Ulisse Barbieri
Poesie varie

UN SOSPIRO IMITAZIONE ROMANZA

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UN SOSPIRO

IMITAZIONE

 

ROMANZA

I.

Un giorno a lei pensando io me ne stava

Al dolce rezzo d'un mesto viale,

Una farfalla che di passava,

Di fiore, in fiore, si librò sull'ale.

O vispa farfalletta a che t'aggiri,

Nell'inquieto vagar, t'arresta alfine,

Né il detto mio verso di me t'adiri,

Che dalla speme sento in cor le spine.

Pegno a me caro e sì da me indiviso

Che non travolga il tempo nell'obblio,

Una canzone, un bacio ed un sorriso

Ella mi diè nel darmi il mesto addio.

La cerca o farfalletta... e se t'avvenga

Incontrarti nel suo leggiadro viso,

Dille che l'amo sempre, e si sovvenga

Della canzon, del bacio e del sorriso...

 

II.

Ti vidi: seduta - tu meco d'accanto

Sentiva il tepore - del caro respir,

Udiva la voce - diletta cotanto,

Guardava, ed al guardo - seguiva un sospir...

Con dolce abbandono - la man mi stringesti.

Tremò quella mano - sorrisi, e sperai;

Di quella speranza - che muore giammai!...

Perché se un delirio - pur anco ella fosse

Il sperderlo troppo - sarebbe crudel!...

 

Oh! perché dire al misero

Menzogna è la tua fede,

Quando in un'ombra ingenuo

Fissa le luci e crede?...

Deh! lascia almeno al vergine

Pensier la prima e cara

Gioja, che poscia avara

La sorte sperderà.

Te ricercar l'armonica

Nota leggiadra e mesta,

Vidi seduta al cembalo

E dal tuo duol, funesta

Nube i bei sogni avvolsemi

Onde beveva un'onda,

L'estasiprofonda

Che non dovea morir.

 

III.

Nel delirio febril della mia mente

Che turbinoso ardente,

Di mille larve s'informava, il guardo

Volsi d'intorno appena il pie' calcai

Sulla diletta soglia, e gli ansii rai

Non ti trovar perché cercarti appunto

Ansii troppo solean. Alfin ti vidi,

Ti porsi un fior, poi quai passaron l'ore

Onde muto, te muta ognor fissando

Mi stetti, il divo core

Che dal palpito suo misura amore.

Insiem danzammo, il tuo respiro al mio

Per un istante si confuse

E nell'alma sentii tutte trasfuse

Quelle gioje onde i nati della terra

Deliran, disperando

Ed hanno vita amando.

Che più voler d'uno scambiato riso,

D'un lungo guardo sul tuo volto fiso,

Onde l'alma si ?... te nell'inquieto

Vagar vezzoso inoltre a chi ti cerca

Fulgere e poi sparir come la stella

Che nel gajo oscillar si fa più bella,

Seguii, mentre l'applauso impazïente

Di coronar tuoi merti

Fremeva, e in cor quei varj sensi tutti

E d'un sol, potente,

Aggiunti io ben sentiva

Nel trasporto gentil che non mentiva.

Dimentico d'ognuno e nell'ebbrezza

D'un sol pensiero assorto

Come il fior virginal che non olezza

Fuorché nel paradiso accanto a Dio,

Così appresso a te anch'io

Non increscioso l'alito fugace

Dell'esistenza spero,

Ed ogni gioja dentro il cor mi tace

Se d'una illusïon pia, non mi venga,

In te riflessa, e di cui tu sia vita,

Siccome fior che volge l'appassita

Sua fronda al suol se da tiranna mano

Una stretta d'amor chiedesse invano.

Uscimmo; bella risplendea nel cielo

Fecondatrice di gentili sensi,

La Luna: Tu la contemplavi, ed io

La guardava con te, mentre l'anelo

Core, a un pensier che arcano ti fervea

Nell'alma sorridea,

Di quell'indefinibile sorriso

Che a stesso risponde, eppur risposta

All'inchiesta non ha. Pur n'avea d'onde!

Sentiva il dolce peso del tuo braccio

Sul mio posar, alla tua voce fea

Risposta la tua voce; e mi molcea

Le fibre arcana voluttade. O lieti

Fantasmi della mente, s'anco fosse

Menzogna il vostro dir, deh! non sperdete

Da me l'ultima fronda della speme,

Onde pietosi i mali miei molcete.

 

IV

Un fior mi desti io lo posai sul core.

Come pietosa madre il bimbo culla

E gli sorride d'infinito amore

Io lo guardava e tal gli sorridea

D'un sorriso d'amore, e s'intrecciava

Di soavi pensieri una ghirlanda

Nella convulsa mente, onde aspirava

L'alma del grato effluvio, altro e più puro

Olezzo, onde s'abbella un altro fiore

Che in ciel spiccò la man celeste, prima

E' fe dono al mortal, il fior d'amore.


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