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CAPITOLO I.
Roma e l'arte Drammatica
all'Epoca di Plauto.
Dopo le vittorie che la resero signora del mondo, Roma si riposava. – Roma la gran madre dei Scipioni e dei Gracchi il cui più bel giorno come soleva dire Catone, era quello in cui il sole rischiarava una battaglia!... – Superbo riposo però!... Nella città dove si festeggiava il trionfo di Zama e la sconfitta di Annibale cogli inni di Nevio, il cantore immortale della gloria dei Scipioni, agitavasi la divina lotta dell'arte!...
In mezzo alle gigantesche lotte delle guerre puniche s'inspirarono a robusti e forti concetti Nevio, Ennio, e Plauto Terenzio e Catone in cui spicca una assoluta personalità piena di vita. Nell'audacia dei loro saggi drammatici ed epici, sentesi che quei poeti aveano qualche cosa del guerriero. – Fumavano ancora le rovine delle città distrutte. – Ruggivano sitibonde di sangue dal Circo le fiere. – Preparavansi i gladiatori alle mortali lotte mentre essi scioglievano i loro canti, cercando di fondere colle armoniose dolcezze dell'arte greca gl'impeti ardenti del loro carattere romano.
La letteratura però non era nel suo fiore ne era quella un epoca in cui potesse essere troppo apprezzata!...
Plaudivansi i canti di Nevio che celebrava le vinte battaglie, ma preferivasi veder l'arrivo del vincitore che dietro lui trascinava incatenati i vinti nemici!... ed alla descrizione poetica d'uno dei ludi del Circo preferivansi i ruggiti delle tigri affamate ed il grido supremo della vittima di cui si poteva ammirare la convulsa agonia.
I capolavori della letteratura greca colpirono però le menti e fuvvi un momento di vera mania in cui tutto fu greco... teatro, scultura, architettura, filosofia... Mania contro cui tanto imprecò il barbero Catone che vedeva in ciò il principio della decadenza romana!... – L'alito delle future rivoluzioni spirava in Roma. Si sentiva l'avvicinarsi di tempi gravidi di procelle... – Gli ordini delle vecchie gerarchie sociali erano tocche dal mordace sarcasmo della satira. – Il Gravoche con cui Vittor Ugo simboleggia quello spirito d'indipendenza che si sviluppa col tempo e cammina a lato agli eventi, quel monello che sale sulla statua di Enrico III, e si trova più grande di lui, perchè gli sta sopra, metteva fuori il capo tra le pieghe delle toghe consolari. – Si osava guardare in faccia a questi semidei che tuonavano dal foro!....
È vero – che per aver detto troppo liberamente quello che pensava dei patrizi, più d'un poeta fu condannato all'esilio, ma tutto sta nel cominciare... – La forma drammatica del componimento che più direttamente influiva sulle masse, era però tenuta in poco conto, e la posizione d'un uomo attore, consideravasi anzi disdicevole per un nobile romano. Lo scrivere drammi o commedie era un vero mestiere e Pacuvio e Terenzio ne fecero l'esperimento passando spesse volte sotto forche caudine della miseria, donde venne il detto Carmina non dant panem!... lamentevolmente tramandato alla posterità come un sospiro dello stomaco poco sazio dei poveri autori.
Fu soltanto all'epoca di Silla che la posizione del poeta drammatico o tragico migliorò. Già allora ai comici corrispondevansi mercedi, l'attore e l'autore potevano pretendere compensi della cui larghezza cancellavasi un pò la macchia attribuita a quella professione ed a poco a poco si innalzò anche la poesia scenica ad arte libera; in prova di che abbiamo Lucio Cesare occupato a far progredire l'arte drammatica romana orgoglioso d'avere un posto nel congresso dei poeti accanto ad Accio.
La tragedia era però rimasta allo stato d'immitazione della tragedia greca, e preferivansi gli originali sublimi nel genere, di Senofonte e di Menandro.
La forma che avvantaggiò rapidamente sulle altre fu la commedia perchè più esplicitamente serviva a chiarire il concetto dell'autore e prestavasi più a riprodurre idee e cose.
I poeti tragici non coltivarono che l'epopea e sdegnavano tutto ciò che non fosse tragico; restava dunque aperto il campo al poeta comico per occuparsi delle altre classi del popolo che sentiva maggiori bisogni d'istruzione e su cui l'arte rappresentativa poteva esercitare un utile influenza.
Terenzio è una delle importanti apparizioni storiche nella letteratura romana. Nato nell'Africa Fenicia trasportato giovinetto a Roma come schiavo, e quivi educato nella coltura greca, egli sembrava destinato a restituire alla commedia neo-attica il suo carattere cosmopolita, ed è con Plauto uno dei più celebrati drammaturghi che s'iniziò lo sviluppo della letteratura dell'epoca.