Ulisse Barbieri
Poesie varie

GLI AMICI

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GLI AMICI

 

Come leggera polvere

Allo spirar del vento

Va vorticosa all'aere

In cento forme e cento,

O trabalzando aggirasi

Sul clivo e scorre al pian,

O ad altri lidi l'esile

Polve vi fa soggiorno

Sino che un altro turbine

Costringala al ritorno,

O i lidi più reconditi

Tocchi dell'Oceàn.

E così, mentre lugubre

Velo il dolor distende,

E gli incitati palpiti

Truce e feral sospende,

Tal che la vita ammorzasi

Ne' pria ridenti cor,

Allor che d'una lagrima,

S'irriga il mesto ciglio,

Quando serrata l'anima

Ha duopo di consiglio,

E trafelata, debole,

Cerca uno sguardo; allor

Rapidi si disperdono

Tutti i fidati amici

Ei che succhiaro il nettare

De' giorni suoi felici,

O gli tributan sterile

Voce mentita ognor.

Perché nel vile mescersi

Di mille colpe atroci,

Della pietà le nobili

Muoion schernite voci,

Perché si vuol sconoscere

Che non si vuol seguir.

Perché se avesse il gemito

Dell'infortunio un moto

Da suscitar nei cupidi

Petti, alcun senso ignoto;

Del suo destin tra i vortici

Non si vedria languir,

Ei che seppur colpevole

È al suo fratel, fratello,

E del traviato il misero

Capo, sul nodo avello,

Non poseria dimentico,

Senza una prece e un fior.

Non chiederia la vedova

All'egoismo un tozzo,

Né la tradita vergine

Confusa col singhiozzo

La vana voce emettere

S'udrebbe al seduttor.

Non sulla strada il povero

Dal freddo assiderato,

O dentro al fango lubrico

Gemente e disperato,

La lenta man protendere

Che l'uomo non guardò.

Ne il bambinel sul tumido

Pianger materno seno,

Che dalla fame l'orrido

Sente fatal veleno

Dentro quel cor che il battito

Appena incominciò.

Pura amistà, deh!... rianima

La sconosciuta fede,

Bella, radiante, vivida

Poni l'altera sede

dove torni a vivere

Quanto spregiossi ognor.

Tu dal letargo suscita

Gli addormentati sensi,

Non più abbrutita l'anima

Offra vigliacchi incensi,

Sieno leali gli odii

Leale sia l'amor.

 

Dalla Giudecca, Aprile 1862.


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