto facilmente si ripiegano in ogni senso. Alla loro emanazione dal corpo cellulare, in generale questi prolungamenti si presentano appiattiti; molti si mantengono tali fino a grande distanza dalla loro origine; molti invece assumono presto l'aspetto dei filamenti estremamente fini, splendenti, regolari.

Contro questa descrizione delle cellule della nevroglia, quali soglionsi vedere isolate, si presenterebbe ora l'obiezione, sollevata da Ranvier, il quale, come precedentemente ho esposto, asserisce che le cellule medesime sono costituite da semplici lamelle, a contorno irregolare, situate in corrispondenza dei punti di incrociamento delle fibrille connettive, le quali fibrille non sarebbero minimamente un'emanazione o prolungamenti delle cellule, ma solo ne attraverserebbero il corpo o in linea retta, o formandovi delle anse, o con altre diverse modalità. La descrizione di Deiters, di Jastrowistz, Boll e la mia, secondo Ranvier rappresenterebbe un semplice risultato di illusione, dovuto alla circostanza, da ultimo accennata, del passaggio delle fibre attraverso il corpo cellulare. Di fronte a fatti formulati con tanta precisione ed insistenza, io ho creduto di dover ripetere le osservazioni indicate da Ranvier, seguendo scrupolosamente le modalità di preparazione da lui indicate, ed ho verificato che l'immersione nell'alcool al terzo per 24 ore, poi lo scuotimento dei frammenti del tessuto (sostanza bianca del midollo spinale) nell'acqua contenente alcune goccie di picrocarmino, ecc., in realtà serve molto bene per l'isolazione degli elementi della nevroglia; per altro le stesse preparazioni, osservate anche coi migliori e più forti ingrandimenti che ora noi possediamo (Objettivi 1/12-1/10 ad immersione omogenena di Zeiss) assolutamente non mi hanno servito che a confermare le particolarità precedentemente descritte. I prolungamenti si presentano come una diretta emanazione dei contorni delle lamelle cellulari e molti di essi conservano fino a notevole distanza la forma appiattita; le loro suddivisioni, poi, si vedono bensì più frequenti in prossimità della loro origine (ed è in questi casi che da Ranvier si vorrebbe applicare la sua interpretazione, che si tratti di due vicini filamenti, circondati da un manichetto di protoplasma cellulare), ma molte volte si ramificano anche a grandi distanze, ed a grandi distanze le suddivisioni dello stesso prolungamento vanno ad inserirsi alle pareti dei vasi. Pertanto sorge spontaneo il dubbio che la descrizione di Ranvier non metta già in luce un'altrui illusione, bensì sia il risultato di una sua erronea interpretazione. Questa potrebbe essere spiegata, in parte da un eventuale ripiegamento del bordo dei lamellari corpi delle cellule, dal che potrebbe infatti risultare l'apparenza di una fibrilla che lo contorni, in parte anche dal fatto che i prolungamenti non emanano già costantemente da un solo piano, come si dovrebbe supporre che avvenga qualora si trattasse sempre di lamelle cellulari del tutto semplici. I prolungamenti possono invece aver origine da diversi piani del contorno cellulare, p. es. dalla superficie superiore ed inferiore rispetto all'osservatore. Ora si comprende come i primi tratti di fibrillari prolungamenti che stanno applicati ai corpi delle cellule possano fare impressione di fibrille innicchiate nella sostanza cellulare. E qui si presenta l'opportunità di far rilevare come le strie che, nelle cellule viste di piatto, non di rado veggonsi attraversare il corpo cellulare, non appartengano a semplici creste d'impronta, da compressione esercitata dalle fibre nervose, come vorrebbe Ranvier, ma si riferiscono invece a più o meno spiccate lamelle secondarie che s'elevano, dal piano principale, le quali lamelle secondarie danno pure origine a prolungamenti. Finalmente anche il fatto delle connessioni intime e complicate delle cellule in questione colle pareti vasali, alla sua volta parla decisamente contro le asserzioni di Ranvier.

Oltre le cellule a numerosi prolungamenti, se ne scorgono altre di forma tondeggiante ed allungata che ne sono prive; queste, però, rispetto a quelle, sono in quantità minima e si può argomentare esistano in numero minore di quello che appare, perchè, mentre nei preparati per dilacerazione a fresco e fatti durante i primi giorni d'immersione nella soluzione macerante, esse trovansi in grande numero, man mano che i pezzi aumentano di consistenza vanno sempre più acquistando prevalenza le cellule ricche di prolungamenti. Evidentemente trattasi di corpi cellulari mutilati.

Il modo di distribuzione degli elementi connettivi ed il loro rapporto colle fibre nervose, non può essere altrimenti studiato, che mediante sezioni dei cordoni di sostanza bianca, fatte tanto in direzione parallela all'andamento delle fibre, quanto in direzione trasversale.

Nelle sezioni parallele, imbibite con carminio e delicatamente sbattute nell'acqua, si rileva che tra le fibre nervose alquanto divaricate, le descritte forme cellulari ora si trovano quà e isolate, ora sono riunite in gruppi o serie di 3-4 e più, e che i loro filiformi prolungamenti, riunendosi in fasci, si dispongono prevalentemente in direzione parallela alle fibre nervose, alle quali s'addossano, ad esse formando, ove la quantità di cellule è considerevole, quasi un involucro fibrillare. Un numero abbastanza notevole di prolungamenti si dirige anche in direzione orizzontale, insinuandosi tra fibra e fibra, con decorso serpentino. Le cellule appiattite in queste sezioni si presentano per lo più di fronte, quindi nella loro massima ampiezza e si vedono immediatamente applicate al contorno di una fibra nervosa, o di un fascetto di fibre nervose, se si tratta di località in cui queste siano di piccolo calibro. I loro prolungamenti, appiattiti o filiformi, si addossano spesso così esattamente alle fibre, e sono per la massima parte di una finezza così grande, che occorre la massima attenzione per riconoscerli; spesso è solo smovendo in vario senso il preparato che possiamo convincerci che i nuclei, quà e disseminati in mezzo ai fasci di fibre nervose, appartengono a lamelle cellulari.

Molto diverso è il modo di presentarsi dello stroma connettivo interstiziale dei cordoni di sostanza bianca nelle sezioni trasversali.

Mentre nelle sezioni longitudinali le cellule connettive si presentano quasi sempre di fronte in tutta l'eleganza della loro forma, nei tagli trasversali le vediamo invece prevalentemente di fianco od in isbieco, e ci appaiono quindi, non già quali larghe e fine lamelle a contorno ben distinto, ma sotto forme assai più regolari e svariate; cioè ora allungate e quasi lineari, con un ingrossamento nel mezzo, ove trovasi il nucleo, ora di forma irregolarmente fusata o triangolare o stellata. I prolungamenti orizzontali che da esse emanano, li vediamo irradiarsi in tutte le direzioni; ma come il loro punto d'origine corrisponde a diversi piani delle cellule, così riesce assai meno facile, che allorquando queste si presentano di fronte, rilevare il preciso modo di connessione tra essi ed il corpo cellulare.

I numerosi prolungamenti, che emanano dai singoli corpi cellulari, si insinuano tra le fibre nervose trasversalmente tagliate e s'accompagnano o s'incrociano con quelli di altre vicine cellule, senza dar luogo ad anastomosi. Se pel troppo pronunciato indurimento le parti costitutive dello stroma interstiziale non vennero artificialmente cementate le une alle altre, e colle fibre nervose che abbracciano, le singole cellule connettive si mantengono sempre bene individualizzate e distinte, e si può anche nelle sezioni riconoscere la forma che è ad esse caratteristica.

La regolarità delle anastomosi, descritta e disegnata da Kölliker, Fromman, Goll, Frey, ecc. e recentemente ancora riaffermata da Gierke63, evidentemente è un modo erroneo di intendere la struttura dello stroma interstiziale, prodotto da ciò, che dopo lunga immersione nelle soluzioni piuttosto forti di acido cromico, bicromato od alcool, i singoli elementi si cementano gli uni cogli altri, e talvolta anche cogli involucri delle fibre nervose, in modo che tutto lo stroma interstiziale assume veramente l'aspetto di un tessuto continuo reticolare a maglie regolari, con nuclei quà e disseminati nei punti nodali del reticolo. L'illusione è completa allorchè le sezioni fatte con pezzi molto induriti sono rese trasparenti o colla trementina o coll'olio di garofani o col creosoto, come suolsi praticare.

I fini e finissimi sepimenti, che stanno fra i fascetti di fibre nervose e tra fibra e fibra, sono anch'essi esclusivamente costituiti da cellule con grande numero di filiformi prolungamenti, irradiantisi in ogni senso nei cordoni di sostanza bianca.

Non esiste pertanto alcuna differenza fra il tessuto dei sepimenti e lo stroma interposto alle singole fibre, o se per avventura qualche differenza può essere riscontrata, si riduce alla maggiore o minore delicatezza degli elementi, presentando i sepimenti cellule più robuste con prolungamenti più grossolani e rigidi, mentre gli elementi quà e disseminati tra le fibre sono più delicati ed hanno prolungamenti finissimi e molli.

Non è punto esatto che le fibre nervose dei cordoni di sostanza bianca siano, per mezzo dei sepimenti, divisi in fasci di primo e secondo ordine. I sepimenti non sono continui nel senso verticale, vale a dire non rappresentano trabecole che dividano esattamente le fibre nervose in fasci distinti gli uni dagli altri; ad eccezione del setto posteriore, essi non sono che cordoni di vario spessore, i quali si irradiano in ogni senso e vanno continuamente suddividendosi, emettendo trabecole secondarie, composte spesso di poche cellule disposte in serie. In tal modo si forma uno stroma continuo di tessuto interstiziale, fitto in alcuni tratti, meno fitto e composto di poche cellule quà e sparse, in altri.

Lo strato di tessuto affatto privo di elementi nervosi, che sta applicato a tutta la periferia del midollo, non che alle due contrapposte superfici corrispondenti alla scissura anteriore, differisce dallo stroma interno per ciò solo che offre una struttura più stipata, e perchè i corpi cellulari, relativamente alla massa fibrillare, sono molto scarsi, ed inoltre per la maggior robustezza e rigidità dei prolungamenti cellulari. Tutto lo strato presenta infine i caratteri di un tessuto più compatto.

A formare lo strato medesimo concorre gran numero di prolungamenti delle cellule, situate più o meno profondamente entro il midollo; d'altra parte, i prolungamenti delle cellule formanti questo strato, penetrando nell'interno, concorrono a formare lo stroma interstiziale dei cordoni bianchi.

Le diverse parti in cui la sostanza bianca del midollo viene dagli anatomici distinta (cordoni anteriori, laterali, posteriori) non presentano relativamente alla struttura del tessuto interstiziale, differenze meritevoli di speciale considerazione; tutto si riduce, anche su questo riguardo, alla maggiore o minor finezza degli elementi connettivi ed al prevalere ove le cellule appiattite molto ampie, con prolungamenti del pari appiattiti (ciò che, ad esempio, si osserva nei cordoni anteriori), ove le cellule irregolarmente tondeggianti od allungate, con prolungamenti filiformi, finissimi, splendenti.

Circa i rapporti quantitativi tra lo stroma connettivo interstiziale e le fibre nervose nelle diverse parti sopra nominate della sostanza bianca, per quanto si può giudicare dalle sezioni trasversali, i cordoni superiori ed i laterali non offrono rilevanti differenze, solo nelle parti dei cordoni laterali che confinano colla sostanza grigia, detto stroma si trovi in quantità un po' maggiore. I cordoni posteriori sono parimenti alquanto più ricchi del connettivo che i cordoni laterali, e ciò specialmente vale per la porzione mediana dei cordoni posteriori del midollo cervicale, i così detti cordoni cuneiformi di Goll o funicoli gracili di Burdach, i quali, conseguentemente, nelle preparazioni trattate col carminio si presentano alquanto più arrossati che le altre parti della sostanza bianca. In prossimità dei setti corrispondenti ai due solchi, le appiattite cellule della nevroglia sono fitte, formano anzi quasi uno strato continuo.

Tessuto interstiziale della sostanza grigia del midollo spinale. – Nella sostanza midollare o grigia l'abbondante stroma interposto alle cellule e fibre nervose, in confronto di quello che separa le fibre nervose dai cordoni di sostanza bianca, non presenta che modificazioni di poco rilievo. Consta esclusivamente di cellule fornite, analogamente a quelle della sostanza bianca, di una innumerevole quantità di prolungamenti lunghissimi estremamente sottili, tra essi incrociantisi nel modo più complicato, ma non anastomizzati, così da risultarne un reticolo.

Se qualche cosa avvi a rimarcare intorno alla forma degli elementi connettivi della sostanza grigia, è solo che in genere sono più molli, più delicati di quelli della sostanza bianca, e che molti hanno inoltre quel particolare aspetto finamente granulare, tanto della sostanza cellulare quanto dei prolungamenti, che richiama l'aspetto delle più fine ramificazioni dei prolungamenti protoplasmatici delle cellule nervose. L'estrema delicatezza e l'aspetto finamente granulare, però s'osserva esclusivamente o in modo più marcato, nelle parti centrali delle colonne di sostanza grigia, e specialmente nelle località in cui stanno innicchiate le cellule nervose. Nelle parti più periferiche, ove, diminuendo lo stroma connettivo ed aumentando corrispondentemente le fibre nervose, si passa gradatamente nella sostanza bianca, si incontrano cellule per nulla affatto diverse da quelle dei cordoni di pura sostanza bianca.

La zona di tessuto, della larghezza di circa 0,3 millimetri che, a forma di semiluna, riveste la superficie postero-laterale dei corni posteriori di sostanza grigia, zona che macroscopicamente si differenzia dalla restante parte della sostanza midollare per un colore più rossiccio ed un aspetto gelatinoso, per tale suo aspetto detta appunto sostanza gelatinosa (di Rolando), microscopicamente non differisce dal resto della sostanza grigia, se non perchè le cellule della nevroglia vi si trovano più abbondanti, e perchè vi prevale il tipo di cellule nervose piccole ed è attraversata dai fasci di fine fibre spettanti alle radici posteriori.

Anche così detta sostanza gelatinosa di Stilling, o lo strato di tessuto immediatamente circondante l'epitelio del canale centrale, non presenta essenziali differenze rispetto a tutto il restante tessuto interstiziale del midollo. Su sezioni spennellate vi si riconosce una struttura finissimamente fibrillare, e nei preparati per dilacerazione od anche nelle stesse sezioni si rileva, che i nuclei quà e disseminati entro il medesimo tessuto, appartengono a cellule del tipo generale degli elementi connettivi del sistema nervoso centrale; solo che i filiformi prolungamenti, che nella costituzione del tessuto hanno prevalenza, offrono una notevole somiglianza colle fibre elastiche. I corpi cellulari sono notevolmente più robusti che nelle altre parti della sostanza grigia, e si isolano facilmente.

A rendere più complicato l'intreccio fibrillare di questo tessuto, concorrono i lunghissimi filiformi prolungamenti delle cellule epiteliari cilindriche, che rivestono il canale centrale, quali prolungamenti, a poca distanza dalla loro origine, assumono un aspetto affatto identico a quello dei circostanti prolungamenti delle cellule della nevroglia.

Mentre cogli ordinari metodi di preparazione (macerazione od indurimento colle soluzioni di bicromato) la dimostrazione delle particolarità quì descritte intorno al connettivo del midollo spinale, non è punto cosa di lieve momento, ma richiede minuziose attenzioni e pazienti prove; coi metodi dell'azione combinata del bicromato e del nitrato d'argento, non soltanto si possono ottenere senza grande difficoltà preparazioni di sorprendente chiarezza relativamente alla forma, disposizione, quantità e distribuzione degli elementi connettivi, ma si possono eziando mettere in evidenza alcune altre minute particolarità, che non sono senza importanza per ciò che riguarda la conoscenza della fina struttura degli organi nervosi centrali. Fra le altre particolarità, quella della estesa connessione delle cellule connettive colle pareti dei vasi, da siffatte preparazioni può essere su larga scala e colla massima chiarezza dimostrata.

Tale connessione accade ora in modo affatto immediato, vale a dire i corpi cellulari veggonsi direttamente applicati alle pareti vasali, le quali spesso, per lunghi tratti del loro andamento, sono circondate da una fitta serie di cellule raggiate, il cui corpo quasi direbbesi formar parte integrale della stessa parete vasale; ora invece la connessione avviene mediante prolungamenti, i quali in parte sono assai robusti ed hanno aspetto di larghe propagini lamellari. soltanto le più vicine cellule effettuano siffatte connessioni, ma eziando quelle situate a notevole distanza dai vasi; abbastanza di frequente ben anco accade che lo stesso prolungamento, dividendosi a poca distanza dalla sua origine, s'inserisce in più punti molti distanti di uno stesso vaso od anche a tronchi vasali diversi. L'inserzione di regola si effettua mediante una espansione, la quale talora ha forma conica ed è ben delimitata, talora invece è tenuissima e senza limite chiaro, in guisa che quasi direbbesi essa passi a costituire una membranella perivascolare. Nei capillari e nelle arterie minori, non provvedute di una distinta avventizia, l'inserzione sembra abbia luogo direttamente sulla parete endoteliare dei primi, o sulla sottile tonaca muscolare delle seconde; anche in questi casi dall'insieme delle espansioni dei prolungamenti cellulari d'inserzione, sembra risulti un rivestimento continuo, immediatamente applicato alla parete vasale propria, il quale rivestimento in certo modo rappresenterebbe una specie di membranella avventizia anista.

Nella sostanza grigia non vi ha regolarità di sorta nella disposizione degli elementi; in proposito soltanto merita rimarco il fatto, che di sovente i corpi delle cellule connettive stanno ad immediato contatto delle cellule gangliari, in guisa che fra questo ed il circostante tessuto assolutamente non esiste spazio preformato; se alcun che di simile talora si riscontra (veggansi i pretesi spazii linfatici pericellulari descritti da Obersteiner e da altri), è da attribuirsi a raggrinzamento del tessuto, prodotto dai liquidi induranti.

Nella sostanza bianca, invece, in relazione colla più regolare disposizione degli elementi costitutivi di questa parte, si nota che le cellule connettive tendono a formare delle regolari serie longitudinali dall'alto al basso, in relazione all'andamento dei fasci di fibre nervose. Del resto in questi preparati è facile verificare la prevalente forma lamellare dei singoli corpi cellulari e che le stesse laminelle cellulari sono di regola direttamente applicate ai fascetti di fibre. I prolungamenti fibrillari, che in ogni direzione partono da queste cellule, in parte si riuniscono per formare le trabecole che sparano fascio da fascio, in parte s'intromettono tra le singole fibre, abbracciandole, ed in parte dispongonsi parallelamente alle fibre nervose, perdendosi in modo indeterminato lungo l'andamento di queste. Dall'esame di certi preparati si ritrae l'impressione che queste fibrille abbiano una parte di cui le fibre midollari del midollo sono provvedute (imbuti fibrillari), ma che ciò accada in realtà non lo si può con sicurezza affermare.

Tessuto interstiziale della corteccia del cervello. – Lo studio fatto a fresco non vale a fornire un'esatta idea della costituzione dello stroma connettivo di questa parte; in tali preparazioni, infatti, non si osservano che o nuclei liberi, resi tali dalla preparazione, od elementi cellulari deformati e mutilati.

Praticando, secondo i metodi descritti precedentemente (lieve indurimento macerazione), dei preparati per disgregazione, si possono isolare in grande numero eleganti cellule connettive, fornite di 10-15-30 e più sottili e lunghi prolungamenti, i quali, a fresco, raramente appariscono ramificati. Le rare divisioni dei filamenti avvengono sempre a poca distanza dal punto di partenza del contorno della cellula, e giammai si notano più di due o tre ramificazioni secondarie. Tali cellule hanno caratteri alquanto diversi, secondo che appartengono allo strato più superficiale della corteccia delle circonvoluzioni, od agli strati profondi. Le prime sono spesso allungate e molto irregolari, la loro sostanza cellulare contiene non di rado granuli di pigmento giallo, il nucleo ha frequentemente una forma ovale molto allungata ed i prolungamenti, essendo robusti, rigidi ed alquanto splendenti, hanno una certa somiglianza colle fibre elastiche. Qui non è raro ottenere isolate delle forme cellulari provvedute di prolungamenti di enorme lunghezza (oltre 4 o 500µ). Le cellule degli strati profondi sono in prevalenza tondeggianti ed abbastanza regolari, hanno nuclei rotondi, sostanza cellulare assai scarsa, molle e finamente granulare; i prolungamenti sottilissimi e molli offrono parimenti un aspetto finamente granulare, che richiama quello delle ultime ramificazioni dei così detti prolungamenti protoplasmatici delle cellule nervose.

La diversa facilità con cui si riesce ad isolare le cellule connettive della superficie e degli strati profondi è in rapporto colla differente robustezza delle medesime. Alla superficie, ove, come vedemmo, le cellule hanno notevole robustezza, solo che si soffreghi colla lama di un bistori la superficie libera delle circonvoluzioni e si dilaceri grossolanamente la sostanza esportata, le cellule medesime possono essere riscontrate in grande numero, massime nei cervelli di individui in età avanzata. Negli strati profondi invece, ove le cellule sono molli e delicate, non si ottiene l'intento dell'isolamento se non adoperando la massima cura, e sopratutto solo allorchè i pezzi di cervello vennero posti freschissimi nelle soluzioni lievemente induranti e maceranti.

Per l'ulteriore studio della struttura e disposizione dello stroma connettivo cerebrale (più precisa determinazione della distribuzione delle cellule connettive e dei loro rapporti cogli elementi nervosi) giovano in modo inatteso le stesse soluzioni diluite di bicromato di potassa (0,25-0,50 p. %), che soglionsi adoperare pei preparati per dilacerazione. Mentre colle usuali soluzioni induranti si possono ottenere buone sezioni solo dopo 20-30 giorni di immersione, le soluzioni molto diluite, invece, con un'immersione di 4, 3, 2 od anche di un solo giorno danno ai pezzi una particolare consistenza, che permette di poterne eseguire delle fine sezioni, le quali, imbibite col carminio neutro o col picrocarminio, sono assai opportune pel rilievo delle minute particolarità; giova poi lo scuotere le fatte sezioni, prima o dopo l'imbibizione carminica, in una provetta contenente un po' d'acqua, od una miscela di acqua e glicerina.

In siffatte sezioni si possono scorgere per ogni dove cellule identiche a quelle ottenute colla dilacerazione, cioè ricchissime di prolungamenti, anzi quasi completamente contornate da essi; agli orli delle sezioni poi, o nei punti ove esse raggiungono il massimo di finezza, lo stroma interstiziale si presenta anche negli strati più profondi della corteccia distintamente fibrillare (non reticolare nel senso di Schultze e Kölliker). Con questo io non intendo negare l'esistenza anche di una sostanza amorfa o finamente granulosa intercellulare: soltanto credo fuori di dubbio, che in buona parte la così detta sostanza finamente granulare o reticolare, o spugnosa, o molecolare, o puntiforme, o amorfa o gelatinosa, come dai diversi osservatori venne chiamata, si presenta sotto l'aspetto che le fece applicare queste differenti denominazioni per alterazione cadaverica, oppure indotta dai reagenti impiegati.

Tutto ciò concorre a dimostrare che lo stroma interstiziale della corteccia è essenzialmente costituito dalle cellule connettive e loro prolungamenti e che la sostanza finamente granulare, cogli ordinari metodi di preparazione, si presenta in quantità molto maggiore di quanto realmente esista, per una specie di disfacimento della sostanza fibrillare, il quale disfacimento interessa non soltanto i prolungamenti delle cellule connettive, ma altresì le più fine ramificazioni dei prolungamenti protoplasmatici delle cellule nervose.

Tessuto interstiziale della sostanza bianca del cervello. Corrisponde essenzialmente a quello della sostanza bianca del midollo spinale.

Rispetto alle cellule connettive della sostanza bianca del midollo spinale, quelle della sostanza midollare del cervello differiscono solo per la finezza molto maggiore. Si comprende quindi come coi metodi di isolazione debba essere molto difficile metterle in evidenza nella loro integrità e non si ottengano invece che forme cellulari mutilate, constanti di nucleo e di scarsa e poca distinta sostanza cellulare.

Le sezioni fatte con pezzi lasciati per 1-3 giorni nella soluzione tenue di bicromato, quindi imbibite con carminio e poi sbattute con acqua in una provetta, anche quì forniscono i migliori risultati per lo studio delle cellule isolate. Nei punti ove le sezioni sono più fine, e massime verso gli orli delle medesime, tra le divaricate fibre nervose si osserva infatti che le cellule connettive sono talora irregolarmente quà e sparse, talora riunite in gruppi di 2, 3, 4 e che i prolungamenti filiformi di cui sono provvedute, partendo da tutto il contorno del corpo cellulare, vanno in tutte le direzioni, sicchè alcune si incrociano colle fibre, altri s'adattano nel senso della lunghezza, sembrando quasi destinati a fornir loro un involucro di difesa.

Tanto nella sostanza bianca quanto nella grigia del cervello, identicamente a ciò che si osserva nelle corrispondenti parti del midollo spinale, per la chiara dimostrazione delle più minute particolarità relative alla forma, rapporti, distribuzione, ecc., degli elementi connettivi, è necessario ricorrere ai metodi dell'azione combinata del bicromato e nitrato d'argento. Nei preparati così ottenuti si potrà a colpo d'occhio rilevare:

1. L'esistenza di uno strato constante di soli elementi di nevroglia alla superficie delle circonvoluzioni; tale strato è di notevole spessore verso la sommità delle circonvoluzioni; è invece sottile, e talora consta di un semplice ordine di cellule, nelle superfici laterali di corrispondenza fra due circonvoluzioni. I prolungamenti di cui tali cellule sono provvedute, in parte assumono direzione orizzontale, formando un complicato intreccio limitante le stesse superfici; in parte invece penetrano verticalmente nel tessuto della corteccia, dando luogo ad un sistema di fibrille raggiate, che richiama quello assai più spiccato e regolare delle circonvoluzioni cerebellari.

2.° Che le ultime suddivisioni dei prolungamenti protoplasmatici perifericamente diretti dalle cellule nervose piramidali, vengono a perdersi entro questo strato, mettendosi in rapporto colle stesse cellule connettive.

3.° Che le cellule connettive presentano numerose connessioni colle pareti vasali, connessioni effettuatesi per mezzo di prolungamenti, in parte di considerevole larghezza, in parte filiformi. Anche quì veggonsi spesso i vasi sanguigni contornati per estesi tratti da serie continuate di cellule connettive, direttamente applicate alle stesse pareti vasali, d'onde inviano in ogni direzione i loro prolungamenti, molti dei quali vanno ad inserirsi alle pareti di altri vasi.

Tessuto interstiziale del cervelletto. – Sebbene riguardo allo stroma connettivo, i tre strati che nelle circonvoluzioni cerebellari soglionsi distinguere, non soltanto offrono corrispondenza tra essi, ma anche colle altre parti del sistema nervoso centrale, tuttavia, per alcune particolarità che vi si possono rilevare, non è senza interesse dedicare a ciascuno poche righe di descrizione.

Strato superficiale. – Lo strato superficiale, strato grigio propriamente detto o molecolare, mentre è attraversato, come si dirà in seguito, da numerosissimi filamenti connettivi, perpendicolarmente diretti dalla superficie allo strato dei granuli (così dette fibre radiate), presentasi invece poverissimo, quasi mancante, di elementi cellulari da riferirsi alla nevroglia. La grandissima maggioranza dei nuclei che nel suo spessore veggonsi disseminati, appartengono alle piccole cellule nervose, che, come venne da me posto in evidenza, fanno parte di esso. La prova di ciò può essere, nel modo più rigoroso, fornita coll'applicazione dei metodi di colorazione nera, mediante i quali la natura nervosa dei piccoli elementi in questione è resa palese, non soltanto dalla loro particolare fisionomia e dal modo di ramificarsi dei prolungamenti di cui sono forniti, ma altresì dell'esistenza dell'unico e caratteristico prolungamento nervoso.

Per altro, anche proprio nello spessore dello strato, non mancano in modo assoluto le cellule connettive; alcune vi si riscontrano e in generale esse stanno in prossimità dei vasi sanguigni, sono piuttosto piccole, hanno forma allungata, ed i loro filiformi prolungamenti, emanando dai due opposti poli, dirigonsi in prevalenza verso i due confini, periferico e profondo, dello strato in questione.

Mentre scarso è il numero di cellule connettive esistenti nello spessore dello strato molecolare, rilevasi invece che gli elementi di tal natura sono abbandonati alla periferia di esso (superficie libera della circonvoluzione), e ancora di più nel confine profondo verso lo stato dei granuli.

Alla superficie libera esiste uno strato continuo di cellule connettive appiattite, cellule pur provvedute di numerosi prolungamenti filiformi omogenei, che in parte sono diretti orizzontalmente, in parte penetrano perpendicolarmente nello spessore dello strato, prendendo parte alla formazione delle così dette fibre radiate, da cui lo strato molecolare è attraversato in tutta la sua larghezza. Nelle sezioni verticali delle circonvoluzioni, dall'insieme dei sottili corpi cellulari applicati a piatto alla superficie libera di esse e dei prolungamenti orizzontalmente disposti, risulta spesso una linea netta di demarcazione, linea che venne interpretata come espressione della sezione verticale di una membranella anista, applicata al limite periferico dello strato molecolare. Questa supposta membranella la si volle paragonare alla limitante ialoidea della retina; anzi, per accentuare l'analogia, venne pur designata col nome di membrana limitante delle circonvoluzioni cerebellari. Siccome intorno a questa supposta membrana ebbero luogo lunghe discussioni concernenti la sua significazione od i suoi rapporti, così dedicherò a questo argomento uno speciale cenno più avanti; per ora mi limito a confermare, che la natura cellulare di essa può essere facilmente dimostrata, non soltanto mediante le reazioni col bicromato e nitrato d'argento, ma anche coi comuni metodi della dilacerazione e dell'imbibizione carminica.

Dissi che le cellule connettive sono particolarmente numerose verso il confine profondo dello strato molecolare; qui infatti le troviamo abbondantissime, talora anche disposte in più ordini, in guisa che le cellule di Purkinje, nei preparati in cui la reazione del nitrato d'argento sugli elementi connettivi è ben riuscita, sono quasi nascoste dalla fitta siepe dei prolungamenti.

Questi ultimi penetrano in prevalenza nello strato molecolare e non è difficile seguirne molti in tutto lo spessore di tale strato, anzi fino alla superficie libera, ove s'inseriscono, in parte sulle pareti dei vasi decorrenti, in parte sulla pia. Le fibre (prolungamenti di cellule), nelle quali può essere verificato il descritto andamento, sono caratterizzate dalle notevole robustezza, da una certa apparenza di rigidità, e dalle divisioni dicotomiche (con angolo acuto verso la periferia) che presentano di tratto in tratto.

Per ciò che riguarda il ricco sistema di fibre connettive che radialmente, e fra loro parallele, attraversano l'intero strato molecolare, dandogli un'aspetto striato, da quanto procede si può senz'altro asserire, che esso è costituito: dai filiformi prolungamenti delle cellule lamellari, applicate a piatto sulle superficie libera di ogni circonvoluzione; dai prolungamenti perifericamente diretti nelle cellule connettive situate nella zona di passaggio dallo strato molecolare nello strato dei granuli; attraversando tali prolungamenti tutto lo spessore dello strato molecolare, ne risulta, che, a mezzo di essi, viene stabilita un'intima connessione tra lo strato dei granuli e le parti limitanti la superficie delle circonvoluzioni; infine non si può escludere che alla formazione delle fibre radiate contribuiscano, però in minima parte, anche i prolungamenti delle poche cellule connettive situate nello spessore dello strato molecolare.

Supposta membrana limitante o basale della superficie libera delle circonvoluzioni cerebellari. – Intorno alla così detta membrana limitante parmi conveniente, poichè trattasi di particolarità che ha dato argomento a molte discussioni e ad interpretazioni diverse, aggiungere notizie alquanto più dettagliate di quanto ho fatto sopra.

Il primo cenno dell'esistenza di una membrana limitante anista venne fatto da Bergmann. Egli rimarcava, dapprima nel cervelletto del gatto, poi in quello del cane ed in un cervelletto umano atrofico, che nella parte più esterna dello strato grigio si trovano numerose fibre analoghe alle fibre radiate della retina, le quali, in direzione perpendicolare colla superficie delle circonvoluzioni, attraversano lo strato molecolare ed uno strato chiaro esistente fra questo e la pia madre.

Tali fibre, secondo egli le descriveva, prima di arrivare alla pia madre, si rigonfiano a forma di cono e costituiscono colle rigonfiate estremità una membrana anista, la quale ricorda la limitante interna della retina. Hess confermava più tardi l'esistenza delle fibre di Bergmann, ma non riusciva a convincersi dell'esistenza della membrana anista. Schultze, nel lavoro pubblicato nel 1863 intorno alla struttura della corteccia del cervelletto, asserì d'aver confermata l'esistenza tanto delle fibre radiate, quanto della membrana anista, la quale, d'accordo con Bergmann, egli ritenne costituita dalla fusione delle ingrossate estremità delle fibre radiate, che in essa membrana si inseriscono. Tanto Bergmann, quanto Hess e Schultze, considerarono la membrana limitante come lo strato più interno della pia madre.

Henle e Merkel ammisero anch'essi l'esistenza di una membrana di rivestimento delle circonvoluzioni cerebellari, però negarono si dovesse considerare come lo strato più interno della pia e dichiararono questo modo di considerare la membrana stessa, un'illusione prodotta da ciò, che nelle sezioni le due lamine di limitante rivestenti le contrapposte superfici di due circonvoluzioni, si presentano raggrinzate ed addossate ai fasci di tessuto connettivo, che, nelle secondarie anfrattuosità degli emisferi cerebellari, soli rappresentano la pia madre. Secondo Henle e Merkel, siffatta membrana avrebbe invece una struttura analoga a quella delle diverse, così dette, membrane basali o vitree, ad esempio quella dei canalicoli oriniferi. Essi giudicarono poi assai verosimile che le coniche fibre, che partono a regolari distanze dalla membrana basale, per internarsi nel cervelletto, risultino da una riunione di finissime fibrille. Henle e Merkel rivolsero infine la loro attenzione anche sullo spazio chiaro, già menzionato da Bergmann e Schultze, che si troverebbe fra la superficie della sostanza corticale e la pretesa membrana anista, e vi avrebbero riscontrato, in mezzo alle fibre che lo attraversano, numerosi corpuscoli linfatici; perciò essi sostengono che tali spazi sono linfatici e che in essi direttamente sboccano canali perivascolari.

Anche Obersteiner ammise l'esistenza della membrana limitante analoga a quella della retina, come pure ammise che tra esse e la corteccia cerebellare vi sia uno spazio di natura linfatica; però, in opposizione ad Henle e Merkel, egli sostenne che la membrana in discorso fa parte integrale della pia madre e non del cervelletto.

Finalmente Henle, nell'ultima edizione del suo Trattato d'Anatomia, sull'argomento in questione riproduce all'incirca quanto antecedentemente ha scritto nel lavoro fatto insieme con Merkel. La membrana limitante egli la dichiara non immediatamente applicata al cervelletto, ma separata dallo strato finamente granulare da uno spazio della larghezza di 6 fino a 10µ, il quale si dimostra come uno spazio linfatico, per ciò che comunica cogli spazi linfatici perivascolari; tale spazio, ora sarebbe interamente vuoto, ora più o meno interamente riempito da corpuscoli linfatici. La stessa membrana limitante, poi, starebbe in connessione col cervelletto mediante prolungamenti conformanti a punta, i quali, a guisa delle fibre radiate della retina, partendo con larga base a regolari e brevi distanza della limitante medesima, in direzione perpendicolare alla superficie e parallela fra esse, penetrano nello strato corticale.

Come già ebbi occasione di notare, la descrizione della membrana in questione ha per fondamento una particolarità che può essere rilevata alla superficie dello strato molecolare, però tale particolarità deve essere in altro modo interpretata.

Quando noi esaminiamo una sezione verticale di circonvoluzione cerebellare, fatta in guisa che restino compresi nel taglio anche strati più superficiali, non esclusa e non spostata la pia madre, si rileva che il tessuto proprio della circonvoluzione è limitato da una linea netta splendente, ove diritta, ove leggermente ondulata, nella quale esistono dei nuclei, che non di rado fanno sporgenza verso il margine interno. Simile linea a tutta prima, in realtà offre l'apparenza di una sezione verticale di una membrana applicata alla superficie della corteccia del cervelletto; ma, se colla punta di un ago, da una sezione di mediocre finezza allontaniamo questo strato del parenchima cerebellare, si scopre che non v'ha una striscia semplice di tessuto, come dovrebbe essere se si trattasse di una sezione di membrana, ma esistono più fibrille riunite, lunghe, splendenti, non cementate o fuse, ma staccate, sicchè si allontanano spontaneamente le une dalle altre. Seguendo il decorso di queste fibre, possiamo rilevare che vanno a metter capo a cellule prevalentemente di forma appiattita a guisa di lamelle provvedute di ben spiccato nucleo vescicolare. In siffatte cellule è ovvio il riconoscere il tipo generale delle cellule connettive del sistema nervoso centrale, colla differenza che queste, analogamente a quelle dello strato superficiale del cervello, sono molto robuste e grossolane, hanno grossi e rigidi prolungamenti ed il loro corpo ha in grande prevalenza la forma lamellare. Quasi sempre esse contengono inoltre, massime negli adulti, dei granuli di pigmento.

Se ai fatti ora descritti si aggiungono i risultati che si possono ottenere colle reazioni del bicromato e nitrato d'argento, si può senz'altro asserire, non esser possibile una più chiara e completa dimostrazione che la descritta membrana limitante non è altro che un superficialissimo straticello di ben distinte cellule connettive, applicate allo strato grigio, del quale istologicamente, geneticamente e morfologicamente fanno parte. Tale semplicissimo strato ha un riscontro in quello, parimenti costituito da puro tessuto connettivo, che sta alla periferia della corteccia cerebrale, colla differenza però che quest'ultimo offre ordinariamente un notevole spessore, mentre il primo è in proporzioni minime, essendo ridotto ad un semplice ordine di cellule sottili, applicate a piatto sulla superficie libera dello strato molecolare. In confronto del cervello, il cervelletto presenta da questo punto di vista un'altra differenza, ed è che in esso i prolungamenti cellulari dello straticello in discorso, penetrano in prevalenza perpendicolarmente nello strato grigio, che attraversano conservando un andamento regolare, in guisa da risultarne il noto aspetto di radiale striatura, mentre nel cervello i prolungamenti cellulari hanno in prevalenza direzione orizzontale, e quelli che penetrano nella corteccia, circa la direzione, non seguono leggi determinate.

Quanto ai pretesi spazi esistenti fra il parenchima cerebellare e la così detta membrana limitante, spazi dichiarati di natura linfatica tanto da Henle e Merkel che da Obersteiner, essi evidentemente non sono altro che una conseguenza della retrazione del tessuto cerebellare prodotta dai liquidi induranti. Coi metodi d'indurimento che non danno luogo a raggrinzamento, di siffatti spazii non si scorge mai traccia. In qual modo Henle e Merkel abbiano potuto descrivere i supposti spazi come pieni di globuli linfatici, non può essere spiegato, perchè tale descrizione ha nessun fondamento di verità.

Se per dimostrare l'erroneità dell'opinione dell'esistenza di spazi linfatici, compresi tra il parenchima cerebellare e la supposta membrana anista, per avventura mancasse un ultimo argomento, questo potrebbe essere fornito dall'injezione delle vie linfatiche del cervelletto e della pia meninge corrispondente. Injettando un liquido colorato negli spazi sottoaracnoidei, si riempiono dapprima i vasi linfatici della pia meninge, vasi, che, come è noto, in parte accompagnano i vasi sanguigni, in parte decorrono indipendenti; poi la materia colorante passa entro il parenchima cerebellare, seguendo i vasi sanguigni che dalla pia madre penetrano nel parenchima medesimo, e rimanendo sempre all'interno della guaina linfatica perivascolare. Pertanto nel penetrare entro il parenchima cerebellare, il liquido injettato non si mette già ad immediato contatto del tessuto nervoso, ma scorre negli spazii che sono compresi fra la guaina linfatica e le pareti proprie dei vasi (veri spazii linfatici perivascolari). I supposti spazii in questione rimangono sempre preservati dall'injezione.

Con ciò, mentre è dimostrata la natura linfatica dei così detti spazii sottoaracnoidei, viene tolto l'ultimo fondamento all'opinione dell'esistenza di spazii compresi tra il parenchima cerebellare e la supposta membranella anista e della natura linfatica di essi.

Secondo strato o strato dei granuli. Qui lo stroma connettivo è abbondantemente rappresentato ed è costituito da cellule aventi l'ordinaria forma raggiata. I loro prolungamenti, ramificati quasi esclusivamente in prossimità del corpo cellulare da cui hanno origine, portansi in tutte le direzioni, formando un intreccio complicato, che rappresenta il tessuto di sostegno per gli elementi nervosi (così detti granuli e cellule gangliari più grandi disseminate, fibre). Anche nello strato dei granuli, come in tutte le parti del sistema nervoso centrale, le cellule connettive veggonsi in maggior quantità distribuite lungo l'andamento dei vasi sanguigni e ad immediato contatto delle pareti di questi; anche quando sono lontane dai vasi, a questi stanno connesse mediante robusti prolungamenti.

Quanto alle particolarità che possono essere rilevate circa il tessuto interstiziale di questo strato, vuolsi qui nuovamente rilevare come le cellule della nevroglia si trovino in quantità notevolmente maggiore nella zona di passaggio verso lo strato molecolare, vale a dire nei dintorni delle cellule di Purkinje. In tale zona gli stessi elementi spiccano ancora per la maggiore robustezza e pel fatto che i prolungamenti, in prevalenza robusti e rigidi che ne emanano, in grande maggioranza si portano verso lo strato molecolare: da ciascuna cellula partono dei veri fascetti di tali prolungamenti; essi poi, ramificandosi dicotomicamente con angolo acuto verso la periferia, in parte perdonsi entro lo strato molecolare, molti si inseriscono alle pareti dei vasi ivi decorrenti, in parte attraversano lo strato a tutta lunghezza fino all'estremo suo confine, ivi attaccandosi o alle pareti dei vasi, o alla superficie profonda della pia, oppure ripiegandosi per unirsi allo straticello connettivo limitante che esiste (V. Tav. XII).

Terzo strato o strato midollare. – Nello strato midollare di ciascuna circonvoluzione (raggi midollari) e negli strati centrali di sostanza bianca da cui i raggi midollari emanano, gli elementi connettivi sono abbondanti e colle reazioni del bicromato e nitrato d'argento, ne riesce facile la dimostrazione. Come nella sostanza bianca del midollo spinale e cervello, prevalgono le forme cellulari piatte, applicate ai fascetti di fibre nervose; dei prolungamenti emananti da tutto il contorno di queste lamelle cellulari, alcuni s'inseriscono alle pareti vasali, altri si perdono in modo indeterminato lungo l'andamento delle fibre nervose. L'inserzione alle pareti vasali si effettua mediante propagini cellulari, che talvolta eguagliano in larghezza il diametro dei capillari. Infine, nella disposizione delle cellule generalmente si osserva una certa regolarità, cioè i corpi cellulari sono disposti in serie lineari, corrispondenti all'andamento dei fasci di fibre nervose. S'intende che questa regolarità di disposizione non esiste nelle località dove avvengono cambiamenti di direzione delle fibre nervose.

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Giunto alla fine di questo studio analitico, puramente istologico, sul tessuto interstiziale delle varie parti del sistema nervoso centrale, si ripresenta il quesito, già annunziato nelle prime linee della presente esposizione, quale sia la struttura della sostanza interposta agli elementi nervosi (cellule e fibre del cervello, cervelletto e midollo spinale); quali sieno le parti elementari che hanno un'ingerenza nella formazione di tale sostanza; se insieme alle cellule connettive ed ai fasci di fibrille da esse derivanti, esista anche una sostanza libera interposta, di costituzione granulare od amorfa, quale è ancora ammessa dalle grande maggioranza degli istologi. In altri termini ancora, se la sostanza che coi comuni metodi di preparazione vedesi granulosa (reticolare secondo Schultze e Kölliker) sia veramente tale, oppure così apparisca per alterazione o cadaverica, o prodotta dai reattivi.

Se teniamo conto dell'abbondante distribuzione delle cellule connettive, le quali, colla ricchezza dei filiformi loro prolungamenti, formano un tessuto quasi continuo, e insieme consideriamo la sorprendente ricchezza di ramificazione dei prolungamenti protoplasmatici delle cellule gangliari (tanto per la quantità delle cellule connettive, quanto per la ricchezza di ramificazione delle cellule gangliari, veggansi i risultati delle reazioni col bicromato e nitrato d'argento), intorno a siffatte questioni possiamo ormai crederci autorizzati a concludere:

1.° Che il tessuto interstiziale è in ogni parte del sistema nervoso centrale essenzialmente formato dalle cellule connettive raggiate e loro prolungamenti. Dall'insieme dei prolungamenti risulta bensì un fitto intreccio, ma non mai un reticolo nel senso di Schultze e Kölliker. Un'altra sostanza interstiziale nel senso stretto della parola all'infuori delle cellule e loro dipendenze, crediamo possa essere esclusa, o se esiste è certamente in quantità minima.

2.° Che però a formare la sostanza, che nei preparati ottenuti coi comuni metodi si presenta quale tessuto interstiziale granuloso, prendono parte, non soltanto gli elementi connettivi, ma anche le fine ramificazioni dei prolungamenti protoplasmatici delle cellule gangliari e l'intreccio di fibrille nervose primitive. Come si vede, trattandosi di spiegare l'apparenza, devonsi prendere in considerazione parecchi dati.

3.° Che conseguentemente la sostanza che noi vediamo interposta alle cellule e fibre nervose, non ha punto la regolare struttura reticolare descritta da Schultze, Kölliker, Frommann, Frey, ecc., e recentemente riaffermata da Gierke, sibbene consta di un complicatissimo e fitto intreccio, che naturalmente deve risultare dall'incontrarsi in un comune terreno tante parti appartenenti a diverse categorie di elementi.

Prendono parte alla formazione di tale intreccio:

a) I fasci di fibrille derivanti dalle cellule connettive (prolungamenti cellulari).

b) Le fine suddivisioni dei prolungamenti protoplasmatici delle cellule gangliari.

c) Le fibrille nervose derivanti dalle suddivisioni delle fibre che nella sostanza midollare penetrano nella sostanza grigia, e dalle tenuissime ramificazioni dei filamenti emananti dal prolungamento nervoso delle cellule gangliari.

4.° Che l'aspetto finamente granulare o granulo-fibrillare, che difatto verifichiamo nei comuni preparati, deve essere riferita, in parte ad alterazione da cause complesse (maltrattamento per la preparazione, azione dei reattivi, alterazione cadaverica), in parte all'impossibilità in cui ci troviamo, davanti alla stretta mescolanza di tante diverse parti, di poter distinguere coi nostri mezzi di osservazione una parte dall'altra.

Per ciò che più direttamente riguarda la sostanza bianca, la questione è assai più semplice; quì senz'altro si può dire che tra le singole fibre e tra i fasci di queste, non esiste altra sostanza interstiziale all'infuori delle cellule connettive e dei fasci di fibrille emananti dalle cellule.

A favore dell'esistenza di una sostanza amorfa e finamente granulare, massime per ciò che riguarda la sostanza bianca del midollo spinale, da parecchi istologi venne posto avanti l'argomento, che nei preparati per dilacerazione di pura sostanza midollare, non di rado si riscontrano fiocchetti di materia granulare o granulo-fibrillare, della cui presenza difficilmente potrebbesi dare una spiegazione, qualora non si ammettesse l'esistenza anche di una sostanza interstiziale libera, granulare od amorfa.

Questa osservazione poteva avere un valore quando ritenevasi che i prolungamenti delle cellule nervose rimanessero entro i confini della sostanza grigia, ma non può averne alcuno ora, che, come risulta dalle mie ricerche, è dimostrato che dai confini della sostanza grigia, ha luogo da ogni parte e su larga scala un'invasione delle ramificazioni dei prolungamenti protoplasmatici nella sostanza bianca, entro cui vanno a perdersi, spingendosi in buon numero (midollo spinale) fin negli strati più superficiali della medesima.

La decomposizione delle molli propagini di tali prolungamenti, fornisce una soddisfacente spiegazione del reperto in questione, senza che si debba ricorrere all'esistenza di una sostanza interstiziale granulosa libera.

II. Per ciò che riguarda il criterio chimico, col quale, noi notammo, la nevroglia deve pur essere studiata, io devo inizialmente riferirmi alle rinomate osservazioni di Ewald Kühne, le quali hanno condotto alla importante conclusione che non soltanto nei nervi periferici, ma anche negli organi centrali del sistema nervoso, e non meno nella sostanza bianca che nella grigia, esiste assai diffusa una sostanza, che le reazioni che caratterizzano i tessuti cornei (la così detta neurocheratina). Sappiamo che tale sostanza dai nominati osservatori venne riferita alla nevroglia; ed è pur noto come a proposito essi abbiano, forse spingendosi un po' più oltre di quanto sarebbe stato loro concesso coll'appoggio dei soli dati chimici, riassunto nel seguente modo il loro giudizio: «ciò che viene considerato quale connettivo della sostanza grigia, in grande prevalenza non è punto sostanza collagena, e sopratutto non tessuto connettivo; ma è di natura epiteliare di un derivato, come lo sono i nervi, dal foglietto corneo». A proposito di questa conclusione, io non posso a meno di farne rilevare il carattere un po' arbitrario, giacchè una parte della inclusa deduzione non è in rapporto colla premessa chimica. Certo il problema del modo con cui nei centri nervosi la neurocheratina è morfologicamente rappresentata è assai più complesso di quanto potrebbe fare supporre nella recisa conclusione. Per esempio nulla v'ha che autorizzi ad escludere che la neurocheratina sia in parte legata anche alle cellule nervose, alcuni dati anzi porterebbero a farlo ammettere; come pure, come dirò appresso, già esistono dati abbastanza precisi per ritenere che il tessuto epiteliare in senso stretto (epitelio del canal centrale), nella formazione dello stroma di sostegno degli organi nervosi abbia una considerevole e diretta partecipazione. Verosimilmente la soluzione di alcuni dei quesiti che su questo terreno si presentano, non potrà essere data che coll'appoggio di ulteriori più approfondite indagini istochimiche ed embriologiche.

III. Convinto che nell'embriogenesi degli organi centrali nervosi sia racchiusa la chiave per la soluzione di molti fra i quesiti, che nel corso di questa esposizione vennero accennati e che altamente interessano la fisiologia, giudicai indispensabile seguire anche quest'altra via d'indagine, valendomi, coi criteri da me acquistati, dei metodi che tanto vantaggio ne hanno dato nelle ricerche puramente istologiche. Fino ad ora il materiale di studio pel sistema nervoso mi venne quasi esclusivamente fornito dall'embrione di pollo. E in proposito sembrami non del tutto superfluo osservare, che il solo titolo per questa preferenza è stato quello della facilità di poter avere il materiale di studio in tutte le volute fasi di sviluppo, non escluso la primissima, mentre il trovare l'abbondante materiale, rappresentato da embrioni umani e di altri mammiferi, necessario pei ripetuti tentativi richiesti per ottenere la reazione, a me riesce cosa oltremodo difficile.

Riferendomi, per ora, in modo esclusivo alla limitatissima questione toccata in questo capitolo, quella dell'origine della nevroglia, ed anche su questo argomento limitandomi ad un cenno sommario, posso dichiarare che i risultati sin qui ottenuti sono tali, per cui mi credo autorizzato ad ammettere senz'altro che lo stroma interstiziale dei centri nervosi appartenga ai tessuti che riconoscono la loro origine dal foglietto esterno o corneo. L'esposizione analitica delle mie osservazioni devo necessariamente rimandarla ad altro lavoro, al quale mi accingerò dopo aver meglio completate le osservazioni anche coll'estenderle ad altre classi di animali. Per altro sin d'ora voglio mettere in nota una particolarità di organizzazione, la quale, per , vale a risolvere almeno una parte delle questioni sulla origine e natura della nevroglia.

L'epitelio del canal centrale ha una partecipazione diretta e considerevole, molto maggiore di quanto le osservazioni sinora fatte avrebbero permesso di credere, alla formazione della sostanza interstiziale del midollo spinale, in ogni sua parte (non soltanto della sostanza grigia in tutta la sua estensione, ma anche nella sostanza bianca, così de' cordoni anteriori e laterali, come dei cordoni posteriori), cioè del canal centrale fino al suo estremo confine, immediatamente al di sotto della pia madre.

La dimostrazione di questo fatto, coi dettagli che vi si riferiscono, può facilmente essere ottenuta sottoponendo gli embrioni di pulcino (a 4, 5, 7, 8, 9, 10, 12 giorni di covatura, cioè anche quando nel midollo spinale possono dirsi completamente formate tutte le parti che le costituiscono) al mio metodo dell'azione combinata del bicromato e nitrato d'argento.

Allorchè il processo è applicato nell'opportuno periodo di indurimento (V. il capitolo seguente, esclusivamente dedicato ai metodi di ricerca), la reazione può essere in modo elettivo ottenuta sull'epitelio che riveste il canal centrale; in siffatte condizioni accade che le singole cellule epiteliari cilindriche del canale medesimo assumano una netta colorazione o nera o bruno-caffè, identica a quella che, collo stesso procedimento, suole essere presentata dalle cellule della nevroglia. Si può allora a colpo d'occhio rilevare, anche coi più deboli ingrandimenti, che le cellule cilindriche hanno un contegno molto diverso da quello che suole essere descritto, vale a dire non si perdono già, a maggiore o minor distanza, entro la circostante sostanza grigia, ma attraversano radialmente tutto il piano di sezione del midollo spinale, spingendosi fino all'estremo orlo periferico dell'organo medesimo, verso la pia madre. Qui le estremità filiformi delle singole cellule cilindriche terminano formando, ora un rigonfiamento conico, ora una tenue espansione, colla quale detti filamenti si inseriscono od alla pia od alle pareti dei vasi esistenti. In questo lungo tragitto, i più o meno robusti fili rappresentanti la continuazione periferica del corpo delle singole cellule epiteliari, in generale presentano delle ramificazioni, e queste talora sono scarse, più di frequente sono numerose e complicate. Alla loro volta poi le secondarie ramificazioni, in parte arrivano fino alla periferia del midollo, ivi terminando nel modo accennato, in parte si perdono nel tragitto senza che se ne possa precisare il modo, in parte ancora si inseriscono alle pareti dei vasi. Da questo insieme, nei preparati nei quali la reazione sia diffusamente riescita, risulta un'elegante e fitta irradiazione di fibre, che, da tutto il contorno del canal centrale, s'estende fino a tutta la periferia del midollo, così in certo modo risultandone una continuità di tessuto dal centro alla periferia dell'organo medesimo.

Per siffatta descrizione appare ad evidenza che la parte epitelica del midollo spinale, incontestabilmente derivante dal foglietto esterno, ha una parte diretta nella formazione del tessuto interposto agli elementi nervosi (nevroglia). Per qual serie di dati embriologici, chimici ed istologici io mi creda poi autorizzato ad assimilare all'epitelio anche le cellule della nevroglia propriamente dette, le esporrò, come dissi, in altro lavoro.

              





25             Zeilschr. f. Psychiatrie. 1846. pag. 242.



26             Arch. f. path. Anatomie und Physiologie, vol. VI. pag. 136 1853.



27             Gesammelte Abhandlungen. Frankfurt 1856.



28             Henle u. Merkel. Ueber die sogennante Bindesubstanz der Centralorgane des Nervensystems (Zeitschr. f. rat. Med., 3 Serie t. XXIV p. 49).



29             C. Golgi. Sulla sostanza connettiva del cervello (Rendiconti dell'Istituto Lombardo di Scienze e Lettere Fascicolo d'Aprile 1870).



30             C. Golgi. Contribuzione alla fina anatomia degli organi centrali del sistema nervoso (Rivista Clinica di Bologna 1871-72).



31             Jastrowitz. Studien ueber die Encephalitis und Myelitis der ersten Kinderalters. Arch. f. Psychiatrie und Nervenkrankheiten Vol. III. p. 162 1871).



32             F. Boll. Die Histologie und die Histiogenese d. Nervösen centralorgane (Arch. f. Psychiatrie und Nervenkrankheiten 1873).



33             L. Ranvier. Sur les éléments conjonctivs de la moelle épiniére (Compt. rend. de l'Acad. des Sciences. 1873 p. 1299-1302).



34             L. Ranvier. De la Nevroglie (Compt. rend. de l'Academie des Sciences, 3 Juin 1882 e Travaux du Laboratoire d'Histologie du Collège de France 1883).



35             Schwalbe. Lehrbuch der Neurologie p. 304. Erlangen 1881.



36            A. Ewald und W. Kühne. Die Verdauung als histologische Methode.

                Id. Id. Ueber einen heuch Bestandtheil der Nervensystems. Verhandlungen des Naturhistmed. Vereins zu Heidelberg. Vol. 1. Fasc. 5. 1876.



37             G. Rezzonico. Sulla struttura delle fibre nervose del midollo spinale. Archivio per le Scienze Mediche Vol. IV.



38             C. Mondino. Sulla struttura delle fibre nervose midollate periferiche. Id. Vol. VIII.



39             Pertik. Untersuchungen uber Nervenfasern (Arch. für mikr. Anat. 1881 T. 19).



40             Waldstein et Weber (Arch. de Physiologie norm. et path. 1882 S. 2 T. 10).



41             Unger. Untersuchungen ueber die Entwiklung der centralen Nervengswebe. Wiener Sitzungsber. d. k. Acad. d. Wissensch 1880.



42             L. Witkowski. Ueber die Nevroglie. Arch. f. Psychiatrie und Nervenkrankheiten, Vol. XIII.



43             l. c.



44             l. c.



45             Götte. Entwickelunggeschichte der Unke. p. 560.



46             A. Kölliker. Entwiklungeschichte 2. Ediz. 388-398.



47             Hertwig. Die Actinien. Jenaische Zeitschr. Vol. XIV. p. 74. 80.



48             Franz Boll. Die Histologie und Histiogenese der nervösen Centralogane (Archiv für Psychiatrie und Nervenkrankheiten Vol. IV.) Berlin 1873.



49             Eichhorst. Entwikelung des mensckliehen Bückenmarkes. Virchow's Archiv. Vol. LXIV 1875.



50             Hensen. Zeitsch. f Anatomie und Entv. Vol. I 1875.



51             Götte. Die Entiwklunggeschichte der Unke. Leipzig 1875.



52             Loewe. Peiträge zur Anatomie und Entwikelungeschichte des Nervensystems der Säugethiere und des Menschen. Vol. I. Morphogenesis des centralen Nervensystems. Berlin 1880. pag. 82.



53            P. Ludwig Loewe. Zur Kenntniss der Bindesubstanz in Centralnervensystems der Säugethiere. Arch. f. und Nervenkrankheiten Vol. 7. 1876.

                I risultati qui esposti da Loewe sono ottenuti con metodi così incongrui da riescire d'avanzo spiegato il carattere primitivo dei risultati medesimi.



54             P. L. Unger. Untersuchungen über die Entwickelung der centralen Nervengewebe. Sitzungsberichte d. Kaiserlichen Akademie d. Wissensschaften. Seduta 12 Novembre 1879.



55             Le figure corredanti il lavoro di Unger dimostrano ad evidenza che quelle da lui chiamate trabecole lineari, da lui considerate quali guaine di Schwann in formazione, non sono altro che fascetti di fibrille nervose.



56             La sentenza «che esistono forme di passaggio tra le cellule di sostanza connettiva e le cellule gangliari» forma una delle conclusioni riassuntive anche di altro speciale lavoro, che Unger ha pubblicato, in collaborazione col Prof. Stricker, sulla struttura della corteccia del cervello (Stricker. Untersuchungen über den Bander Grosshirnrinde: Sitzungsber. der K. Akad, ecc. Luglio 1879. p. 137).



57             A. Kölliker. Die embrionalen Kemblätter und die Gewebe. Zeitschr. f. wissensch. Zoologie Vol. XL 1884.



58             Gierke. Die Stutzsubstanz der centralen Nervensystems. Neurolog. Centrolblatt 1883 N. 16. 17.



59            His. Die Lehre vom Bindesubstanzkeim (Parablast) Rückllick' nebst kritischer Besprechung einiger neuer entwickelungeschichtliches Arberten (Archiv. f. Anatomie und phisiologie; Anatomische Abth. 1882 p. 62.

                Secondo la dottrina di His, cui sopra si accenna, tutti gli elementi e tessuti, a seconda della loro origine, devono essere divisi in due grandi categorie, cioè elementi tessuti archiblastici ed elementi e tessuti parablastici. Ai primi dovrebbersi ascrivere le cellule epiteliari, le cellule secretorie delle ghiandole, le fibre muscolari, gli elementi del tessuto nervoso, compresa la nevroglia: ai secondi, gli elementi della sostanza connettiva (connettivo, cartilagine, ossa), le cellule endoteliari, le cellule linfoidi e tutti gli elementi costitutivi del sangue. Siffatta divisione avrebbe la sua ragione d'esistere in una fondamentale differenza dei primitivi substrati di formazione per ambedue i gruppi. Pel processo di segmentazione nell'uovo si forma innanzi tutto un materiale cellulare, il quale si disporrebbe in tre strati (i noti tre foglietti blastodermici); codesto materiale nel suo insieme costituisce l'archiblasto (germe principale), o rudimento primitivo per tutte le parti elementari archiblastiche e tessuti archiblastici. Pei tessuti parablastici, i materiali primitivi, il cui insieme viene designato quale parablasto (germe accessorio), vengono formati solo più tardi e al di fuori dei foglietti germinativi originarii. Precisamente, secondo His, il parablasto deriverebbe dal così detto tuorlo bianco od accessorio dell'uovo, in quanto che dagli elementi di questo deriverebbero delle cellule, le quali immigrerebbero tra i foglietti germinativi archiblastici, ivi trasformandosi in cellule connettive, in cellule del sangue, in leucociti, ecc.



60            W. Waldeyer. Archiblast und Parablast. Archiv. für Mikroskopische Anatomie Vol. XXII 1883.

                Riguardo al raggruppamento delle parti elementari, Waldeyer essenzialmente si accorda con His; però circa i rapporti dell'archiblasto col parablasto e specialmente riguardo all'origine del secondo, egli professa una diversa opinione. Secondo Waldeyer, archiblasto e parablasto derivano dal protoplasma della cellula uovo, egli nega che il tuorlo possa dar origine a veri elementi cellulari, esso esclusivamente serve quale materiale nutritizio per le cellule di segmentazione. La differenze fra le due primitive formazioni, dipenderebbe soltanto da ciò, che il processo di segmentazione, mediante il quale il protoplasma dell'uovo si divide in un grande numero di individui cellulari, non si compie parallelamente ed uniformemente nell'intera massa del protoplasma medesimo. Da prima solo una parte del protoplasma dell'ovulo subisce la segmentazione (segmentazione primitiva); mediante questa formasi quel materiale cellulare dal quale si sviluppano i primitivi tre foglietti germinali (Archiblasto). Un residuo del protoplasma dell'ovolo o di cellula di segmentazione, non matura, rimane indietro, esso si segmenta solo più tardi (segmentazione secondaria) e fornisce il materiale del parablasto.

                L'essenziale differenza tra le due opinioni qui accennate sta quindi in ciò, che secondo Waldeyer, archiblasto e parablasto hanno un comune fondamento nel protoplasma e nucleo primitivo dell'uovo, mentre secondo His parablasto ed archiblasto fin da prima derivano da elementi affatto diversi. I due gruppi di tessuti, anche nelle loro successioni rimarrebbero ad ogni modo sempre fondamentalmente distinti.



61             Credo conveniente notare che la parola connettivo, da me viene qualche volta usata per indicare il tessuto interstiziale dei centri e quale sinonimo di nevroglia, senza punto voler assimilare il tessuto medesimo col tessuto connettivo ordinario di origine mesodermica o parablastica. Dichiaro anzi che, dopo tutto, la parola nevroglia adoperata nel senso passato in uso, mi sembra abbia titoli di preferenza, valendo ad indicare un tessuto, che sebbene sia connettivo, perchè connette elementi d'altra natura e alla sua volta serve alla distribuzione del materiale nutritizio, pure si differenzia dal connettivo comune per caratteri morfologici, chimici, e quasi certamente, come dirò in seguito, anche pel carattere fondamentale della diversa origine embrionale.



62             Ranvier. De la Nevroglie. (Travaux du Laboratoire du Collège de France). Paris 1883.



63             l.c.



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