IntraText Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText | Cerca |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Ecco già della notte il negro manto
Sul Creato si stende, e l'assopita
Famiglia che di sè fa altera pompa
Sotto l'astro diurno, e sfavillante
Mostra le ricche sue messi fiorite,
Nel funereo lenzuolo della notte
Tutta s'avvolge e calma si riposa
Per sorgere il diman più lieta e bella.
Più lieta e bella!.. Ahi! l'innocente pure
S'addormì tante volte, e col domani
Quanto era vita del pensier disparve!
Fragile troppo è la volubil ruota
Onde la gioja intorno a sè folleggia;
E dal riso al dolore è breve il tratto.
Sperde un istante solo il caro frutto
D'assidua lena, il fanciullin che ride
Pensa più adulto, e piange, e a quello impreca
Che jeri accarezzò. Di quanto male
Un sol istante è causa!... Un'ora d'odio,
Un momento di fede, un dì d'amore
Del disinganno nei dischiusi gorghi
Le pie menzogne della vita avvolge,
Tutto distrugge, e lo sparito raggio
Che l'anima allegrò più non ritorna.
Giorni felici della prima etade
Oh perché mai sì rapidi scorreste?
Allora ch'io leggiadro fanciulletto
Al soave spirar d'amica brezza
Sovra la tiepid'erba saltellante
Che di mille color smaltava i prati,
Con ingenuo sorriso, al ciel volgendo
L'attonite pupille, arcana voce
Mi scendeva nel core, e il labbro muto
Una prece scioglieva, ed avea fede!...
Ahi!... Mi s'offriva al guardo il variopinto
Fiore, che inaffia la rugiada, ingemma
Il sol nascente, e al molle aere affida
Il suo fragrante olezzo. M'era ignoto
Allor che la cicuta e le ben mille
Altre piante venefiche i lor fiori
Hanno pur elle, e bella mostra al guardo
Fanno siccome spesso l'apparenza
Vela l'abisso dell'umano core.
Allor che volteggiava gorgheggiando
Negli spazj l'allodola, e da mite
Auretta scosse eran le fronde; lieto
Io sorrideva, e dell'augello il canto,
Il mormorare del ruscel, nell'alma
Mi scendeva siccome un'armoniosa
Nota d'amor che del creato intessa
La catena sublime al guardo offerta.
Ma non sapeva allor che si converte
In torbido aquilon la mite brezza,
Che il rio mormoreggiante della valle
Al margine fangoso, ed alle falde
D'un clivo; al fiume, indi da quello al mare
Mette per varie vie, sì che s'affaccia
Imponente allo sguardo, e il marinajo
A sfidarlo s'avezza. Tale ovunque
È il contrasto fatale della vita,
Che ridente incomincia e sol d'affanni
Apportatrice nel suo corso incede.
Oh perché mai dal nulla s'evocaro
Simulacri giganti, e dal delirio
Delle menti sacrati, fieramente
Sovra il lor piedestallo si rizzaro,
A cui dinanzi l'uom prostrossi: e cieco
A stolte larve, ed a strani capricci
Diede nome di leggi! E scogli eterni
Contro cui sanguinante il cor si frange,
Stanno; Ministre di giustizia, forse...
Ma in che mi addentro mai?... e il sogno ardente
Sull'ali d'altro sogno mi trasporta?...
Di fede, di virtù, perché ragiono?
Di pace, di candor che vo sperando
Ove l'uomo comanda e sull'altr'uomo,
Frate e fratel non più, ma servo e prence
Tende la destra, e con un pie' lo calca
Nel fango donde ei pur sortìa la vita?...
Muta incede la notte e sovra i capi
Che nel sonno riposan; sol riposo
Dato al mortale nel feral tragitto
Del rabido Oceàn che vita ha nome,
Mille gemme scintillan sorridenti
E percorron gli spazj; quali immote
Che alla mente nasconde il suo segreto,
E dal travaglio stanco del pensiero
Anch'io mi v'addormento. Realtade
Colle sue cupe immagini dal guardo
Fugge veloce, ed alla mente brilla
Il leggiadro mattino della vita,
Quelle care menzogne onde s'intesse
Di vergini illusioni il primo sogno
Del pensiero, ove lieto si trastulla
Quando scorda il passato, nel presente
S'immerge baldanzoso, e del futuro
Disprezza i misteriosi avvolgimenti.
Addio dolci e soavi rimembranze,
Iridi belle, che al pensier fulgeste
Brillanti d'una speme... Addio sublimi
Delirii d'amore. Oh, troppo presto
Da me fuggiste!... Or che mi resta?... Invano
Giro lo sguardo a me d'intorno... Invano
Scruto dentro quest'alma arida e fredda,
Penso, fremendo; d'un sorriso amaro,
Che sorriso non è, me stesso guato.
Creder vorrei... Ma nelle spire atroci
Del disinganno soffocata muore
La fede, e il grido che festante spunta
Sulle labbra, converto in un singulto
All'aere affida la febbrile nota.