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XVIII.
La lotta tra i papi e i Concilii non doveva limitarsi a questo, anche dopo aver distrutto lo scisma. Il Concilio di Basilea sancì i decreti di quello di Costanza.
Il Concilio di Basilea si raccolse nel 1431, sotto la presidenza del carnefice della Boemia e degli Hussiti, il cardinale Cesarini, legato di Eugenio IV.
Eugenio fu spaventato dello spirito democratico dei Padri - i quali combattevano le rendite, i beneficii, le tasse e tutte le simonie di Roma, riformavano i costumi, ristabilivano l'eguaglianza dei prelati e del basso clero nei sinodi, dichiaravano che i suffragi riuniti esprimono la volontà dello Spirito Santo, e domandavano un Concilio per ogni sette anni, secondo il canone del Concilio di Pisa, al quale Concilio si doveva tutto riferire, sottomettendo la Chiesa alla volontà di queste assemblee.... Eugenio, cui non andavano a grado siffatte teorie repubblicane, sostenuto da Sigismondo, ordinò di trasferire la sede del Concilio a Bologna. Ma non fu obbedito. E nell'anno appresso, nella seconda riunione, appoggiandosi ai decreti della quarta e quinta sessione del Concilio di Costanza, i Padri di Basilea decretarono che il Concilio è superiore al papa, e minacciarono Eugenio IV delle pene canoniche, s'egli pensava a sciogliere, o soltanto a trasferire altrove l'assemblea. Poi si obbligarono a presentarsi al Concilio, e fecero dei decreti, che restringevano essenzialmente l'autorità pontificia.
Eugenio barcheggiò. Indisse un altro Concilio in Basilea stessa. I Padri si dichiararono costituenti e in permanenza.
Sigismondo, ch'erasi fatto incoronare a Roma, s'interpose come conciliatore. Il papa finse di sottomettersi, e pubblicò anzi una bolla dettata dai Padri del Concilio; poichè lo Sforza gli aveva tolto una parte degli Stati della Chiesa, e il popolo romano lo costringeva a fuggire da Roma in una barca, travestito da monaco, ed inseguito a colpi di freccie.
Quel popolo aveva già ucciso a colpi di pietre Lucio II e parecchi altri papi. Del resto, sopra 262, furono 64 quelli che perirono di morte violenta20.
Il Concilio continuò la sua opera di riforma. Eugenio non si contenne più. I Padri lo citarono a comparire in persona dinanzi a loro per render conto della sua condotta e sottomettersi alle riforme della Chiesa. I legati del papa si ritirarono; ed Eugenio IV, sciolto il Concilio, lo riconvocò a Ferrara, invitandovi i Greci scismatici. Alcuni Padri obbedirono agli ordini del papa, quelli tra' prelati italiani che opinavano la Chiesa non dover essere una democrazia governata dal voto universale, ma una clerocrazia rappresentativa, dipendente da un capo assoluto ed infallibile. I Padri di Basilea condannarono questo conciliabolo di scismatici, e spogliarono il papa d'ogni autorità.
Eugenio si recò a Ferrara, preceduto dal santo sacramento, secondo l'uso de' papi in viaggio. Poi, con nuova audacia, scomunicò il Concilio di Basilea, e trasferì quello di Ferrara a Firenze (1439).
Il Concilio di Basilea raccolse la sfida; depose Eugenio, ed elesse un laico, Amedeo VIII, duca di Savoia, ritirato nell'eremitaggio di Ripaglia, e che prese il nome di Felice V. Amedeo riunì la Savoia al Piemonte. «Fu questo il ventesimo settimo ed ultimo scisma considerevole, eccitato dalla cattedra di S. Pietro», dice Voltaire. Ed aggiunge: «che il trono di nessun regno è stato così sovente disputato».
Eugenio scomunicò naturalmente Felice, i cardinali nominati da questo papa, e i Padri del Concilio. La Francia e la Germania ricevettero nondimeno come canonici i decreti di Basilea - specialmente nel celebre Concilio di Bourges (1438), che formulò la Prammatica Sanzione, e nella Dieta di Magonza (1437). Eugenio, «l'ultimo papa espulso dalla ribellione del popolo romano», osserva Gibbon, morì respingendo l'arcivescovo di Firenze, che si recava ad amministrargli l'estrema unzione.
Alfonso d'Aragona, ricevuta tale notizia, esclamò: «È forse da meravigliarsi che quest'uomo abbia voluto combattere contro Francesco Sforza, contro i Colonna, contro la Germania, contro di me, contro l'Italia, contro la cristianità intera, se ha osato combattere la morte stessa, e se appena potè esser vinto da lei!» Il cardinale Vitelleschi, il quale per ordine di Eugenio prometteva cento giorni d'indulgenza a' suoi soldati per ogni pianta d'olivo che strappassero dal territorio del re d'Aragona, fu poi assassinato per ordine dello stesso Eugenio, divenuto suo nemico. Luca Pitti gl'infisse una sonda nel cervello, mentre il medico scandagliava la ferita che il cardinale aveva ricevuto combattendo.
Nicolò V gli succedette. Protetto dall'imperatore Federico III - l'ultimo imperatore incoronato a Roma re d'Italia -, Nicolò riescì a domare lo spirito democratico dei Padri di Basilea. La rimanente parte di questo Concilio, riunita a quello di Losanna (1449), riconobbe e rielesse Nicolò, e abbandonò Felice V - che fece la pace col più forte.
Nicolò V firmò, nell'ebbrezza, il decreto di morte dei rivoluzionarii, a cui aveva venduto un salvo-condotto, e li ridomandò all'indomani al guardiano del castel Sant-Angelo.
Il tentativo di riunione della Chiesa greca colla latina non riescì punto, malgrado il decreto emanato nella decima sessione. I Padri greci abbandonarono il Concilio, senz'accettare il famoso Filioque, nè il celibato, malcontenti d'essere stati ingannati, e più che mai sicuri della superiorità del loro Credo.
Il Concilio di Firenze continuò a sedere; ma, secondo i Padri francesi, cessò d'essere ecumenico.
Non bisogna dimenticarlo: i vescovi stranieri di quest'epoca erano quasi tutti cadetti di grandi famiglie, e perciò superbi e indipendenti; non già figli di contadini, come la maggior parte de' vescovi dei giorni nostri, avvezzi sin dalla prima età all'obbedienza.
I delegati degli Hussiti furono ascoltati nel Concilio di Basilea. Essi domandarono, tra le altre cose, che la proprietà e il potere civile fossero per diritto divino interdetti al clero, e che la predicazione della parola di Dio fosse libera per tutti. Essi ottennero alcune concessioni; ma l'accordo non durò molto, e nuovi eccidii insanguinarono la Boemia. Il grande cieco Giovanni Ziska, della cui pelle i Boemi avevano fatto un tamburo, continuò a battere la raccolta per la libertà di coscienza.