Ulisse Barbieri
Plauto e il suo teatro

CAPITOLO IX. Gli Spettatori.

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

CAPITOLO IX.

Gli Spettatori.

Le condizioni in cui gli spettacoli greci si portarono a Roma, offrono allo studioso ricercatore di quelle memorie storiche, un prezioso mezzo di paragone per misurare il diverso grado di coltura delle due nazioni, e ne risulta quindi maggiormente lodevole lo sforzo fatto da Plauto e da Nevio, che fu vero poeta per elevatezza d'animo e di concetti, per dare al teatro una forma possibilmente artistica.

La classe del popolaccio era in Roma una classe trascurata, eterogenea, e priva di ogni carattere dilicato.

Poco curandosi della fina condotta dei caratteri, la commedia si poteva svolgere senza ombra di verità; poteva camminare d'assurdo in assurdo, ed i suoi personaggi e le sue situazioni potevano essere esposte senza alcuna legge estetica, e colla norma del solo capriccio degli autori, mescolate e confuse come si mescola un mazzo di carte.

Se nel testo greco, il lavoro poteva essere un quadro della vita, nell'immitazione diventava una caricatura.

Si annunciava un Agone greco a suon di flauto con cori di danzatori, con tragedie e con atleti, e sul cominciare dello spettacolo se da una piazza uno squillo di tromba annunziava che quattro funamboli stavano per far delle capriole, il pubblico era capace di vuotare il teatro per accorrervi entusiasta.

Uno dei maggiori pregi del teatro di Plauto fu quello d'aver fatto rinascere nell'animo del popolo romano per mezzo del diletto che i suoi lavori gli procuravano, un po' di vero gusto per la commedia sobria, e morrigerata che erasi bandita per dar posto ad una specie di prostituzione scenica.

L'Ellenismo poteva dirsi la scuola spudorata del vizioera il senso carnale che usurpava il posto dell'amore!... – era immorale non meno nell'impudenza che nel sentimentalismoera la glorificazione della vita della crapula.

Ce lo prova l'epilogo che Plauto fa precedere ai Captivi «spettatori» dice egli – È questa una commedia fatta per gli onesti costumi.

«Qui non vi sono traffichi, amori lascivi!... ne putti suppositi, ne giunterie, ne bagasce fatte franche di soppiatto al padre dall'amore di un giovane. Poche commedie come questa sanno inventare i poeti, per la quale i buoni si fanno migliori. Or voi se vi piace, e se anche noi non vi siamo spiaciuti, datene segno, e vogliatelo premio della pudicizia; applauditeci.»


«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA2) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2010. Content in this page is licensed under a Creative Commons License