Ulisse Barbieri
Plauto e il suo teatro

CAPITOLO V. Alla Taverna.

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CAPITOLO V.

Alla Taverna.

Non è dato precisare quale fosse il primo lavoro che Plauto diede in Roma – Si propende a credere che fosse l'Adularia, ma in ogni modo il fatto si è che vi ottenne buon successo e che l'autore fece in poco tempo discreti guadagni che gli permisero di abbandonarsi alla gaia spensieratezza del suo carattere.

Plauto che toglieva al teatro greco i modelli delle sue commedie, di assolutamente romano sapeva darvi il sapore ed il colorito, sebbene adoperasse nomi greci e ne portasse l'azione in città greche.

Se dipingeva templi greci, essi erano nullameno quelli di Traiano quelli di Saturno o di Marte vendicatoretalchè sopra le piazze di Atene i suoi personaggi descrivevano il Campidoglio, ed il monte Palatino, gli archi di Tito, ed il campo Marzio!...

Dai diversi tipi della plebe o del patriziato romano toglieva pure i caratteri dei suoi protagonisti, onde ci torna a proposito accennare qui ad una di quelle scene che diedero all'autore dell'Anfitrione il soggetto di un'altra delle sue migliori commedie... scena riprodotta nel suo Miles Gloriosus e che toccò anche il Cossa nel suo lavoro.

Fu recandosi ad una delle taverne ove dopo le rappresentazioni andavano i suoi comici a cioncare allegramente, che trovò riuniti alcuni soldati ritornati in coda agli eserciti di Scipione dalla vinta battaglia di Zama.

Su questa battaglia nella quale il grande Scipione sconfisse Annibale ed a cui Roma stava per ricambiare coll'esilio la gloria avutane in retaggio, uno di quei soldati tirava a giù a dritta ed a rovescio narrando cose di questo e dell'altro mondo.

Affè!... esclamò Accio, volgendosi a' suoi attori, mi mancava una nuova commedia, salute agli Dei che qui mi guidarono.

L'avete inteso quel soldato che narra di colpi di lancia che hanno atterrato una legione?... Di cavalli che mandano vampe di fuoco alle nari!... Di rinoceronti pacifici come agnelli!... e di pugni che pesano più di un colpo di mazza?... qual tipo più comico per farne un Miles Gloriosus? – Per lui scommetto che il grande Scipione a cui Ennio tributa i suoi canti, è meno d'uno dei suoi compagni che si bevettero come un sorso di Falerno tutte le sue smargiassate, forse perchè di Falerno ne avevano bevuto più del bisogno.

«Benissimo!... sclamarono i comici ridendo... salute ad Accio!...

«Dunque nel prologo di domani annuncieremo il Miles Gloriosus. Che bella burla deve essere per l'amico se capita in teatro!...

Fu questo il sistema adottato da Plauto, sistema di riproduzione dal vero, che fu sempre la sorgente dei drammatici o comici lavori d'ogni tempo da Menandro a Eschilo, da Plauto a Goldoni, da Moliere a Shakspeare!... – Così su una di quelle patrizie inbellettate sino negli occhi,... e che di donna hanno soltanto le vesti, buone a divorar patrimoni non ad educare figliuoli, scrisse egli la sua Frivolaria. Il giovane patrizio dedito ad ogni vizio e che senza doveri di patria e senza affetti scorre la vita fra le braccia di oscene baccanti, gl'inspirò di scrivere il suo Discolus, lavoro che molti non vogliono riconoscere per suo, ma che si rivela tale per la festività di quel carattere comico che costituiva uno dei pregi principali delle sue commedie.

Nel Mercator egli non fece che sceneggiare tutto ciò che aveva veduto in casa dell'usuraio Momus da cui fu ospitato, e ne trasse uno dei più graziosi intrecci.


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