Ferdinando Petruccelli della Gattina
Il concilio

XXXVII.

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XXXVII.

 

Ma le sinistre previsioni sul Concilio di Roma si realizzeranno?

Non si può giurare di nulla.

I tempi, è vero, non sono inclinati alle stravaganze collettive. Il papa ha potuto pubblicare il suo piccolo Sillabo come un fatto personale; ma un Concilio, nel secolo decimonono, indietreggerà forse davanti l'enormità di proclamare codeste follie come principii di fede.

Noi siamo, in realtà, più serii e più positivi de' nostri antenati - così nel mondo laico, come nel mondo ecclesiastico.

Se un Bonifazio VIII si pensasse oggidì di trattare il regnante Filippo il Bello come quella del decimoterzo secolo, il sig. Rouher non lo accuserebbe dinanzi l'Assemblea nazionale delle villanie formulate da Guglielmo di Plasian; ma piuttosto d'aver fatto uccidere, conficcandogli un chiodo nella testa, quel povero Celestino V, il quale, dopo la sua elezione, osò entrare in Roma sopra un asino, come Gesù in Gerusalemme; che visse sulla sedia papale come in una gabbia ripiena di vipere; che si affrettò ad abdicare, non potendo risolversi a vivere da Sardanapalo, e cui Dante rinchiuse nel suo Inferno, appunto perchè egli aveva vilmente abdicato: «Che fece per viltade il gran rifiuto».

Pio IX viaggia, in ferrovia29, in una carrozza colle tende mirabilmente dipinte da Gérôme, mentre il suo predecessore non credeva nemmeno alle strade ferrate. Quando il principe di Piombino, reduce da un viaggio a Londra, gliene parlò, Gregorio XVI rispose: «Non è possibile: Aristotile ha detto: Quidquid movetur ab alio movetur30. Ora, chi muove il vapore?» E siccome il principe, dotto come il papa, si limitava a replicare: «Ma, Santo Padre io ho viaggiato così»; e per meglio spiegargli la meraviglia, aggiungeva: «Figuratevi che in poche ore si andrebbe da Roma a Firenze, da Firenze a Torino, e da Torino a31 Parigi»; Gregorio rimase stupefatto; poscia in tuono melanconico osservò: «E dove andremo noi di questo passo

Il successore di Pio IX risponderà alla domanda di Gregorio XVI.

I vescovi, meno i romani, giungono tutti da paesi liberi, e la libertà è come la luce: essa rallegra chi la vede, e riempie di dolore coloro che non possono contemplarla.

Il vescovo di Fulda, dirigendosi ad una riunione di vescovi, sopra la tomba di S. Bonifazio, disse: «Non crediate che il Concilio abbia ad essere una guarigione magica di tutti i mali, abbia a scongiurare tutti i pericoli e mutare la faccia della terra.... Giammai un Concilio generale potrà stabilire un dogma, che non sia contenuto nelle Scritture e nelle tradizioni apostoliche.... Giammai un Concilio ecumenico potrà proclamare delle dottrine in contraddizione coi principii della giustizia, del diritto dello Stato e della sua autorità, della cultura generale - Gesittung - e degl'interessi della scienza - Wissenschaft - in contraddizione colla libertà legittima e col benessere delle nazioni.... alcuno deve temere che il Concilio generale prenda alla leggiera ed in fretta delle risoluzioni che lo metterebbero necessariamente in antagonismo colle circostanze attuali e coi bisogni de' tempi moderni: ovvero ch'esso voglia, al modo degli entusiasti, trapiantare nel tempo presente idee, costumi, istituzioni dei tempi passati»....

Noi pure siamo un poco di questo avviso, malgrado la dichiarazione dell'ultimo paragrafo del Sillabo, il quale condanna come un errore la semplice supposizione che il papa «potesse o dovesse riconciliarsi e venire ad un componimento - reconciliare et componere - col progresso, col liberalismo e colla civiltà moderna».

Malgrado la sua immobilità, la Chiesa è trascinata come un edificio situato sopra una frana. Essa condannò un tempo il rispetto ai parenti, il sentimento dell'onore e della patria, l'amore della vita, la dottrina della proprietà. Lattanzio considerò il commercio come un furto, perchè vi era lucro; S. Ambrogio, il prestito ad interesse come un omicidio per strangolazione; Alessandro III proibì di seppellire gli usuraj; Tertulliano disse che un cristiano non potreb'esser re, più che un re possa essere cristiano. S. Clemente Alessandrino insegnò essere pel cristiano un sacrilegio il radersi, il bere vino, il mangiar carne, il fare dei bagni. La tragedia e la commedia furono condannate dallo stesso Tertulliano, come un impegno preso col demonio. S. Gregorio il Grande assicurò che un cristiano non può, senza empietà, leggere gli autori profani, imparare ed insegnare la grammatica. S. Ambrogio professò essere il matrimonio essenzialmente cattivo, e l'adulterio non essere criminoso, se non da quando la legge ne fece un peccato....

La Chiesa non ha smentite queste dottrine ed altre ch'io ometto, ma essa non le professa più; essa non condanna più coloro che non vi si conformano.

Pio IX si rade ogni mattina. Il suo predecessore, non solo aveva un barbiere, ma questo barbiere componeva per il papa de' libri teologici32, mentre il papa accarezzava i figli del barbiere. Innocenzo VIII, quello stesso ch'ebbe sedici figli e di cui un poeta disse:

 

Octo Nocens pueros genuit totidemque puellas,

Hunc merito poterit dicere Roma patrem,

 

Innocenzo non solo faceva dei bagni, ma, côlto da una malattia di languore, faceva de' bagni di sangue umano, secondo Infessura. Gregorio XVI beveva vino in grande abbondanza; anzi, per usare una gentilezza all'acqua e per non mancare di rispetto al vino, mescolava questo con dello Sciampagna. Giulio II fece commercio di cipolle, quand'era semplice marinaio di Artizuola. Sisto IV vendette come beneficio ai preti ed ai vescovi tres putanas in burdello, quæ reddunt singulis hebdomatibus julios viginti. Non solo il titolo di re non è più inconciliabile con quello di cristiano, ma Gregorio VII e i suoi successori si chiamarono re dei re! Un battuto di pollo, condito con essenze, che Pio IV prese come afrodisiaco, gli cagionò una indigestione, che accelerò la sua morte. Leone X fece rappresentare davanti a la Mandragora di Machiavelli. Nessun papa penserebbe più a scomunicare, come Innocenzo III, la Magna Carta e i baroni inglesi. I papi non leggevano molto gli autori profani; nondimeno Urbano VIII si dilettava della lettura di Petronio, di Marziale e persino dell'Aretino e di Marini. Pasquino diceva di lui: «Il papa è cattolico? - No, egli è cristianissimo», per indicare ch'egli pendeva piuttosto verso la Francia, che verso la Spagna. I papi non sono ammogliati, ma essi hanno largamente usato dell'adulterio e del concubinato con le loro cognate, come Innocenzo X, e colle loro nipoti, come Pio VI. V'ebbero inoltre due papi figli di papi: S. Silvestro, figlio di papa Milziade; e Giovanni XI, figlio di Sergio III.

Noi siamo inoltre convinti che il Concilio di Roma sarà forse meno eccentrico di quel che s'immagini, e che i Padri stranieri - lontani dal loro paese, dove la loro ostinata credenza è un'arma politica di un partito contro un partito - faranno udire ai Padri romani consigli di saggezza.

Finalmente bisogna contare su ciò che si chiama altrove l'impreveduto, ed a Roma lo Spirito Santo, il quale rappresenta una sì gran parte in tutte le riunioni, meeting, parlamenti, Conclavi o Concilii. Ma, malgrado tutto ciò, l'intrapresa del Concilio è un pericoloso cimento, a cui la vanità di Pio IX espone la Chiesa.

 

 

 


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