Ulisse Barbieri
Poesie varie

MARIA BALLATA

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MARIA

 

BALLATA

 

Cupo è il cielo e lento lento

Qual di gemito una nota,

Sulle lievi ali del vento

Si propaga pel Castel.

Sovra i cardini stridente

Una porta si spalanca

E un fantasima repente

Sulla soglia si ristà.

Ivi tutto intorno tace,

E la quiete sepolcrale

Rompe solo col fuggace

Batter d'ala il vipistrel.

 

D'improvviso, un abbaliante

Viva luce, si diffonde,

E l'ingenuo sembiante

Che copriva un bianco vel

Mostra bello, una fanciulla

Che fantasima non è,

Mentre un nome sussurrando

Un garzon gli cade al piè.

 

Angelo mio non piangere

Le dice il cavaliero,

Sorge per la mia patria

Di gloria un foriero,

La vita ch'essa diedemi

Ad essa deggio offrir.

Saria delitto il tenero

Trasporto dell'amore,

Quando i fratelli pugnano

Coll'entusiasmo in core,

Quando per la sua patria

Concesso è di morir.

 

Porse Maria, la sua gota ardente

Al casto bacio che sfiorolle il viso

Lo strinse al petto e nel bollor fervente

La lagrima mescendo col sorriso,

Compi le disse il tuo dovere, o caro,

E de' suoi doni il ciel non siati avaro.

Disse... Ma all'ansia del commosso detto

Tutta traspare quell'atroce guerra,

Tutto l'amore che le ferve in petto,

Come non puossi amar, due volte in terra,

E come senta che pel suol natìo

Il palpito primier creava Iddio!...

 

Infelice!... Il lontano ruggito

Ben intese dell'onde cozzanti

Quando il legno dal guardo rapito

Nei deserti perdeasi del mar.

E dall'aura ripeter un nome

Pur udì, quando il santo vessillo

Che l'ostili baldanze ebbe dome

Vide altiero per l'aura ondeggiar.

 

Ma allorquando al rieduto soldato

Ella chiese di lui trepidante,

Vide il ciglio di pianto bagnato

E il silenzio risposegli sol.

 

Il raggio pallido

Mostra la luna,

Per l'ampio spazio

Che lento imbruna

E sovra un tumulo

Di fior coperto

Posa l'argenteo

Amico serto,

dove termina

La gioja e il duol.

 

D'un nome è adorna la funerea pietra

E di baci la copre una donzella,

Pallida in viso, che?... dal cielo impetra

Or che tutto la morte gli rapì?

Forse il coraggio che l'affanno avanza?...

Forse l'obblio dei vagheggiati ?

Oh, quando il fremito d'un primo

Nella sua vergine possa, destato,

Divora l'anima, serpeggia il core,

Che può la sterile parola: obblio?...

Pregò, gemette, ma un sorrise;

Or più non piange; chiamolla Iddio!...

Milano 1862.


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