Ulisse Barbieri
Plauto e il suo teatro

CAPITOLO III. Plauto ed il suo teatro.

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CAPITOLO III.

Plauto ed il suo teatro.

Bakr il profondo storico, chiamò Plauto il vero padre della commedia romana.

M. Azzio Plauto, scrive egli, 2 nacque di bassa condizione in Sarsina villaggio dell'Umbria3. Dotato di straordinario talento e sprovvisto affatto di mezzi di fortuna si diede arrivato appena in Roma a speculazioni commerciali 4, finchè oppresso dalla miseria dovette abbassarsi a grave lavoro manesco5 nel quale frattempo scrisse le migliori sue commedie. Vuolsi che il numero di queste commedie ascenda a 130, di cui però Lelio non ne riconosceva che 25. – Le altre se non sono sue sono però state da lui riviste e ridotte da vecchi poeti latini6. Varrone che scrisse su ciò un libro non ne vorrebbe, riconoscere che 21, e furono perciò dette Varroniane.

La causa di questa incertezza nacque dalla grande stima in cui era tenuto il poeta e molti altri cercarono di imitarlo scrivendo lavori che sotto il nome di Plauto correvano di teatro in teatro, fonte di lucrosi guadagni7. Divennero le sue commedie ricercatissime dopo la sua morte8, e gli edili le confusero con altre di certo Plautzio. – Da ciò ne nacque tanta confusione che difficilmente si può decidere quali sieno le vere sue, e quali, quelle che gli sono attribuite.

Come questo oggetto preoccupasse i dotti, e quanto impegno ponessero per poterne ricavare un risultato soddisfacente lo si scorge da ciò che narra Gellio. – Lerlio, Volcazio, Sedigito, Claudio, Aurelio, Accio, Atejo e Manlio, ed altri sommi grammatici di quel tempo s'ingegnarono a formare dei cataloghi, come risultato di lunghe indagini critiche. L'opinione di Varrone pare che sia la più positiva poichè si ritenne che ventuna fossero le vere sue commedie alla cui raccolta manca la Vidularia, che per essere una delle ultime fu forse stracciata o perduta. Di queste, poche sono intatte come Plauto le scrisse, ne scevre da lacune e da interpolazioni9 come dopo ciò è naturale supporre.

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Determinare il tempo e l'ordine di queste commedie, come dice Bakr, sarebbe impossibile; quindi i tentativi che si sono fatti per dilucidare questo punto, hanno condotto a risultati diversi e contraddittorj10.

La prima delle commedie di Plauto11 nell'ordine accennato sarebbe l'Anfitrione da Plauto stesso chiamata nel prologo, tragi-commedia12, perchè i principali personaggi sono Dei. È affidata a questi la parte tragica, gli altri personaggi invece del lavoro sono messi in iscena comicamente. Ne risulta da ciò un bizzarrissimo impasto, ed è all'anfitrione che Plauto deve il più clamoroso dei suoi successi.

Egli ebbe forse l'idea di questo suo lavoro dalla Hilaro-tragædia di Riatone, o dalla commedia Siculo-dorica di Epicarmo13 o dalla commedia attica di mezzo14. In ogni modo il soggetto fu trattato così bene da Plauto, che fu imitato nei tempi nostri da Moliere, da Boccaccio, e da altri.

Segue a questa l'Asinaria15 che è Owaypos di Demofilo e che dipinge a forti tratti la torpitudine dei costumi greci.

L'Adularia16, tuttochè tronca un po' nel finale è una delle migliori commedie di Plauto. Egli prese però per base anche di questa, una commedia greca, ma vi lasciò soltanto la forma e trattò il soggetto con libera indipendenza da farne uscire animato e vivo un vero quadro di vita romana. Moliere istesso non fece che imitare l'Adularia di Plauto, scrivendo il suo Avaro.

Compose i captivi nel 560 ed egli stesso la raccomanda agli edili per lo scopo morale a cui è destinata17. Ne è diffatti l'argomento svolto con maestria, con gusto, ed è trattata seriamente la forma del dramma, mostrando come egli sappia staccarsi anche da comici soggetti.

Circulio

È questa una delle sue commedie così chiamata, dal Parassito di questo nome che è l'attore principale di tante altre commedie della scuola attica. È tolta la

Casina

da una commedia greca di Dilfo. – La

Cestellaria

è una delle sue prime commedie, se non la prima che fu rappresentata come credono molti 18. L'intreccio ne è debole ma è sostenuto da un dialogo assai vivace e da alcune scene sorprendenti.

L'Ipico

imitato dal greco, è una delle commedie che a Plauto era più cara19. È essa pure tolta dal greco, e manca del solito prologo. Assai rinomata è la

Mastellaria

detta anche Fasma20 che fu imitata poi da Regnard, da Addison, da Destonckes e da altri.

Le altre sue, sono il Miles Gloriosus, che rammenta il Bramarbas di Halblein.

Il Mercator scritto sulle traccie del Eutopos di Filemone.

Il Pfeudalus21.

Il Pænolus imitato dal Carchedonias di Menambro.

Il Persa22.

Rudens.

Lo Stichus23.

Il Trinummus24, imitato da Lessing nel suo Schatz. Questa, in un coi Captivi è una delle migliori commedie di Plauto a cui tien tosto dietro il Truculentus!... 25

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Della Vidalinaria non si sono conservati che pochi versi... ai quali A. Mai ne aggiunse una cinquantina26.

Delle supposte altre commedie del fecondo poeta questi sarebbero i titoli....

AcaristadiumAbroicusArtamonAstrabaBacchariaBiscompressaBœotia –– Cacus ovvero PredonesCarbonariaCommorientesColnadiumCorniculariaDiscolusFeneratrixTretumFrivolariaGastrionKortulusKakistusLenones geminiMedicusNervolariaParassitus pigerPhagonPloconiaScythaLiturgusTrigemini.

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Il Quæuculus o Andularia è generalmente riconosciuta apocrifa benchè nei manoscritti porti il nome di Plauto e sia citata come cosa sua da Servio27.





2 Dice Müller p. 239. Mattius non era a quanto pare il nome di una gente romana ma umbrica, come si deve desumere dal nome di Plautus.

A detta del Grammatico Testo S. V. p. 352 il nome di Plautus o Plotius derivò a lui da un diffetto nei piedi.



3 Così TuneccioFabriccioLessing – E Müller, secondo Cicerone. –



4 Becker congettura che Plauto abbia intrapresa la mercatura non per altro che per istruirsi maggiormente nelle città greche dell'Italia Meridionale.

NB. (Non dovrebbe però essere esatta la cosa poichè da quanto rilevasi da tutti gli altri storici che parlarono di lui egli non lasciò Roma dopo avervi incominciato le rappresentazioni delle sue commedie).



5 Asinius fu un titolo di dilegio datogli come un sopranome da chi avversava la sua scuola e così per vilipenderlo lo chiama Quintiliano il fornajo.

Vedi gli interpreti dell'Anfitrione e Ritschl.



6 Serv. ad Virgil.



7 Il Colax di Plauto che più non esiste è un esempio di codesto raffazzonamento di commedie antiche.

Parecchi altri si possono vedere presso StieveDe rei scen et p. 87.

Ef. Ossan, analisi critica p. 141. (De Causis Plautinarum fabularum interpolationis). Le prove si trovano a pag. 166 ove egli ci alcuni esempi d'interpolazioni prodotte dalle ripetute rappresentazioni ch'egli ha rintracciate nelle commedie che ci restano e nota le varie recensioni del testo indi originate.



8 Ef. Ossan, analisi critica p. 141. (De Causis Plautinarum fabularum interpolationis). Le prove si trovano a pag. 166 ove egli ci alcuni esempi d'interpolazioni prodotte dalle ripetute rappresentazioni ch'egli ha rintracciate nelle commedie che ci restano e nota le varie recensioni del testo indi originate.



9 V. Gell. 1. C. Weichert Pœti Latini reliquiæ. p. 218.



10 Così a modo d'esempiol'Anfitrione atto IV scena II contiene un certo numero di versi falsi, e L'Adularia manca del fine. Le Bacchides, del prologo e del principio.



11 Pubblicati da Mai col titolo fragmenta inædita Plauti.



12 De Plauti Bacchides Ritschl. (Vratisval 1835) paragrafo l, pag. 3, 4.



13 Wolf. prolegomeni – ad Pianto aulul. p. 24, 25. Lindemann – ad Plauti, capt. agrum 4.



14 Vedi Naudet Journal des saventes 1838, pagina 406. VisseringQuæstiones Plautinæ.



15 Sulle varie commedie di Plauto in generale; vedi Roquefort pag. 261, teatro completo dei latini stampato a Parigi nel 1820.



16 Vedi Linge De Plauto ad exempli, p. 8, 9.



17 Secondo Ladewig il soggetto di questa commedia è tolto ad Archippo, e la rappresentazione avvenne nell'anno 195 a. C.



18 Linge. De Asinaria Plauti. Hirschberg, 1834.



19 V. G. A. B. Wolff, Prolegomeni Ad Plauti alulul. 1836.



20 Vedi prologo 55, e la fine della commedia.

Anche Lessing nella estesa sua critica di questa commedia, concorda in questo giudizio e la bandisce per la più bella che sia mai stata rappresentata, come quella che è più conforme allo scopo della commedia e corredata oltre ciò da altre bellezze accessorie.



21 Il prologo di questa commedia non è di Plauto stesso, ma dell'attore che la rinnovellò dopo la di lui morte. Dicesi che la sua prima rappresentazione abbia avuto un esito straordinario.

Giusta l'opinione di Ladewig nell'atto III, scena 2.a Plauto avrebbe abbandonato il suo originale od aggiuntovi del suo la parte restante, la quale al cominciare dall'atto IV gli avrebbe attirati grandi applausi. Quanto poi all'epoca in cui fu dettata, egli crede che sia una delle prime del poeta.



22 A detta di Crusius la prima delle commedie di Plauto, per ordine cronologico, rappresentata nel 552 di R. o piuttosto nel 538 come dimostra Petersen.



23 Vedi Bacchides: N. 2, 36. Secondo Crusius questa sarebbe una delle posteriori; – secondo Petersen essa è del 554 di R.



24 Vedi Ritschl Annotazioni alle Bacchidie de Plauti Bacchides.



25 Secondo Ritschl questa commedia sarebbe stata rappresentata nel 564.



26 Vedi Ritschl. De turbato scenarum ordine Mastellariæ.



27 Vedi Cicerone – De Senect 14 paragrafo 50.

Pare che appartenga agli ultimi anni di Plauto poichè fu rappresentata nel 562.



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