Anatole France
Il giglio rosso

XVIII.

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               XVIII.

Il sabato, alle quattro, Teresa andò, come aveva promesso, alla porta del Camposanto degli Inglesi. Trovò Dechartre davanti al cancello. Era serio e turbato: parlava appena. Ella fu contenta che non dimostrasse la sua gioia. La condusse lungo i muri deserti dei giardini, fino ad una strada stretta ch'ella non conosceva. Lesse sopra una targhetta: Via Alfieri. Dopo aver fatto una cinquantina di passi:

– È – egli disse.

Teresa lo guardò con una tristezza infinita. – Volete che entri?

Lo vide risoluto e lo seguì senza dir niente, nell'ombra umida del viale. Attraversarono un cortile dove l'erba spuntava fra le lastre. In fondo si elevava un padiglione a tre finestre con delle colonne e un frontone ornato di capre e di ninfe. Sulla soglia muscosa, girò nella serratura una chiave che strideva e resisteva.

Mormorò: – È arrugginita.

Ella rispose, senza pensiero e senz'anima:

– Tutte le chiavi sono arrugginite, in questo paese.

Salirono una scala così tranquilla sotto una vôlta greca, che sembrava avesse dimenticato il rumore dei passi. Egli spinse una porta e fece entrare Teresa nella camera. Senza veder niente, ella andò diritta alla finestra aperta che dava sul cimitero. Al disopra del muro s'inalzavano le vette dei cipressi, che non hanno un'aria funebre su questa terra in cui il dolore si mescola alla gioia senza turbarla, in cui la dolcezza di vivere si spande fino all'erba dei morti. La prese per mano e la condusse ad una poltrona. Teresa restò in piedi e guardò la camera ch'egli aveva preparato perchè non vi si trovasse troppo sperduta e all'avventura. Alcuni lembi di vecchia indiana, dalle figure comiche, mettevano sulle pareti la tristezza amabile delle passate gaiezze. Aveva attaccato in un angolo un pastello stinto che avevano visto insieme da un antiquario, e che, per la sua grazia svanita, essa chiamava l'ombra di Rosalba. Una poltrona da nonna, delle seggiole bianche; sul tavolino, delle tazze dipinte e dei cristalli di Murano. A tutti gli angoli, dei paraventi di carta colorata, in cui si vedevano delle maschere, dei grotteschi, delle scene pastorali: l'anima leggera di Firenze, di Bologna e di Venezia, al tempo dei granduchi e degli ultimi dogi. Ella notò che aveva avuto cura di nascondere il letto dietro uno di quei paraventi di carta allegramente istoriati. Uno specchio, dei tappeti; ed era tutto. Non aveva osato di più, in una città in cui gli antiquari intraprendenti gli stavano alle calcagne.

Egli chiuse la finestra e accese il fuoco. Teresa sedette nella poltrona, e mentre vi stava eretta col busto, egli le s'inginocchiò davanti, le prese le mani, le baciò, e la guardò a lungo con una meraviglia timorosa e fiera. Poi appoggiò, prosternandosi, le labbra all'estremità dello stivaletto:

– Che cosa fate?

Bacio i vostri piedi che sono venuti.

Si rialzò, l'attrasse dolcemente a , e, cercando le sue labbra, le mise un lungo bacio sulla bocca. Ella restava inerte, colla testa rovesciata, gli occhi chiusi. Il suo cappello le scivolò, i capelli si sparsero.

Si diede, senza più nessun gesto di difesa.

Due ore dopo, quando già il declinare del sole allungava le ombre sulle lastre, Teresa, che aveva voluto camminare da sola per la città, si trovò davanti ai due obelischi di Santa Maria Novella, senza sapere come fosse giunta fin . Vide, all'angolo della piazza, il vecchio ciabattino che, tirando lo spago col suo eterno gesto, col passerotto sulla spalla, sorrideva.

Entrò nella botteguccia, si sedette sullo sgabello. E , disse in francese:

Quintino Matsys, amico mio, che cosa ho mai fatto, e che cosa sto per diventare?

Egli la guardò tranquillamente, con una sorridente bontà, senza comprendere, inquietarsi. Niente lo stupiva più. Teresa crollò il capo.

– Quello che ho fatto, mio buon Quintino, è perchè egli soffriva ed io l'amavo. Non me ne pento.

Egli rispose, come al solito, col sonoro «Sì! sì!» d'Italia.

– Non è vero, Quintino, che non ho fatto male? Ma che cosa succederà adesso, mio Dio?

Stava per andarsene. Egli le fece segno di aspettare un po': colse con cura alcune foglie di basilico e gliele offerse:

– Per il profumo, signora!

              


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