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XXI.
Il Concilio di Trento ebbe 25 sessioni: una nel 1545, quattro nel 1546, tre nel 1547; e fu nell'ottava sessione che il Concilio venne rimandato a Bologna. Alla undecima sessione, Giulio III restituì il Concilio a Trento, il 14 dicembre 1550. Nel 1551 v'ebbero quattro sessioni, compresa la continuazione dell'undecima. Il 23 gennaio e il 28 aprile ebbero luogo la quindicesima e sedicesima sessione; dopo di che, il Concilio fu aggiornato, e non si riaprì che il 18 gennaio 1562. Sei sessioni si tennero in quell'anno: la ventesima terza, ventesima quarta e ventesima quinta nell'anno successivo.
Il Concilio cominciò con quattro arcivescovi, venti vescovi, un cardinale, oltre i tre cardinali legati, e cinque generali capi d'Ordini religiosi, assistiti da alcuni teologi francescani e domenicani, più scaltri che dotti. La materia dei dibattimenti giungeva, come s'è detto, tutta preparata da Roma e per istaffetta; il che die' luogo al motto: «che lo Spirito Santo viaggiava nella valigia del corriere».
Leggiamo, infatti, questo motto in una lettera dell'abate di Lansac a Caterina de' Medici e in un discorso di Andrea Dudycz, vescovo ungherese. Questi paragona i vescovi del Concilio ai pifferi, che cessano di suonare quando si cessa di soffiarvi dentro. Egli dice inoltre che in questo Concilio: omnia erant humana consilia; che si spedivano giorno e notte dei corrieri, e si attendeva la risposta da Roma, come quella degli oracoli di Delfo e di Dodona; che lo Spirito Santo viaggiava tabellarii manticis inclusus, e ch'egli doveva fermare il volo, se per caso un fiume era gonfio - d'onde avveniva che Spiritus non super aquas, come nella Genesi, ma secus aquas ferretur22.
Il vescovo di Bitonto recitò il discorso di apertura, e provò che il Concilio era necessario, poichè parecchi Concilii hanno deposto re e imperatori, e poichè, nell'Eneide, Giove raccolse il Concilio degli dei; che i prelati doveano recarsi a Trento come nel cavallo di Troja; e che la porta del Concilio e quella del paradiso sono eguali....
Si pregò per Carlo V. Duprat, vescovo di Clermont, domandò si pregasse anche pel re di Francia; ma gli fu risposto che bisognerebbe allora pregare egualmente pegli altri re, e che quello che fosse nominato l'ultimo si terrebbe offeso.