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DUE PAROLE D'INTRODUZIONE | «» |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Nelle diverse manifestazioni dell'arte, può l'osservatore cercare lo sviluppo del progresso umano, ed a ragione disse Vittor Hugo che per immediato riflesso in due cose si rivela. – Sul teatro e nel libro.
La storia colle sue date, coi suoi nomi!... colla varietà dei suoi fasti; colla lunga schiera degli uomini di cui ci trasmette gli eroismi o le infamie! La storia questa nemesi fatale pei tristi!... questo conforto dei buoni – questa imponente figura che scrive sui marmi il progresso delle nazioni e la vita dei popoli. – Questo immenso quadro dell'umanità che ci rivive d'innanzi – del mondo di cui ci fa assistere allo spettacolo! – questa anima della vita infine!... – Con quanto interesse ci trae dietro alle incantevoli sue tradizioni!...
Lo studio positivo del realismo succede oggi fortunatamente alla fantasmagoria ideale del romanzo.
Un attività operosa sviluppasi sempre più, e nel campo dell'arte, in musica come in letteratura, sul teatro come nel libro si fa sentire la tendenza a tutto ciò che è serio.
Alla spigliata sceneggiatura della commedia così detta di giuoco, – ai graziosi equivoci della Pochade, al fatuo bagliore di un frizzo detto a tempo, – ai soliti mariti ingannati – alle mogli frivole – ai mille intrighi dell'amore – alla caccia delle doti, si preferiscono oggi quei grandi quadri innanzi a cui sentiamo di rivivere in un passato ricco di tante memorie.
Si va verso l'avvenire e si direbbe che si sente il bisogno di guardarci indietro per persuaderci di poter affrontare questa infinità ignota e seducente che sta davanti a noi.
Alle avventure degli antichi cavalieri della tavola rotonda – ai Faublas! ed ai moschettieri, si sente il bisogno di sostituire qualche altra cosa.
Lo studio della storia incomincia ad allettare le giovani menti, e sul campo della scena agitansi questioni sociali, e riproduconsi le più chiare individualità il cui nome ricorda un Epoca!...
Ferrari scrive il Viglius – Marenco prepara un Lutero dopo aver scritto il Raffaello – Giacometti scrive un Milangelo dopo aver tratte sulla scena le sublimi figure di Sofocle e di Tasso, – Salmini completa il Maometto, e Cossa dopo il Nerone rende possibile sul teatro la rappresentazione di un lavoro come il Plauto in cui è lasciato in disparte tutto ciò che si crede la vita esenziale del dramma, vale a dire l'interesse dell'azione, ed il movimento delle passioni, per divertire lo spettatore colla esposizione d'una successione di quadri storici che hanno una vita tutt'affatto propria.
L'arte che fa di sè stessa il tutto!... L'arte che frange ogni vincolo per dire, sono mie tutte le forme con cui può o vuole rivelarsi l'ingegno umano!...
Vedendo con piacere svilupparsi questa avida ricerca del passato, mi parve opera non affatto disutile compendiare in un ristretto volume quelle notizie sul Plauto che potei raccogliere dagli storici che ce ne tramandarono le memorie.
Alle personali notizie sul poeta a cui il teatro italiano deve gran parte del suo primitivo sviluppo, cercai congiungere i diversi particolari che riguardano quella lontana epoca, per dare un'idea esatta dello stato del teatro e delle forme dell'antica commedia.
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