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XX.
«Egli è in mezzo a tante guerre di religione e tanti disastri, che si convocava il Concilio di Trento, dice Voltaire. Esso fu il più lungo che siasi mai tenuto, e nondimeno il men burrascoso. Esso non produsse alcuno scisma, come il Concilio di Basilea; non accese punto i roghi, come quello di Costanza; non pretese di deporre degl'imperatori, come quello di Lione; si guardò dall'imitare il Lateranense, che spogliò il conte di Tolosa del retaggio de' padri suoi, e meno ancora quello di Roma, in cui Gregorio VII destò l'incendio dell'Europa, osando spodestare l'imperatore Enrico IV. Il terzo e quarto Concilio di Costantinopoli, il primo e il secondo di Nicea erano stati campi di discordia; il Concilio di Trento fu pacifico, od almeno le sue quistioni non levarono rumore nè ebbero conseguenze».
La grande breccia aperta nella Chiesa dalla Riforma aveva reso necessario il Concilio; Carlo V lo desiderava per meglio padroneggiare il partito cattolico in Germania, padroneggiando il papa in Italia. Ma Clemente VII, che aveva avuto dei bastardi da una negra, e non era stato eletto canonicamente, ne aveva sempre eluso la proposta, temendo d'esser deposto dai Padri. Paolo III, quantunque non avesse meno a temere per cagione de' suoi bastardi, aveva dovuto cedere; e nel 1538 aveva indetto il Concilio a Vicenza. Ma i Veneziani vi si opposero, dicendo che il Sultano poteva prender ombra di codesta assemblea di cristiani sul territorio della repubblica. Paolo designò allora Mantova; ma il duca declinò quell'onore, non volendo nel tempo stesso ricevere una guarnigione straniera, la quale avrebbe potuto, alla fine del Concilio, trovarsi troppo bene in casa di lui. Paolo scelse, in fine, Trento per far piacere all'imperatore, il quale gli faceva intravedere il ducato di Milano pel suo bastardo Pier-Luigi Farnese.
I protestanti, riuniti a Spira, respinsero ad un tempo il Concilio e la scelta di Trento per la riunione.
Carlo V si raffreddò; tanto più che il papa non voleva che il Concilio trattasse della riforma della Chiesa, ed ordinò si tirasse in lungo la discussione dei dogmi.
I legati recavano una bolla, che dava loro autorità assoluta sul Concilio, in luogo di procedere in ogni cosa col suo consenso. Paolo regolava da Roma i più minuti particolari delle conferenze, per mezzo di lettere a' suoi tre legati insieme ed a ciascuno d'essi personalmente, lettere pubbliche, private e in cifra col cardinal Monti - forma di dispacci che molto si usavano in tale circostanza.
Paolo III aveva invitato al Concilio l'imperatore, il re di Francia e gli altri principi. Carlo V si adontò, vedendosi così ridotto al livello di Francesco I, alleato de' Musulmani21. Ma Paolo aveva bisogno di Francesco, il quale prometteva l'investitura del ducato di Parma e Piacenza a Pier-Luigi Farnese.
L'apertura del Concilio fu dunque solennemente fissata al 13 dicembre 1545.
I protestanti, riuniti alla Dieta di Worms, ricusarono di recarvisi. E la guerra contro di loro fu risolta tra il papa e l'imperatore.