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I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Comune storia ma pur troppo vera
Levasi il sole, e versa sulla terra
I rai cocenti di che tutti investe
I rigogliosi parti di natura,
E nelle quete acque riflesso oscilla
Onde Mantua recinse opra non sua.
Un prolungato di sacri bronzi
Si distende frattanto ed alla chiesa
Di Cittadini invita un vago stuolo.
Lieta e gentil d'ingenuo sembiante
Giovin ventenne della madre al braccio
Sorretta pur vi move, e dalla via
Ond'ei mettono assorta nel tiranno
Spazïar della mente innamorata
Onde lampeggia un cielo all'ansie luci
Giunge un garzon. Di bell'aspetto, dolce
Ha lo sguardo che a sè d'intorno gira
E par cercando tra la folla alcuno
Mova dubbioso il piè. S'incontra d'ambo
L'eloquente raggiar della pupilla
Che l'arcano del cor sovra le labbra
Trasmette in un sorriso in che compresi
Son del giovin pensier gl'impeti ardenti
Onde dal nulla un'evocata larva
Sorge di gioja, oscilla un raggio e muore.
Tenero fior che sulla sfavillante
Alle dolci chimere, onde si pinge
D'iridi belle l'avvenir, traeva
Adelia il riso de' suoi vergini anni...
Adornava il bel volto il dolce incanto
D'una mestizia che rivela al guardo
Il pio raccoglimento del pensiero.
Nereggia il crin sotto il modesto velo
Che gli scende sugli omeri ondeggiante,
E quando al bacio della vecchia madre
Porgea le gote in dolce atto d'amore,
Chiamava sulla sua giovine fronte
A larga mano dell'Eterno i beni.
Bello è il riso degli astri, e allor che splende
La compagna dell'ombre, e l'armonia
Del creato sfavilla, a me discende
Dolce nell'alma una speranza pia.
Caro è l'amplesso d'una madre, e santa
La parola che al cor parla la fede;
Ma tutto tace se dal duolo affranta.
Ebra d'amor, non ha d'amor mercede,
L'alma che solo in sè sente la vita
Nel delirio gentil con te rapita
Come del masso è l'edera compagna,
Come al ceppo la fronda, ed alla riva
Del fiume l'onda che in suo gir la bagna;
Indiviso al sorriso che l'avviva
E il trepido sospiro onde festante
Le balena una gioja altiera innante.
Sol io deserto ricercando vado
Un cor che al grido del mio cor risponda,
L'alma d'amor digiuna e sitibonda.
La notte, allor che il modulato suono
Della mesta canzon si distendeva,
Sovra i vanni dell'aere; n'eran le note
A un sospiro simile, ed un sospiro
Parean domandar, ecco diletta.
Un verone s'aperse, e il lungo sguardo
Della fanciulla dentro le tenêbre
Della sopposta via, ansio si spinse.
Nulla s'udì... tutto taceva intorno
Fuorché il febbrile palpito d'un core,
Che d'un passo la lenta eco lontana
Indovinò... Poi tutto fé ritorno
Nella quiete primiera, Adelia sola
Già ratta si sentia fuggir la calma
Dentro il seno pudico, e concitati
Sogni sul suo guancial ferver confusi,
Era una sera; l'uno all'altra appresso
Stavansi lieti mentre un'aura lene
I neri crini ondeggiava lasciati
Sugli omeri cader in abbandono
E al loro orecchio sussurar parea
Voce d'amor che comprendean soll'essi,
Porgeale Paolo di gentil trappunto
Pegno della sua fe candido velo,
Ed intrecciato il manco braccio al bianco
Collo della fanciulla in sulla fronte
Un bacio ardente impresse... ammutolito
Tacque il labbro... d'un sguardo si fissaro
Indeffinito, onde compreso un mondo
Era d'incanti... il cor stretto sul core
Palpitò d'un sol palpito; la mente,
Nel turbinoso fremito del gaudio,
Dimenticò la terra, e insiem confuso
Il respiro al respir, nel dolce amplesso
Che catena indivisa tutti stringe
L'opre sublimi dell'Eterno spiro,
S'inebbriar così che ratto troppo
Al senso della vita ridestolli
Della vita il respir, a deplorare
Che in quell'abbraccio avvinti non si fosse
Dischiuso il cielo all'anime festanti.
Oh, ineffabili, dolci rapimenti
Che irradiate d'un rapido baleno
I fuggitivi istanti, onde si tesse
Fatuo così dell'esistenza il nodo,
Perché mai, vi frappose uman capriccio
Un fantasma di ghiaccio, una parola
Che millantata ognora a fior di labbro
A pochi siede in cor, larva gigante
Onde s'impone altrui e si conculca?...
Paolo... le disse un dì la giovinetta
Mollemente posando il fulvo crine
Sovra il seno di lui... nell'abbandono
Fiducioso del cor, che trepidante
All'evocate larve onde si mesce
La fede e il dubbio nell'irrequieto
Agone del pensier, contro sè stesso
Scudo si fa di nobili menzogne.
Paolo tu m'ami?... non è vero?... m'ami?...
Me 'l dice il core ed allorquando sola
Seguo i bei sogni della mente, lieto
Ti vego unir la mia colla tua destra
Mentre all'altar ne benedice Iddio...
Oh Paolo, tu non sai, seguì la grama,
Con qual'ebrezza, con qual forza io t'ami...
A me dolce è il dolor, persino il pianto
A sagrificio susseguito e parmi
Che più grande mi senta nel mio amore
Dacché tutto a te offersi, e la mia vita,
Innocenza, avvenir, tutto confusi
In un amplesso, a piedi tuoi deposi
Quanto di caro avea. Te solo resi
Arbitro tu del mio destino, o mio
Paolo... fra poco... e lo sguardo smarrito
Sovra di lui figgeva soffocando
Un detto pur che traboccante uscia
Dall'alma vinta da un terrore arcano.
Madre sarò... proruppe alfine, e belle
Le gote di rossor soffuse, e calde
Della lagrima ancor che il ciglio elice,
Offerse al bacio che dovea compenso
Al continuo alternar di tante pene
Cara promessa, suggellar quel patto.
Mute furo le labbra, freddo il ciglio
Nella pupilla delirante ei fisse
Della tradita... Inerti le sue braccia
Accolser la fanciulla... Ella che il giuro
Or mentito d'amor primo ebbe accolto
Nel troppo facil, troppo ingenuo core...
Che trasognata lo guardò; convulso
Dal petto un grido emise, alzò le belle
Sue luci al ciel la forza domandando
Che sentiasi mancar, sulle sue labbra
Col sospiro morì, l'ultimo addio
Alle sue spente illusïoni... e svenne.
Il funebre rintocco d'una squilla
Vaga solenne, e nota di lamento
Chiama il pensier sulle caduche gioje
Che d'un riso riveston l'esistenza.
Nel suo pallore ancor leggiadra e bella,
Nella sua calma rassegnata, Adelia
Curva dal duol la fronte, eppur serena
Nella coscienza, di sè stessa, attende
L'ora ferale che gli aleggia intorno:
Tutto è silenzio... e solo il soffocato
Singulto della pia madre che veglia
Al capezzal della giacente, turba
La quïete solenne; il moribondo
Sguardo raccolse la fanciulla, e porta
La scarna destra al bacio dell'afflitta,
Madre, le disse... ancor non venne? e bello
Del pensiero di lui anco un sorriso
Dentro il ciglio gli errò... non fé risposta
La madre, e sì che pur vorria d'un dolce
Detto la figlia confortar... Comprese
Il suo pensiero l'infelice... E mesta
Il capo abbandonò sovra il guanciale,
I tardi lumi volse a quel verone
Da cui la prima nota l'alma accolse
Di quel canto d'amor... poi si raccolse
Nelle tristi memorie del passato,
E all'avvenir sorrise, all'avvenire
Che gli offriva il riposo della tomba,
E sol di lei gli increbbe, che deserta
A lagrimarla si starà... Sorgeva
Il sole del doman; sovra la zolla
Di fresco smossa inginocchiata e muta
All'abbaliante
Sfavillar dei doppieri, tra una turba
Gavazzante ond'avea vile corona
Dell'applauso comun, l'opra impudente
Che si compie fra il riso, e larga messe
Di vittime trascina, fra quei gorghi
Che all'inesperto piè vile dischiude
La mano istessa che di mille giuri
Doman mentiti, insulta l'innocenza,
Paolo sedea, stringendo un'altra destra
Che di venduti baci il concambiava
Al spumiggiar dei nappi, onde il rimorso
Avea tomba col lento ottenebrarsi
Della ragion, di sè baldo e vigliacco.